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Il numero di luglio '06

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Il Lavoro che cambia

Il lavoro che cambia è il tema del convegno promosso dalla Fim che si è tenuto il 9 giugno alle ville Ponti.

Obiettivo del convegno è stato quello di provare a ragionare sulla possibilità di coniugare la richiesta di flessibilità che proviene dalle aziende con le esigenze dei lavoratori di maggiore stabilità dei rapporti di lavoro e certezze di reddito.

I lavoratori vivono la maggiore flessibilità come una scelta imposta e non compatibile con la propria vita, la propria famiglia e la sua costruzione. L'opinione della Fim è che di fronte a tali problemi, gli strumenti classici della contrattazione non sempre sono in grado di difendere l'esistente e soprattutto non riescono a condizionare il futuro.

E' peraltro normale che di fronte a cambiamenti così forti che incidono profondamente sulle abitudini e sulle condizioni di vita delle persone, la prima reazione sia quella del rifiuto, anche perché, ai cambiamenti di stile di vita che ne conseguono, le strutture sociali non sono ancora adeguate ed in grado di rispondere.

Di fronte a queste situazioni, talora drammatiche, i normali strumenti della contrattazione, non riescono ad andare oltre "la difesa" del generico interesse collettivo" che spesso si nasconde dietro la regola del "lasciare la decisione alle maggioranze", limitandosi a tentare di difendere l'esistente, senza però riuscire ad influire sul futuro e quindi senza riuscire a costruire prospettive di certezza.

Partendo quindi da questa riflessione si sono sviluppati i vari interventi dei relatori invitati.

Luciano Pero docente di sistemi organizzativi al Politecnico di Milano, ha illustrato le esperienze di orari a menu', dove sulla base di griglie predefinite il lavoratore può scegliere l'orario più adeguato alle proprie esigenze. Pierangelo Albini coordinatore aree sindacali dell'Univa, si è soffermato sulla necessità di ragionare sullo statuto dei lavori per ricomporre le regole del gioco; un gioco in cui i lavoratori siano sempre più imprenditori di se stessi. Don Ferdinando Citterio docente di etica sociale e bioetica alla Cattolica di Milano si è soffermato sulla necessità di far tesoro del pensiero sociale della Chiesa che difende una "economia libera d'impresa" e non il capitalismo, perchè "il valore principale non è il capitale". Resta dunque importante "salvare la domenica, garantire la festa, che consente di vivere una dimensione diversa rispetto al lavoro". L'uomo non è infatti solo dipendente dell'impresa, ma anche cittadino, padre. Occorre ricomporre con quella del lavoro le altre dimensioni della vita.

Caprioli (segretario generale della Fim) nelle sue conclusioni ha provato a formulare una proposta che consenta di uscire dalle sacche in cui si trova un po' tutta la riflessione anche a seguito degli impegni stabiliti nel Contratto Nazionale concluso a gennaio. Come si sa la commissione prevista da quell'accordo sul tema delle flessibilità fatica a produrre risultati. Secondo Caprioli il problema delle flessibilità per essere affrontato occorre che ci siano alcune condizioni:

- la disponibilità ad affrontare le esigenze aziendali deve conciliarsi con il desiderio di maggiore libertà dei lavoratori;

- la possibilità di riconoscere la flessibilità anche dal punto di vista professionale mettendo mano al sistema degli inquadramenti professionali (su questo tema ricordiamo che sta lavorando con molta difficoltà una commissione nazionale prevista dal CCNL);

- dando risposte anche salariali;

- mettendo limiti alla legislazione che regolamenta l'ingresso al lavoro con i contratti a tempo determinato nelle varie forme e nei numeri oggi previsti;

- definendo regole nuove per la gestione della mobilità esterna all'azienda (la legislazione attuale non è più sufficiente).

Un'iniziativa quindi sicuramente positiva ma che riconferma la difficoltà del momento che stiamo attraversando. Una difficoltà che in qualche modo sembra derivare da una sorta di delega al governo che legiferi in materia. Riteniamo questa una scelta sbagliata perché raramente una legge è riuscita a rispondere in maniera adeguata a problemi così complessi. Riteniamo che la strada migliore rimanga quella della contrattazione. Occorre però avere il coraggio di sperimentare, dando un forte rinnovato ruolo alla contrattazione.

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La Contrattazione articolata in Lombardia

Le proposte della Fim

La situazione della contrattazione articolata è stata oggetto di analisi nel convegno organizzato dalla Fim Lombarda, con l'obiettivo di fare il punto della situazione e indicare gli ambiti di intervento su cui orientare i rinnovi dei futuri contratti aziendali.

L'analisi svolta dall'Osservatorio Regionale della Fim sulla contrattazione aziendale indica che una serie di temi qualitativi dovranno essere maggiormente affrontati. Emerge infatti dall'analisi che i temi del salario e del premio di risultato sono presenti pressoché in tutti gli accordi (coinvolti il 98% dei lavoratori), un buon grado di frequenza registra il tema delle relazioni sindacali, del sistema di informazioni e dei diritti sindacali (62% di lavoratori coinvolti) mentre, previdenza, servizi, ambiente e orario di lavoro coinvolgono circa il 30% dei Lavoratori.

Mercato del lavoro, inquadramento, formazione e organizzazione del lavoro si attestano tra il 12% e il 20%, anche se questi temi stanno trovando un maggiore interesse nella contrattazione in corso. Sul piano della qualificazione e incisività della contrattazione siamo quindi ad un buon livello, che però può e deve essere migliorato.

Un altro dato che emerge dall'analisi della Fim è la necessità di allargare la contrattazione nelle molte aziende dove oggi non siamo presenti (la copertura contrattuale arriva al 22% delle aziende e al 38% dei Lavoratori).

L'ultimo problema è lo stato dei rinnovi, l'aggiornamento dei dati dice che il rinnovo della contrattazione aziendale sta avvenendo con sufficiente puntualità. Lo stato di avanzamento della contrattazione si colloca al 45% dell'obiettivo (fatto 100 il livello dei 1.000 accordi raggiunto a fine 2003) e il 63% se consideriamo le piattaforme aperte e le vertenze in corso. Fin qui lo stato della situazione mentre per il futuro la Fim indica una serie di obiettivi su cui si dovrebbero concentrare i nuovi rinnovi:

Il primo tema è quello dell'occupazione e della regolamentazione dei contratti atipici. Va confermato il percorso previsto dal Ccnl, e quindi sollecitare le controparti ad affrontare con il sindacato le problematiche dell'utilizzo dei contratti atipici e della loro stabilizzazione, sulla base delle proposte serie avanzate dalla Fim e divenute poi piattaforma comune con le altre Organizzazioni Sindacali.

Un secondo tema è quello della salute e sicurezza sul lavoro. Il tema della salute riveste una urgenza particolare, sia per l'intollerabilità ormai di certe condizioni ambientali e di insicurezza nei luoghi di lavoro, sia per l'esigenza di un forte coinvolgimento e sensibilizzazione delle nuove leve di giovani e di stranieri che a vario titolo "di rapporti giuridici" sono presenti nel mondo del lavoro.

Altro tema fondamentale è l'inquadramento professionale, la formazione e l'apprendistato. Il tema della formazione rappresenta un terreno importante di impegno, soprattutto alla luce delle novità costituite dalla partenza di Fondimpresa e dalla nuova disciplina dell'apprendistato, per il quale sono stati positivamente definiti i percorsi di formazione e i profili interessati. Occorre una nostra attenzione affinché l'apprendistato possa diventare il canale privilegiato di inserimento.

Per quanto riguarda invece l'inquadramento professionale, è ormai diventato patrimonio unitario l'impostazione delle fasce professionali e la scelta della riforma elaborata dalla Fim e già prevista nel Ccnl stipulato da Fim e Uilm nel 2003. Fim-Fiom-Uilm stanno elaborando un documento che prevede l'istituzione di 5 fasce professionali: a) base, b) qualificati, c) tecnici, d) professionali, e) quadri, di cui le prime quattro comuni per operai, intermedi e impiegati, e nelle quali confluiranno in una prima fase gli attuali livelli categoriali. Il Ccnl dovrà indicare i criteri tecnico-professionali ma sarà compito della contrattazione aziendale indicarne i criteri e le possibili applicazioni.

Altro tema importante da affrontare è quello degli orari, dei diritti e delle libertà individuali.

Abbiamo difeso il sistema degli orari nel Contratto e cominciano ad arrivare i frutti positivi derivanti dalle innovazioni introdotte, dalla banca delle ore, alla gestione dei Par, alla contrattazione dei regimi di orario e delle flessibilità. Il salto qualitativo può avvenire se riusciamo ad affermare nella gestione degli orari che si tenga conto in modo sempre crescente delle esigenze delle persone e la loro libertà di scelta. Da qui l'idea degli orari a menu (ampiamente affrontati nel convegno "il lavoro che cambia nella relazione di Luciano Pero) personalizzabili e agevolmente fruibili dai lavoratori.

Altro tema da sviluppare, e su cui occorre uno sforzo di elaborazione e sperimentazione da parte di tutti, riguarda la valorizzazione degli iscritti. La quota contratto per i non iscritti deve diventare una costante della contrattazione in corso e futura.

Il salario è argomento normalmente trattato in tutte le vertenze, ma anche su questo tema è opportuna qualche riflessione. Un primo aspetto è rappresentato dalla definizione e trasparenza degli indicatori che definiscono il meccanismo dei premi di risultato e della necessità di consolidamento di determinate quote economiche, per mantenere un corretto equilibrio tra salario variabile e salario fisso.

Ma soprattutto si pone il problema dell'autorità salariale del sindacato e della contrattazione, che è correntemente messa alla prova sia dal peso crescente dei superminimi individuali, sia dai meccanismi che si stanno ampliando di erogazioni una tantum su obiettivo (Mbo), oltre alla questione che deve essere risolta dell'assorbimento illegittimo dei superminimi a fronte degli aumenti del contratto.

Tutti elementi, questi, che si configurano come una vera e propria contrattazione concorrente rispetto a quella sindacale, che rischia di divenire prevalente in diverse situazioni. Occorre una attenzione specifica quindi, e la definizione di regole di confronto con l'azienda sull'entità dei superminimi e sui sistemi premianti.

Vi è poi un tema che sta diventando sempre più importante in un'economia globalizzata: quello della responsabilità sociale dell'impresa. Il tema della responsabilità sociale si sta affermando sempre più, ma sta diventando una moda per le imprese, per "captatio-benevolentia", come spesso avviene con i codici di condotta auto-certificanti. In questo modo, però, il sindacato di ciascun paese coinvolto viene così emarginato da un importante processo di conoscenza delle condizioni di lavoro e dei diritti nei diversi paesi.

Per questa ragione in tutte le aziende multinazionali dobbiamo recuperare il tema, costituire i Cae, proporre accordi quadro, e la pubblicizzazione di veri e propri "rapporti annuali" sull'attività e sul rispetto dei diritti.

Infine, il percorso democratico per coinvolgere i lavoratori. La Fim propone di integrare il percorso decisionale già previsto dal regolamento per le Rsu, con quanto abbiamo sperimentato nel rinnovo del Contratto Nazionale. In particolare nei casi dei grandi gruppi viene confermato il voto di tutte le Rsu. Nel caso di referendum di ritorno si prevede il criterio della maggioranza qualificata, come nel rinnovo nazionale, e in caso di differenziazioni di opinione tra le Organizzazioni sindacali, ciascuna può richiedere il referendum, da svolgersi sempre con il criterio della maggioranza qualificata. Si conferma quindi che la condivisione unitaria delle scelte e dei processi contrattuali stabiliti nell'ultimo Ccnl che ha reso certo il percorso democratico e efficace l'iniziativa comune, in un corretto equilibrio di ruolo dei diversi soggetti coinvolti e nella coerenza tra responsabilità, decisione, consenso così come abbiamo sperimentato in molte vertenze, e potrà riproporsi su quelle che si aprono.

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Terza Conferenza provinciale dei Rls Cisl Varese

Il ruolo dei Rls e del sindacato per uno sviluppo sostenibile

Mercoledì 31 maggio si è tenuta a Varese la terza conferenza provinciale dei Rls della Cisl di Varese. Il dipartimento ambiente ha voluto scegliere un argomento non di stretta pertinenza del settore della salute e sicurezza in fabbrica, mettendo al centro il problema dell'ambiente esterno al luogo di lavoro e il suo rapporto con lo sviluppo, in particolare con l'attività industriale e con l'impatto che comporta sul territorio.

E' il tema per capirci dello sviluppo sostenibile e cioè quello di tenere conto, nel momento in cui si decide cosa, come e dove produrre, degli effetti che queste scelte avranno sull'ambiente che ci circonda e in particolare sull'inquinamento, sul rumore, sulla viabilità, sullo stress, .....

Da qualche tempo si è fatta strada nel sindacato la coscienza che questo problema non può essere lasciato alla sensibilità delle sole organizzazione ambientaliste, anche perché tanti anni di impegno nel settore della salute e sicurezza nel luogo di lavoro ci hanno convinto che "prevenire è meglio che curare", e questo vale anche per l'ambiente. Pertanto è utile, direi necessario, che le parti coinvolte dai processi produttivi, e quindi anche il sindacato, se ne occupino direttamente, cercando di anticipare le possibili scelte negative sull'ambiente prodotte dalla fabbrica e più in generale dal sistema produttivo, senza lasciare solo agli ambientalisti l'onere di denunciarle quando si sono già prodotte, una cosa senz'altro utile, ma non più sufficiente.

Del resto anche gli accordi internazionali, come quello di Kioto, recentemente entrato in vigore, obbligano il sindacato a fare i conti con questo problema che, se non affrontato in modo tempestivo e intelligente, può avere conseguenze negative anche sul piano contrattuale e sul posto di lavoro. Se infatti le emissioni dovranno essere contenute entro determinati valori, c'è il rischio concreto che per un certo numero di aziende scattino gli stessi divieti che ormai ci siamo abituati a sperimentare per la circolazione delle auto nelle città: superata la soglia "si chiude".

E la stessa cosa che può succedere per le emissioni, potrebbe riguardare gli eccessivi consumi di acqua, gli eccessivi consumi elettrici, etc.

Guardando al futuro le produzioni dovranno tenere molto più conto di tutti questi aspetti ed è bene che anche il sindacato si attrezzi a farvi fronte, a cominciare dalla sensibilizzazione dei lavoratori e, perché no, anche delle aziende. Lo deve fare perché è giusto, perché sta crescendo in questa direzione la sensibilità di molti suoi associati, perché così si tutela il posto di lavoro e le condizioni di lavoro di domani.

Il seminario del 31 maggio a Varese, è stato un primo invito a riflettere su tutto questo.

Lo ha fatto con un'ampia documentazione ed anche con delle proposte, tra cui quella di estendere i compiti del Rls anche alla tutela dell'ambiente circostante all'azienda, contro i possibili inquinamenti dei processi produttivi, così come già avvenuto nel contratto dei chimici.

E' estremamente importante ora che questa riflessione si allarghi al più ampio numero di dirigenti, delegati e attivisti sindacali. Il dipartimento ambiente e sicurezza della Cisl di Varese si è già attrezzato per far fronte a tutte le richieste che dovessero venire dai sindacati di categoria, dalle Rsu, dai collettivi aziendali.

L'obiettivo è quello di prepararci ad una battaglia che punti ad ottenere che i valori umani, sociali, ambientali, ecologici diventino parte integrante dello sviluppo economico e non una sua subordinata, per definire un nuovo patto di civiltà, capace di tutelare insieme le persone e l'ambiente, migliorando la vita e il benessere dei cittadini.

Sergio Moia Dipartimento Ambiente e sicurezza Cisl Varese

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Convention 2006

Nel mese di maggio si è tenuta la Convention della Fim di Varese. Un appuntamento annuale, vissuto con molto interesse e partecipazione dai delegati Fim, sia perché consente di fare il punto della situazione sullo stato organizzativo, ma anche perché è l'occasione per affrontare quelle questioni che durante l'anno spesso vengono tralasciate.

Il primo argomento affrontato è stato come al solito il tesseramento. La valutazione di tale dato è infatti importante per capire quali sono le dinamiche dell'industria metalmeccanica della nostra provincia ma anche per capire il livello di consenso che hanno le proposte della Fim.

Il sindacato, ed in particolare la Fim è fondamentalmente un'associazione, la cui forza è strettamente legata alla rappresentatività di cui sa essere portatrice e quindi, in ultima analisi, al numero di associati su cui può contare. Il lavoro di proselitismo è pertanto fondamentale per l'affermazione anche politica del sindacato.

Il 2005 è stato un anno sicuramente positivo infatti sono risultati iscritti 3.890 lavoratori superando ampiamente l'obiettivo stabilito ad inizio anno.

Come è ormai tradizione, a fronte del raggiungimento degli obbietti fissati ad inizio anno sono stati premiati anche i delegati che maggiormente hanno partecipato al conseguimento di tale obiettivo. Sono stati quindi premiati: Condotta Bruno della Bticino di Varese, Ivano Passini della Cobra A.T. di Varese, Marco Ronga della Finnord di Gallarate, Nava Amedeo dell'Agusta di Cascina Costa, Lobina Sabrina della GEI di Saronno e Marco Ferrari della Costr. Mecc. Bandera di Busto Arsizio.

Per il 2007 l'obiettivo stabilito dall'Esecutivo provinciale e di arrivare al dato di 3.900 iscritti. Un dato che sostanzialmente punta a consolidare il buon risultato ottenuto nel 2005 e tiene conto della situazione di crisi ancora presente nel nostro territorio.

E' necessario che tutti si sentano coinvolti nel lavoro. Solo il raggiungimento dell'obiettivo può consentire il mantenimento dei servizi fino ad ora dati (giornalino, internet, compilazione 730 in fabbrica, ecc¼ ).

La Convention è stato anche l'occasione per presentare il bilancio consuntivo della Fim Provinciale per consentire una discussione seria su come vengono spesi i soldi frutto del contributo dei lavoratori.

Abbiamo deciso di pubblicarlo anche sul nostro giornalino perché ci sembra importante rendere conto a tutti gli associati di come vengono utilizzate le quote versate. Come si potrà inoltre constatare, l'attività sindacale vive esclusivamente dei contributi degli iscritti e quindi una riduzione degli associati porta inevitabilmente ad una riduzione dei servizi e della attività.

Il buon andamento del tesseramento nello scorso anno ovviamente ha consentito una chiusura positiva del bilancio.

Alcune precisazioni meritano di essere comunque fatte:

- sul fronte delle entrate la voce entrate varie è determinata da un contributo da parte della Fim Regionale per un progetto speciale oltre ad un'entrata che rappresenta solo una partita di giro che ritroviamo poi nelle uscite;

- sul fronte delle uscite crediamo sia utile rimarcare l'incidenza delle quote che vanno alle strutture regionale/nazionale su cui è aperto un forte dibattito in Cisl, e l'onere derivante dal rinnovo del Contratto Nazionale. Il rinnovo del CCNL è costato alla Fim di Varese (quindi considerando solo le spese di nostra competenza quali il treno per Roma, pullman vari per manifestazione ,ecc¼ ) intorno ai 15.000 euro.

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Allarme in zona Laghi

Continua il taglio all'occupazione

Tutti gli indicatori macroeconomici danno segnali di ripresa.

Per chi conosce la situazione delle fabbriche metalmeccaniche della zona Laghi che rappresenta una parte importante dell'economia provinciale, la situazione occupazionale è ben altra.

Nelle ultime settimane aziende di rilevanza territoriale hanno dichiarato esuberi di personale per un totale di oltre 200 lavoratori e lavoratrici , il sindacato si trova quindi ad affrontare una vera e propria emergenza su tutta la zona.

La Usag, di proprietà del gruppo francese Facom. appena rilevata dalla Stanley multinazionale americana ha ufficialmente presentato al CAE (comitato aziendale europeo) un piano di ristrutturazione che prevede 580 licenziamenti nel gruppo di cui 84 tra le unità di Gemonio e Monvalle.

All'Atea sono stati dichiarati 45 esuberi che si aggiungono ai circa 120 lavoratori che hanno lasciato l'azienda a causa della precedente mobilità.

Alla Condenser sono stati comunicati alla RSU tra i 30 e i 40 licenziamenti entro l'anno.

La Ratti ha già chiuso la Ratti Fonderia (19 dipendenti), già chiusa la Ratti Torcitura (30 dipendenti), rimane una forte preoccupazione per la Ratti Meccanotessile.

Alla Ghiringhelli è in corso la cassa integrazione speciale per un anno con alla fine possibili esuberi.

Le motivazioni che vengono addotte dalle nostre controparti, per giustificare i licenziamenti sono imputabili oltre che ad una contrazione di mercato anche alla spostamento di produzioni in paesi a basso costo finalizzata alla pura riduzione dei costi.

Il sindacato territoriale respingendo l'impostazione di puro contenimento dei costi a scapito dell'occupazione si sta mobilitando per tentare di salvare i posti di lavoro e propone un percorso che preveda l'utilizzo di tutti gli ammortizzatori sociali tra i quali , in primo luogo la cassa integrazione straordinaria e l'attivazione di corsi formativi per i lavoratori e lavoratrici in esubero al fine di fare incontrare la domanda e l'offerta di lavoro per un collocamento certo. Il percorso è però molto complicato.

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Chiude la Zamark di Somma Lombardo

La scelta a sorpresa è stata comunicata dalla direzione aziendale il giorno 7 giugno. Entro la meta del mese di luglio cessa l'attività nello stabilimento di Somma Lombardo e i 41 dipendenti verranno licenziati.

L'azienda da alcuni anni era in difficoltà produttiva e le vendite erano diminuite in maniera preoccupante: infatti il ricorso alla cassa integrazione (compresa quella speciale) era stata utilizzata in maniera massiccia nel tentativo da parte della direzione aziendale di limitare i danni in un settore (quello meccanotessile) che aveva visto chiudere o ridimensionare le aziende presenti nel nostro paese ed in particolare quelle della nostra provincia.

Lo spostamento in est Europa e in Asia di gran parte della produzione tessile aveva messo in gravi difficoltà i produttori di macchine costretti a delocalizzare oppure chiudere.

I dipendenti si aspettavano una riorganizzazione ma nessuno pensava ad una chiusura dell'azienda.

La scelta di chiudere è stata decisa dalla nuova proprietà della Zamark che ha acquisito l'intero controllo della Staiger, il gruppo svizzero proprietario della Zamark.

I nuovi proprietari sono la Sultex Sa dell' Iteca Group a sua volta controllata dalla RADICI Group multinazionale italiana con sede a Bergamo, che hanno deciso di acquisire il marchio e di chiudere lo stabilimento.

Da una multinazionale, in particolare italiana, ci si aspettava maggiore attenzione ai livelli professionali ed occupazionali, invece ci dobbiamo aspettare le stesse scelta di altri produttori.

La scelta è pesante perché viene chiusa un'azienda storica, un marchio conosciuto del nostro territorio verrà prodotto in Cina o chissà dove, e 41 dipendenti (in parte con età intorno ai 50 anni) viene lasciata senza lavoro.

Vani finora sono stati i tentativi del sindacato di ricercare soluzioni alternative.

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