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Il numero di febbraio  '07

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Gli articoli

Fim-Fiom-Uilm: sarà un buon contratto?

Confronto sindacato governo
TFR: i decreti fanno più luce sul suo futuro
Segnali di ripresa per l'industria metalmeccanica
CCNL artigiani: Stallo trattativa rinnovo contratto
Indennità di mobilità - cig e cigs
Assegni per il nucleo famigliare (pdf)
8 marzo: festa della donna o beffa? (Inserto La Sirena)
Riforma previdenza integrativa (Inserto La Sirena)
Giovani e fondo previdenza complementare (Inserto La Sirena)
Fondapi per le piccole industrie (Inserto La Sirena)
Ambienti di lavoro: Cisl e prevenzione salute (Inserto La Sirena)
Sicurezza sul lavoro: indagine fabbriche del varesotto (Inserto La Sirena)
Volontariato nella protezione civile (Inserto La Sirena)
 

Fim-Fiom-Uilm preparano la piattaforma

Sarà un buon contratto?

Siamo in fase di rinnovo contrattuale, in giugno infatti scadrà l'accordo siglato con tanta fatica nel gennaio 2006.

Come prevedono le regole ancora vigenti, il sindacato dei metalmeccanici dovrà inviare la piattaforma entro marzo. La discussione per prepararla è già iniziata, ma ancora una volta non sarà semplice.

Ci sono sicuramente degli aspetti positivi rispetto all'ultimo rinnovo: tutti gli indicatori ci dicono che la situazione economica italiana è finalmente positiva con il PIL del 2006 al 2% (che dovrebbe confermarsi anche per il 2007), l'inflazione stabilizzata intorno al 2%, le fabbriche che danno segnali importanti di ripresa (la Cigo o Cigs fortemente ridotta), ecc¼ Sembrano esserci tutte le condizioni per fare un bel rinnovo di contratto.

Il rischio è di cercare di scaricare su questa rinnovo contrattuale tutta una serie di tensioni finendo per complicarci ancora una volta la vita.

I segnali che arrivano infatti dalla controparte non sono affatto incoraggianti. Non solo la commissione paritetica prevista dall'ultimo rinnovo sui temi delle flessibilità e degli orari di lavoro non è giunta ad alcun accordo. Il clima è poi ulteriormente peggiorato dopo che nelle settimane scorse la Fiom ha fatto saltare l'ipotesi di accordo sulla regolamentazione del par time precedentemente convenuto. Tutta la trattativa è entrata in fase di stallo con conseguenze anche su altre materie quali la riforma dell'inquadramento professionale.

Ad aggravare la situazione c'è poi il fatto che ancora non sia stata fatta alcuna modifica del sistema di regole definito nel 1993. Tutti, almeno nelle dichiarazioni ritengono utile rivederle, ma nulla si muove.

L'insieme di questi fatti rischiano di portare ad una sola conclusione: anche questo rinnovo non sarà per niente semplice, anzi ¼ ..

Noi pensiamo che anche in questo caso sia necessario mantenere un atteggiamento equilibrato capace di fare i conti con la realtà e in grado di selezionare le priorità. L'elenco delle aspettative e dei desideri serve solo a metterci nelle condizioni di complicare la partita e demandare la scelta alle controparti che sappiamo hanno priorità diverse dalle nostre.

Noi riteniamo che questo rinnovo deve arrivare a dare risposte a quattro questioni che riteniamo fondamentali.

La prima priorità è quella del salario, ma di un salario qualitativo e non solo quantitativo. Ciò vuol dire affrontare il problema della gestione del salario che viene distribuito in maniera discrezionale nelle aziende che è ormai arrivato a dei livelli inaccettabili. Vuol dire quindi determinare le condizioni per riuscire a dare salario anche ai bassi livelli e creare condizioni per la gestione di quello discrezionale agli alti livelli. E' quindi decisivo completare la riforma dell'inquadramento unico.

La seconda priorità è quella invece dell'aumento dei minimi contrattuali che deve tener conto oltre che dell'inflazione, anche della ripresa economica e degli spazi creati dall'intervento sul cuneo fiscale previsto dalla finanziaria ma, senza creare rischiose aspettative e soprattutto senza penalizzare la contrattazione articolata.

La terza questione a cui deve rispondere questo contratto è quella della precarietà del lavoro attraverso l'introduzione di percentuali massime al suo utilizzo, prevedendo il diritto di precedenza in occasione dell'assunzione di nuovi dipendenti sia a tempo determinato che a tempo indeterminato e prevedere il diritto di negoziare la trasformazione dei rapporti di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato.

Infine, va affrontato il tema delle flessibilità con realismo, dando spazio alla crescita di produttività delle aziende e affinando il ruolo negoziale del sindacato. Affrontare con coraggio tale tema anche per riprendere in mano la gestione dell'organizzazione del lavoro (e degli orari) in azienda.

Ci sarà poi il problema del percorso democratico. L'esperienza dell'ultimo rinnovo con la costituzione dell'assemblea nazionale dei delegati è stato utile ma ha anche indicato che è opportuno trovare soluzioni per migliorare. La discussione è aperta, non si parte da zero come nei rinnovi precedenti, non potrà essere questo il tema che non ci consentirà di fare una piattaforma unitaria. 

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Il sindacato si prepara per il confronto con il governo

Definito il documento unitario

Nelle prossime settimane dovrebbe avere inizio il confronto tra CGIL-CISL-UIL e il governo sui temi del sistema previdenziale. Ovviamente ciò sarà influenzato dalla soluzione che si troverà dopo la crisi di questi giorni (quale governo avremo e quale). Le organizzazioni sindacali si sono comunque preparate al confronto con un documento unitario che sarà proposto nei prossimi giorni alla discussione nelle assemblee con i lavoratori.

Il documento contiene una piattaforma ricca di contenuti e non si limita ad affrontare i temi della previdenza. E' intenzione del sindacato infatti avviare un confronto con il governo su tutti i temi che riguardano anche lo sviluppo del paese, le politiche del lavoro, gli ammortizzatori sociali, ecc.. Il primo tema è quello di scelte economiche coraggiose che il governo deve compiere, con l'obiettivo della crescita delle retribuzioni dei lavoratori ed una politica fiscale che riduca il peso del fisco sul lavoro dipendente, di sostenere i redditi dei pensionati, delle famiglie e investimenti sia produttivi sia destinati a fondamentali servizi dello stato sociale. Ricerca, istruzione e formazione, non autosufficienza, politiche del lavoro e ammortizzatori sociali, casa, ambiente riordino del sistema di compartecipazione ed eliminazione dei nuovi ticket introdotti dalla Finanziaria sono le priorità che dovranno essere affrontate

Per sostenere uno sviluppo duraturo e di qualità è fondamentale una pubblica amministrazione moderna ed efficiente. Diventa pertanto necessaria una profonda riforma delle pubblica amministrazione che le renda più efficace, più snella e più trasparente, in grado di gestire servizi e funzioni di qualità crescente.

Anche in materia di previdenza è necessario introdurre elementi di maggiore equità sociale nel sistema pensionistico al fine di renderlo più adeguato ai mutamenti dell'organizzazione del lavoro e dei sistemi produttivi e al mutato quadro demografico. Il sistema pensionistico italiano è tra i più equilibrati d'Europa, le riforme realizzate negli ultimi 15 anni hanno conseguito ingenti risparmi e un equilibrio sostanziale. Per tali motivi, Cgil-Cisl-Uil dicono no alla modifica dei coefficienti di trasformazione delle pensioni, poiché tale modifica si configura come socialmente insostenibile, soprattutto per le giovani generazioni. Vanno pittosto eliminate le distorsioni introdotte dalla legge 243/2004, ripristinando la flessibilità dell'età pensionabile nel sistema contributivo e superando l'iniquo scalone previsto a decorrere dal 1 gennaio 2008 per il diritto alla pensione di anzianità.

CGIL CISL e UIL ritengono che per poter raggiungere gli obiettivi individuati sia necessario:

- separare la spesa previdenziale da quella assistenziale;

- completare il processo di armonizzazione delle regole, soprattutto sul versante delle aliquote contributive e nel rapporto tra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi e continuare nella lotta all'evasione e all'elusione contributiva, facendo rispettare le regole ed intensificando i controlli;

- estendere i diritti e le tutele alle lavoratrici e ai lavoratori che oggi ne sono esclusi, anche con una profonda riforma degli ammortizzatori sociali e ridefinire la normativa per la copertura figurativa per i periodi di congedo parentale e per il lavoro di cura;

- estendere ai lavoratori parasubordinati l'insieme dei diritti sociali a partire da una piena tutela in materia di malattia, maternità, infortuni,indennità di disoccupazione e sostegno al reddito;

- prevedere anche per tutte le forme di lavoro misure volte a garantire il diritto reale alla costruzione di una previdenza complementare a quella pubblica;

- rivedere la normativa della totalizzazione dei contributi per garantire a tutti i lavoratori la possibilità di avere un unico trattamento di pensione e riconoscere i periodi derivanti dalla contribuzione "silente" ai fini dell'accesso alla prestazione pensionistica di vecchiaia,

- riprendere l'iniziativa e portare a compimento la normativa relativa ai lavori usuranti,

ridefinire complessivamente la normativa sui diritti sociali dei lavoratori migranti, prevedendo anche nei loro confronti l'estensione degli stessi diritti di cui godono i lavoratori italiani;

- promuovere una politica dell'invecchiamento attivo che individui una serie di sistemi efficaci per incentivare la permanenza volontaria al lavoro nonostante il raggiungimento del diritto a pensione;

- garantire alle pensioni il loro potere di acquisto come previsto dall'art. 11 della legge 503/92, realizzando una rivalutazione monetaria delle pensioni in essere;

- definire misure correttive della attuale perequazione automatica e conseguire anche interventi di riduzione del carico fiscale sia a livello centrale che locale, tenendo conto anche della esigenza di intervenire sul sistema delle rette e delle tariffe, a partire dai redditi più bassi, senza favorire le fasce di evasione;

- superare del tutto il divieto di cumulo tra pensione e lavoro.

Cgil Cisl Uil ritengono inoltre necessario dare seguito alla centralità della lotta alla precarietà del lavoro, con impegni alla stabilizzazione occupazionale nei settori pubblici e privati attraverso la definizione di un piano di legislatura per la stabilità e la buona occupazione.

L'obiettivo e quello di riconfermare:

- la centralità del lavoro a tempo indeterminato, cui peraltro sono finalizzate le norme sul cuneo fiscale, che devono trovare coerente attuazione e conseguente intervento sulle altre tipologie di lavoro;

- la lotta al lavoro nero e sommerso anche attuando le norme contenute in Legge Finanziaria;

- il sostegno e il rafforzamento del ruolo e degli ambiti della contrattazione collettiva;

- l'intervento negoziale sull'organizzazione del lavoro che deve prevedere, oltre la regolazione attenta al ricorso alle tipologie non standard di impiego, maggiore tutela salariale, previdenziale, sociale, ambiente e sicurezza e della formazione al fine di evitare forme di dumping tra lavoratori.

- la riforma e il finanziamento degli ammortizzatori sociali da estendere ai settori attualmente esclusi ed in particolare dovranno avere un carattere "attivo", a sostegno del reddito nei casi di difficoltà temporanea dell'impresa, sia di reimpiego per perdita del lavoro, ma anche per i lavori discontinui.

Il confronto dovrà inoltre ricercare soluzioni capaci di rafforzare, incentivare ed estendere la contrattazione di secondo livello, utilizzando una politica fiscale di sostegno. L'obiettivo e quello di stabilire una connessione positiva tra l'adozione di politiche economiche ed "industriali" capaci di fare crescere i fattori di produttività del sistema, con quelli degli investimenti e dei processi aziendali, rafforzando assieme qualità e quantità della contrattazione collettiva.

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I decreti fanno più luce sul futuro del TFR

Il Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale, ha adottato due specifici decreti, l'uno riguardante le modalità di attuazione del fondo per l'erogazione del TFR dei lavoratori dipendenti del settore privato, da costituire tramite apposito c/c aperto presso la Tesoreria di Stato e gestito dall'INPS, l'altro relativo alle modalità di conferimento del TFR alle forme di previdenza complementare.

I decreti chiariscono che le scelte dei lavoratori, relative all'adesione alla previdenza complementare o al mantenimento del TFR in azienda debbono avvenire attraverso la compilazione di un'apposita modulistica allegata agli stessi decreti. In particolare, la manifestazione di volontà dei lavoratori con rapporto di lavoro già in essere alla data del 31 dicembre 2006 viene espressa attraverso la compilazione del modulo TFR1 (vedi inserto), mentre quella dei lavoratori con rapporto di lavoro iniziato successivamente al 31 dicembre 2006, tramite la compilazione del modello TFR2 (tale modulistica deve essere consegnata dall'azienda).

Le prestazioni relative alla liquidazione del TFR e alle anticipazioni, sono erogate dal datore di lavoro anche per la quota parte accantonata presso il fondo della tesoreria di Stato, salvo conguaglio da effettuarsi sui contributi dovuti al fondo, riferiti al mese di erogazione della prestazione o, qualora risultino incapienti, sull'ammontare dei contributi sociali dovuti complessivamente agli Enti previdenziali nello stesso mese. Nel caso in cui l'importo delle prestazioni erogate dal datore di lavoro, con riferimento alle quote di competenza del Fondo della Tesoreria di Stato, eccedesse l'ammontare dei contributi dovuti dal datore di lavoro al medesimo fondo o agli enti previdenziali, il datore di lavoro dovrà immediatamente comunicare al fondo l'incapienza. In questo caso il Fondo provvede entro trenta giorni all'erogazione dell'importo delle prestazioni per la quota parte di sua competenza. Le anticipazioni sono calcolate sull'intero valore del TFR maturato dal lavoratore, sia per quanto riguarda la quota accantonata fino al 31 dicembre 2006 presso il datore di lavoro, sia per la quota successivamente accantonata presso in fondo della Tesoreria di Stato. Le anticipazioni verranno erogate dal datore di lavoro nei limiti della capienza dell'importo maturato in virtù degli accantonamenti effettuati fino al 31 dicembre 2006. Nel caso in cui l'anticipazione non trovasse capienza in detto importo, la differenza é erogata dal fondo della Tesoreria di Stato entro trenta giorni dalla comunicazione del datore di lavoro.

Sono obbligati al versamento del TFR maturando dei propri dipendenti non destinato alla previdenza complementare, i datori di lavoro del settore privato, esclusi i datori di lavoro domestico, che abbiano alle proprie dipendenze almeno 50 addetti. Nel computo vanno conteggiati tutti i lavoratori con contratto di lavoro subordinato, a prescindere dalla tipologia del rapporto di lavoro e dall'orario di lavoro. I lavoratori con contratto di lavoro a tempo parziale sono computati in proporzione all'orario effettivamente svolto. I lavoratori assenti sono esclusi dal calcolo solo nel caso in cui in loro sostituzione siano stati assunti altri lavoratori che rientrano nel computo. Il computo degli addetti viene effettuato prendendo a riferimento la media annuale dei lavoratori in forza nel 2006 (o la media annuale dei lavoratori in forza nell'anno solare di inizio attività per le aziende che iniziano la propria attività successivamente al 31 dicembre 2006). Il Decreto chiarisce che l'obbligo di conferimento del TFR non si applica ai lavoratori con rapporto di lavoro di durata inferiore a tre mesi, agli impiegati, quadri e dirigenti del settore agricolo, ai lavoratori a domicilio e ai lavoratori per i quali i contratti collettivi prevedono la corresponsione periodica del TFR ovvero l'accantonamento dello stesso presso soggetti terzi.

Le modalità di conferimento del TFR alla previdenza complementare avverranno nel seguente modo per i lavoratori alle dipendenze di datori di lavoro con meno di cinquanta addetti:

1) L'adesione esplicita a una forma di previdenza complementare dovrà avvenire entro il 30 giugno 2007 o entro sei mesi dall'assunzione. Il datore di lavoro dovrà conferire il TFR ai fondi pensione e i contributi eventualmente previsti con competenza dal periodo di paga relativo al momento dell'adesione e con cassa dal 1° luglio 2007. L'importo del TFR da versare dal momento dell'adesione al 1° luglio 2007 é rivalutato secondo i criteri stabiliti dall'articolo 2120 del codice civile (1,5 più il 75% dell'indice Istat di aumento dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati), in relazione al tasso di incremento del TFR (rivalutazione aziendale) applicato al 31 dicembre 2006, rapportato al periodi intercorrente fra l'adesione alla forma pensionistica complementare e il 30 giugno 2007.

2) Nel caso di silenzio – assenso, il TFR sarà conferito alla previdenza complementare se esistente e i conseguenti effetti sul TFR saranno dal 1° luglio 2007, sia per competenza che per cassa.

3) Nel caso di No esplicito alla previdenza complementare il TFR rimane in azienda.

Per i lavoratori alle dipendenze di datori di lavoro con almeno cinquanta addetti con rapporto di lavoro già in essere alla data del 31 dicembre 2006 accadrà invece che:

1) L'adesione esplicita a previdenza complementare dovrà avvenire entro il 30 giugno 2007. Il datore di lavoro dovrà conferire il TFR e i contributi eventualmente previsti ai fondi pensione con competenza dal periodo di paga relativo al momento dell'adesione e con cassa dal 1° luglio 2007. L'importo del TFR da versare dal momento dell'adesione al 1° luglio 2007 é rivalutato secondo i criteri stabiliti dall'articolo 2120 del codice civile (1,5 più il 75% dell'indice Istat di aumento dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati) , in relazione al tasso di incremento del TFR (rivalutazione aziendale) applicato al 31 dicembre 2006, rapportato al periodi intercorrente fra l'adesione alla forma pensionistica complementare e il 30 giugno 2007. Il TFR dal momento dell'assunzione fino all'adesione rimane in azienda.

2) Nel caso di silenzio – assenso, Il TFR sarà conferito alla previdenza complementare e i conseguenti effetti sul TFR avverranno dopo sei mesi dall'assunzione, sia per competenza che per cassa. Il TFR dal 1° gennaio al 30 giugno 2007 rimane in azienda.

3) Nel caso di no esplicito alla previdenza complementare, il TFR non destinato alla previdenza complementare (in tutto o in parte, per i lavoratori con prima iscrizione alla previdenza obbligatoria precedente al 29/04/93) viene conferito, a partire dal mese successivo alla consegna del lavoratore dell'apposito modello TFR1, al Fondo della Tesoreria di Stato gestito dall'INPS, per l'importo corrispondente alla quota di TFR maturata a decorrere dal 1° gennaio 2007, maggiorata delle rivalutazioni riferite al periodi intercorrente dal 1° gennaio 2007 e quello dell'effettivo versamento, in ragione del tasso di incremento del TFR applicato al 31 dicembre 2006.

Infine, i lavoratori alle dipendenze di datori di lavoro con almeno cinquanta addetti con rapporto di lavoro iniziato successivamente alla data del 31 dicembre 2006

1) Per loro l'adesione esplicita alla previdenza complementare deve avvenire entro sei mesi dall'assunzione. Il TFR sarà conferito ai fondi pensione con competenza dal periodo di paga relativo al momento dell'adesione; il TFR dal momento dell'assunzione fino all'adesione va al Fondo della Tesoreria di Stato. In tal caso le somme relative ai conferimenti delle quote di TFR, dal momento dell'adesione fino al 30 giugno 2007, sono rivalutate con riferimento in ragione del tasso di incremento del TFR (rivalutazione aziendale) applicato al 31 dicembre 2006, rapportato al periodo intercorrente fra l'adesione alla forma pensionistica complementare e il 30 giugno 2007.

2) Nel caso di silenzio – assenso, il TFR sarà conferito alla previdenza complementare e conseguenti effetti sul TFR avranno luogo dopo sei mesi, sia per competenza che per cassa. Il TFR dal momento dell'assunzione, fino al momento del conferimento per adesione tacita, va al fondo della Tesoreria di Stato.

3) In caso di no esplicito alla previdenza complementare il TFR non destinato alla previdenza complementare (in tutto o in parte, per i lavoratori con prima iscrizione alla previdenza obbligatoria precedente al 29/04/93 già iscritti al fondo e che versano solo la parte del TFR contrattualmente prevista) va al Fondo della Tesoreria di Stato, gestito dall'INPS a decorrere dalla data di assunzione. Il versamento viene effettuato dal datore di lavoro a partire dal mese successivo alla consegna, da parte del lavoratore, con il modello TFR2, allegato al decreto ministeriale. Nel caso di lavoratori assunti nei primi sei mesi del 2007, resta inteso che il versamento alle forme pensionistiche complementari non potrà essere effettuato prima del 1° luglio 2007.

I lavoratori che alla data del 31 dicembre 2006 risultino già iscritti ad una forma pensionistica complementare alla quale già versano integralmente il TFR maturando sono esclusi dalla compilazione della modulistica allegata al decreto.

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Segnali di ripresa per l'industria metalmeccanica

La Fim Cisl della Lombardia ha presentato il rapporto sulle situazioni di crisi nel settore metalmeccanico della regione, con il quale si fotografa lo stato della congiuntura e dell'uso degli ammortizzatori sociali nel secondo semestre del 2006.

Il quadro che emerge presenta dati in miglioramento rispetto a quelli dei semestri precedenti anche se permangono alcuni importanti punti di difficoltà anche occupazionale: il dato generale parla di un minore uso degli ammortizzatori sociali e del diffondersi di segnali di ripresa nel settore dell'industria metalmeccanica in Lombardia che continua ad occupare circa 550.000 lavoratori in oltre 5.700 aziende.

I dati principali che emergono dal rapporto che da 10 anni con costanza ha seguito l'evoluzione delle tendenze economiche ed occupazionali dicono che:

- sono 278 le aziende che hanno fatto ricorso nel periodo considerato ad ammortizzatori sociali (cassa integrazione o mobilità del personale), contro le 452 del primo semestre 2006 e le 522 dell'anno precedente, per un totale di 9.619 lavoratori colpiti direttamente dalla crisi (14.227 il semestre precedente) su un totale di 30.660 addetti interessati (38.440 il semestre precedente);

- cala nettamente il ricorso alla cassa integrazione guadagni ordinaria, a conferma del miglioramento della congiuntura nel tessuto industriale lombardo, che ha interessato 146 imprese e 3.864 lavoratori (circa la metà del semestre precedente ed addirittura un terzo dell'anno prima);

- rimane ancora consistente invece l'uso della cassa integrazione straordinaria, che è stata utilizzata da 39 imprese per un totale di 2.735 lavoratori interessati (erano 51 per 4.432 lavoratori solo 6 mesi prima);

- resta sostanzialmente invariato l'utilizzo della mobilità per i lavoratori definitivamente in esubero (anche in questo semestre sono state 100 aziende a farne ricorso per un totale di 2.972 lavoratori colpiti, un dato in linea con il primo semestre del 2006).

Pur mantenendo giustificate preoccupazioni su alcuni punti di crisi non risolti, il sindacato guarda con realismo ad una situazione del settore in evidente miglioramento nella nostra regione (ma anche i dati della nostra provincia sono simili). Da 4 anni non si registrava un uso così ridotto della cassa integrazione ordinaria, un numero così basso di aziende e di lavoratori colpiti dalla crisi o da difficoltà occupazionali.

Il settore, in particolare nella sua parte più dinamica fatta di medie imprese capaci e orientate alla specializzazione, ha cercato di sfruttare la ripresa internazionale. Ne hanno ben risentito sia i portafogli ordini che le ore lavorate.

Rimane tuttavia una difficoltà relativa ad aziende colpite da processi di spostamento internazionale delle produzioni che non sono certamente esauriti. Proprio perché ridotti nel numero, questi casi devono trovare rapida soluzione.

La Fim Cisl chiede che questa situazione venga colta positivamente da imprenditori ed istituzioni: ci sono le basi per puntare ad uno sviluppo più sostenuto e ad un consolidamento dell'occupazione. La ripresa infatti non ha ancora portato a nuovi posti di lavoro e ad assunzioni maggiormente stabili.

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ARTIGIANI METALMECCANICI

Stallo nella trattativa per il rinnovo del contratto nazionale

A 6 mesi dall'avvio del confronto per il rinnovo del Contratto Nazionale, le associazioni artigiane continuano a giudicare non accoglibili le richieste sindacali in materia di diritto di assemblea, pagamento dei primi 3 giorni di malattia, regolazione dell'uso dei contratti a temine e di somministrazione lavoro, diritto alla formazione continua e riduzione d'orario.

Le Associazioni Artigiane hanno posto, quasi come pregiudiziale, il mantenimento del sistema di percentualizzazione della paga per gli apprendisti, in alternativa al riferimento ai livelli contrattuali, come previsto dalla legge e dagli accordi già realizzati in tutto il settore industriale metalmeccanico; hanno richiesto l'utilizzo dell'apprendistato per tutti i livelli dell'inquadramento, compreso il 6° , nel quale vengono collocati i lavoratori con le competenze più elementari oltre ad un allungamento della sua durata fino a 6 anni. In materia di part-time, a fronte di una proposta scritta delle Associazioni Artigiane, Fim, Fiom, Uilm hanno unitariamente proposto un testo che le controparti hanno giudicato negativamente, pur riservandosi una risposta definitiva.

In materia salariale, le Associazioni Artigiane hanno considerato non accettabile la richiesta sindacale di un incremento del salario nazionale di 142 euro mensili al 3° livello, in forma parametrata, a copertura di 4 anni. L'offerta delle Associazioni Artigiane è stata di un incremento del 7,8%, nei 4 anni di vigenza del Ccnl, da calcolare però sui soli minimi contrattuali, vale a dire, un incremento stimabile in circa 90 euro mensili al 3° livello. Le Associazioni Artigiane si sono inoltre dichiarate contrarie alla rivalutazione degli scatti d'anzianità ed hanno considerato non accoglibile, e fuori dalle regole, la richiesta di Fim, Fiom, Uilm di erogare dal 2008 una quota salariale annua di 220 euro laddove non siano stati realizzati i contratti regionali.

Il sindacato considera non più accettabile un'ulteriore dilazione dei tempi che fa pagare ai 500.000 dipendenti delle aziende artigiane metalmeccaniche un pesante prezzo, sia sul terreno della tutela del potere d'acquisto del salario sia sulle concrete condizioni di lavoro. E' sempre più evidente il tentativo imprenditoriale di mettere in discussione l'esistenza stessa del contratto nazionale di lavoro. Un nuovo incontro tra le parti è stato fissato per martedì 13 marzo 2007.

Intanto, con decorrenza gennaio 2007 è scattato l'adeguamento dell'indennità di vacanza contrattuale come previsto dagli accordi esistenti (vedi tabelle).

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8 Marzo: festa della donna o beffa reiterata?

Nell'inverno del 1908, a New York, le operaie dell'industria tessile Cotton scioperarono chiedendo migliori condizioni di lavoro. Lo sciopero durò alcuni giorni, finché l'8 marzo il proprietario Mr. Johnson, bloccò tutte le porte dell'opificio e imprigionò le scioperanti nella fabbrica alla quale fu appiccato il fuoco. Le 129 operaie morirono, arse dalle fiamme.

Dopo secoli di "progresso" la donna dei Paesi industrializzati, è ancora mercificata e utilizzata come oggetto. Sappiamo che nelle città del nostro Paese, così "libero" e "democratico" sono state scoperte ragazze e bambine ridotte a lavorare in semi-schiavitù, oltre 12 ore al giorno per poche decine di euro. Così come nell’ex Germania Orientale, dopo la distruzione del socialismo, per avere la speranza di un posto di lavoro, le donne devono ricorrere perfino alla sterilizzazione. Nel cosiddetto Terzo Mondo la nascita di una femmina è vista come una disgrazia per le misere famiglie che hanno bisogno di figli maschi, robusti.

Certamente la donna ha di che dolersi della situazione di dipendenza a cui è costretta e la volontà d’emancipazione e d’uguaglianza con l'uomo, a cui aspira è, non solo legittima, ma sorretta da pressoché universali e autorevoli dichiarazioni d’organizzazioni internazionali, umanitarie, sociali, politiche, carte dei diritti, costituzioni. Tanti proponimenti, tante parole, tante dichiarazioni... inutili! Poiché non è sufficiente la volontà di giustizia per ottenerla, in quanto essa è strettamente legata alla realtà socioeconomica in cui si trova.

L'emancipazione della donna, in qualunque parte del mondo, si collega all'emancipazione politica dei lavoratori e come lo sfruttamento della classe operaia ha radici nei rapporti di produzione. Rimane un problema insolubile se affrontato nell'ottica e con gli strumenti della cultura borghese, perché ciò è parte integrante della struttura antagonistica della società di classe che pone costantemente in competizione gli uni contro gli altri, una classe contro l'altra, il bianco contro il nero, il "normale" contro il "diverso", l'uomo contro la donna, l'umanità contro la natura, riproducendo in negativo la legge della giungla, dove sopravvive solo il più forte, il più aggressivo, elevando la violenza a regola di se stessa.

È terribilmente comodo ricordarsi delle donne solo l’8 Marzo, ( magari con grandiosi fasci di mimosa o regali sontuosi nella speranza di avere qualche ringraziamento, come dire … Fisico!!!). Siamo donne tutto l’anno ed esigiamo rispetto ogni minuto della nostra esistenza, privarci della libertà non permetterà certo una società migliore, ma anzi continuerà a foraggiare le incomprensioni e la discriminazione razziale di cui questa società è ormai schiava.

Alessandra ex delegata

Sabrina delegata Finnord

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Realizzata la riforma del previdenza integrativa

Che fine fa il mio tfr ?

Nell’ultima Legge Finanziaria è presente la riforma del TFR, o per meglio dire, il suo uso.

Una riforma che pone eticamente molti interrogativi sulla libertà che il governo si è preso di decidere sull’utilizzo di soldi dei lavoratori; è peraltro discutibile la decisione di preventivare in bilancio, entrate costituite dalla destinazione del TFR al nuovo fondo dell’INPS.

Per i lavoratori non cambia niente visto che chi decide di lasciare il proprio TFR maturando in azienda, nel caso di ditta con più di 50 dipendenti, tale TFR andrà al fondo dell’INPS ma sarà garantito dal datore di lavoro (anticipi, liquidazione, ecc…), nel caso invece di ditta con meno di 50 dipendenti il TFR rimane a disposizione dell’azienda.

Per chi sceglie di versare il suo TFR a COMETA o FONDAPI (altre alternative non le tengo nemmeno in considerazione visti gli enormi vantaggi che solo il fondo di categoria da), il fondo stesso garantisce anticipi, liquidazioni e soprattutto la possibilità di farsi una pensione integrativa.

Tutti coloro che non esprimeranno una preferenza si vedranno versare il loro TFR maturando sul fondo di categoria, se esistente, altrimenti al fondo con il maggior numero di iscritti, o al fondo specifico dell’INPS. In tale caso, cioè se non si esprime una preferenza, si perderà il vantaggio del contributo del datore di lavoro.

Voglio ricordare che c’è tempo fino al 30 giugno di quest’anno per esprimere la propria decisione e che i primi versamenti verranno effettuati a luglio, con decorrenza dal mese successivo da quello della scelta per chi aderisce a un fondo, o a gennaio per chi destina il proprio TFR all’INPS.

Visto che le ultime riforme del sistema previdenziale prevedono una riduzione drastica della pensione per chi nel 1996 non aveva ancora 18 anni di contribuzione, l’adesione ad una pensione integrativa, soprattutto quindi i giovani, è l’unico modo per garantirsi una vita decorosa in futuro.

Pur riconoscendo l’importanza di avere una pensione integrativa non accetto che la mia sia una decisione imposta che vada a ledere la liberta di scelta. Ogni cittadino italiano dovrebbe poter decidere autonomamente del proprio futuro, lo stato dovrebbe solo avere la facoltà di consigliare la giusta strada.

Massimo Chierichetti RSU FADIS

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I giovani metalmeccanici e il fondo di previdenza complementare

La pensione complementare per un giovane come me (ma parlando anche con altri giovani il pensiero è identico) devo ammettere che non è la prima preoccupazione, soprattutto per chi è appena entrato nel mondo del lavoro e sta iniziando a costruirsi un futuro professionale e personale, cosa certamente difficile in un mondo del lavoro così precario.

E’ invece giusto e importante sapere che oggi, proprio mentre iniziamo ad affrontare il futuro, noi abbiamo la possibilità e la necessità di costruirci anche una pensione adeguata alle nostre aspettative perché, a differenza di quanto avveniva per le generazioni di lavoratori che ci hanno preceduto, sta in buona parte a noi decidere che tipo di trattamento pensionistico avremo, una responsabilità in più, ma anche un’opportunità sconosciuta prima.

Noi giovani perché dobbiamo capire questo? Perché la necessità di realizzare un sistema previdenziale che garantisca una pensione alle nuove generazioni e che sia in equilibrio per l’economia del paese, ha portato alla creazione di due pilastri pensionistici. Il primo pilastro, dato dalla previdenza pubblica, erogherà di sicuro ai futuri pensionati una pensione calcolata sui contributi versati ogni anno di lavoro, che porterà ad avere una pensione pari a circa il 50% dell’ultima retribuzione percepita. Per far fronte a questa riduzione il legislatore ha promosso la nascita della previdenza complementare (secondo pilastro) come strumento necessario per realizzare una pensione che si avvicina alla retribuzione percepita.

La previdenza complementare di categoria, nel nostro caso dei metalmeccanici, funziona ad adesione volontaria, è attuata attraverso i contributi man mano raccolti, che a loro volta sono investiti nei mercati finanziari per dare i migliori rendimenti rispetto agli obiettivi d’integrazione previdenziale.

È importante iscriversi subito, essendo un investimento prudente ha bisogno di tempo per dare risultati. Non pensarci subito significa esporsi ad un futuro pensionistico incerto, povero, e irrecuperabile e la cosa più importante, si perde il contributo aziendale previsto dal contratto, cioè la quota che il padrone versa a suo carico, nel momento in cui ci si iscrive al fondo di previdenza complementare di categoria. Infatti, l’azienda versa sempre l’1,2% della retribuzione convenzionale, mentre i lavoratori possono versare la stessa percentuale dell’azienda oppure scegliere una percentuale maggiore a scelta.

Cometa, attraverso la contrattazione collettiva, nasce come fondo di categoria ed è istituito appositamente per i lavoratori metalmeccanici e affini cioè orafi e argentieri. È un’associazione che offre le migliori garanzie di convenienza, di controllo e di rendimento, a differenza di altri prodotti finanziari che operano con fini di lucro.

Possono diventare soci tutti i lavoratori metalmeccanici dipendenti, compresi gli apprendisti, i contratti d’inserimento e i contratti a termine. Si aderisce compilando e consegnando il modulo all’ufficio del personale. L’azienda è tenuta a consegnare la domanda d’adesione e la scheda informativa ai neoassunti poiché l’iscrizione a Cometa è un diritto contrattuale.

Dopo 8 anni d’iscrizione è possibile chiedere l’anticipazione fino al 70% del capitale maturato per l’acquisto della prima casa mentre per spese mediche gravi è possibile chiedere l’anticipazione in qualunque momento. E’ prevista inoltre la possibilità, dopo otto anni di iscrizione, di chiedere anticipazioni fino al 30% per qualsiasi motivazione.

Una cosa importante, nel caso in cui un lavoratore cambia attività lavorativa, viene data la possibilità di lasciare nel fondo il capitale accantonato senza altri versamenti, nell’attesa di una nuova collocazione lavorativa. In alternativa è possibile trasferire le somme accantonate in un altro Fondo a carattere previdenziale, oppure riscattare il capitale accantonato tenendo presente che la tassazione cambia. E opportuno quindi prima di decidere chiedere informazioni recandosi presso una qualsiasi sede Cisl o parlando con un operatore sindacale.

Di Marco Ronga R.s.u. Meccanica Finnord S.p.A,

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Per le piccole industrie c’è FONDAPI

Le riforme realizzate nel corso degli anni hanno ridotto di molto il grado di copertura della pensione pubblica .

Se non vogliamo trovarci un domani senza pensione bisogna pensare per tempo ad una nostra pensione integrativa .

Sento spesso parlare del fondo Cometa e poco del fondo Fondapi .

Fondapi e’ un fondo nato fra le unioni delle imprese e i sindacati delle piccole e medie imprese e posso aderire tutti i lavoratori dipendenti. E’ un fondo ad adesione volontaria che comprende i lavoratori dei settori: meccanico, alimentare, chimico e settori accorpati, gomma-plastica, tessile e abbigliamento, calzature, occhiali, carta e cartotecnici, grafico e affini, servizi di pulizia e servizi integrati multiservizi.

Fondapi e un fondo a capitalizzazione individuale , ogni lavoratore e socio e’ titolare di un conto pensionistico sul quale sono accreditati ogni due mesi i suoi contributi : quelli dell’ azienda e la relativa quota TFR . Fondapi costa molto meno rispetto ai fondi aperti e ti da la trasparenza del servizio. I gestori finanziari sono selezionati dagli amministratori di FONDAPI sulla base di una procedura sottoposta a controllo della commissione di vigilanza sui fondi pensione . Analogamente vengono selezionate la banca depositaria che costituisce la cassaforte del fondo .

Si può rimanere iscritti al fondo fino alla pensione; si possono chiedere le anticipazioni trascorsi gli otto anni di iscrizione al fondo ma per problemi di salute grave lo si può fare in qualsiasi momento; se si cambia lavoro si può decidere cosa fare: se rimanere associati o se ritirare quanto versato.

FONDAPI e quindi un fondo sicuro per tutti i lavoratori e soprattutto i giovani dovrebbero pensarci seriamente: prima si iscrivono e più’ sereno sarà il loro futuro .

Liliana Lobina RSU G.E.I Saronno

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La Cisl e la prevenzione della salute negli ambienti di lavoro

La Cisl nell’ambito della tutela e rappresentanza, ha sempre prestato particolare attenzione alla salvaguardia della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. In provincia di Varese dopo la pubblicazione del D.Lgs.626/94 ha costituito il Dipartimento Ambiente e Sicurezza, ed ha contribuito attivamente alla nascita degli Organismi Paritetici Territoriali e all’attività di formazione ed informazione dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza.

Per l’aggiornamento dei RLS ha organizzato negli ultimi quattro anni, dei momenti seminariali di aggiornamento denominati "Mercoledì della sicurezza, focalizzando l’attenzione all’attività di prevenzione, di tutela e di risarcimento del danno. Dal 2006 l’attività delle strutture preposte alla tutela, Inas (patronato), Punto Incontro 626 e Ufficio Vertenze, è stata coordinata.

Nell’ambito delle settimane Europee sulla sicurezza sul lavoro, negli ultimi tre anni ha aderito alle campagna promosse in Italia dall’ISPESL (istituto superiore di prevenzione e sicurezza sul lavoro) distribuendo il materiale prodotto.

Nel 2006 il tema della campagna Europea dal titolo "Partiamo bene", è stato rivolto alla sensibilizzazione e alla tutela dei giovani lavoratori.

Questi soggetti sono particolarmente vulnerabili in quanto hanno poca conoscenza dei rischi ed una scarsa formazione, i dati nazionali dell’Inail sugli infortuni ne sono un riferimento concreto.

I dati Europei del 2002 relativi agli incidenti sul lavoro mostrano che si sono verificati 714 mila incidenti sul lavoro con oltre tre giorni di assenza sul lavoro e circa 400 incidenti mortali tra i lavoratori tra i 18 e i 24 anni nell'EU15.
Si tratta di un tasso di incidenza degli incidenti non mortali (calcolato su 100 mila lavoratori) più alto del 40% tra i lavoratori tra i 18-24 anni rispetto al totale della popolazione occupata.

Per individuare la percezione del rischio lavorativo, in occasione della campagna europea, è stato coinvolto il gruppo giovani della Fim –Cisl di Varese per la distribuzione di un questionario, che aveva come obiettivo l’individuazione delle criticità su cui focalizzare l’attenzione a livello provinciale.

Un’analisi del genere non è mai stata fatta nella nostra provincia da nessun soggetto preposto alla prevenzione, perciò assumono particolare importanza i dati emersi, anche in relazione all’attività sindacale su questo tema.

Salvatore Manta

Operatore Dipartimento Ambiente e Sicurezza

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INDAGINE SULLA SICUREZZA FATTA NELLE FABBRICHE DEL VARESOTTO.

Nei mesi scorsi è stato elaborato un questionario sulla percezione del rischio lavorativo, in collaborazione col gruppo giovani della Fim-CISL di Varese (federazione metalmeccanici). Tale questionario è stato distribuito in 6 aziende medio piccole della provincia. I questionari ritornati sono stati novanta. Le risposte ottenute sono state rielaborate, e le conclusioni collettive verranno portate a conoscenza dei lavoratori delle aziende coinvolte, oltre che discusse con il coordinamento del gruppo giovani.

Il quadro che si evidenzia rispecchia a grandi linee la situazione della prevenzione nel territorio di Varese già emersa da altri indicatori (vedi dati Inail), ma la tipologia di risposte consente di avere un quadro più interessante e preciso.

I risultati dicono che gli intervistati tendono ad individuare tra i principali fattori di rischio, gli impianti anziché le sostanze. Un dato negativo è quello emerso nelle assemblee (considerando che il questionario è stato distribuito in aziende sindacalizzate): sono stati tanti i lavoratori che hanno segnalato il fatto che di salute e sicurezza nelle fabbriche si parli poco.

Sa che può essere sanzionato come lavoratore? A questa domanda anche gli stranieri rispondono con un 33% di si, ma sono i lavoratori interinali e gli impiegati i maggiori conoscitori della possibilità che ha l’azienda di ricevere finanziamenti per la formazione sulla sicurezza.

Ritengono la loro mansione rischiosa in particolare i lavoratori interinali e quelli a tempo indeterminato con poca anzianità aziendale e si ammalano più di frequente a causa della condizioni di lavoro. Dal questionario emerge che i lavoratori sanno che esiste la figura del RLS (rappresentante dei lavoratori per la sicurezza) e ne conoscono il nome: il 56% di questi afferma che si fanno assemblee sindacali sui temi della salute e sicurezza e l’81% sa che le aziende devono valutare tutti i rischi. Oltre la metà degli intervistati ha segnalato al proprio responsabile problemi legati alla sicurezza ma il 54% svolge mansioni diverse da quelle per le quali è stato assunto.

I principali fattori di rischio che percepiscono sono: le macchine per il 59%, l’ambiente di lavoro per il 46%, le sostanze per il 42% e le procedure per il 20%.

Salvatore Manta

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VOLONTARIATO NELLA PROTEZIONE CIVILE

Faccio parte del gruppo di volontariato della Protezione Civile di Solbiate Arno da circa due anni. Il nostro gruppo è impegnato nell’attività di spegnimento degli incendi boschivi e di soccorso ai cittadini in caso di calamità.

Il gruppo di cui faccio parte ha partecipato direttamente anche ad interventi straordinari come l’alluvione di Rocchetta Tanaro, un paesino in provincia di Torino.

Fu un’esperienza nella quale la drammaticità della situazione forgiò lo spirito di tutto il gruppo che in quell’occasione maturò capacità d’intervento davvero qualificanti. Capacità di coordinamento e di compatibilità a diverse situazioni, diversi modi di agire per ogni caso, ma soprattutto il gruppo imparò a conoscersi meglio e si rese conto di quanto sia importante un buon affiatamento.

Credo che il volontariato sia una cosa positiva che andrebbe diffusa di più anche fra i giovani, anche se non è facile perché non tutti i giovani sono disposti a spendere così il proprio tempo.

Io personalmente sono molto soddisfatto di fare attività di volontariato perché ne traggo motivo di grandi soddisfazioni personali che compensano ampiamente il tempo che gli dedico. Aiutare le persone in difficoltà o che hanno bisogno di aiuto, da sempre piacere.

Il coordinatore del gruppo è inoltre un uomo molto competente e che sa trasmettere un grande entusiasmo. Io penso di avere imparato molto da lui e di questo gli sono molto grato.

Di Valerio Stefano RSU MAM di Morazzone

Uno dei valori fondamentali più diffuso fra chi si dedica all’attività sindacale è senza dubbio quello della solidarietà. L’azione di aiuto disinteressato verso il prossimo da cui trae beneficio l’intera società e tramite la quale si definisce un tratto caratteristico della sua civiltà. Un’azione dalla quale traiamo l’immenso piacere di aver contribuito a limitare i danni delle sfortune della vita che colpiscono il prossimo o delle ancor più intollerabili ingiustizie sociali.

E’ proprio perché siamo mossi da questo spirito che tra le nostre fila ci sono persone capaci di dedicarsi agli altri anche oltre l’orario di lavoro.

(Gruppo giovani Fim Varese)

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