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Il numero di luglio '05

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CONTRATTO NAZIONALE IN STALLO

Occorrono nuove proposte

A sei mesi dalla scadenza del biennio economico del contratto nazionale la trattativa sembra essere entrata in una fase di stallo e l'ultimo incontro si è concluso con una parziale interruzione delle trattative, senza fissare una data per un nuovo incontro, in attesa che il confronto tra le organizzazioni sindacali affronti le questioni sul tavolo, dando al negoziato una strada per procedere.

Nell'incontro infatti, Federmeccanica ha subordinato la possibilità di aumentare la cifra offerta di 60 euro alla disponibilità dei sindacati ad affrontare interventi in tema di orari di lavoro nel segno di un necessario recupero di competitività di cui l'industria metalmeccanica ha bisogno.

Tre nello specifico sono le questioni poste dagli industriali in tema di orario di lavoro:

- una maggiore disponibilità nell'uso della norma della flessibilità degli orari, oggi limitata ai casi di stagionalità di prodotto, favorendo una diversa distribuzione degli orari plurisettimanali;

- un aumento dell'uso dello straordinario per il sabato svincolandolo dall'obbligo dell'accordo sindacale con la Rsu, rendendolo immediatamente esigibile, salvaguardando la volontarietà del lavoratore;

- un recepimento delle direttive europee in tema di orario che tendono sempre più a parlare di orario annuo e di prestazione annua da parte dei lavoratori.

La Fiom ha valutato come negativa questa proposta di metodo, ha ribadito che la trattativa è unicamente dedicata al rinnovo del biennio economico, ha dichiarato come impossibile ogni odierno sviluppo del confronto su questi temi e ha accusato Federmeccanica di creare un blocco della trattativa.

La Fim ha denunciato come Federmeccanica continua a presentare un'offerta di 60 euro secondo calcoli molto restrittivi e che solo una nuova offerta salariale più alta avrebbe favorito lo sviluppo del negoziato. La Fim ha inoltre dichiarato come inaccettabile il dover discutere della sola flessibilità di orario senza conoscere le reali proposte salariali di Federmeccanica. Inoltre ha denunciato come il sindacato è in attesa di risposte su altri temi normativi che sono in discussione (legge 30, inquadramento, apprendistato). Infine la Fim ha chiesto tempo per effettuare una discussione politica approfondita in sede unitaria sulle strade da perseguire per far evolvere il negoziato e si è rifiutata di fissare nuove date di incontro, facendo precipitare lo stato del negoziato di fronte alla sua evidente fase di stallo.

In questi giorni saranno dichiarate nuove iniziative di lotta a sostegno della difficile vertenza anche se è sempre più evidente come l'atteggiamento di Federmeccanica (ma la stessa cosa vale per Unionmeccanica) sia strumentale e sfrutti la difficile situazione economica che sta attraversando il nostro paese.

Si sta pertanto delineando la possibilità che la trattativa slitti a settembre (sarebbe la prima volta che accade dopo tanti anni) e si concretizzi il rischio già da noi evidenziato nello scorso numero di Informazione, che il rinnovo contrattuale finisca per rimanere impastoiato nella campagna elettorale con la inevitabili conseguenze negative. Il contratto finirebbe inevitabilmente in balia delle varie campagne propagandistiche con il rischio che a giugno del prossimo anno ancora non sia stato rinnovato nonostante le innumerevoli ore di sciopero fatte.

La politica dei "no" o del "non si tocca nulla" ci sembra anche in questo caso inadeguata e volta a favorire il rischio sopra esposto.

Per evitare tale situazione occorre avere il "coraggio delle proposte che vadano oltre" e che, senza cadere nell'inaccettabile scambio salario/flessibilità proposto da Federmeccanica, consentano la ripresa della trattative e costruire un percorso che porti rapidamente all'accordo.

Ma una proposta che cerchi di "andare oltre", non può prescindere dal fatto che ormai sono aperti diversi confronti, oltre a quello del salario, su temi importanti come : l'inquadramento professionale, l'applicazione della legge 30, la formazione professionale e il diritto allo studio, l'apprendistato, gli osservatori sui settori in crisi, tutti temi a cui occorre dare risposte e definire soluzioni in tempi rapidi, oltre all'ormai inevitabile necessità di rivedere gli accordi del luglio '93 sulle regole della contrattazione.

La Fim stà lavorando sulla proposta di legare la vertenza del biennio economico alla soluzione di tutti i temi aperti anche se ciò rischierebbe di protrarre comunque eccessivamente nel tempo la conclusione del rinnovo economico, a meno che si individui una soluzione transitoria.

Si tratterebbe di anticipare il rinnovo contrattuale anche normativo, ma vista l'importanze delle materie, anticipare il rinnovo normativo darebbe un senso politico più adeguato agli argomenti in campo. In questa ottica si potrebbe allungare la durata del contratto a tre anni, in modo da dare un segnale utile al dibattito sul nuovo modello contrattuale. Un argomento di sicuro interesse non solo per noi perchè consentirebbe di disintasare i negoziati nazionali che con le cadenze biennali, si passa quando va bene metà del tempo al tavolo nazionale, quando va male, appena hai finito un contratto ne cominci un'altro.

Riallungare i tempi, sopprimere il biennio ritornare a una cadenza triennale (normativa e salariale) è un'operazione che potrebbe consentire di iniziare ad affrontare la riforma dell'accordo del luglio 1993.

Un percorso di questo tipo comporterebbe un negoziato molto lungo e per evitare che i lavoratori stiano senza aumenti salariali per un anno, si potrebbe pensare ad una soluzione salariale transitoria coerente con le richieste fatte. Questo permetterebbe una discussione più serena sulle materie normative.

Un situazione quindi complicata e che dovrà tenere conto che qualsiasi nuova proposta dovrà passare il vaglio dell'assemblea nazionale dei delegati appositamente costituita per evitare conclusioni separate come avvenuto negli ultimi due rinnovi in caso di posizioni diverse sulle possibili soluzioni.

E' una proposta che può sicuramente far discutere ed è importante che la discussione veda coinvolte non sole le segreterie ma anche i delegati e i lavoratori.

Noi riteniamo che la Fim non possa comunque sottrarsi dal fare nuove proposte. Il compito fondante per il sindacato è la contrattazione. Se la contrattazione non porta risultati il sindacato e quindi la Fim (ma vale anche per gli altri sindacati) finisce per perdere il suo ruolo. E' ciò che grossa parte di Federmeccanica auspica e non possiamo fare un simile regalo. Occorre quindi uscire dallo stallo attuale, con nuove e buone proposte per arrivare rapidamente alla firma del Contratto.

La Fim ci stà provando

Loris Andreotti

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Whirlpool

Importante accordo

Come ormai noto, all'inizio del mese di maggio, Whirlpool ha avviato la procedura di mobilità per 783 lavoratori. Erano ormai mesi che circolavano voci mai però confermate dall'azienda. Anche nei vari incontri tenutisi tra i mesi di ottobre '04 e gennaio '05, pur ponendo al sindacato l'esigenza di affrontare i temi di una maggiore competitività, non aveva mai accennato a tale possibilità.

La notizia è stata quindi appresa dalle Organizzazioni Sindacali e dalla RSU con molta incredulità e arrabbiatura e infatti la risposta è stata immediata con l'avvio di una serie di iniziative di lotta molto forti, anche perché il dramma che si presentava rischiava di avere delle conseguenti fortemente negative sulla nostra provincia a causa delle ricadute sull'indotto che, come si sa è molto grosso.

La risposta immediata del sindacato e della RSU, puntava a far ritirare i licenziamenti e ad aprire un confronto serio con la Direzione Aziendale sul futuro di Whirlpool. La preoccupazione principale era che questa iniziativa fosse l'inizio di un disimpegno di Whirlpool in Italia con l'intenzione graduale di portare le produzioni fuori dall'Italia in paesi dove il basso costo della manodopera consentisse di trarre maggiori profitti.

Le iniziative di lotta hanno portato all'avvio di un serio confronto tra le parti e poi, dopo una complicata trattativa, alle prime ore del 15 giugno all'accordo sindacale. Un importante accordo per Fim-Fiom-Uilm e la RSU perché da un parte conferma il ruolo strategico degli insediamenti produttivi Whirlpool in Italia (ricordiamo che oltre alla produzione di frigoriferi e cucine presenti nello stabilimento di Cassinetta, a Comerio vi è la sede della Whirlpool Europe) con un programma di investimenti consistente e dall'altra affronta il periodo di difficoltà in modo soft.

L'accordo prevede infatti che Whirlpool si impegna a realizzare un importante piano di investimenti del valore di circa 100 milioni di Euro nel periodo 2005-2008 per il lancio di nuovi prodotti in prevalenza destinati al segmento di mercato dell'alto di gamma sia sul settore dei frigoriferi che delle cucine. Saranno introdotti 40 nuovi prodotti/progetti che rafforzeranno la gamma dei prodotti cooking e rinnoveranno la gamma dei prodotti del freddo puntando soprattutto sulla produzione dei prodotti da incasso. La conseguenza di tale scelta sarà una forte ristrutturazione dello stabilimento frigoriferi.

L'azienda supporterà il piano di investimenti con un programma di aggiornamento delle competenze professionali per un ammontare di 6.5 milioni di Euro e 600 mila ore di formazione.

L'intesa prevede inoltre una diminuzione del numero degli esuberi, inizialmente stimata in 783 unità e ridotti a 520. Tale esubero sarà affrontato con la mobilità che avrà la durata fino a luglio 2006 con eventuale possibilità di proroga a dicembre 2006, nel rispetto dei seguenti criteri:

1) saranno interessati alla mobilità i lavoratori che nei prossimi anni raggiungeranno i requisiti per l'accesso alla pensione (o che l'hanno già maturato) e i lavoratori che manifesteranno volontariamente la volontà di accedere alla mobilità;

2)  l'uscita dei lavoratori sarà agevolata integrando il trattamento di mobilità con un importo economico riconosciuto dall'azienda fino a concorrenza del 100% della retribuzione con un importo minimo di 5.200 euro, se accetteranno di sottoscrivere un verbale di conciliazione .

L'accordo prevede anche la prosecuzione dei rapporti di lavoro per i lavoratori a tempo determinato del reparto cooking con la deroga al decreto legislativo 369/01.

Il calo degli esuberi si è reso possibile grazie ad un incremento degli assetti produttivi dovuti al miglioramento della competitività e ad un abbattimento di costi che favoriranno una politica commerciale più aggressiva e a un rallentamento dell'uscita delle produzioni che saranno sostituite.

E' previsto il ricorso alla Cassa Integrazione Straordinaria con forme collettive, solo nell'insediamento frigoriferi di Cassinetta, limitatamente alle chiusure collettive necessarie alla riorganizzazione dello stabilimento frigoriferi o all'introduzione delle nuove linee di prodotto e alle eventuali conseguenze derivanti dal lancio dei nuovi prodotti. Sono infine previste una serie di verifiche sia durante il periodo di realizzazione del piano industriale in particolare nei momenti in cui saranno fatte le ristrutturazioni, sia alla fine del 2007 per un esame finale di quanto realizzato. Un buon accordo dunque che dovrebbe consentire anche di contenere eventuali effetti sul territorio generati dalla procedura di mobilità.

A.L.

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Terzo rinnovo della RSU

La FIM è il primo sindacato in Aermacchi

Forte affermazione del sindacato confederale

Lo scorso 25 e 26 maggio i dipendenti dell'Aermacchi hanno rinnovato per la terza volta la RSU. La partecipazione al voto è stata sui livelli delle precedenti elezioni, anche se è stata resa questa volta più complicata dalla pur legittima richiesta di FLMU di far firmare tutti i votanti per certificare l'avvenuto voto, con conseguenti code e rallentamenti delle operazioni di voto. Vale forse la pena di introdurre altre modalità di validazione del voto, come avviene nelle elezioni politiche dove è la Commissione Elettorale a certificare il voto. L'alta affluenza conferma in ogni caso che i lavoratori guardano a questo momento con grande interesse, che conferiscono al mandato sindacale un grande valore.

Forse più che nelle elezioni del 2001 le due liste autonome hanno cercato in tutti i modi e con una campagna a volte denigratoria di far diventare queste votazioni un referendum anticonfederale.

Gli è andata male perché nonostante tutto FIM FIOM e UILM aumentano complessivamente il loro consenso portandolo vicino all'80%, con punte di oltre il 90% nel collegio impiegati.

La FIM consolida la sua leadership con più del 32% dei voti e un terzo dei delegati, e si riconferma la prima organizzazione sindacale in azienda sia come iscritti che come consensi. Con quasi il 40% dei voti del collegio impiegati e quadri e il 25% di quello operai, la FIM vede la sua delegazione composta da 5 RSU impiegati e 3 operai.

C'è da segnalare l'esito del voto nel collegio operaio, dove la FLMU ha subito un pesante ridimensionamento che la fa scivolare al terzo posto, dopo che era stata la prima organizzazione in questo collegio nel 2001, superata ora sia dalla FIOM che dalla FIM.

La delegazione della FIM potrà quindi contare per i prossimi tre anni su 8 delegati, di cui quattro "nuove entrate", che rappresentano insieme garanzia di continuità e risposta alle richieste di rinnovamento che emergono dalle votazioni.

In questi ultimi anni la RSU ha dovuto gestire alcuni importanti passaggi, i più importanti dei quali sono senza dubbio il cambio di proprietà, e il conseguente ingresso nel gruppo Finmeccanica, e la crisi del mercato civile conseguenza dell'attacco terroristico alle Torri Gemelle di New York, che ha causato tra l'altro il fallimento di un'azienda con cui Aermacchi aveva un importante contratto di fornitura.

Possiamo dire quindi che, dopo la conclusione del processo di ristrutturazione degli anni '90, lo scorso mandato della RSU è stato uno dei periodi più complicati per l'Aermacchi. La FIM insieme a FIOM e UILM ha saputo trovare soluzioni contrattuali positive per la tenuta occupazionale e per il rilancio di una delle più importanti aziende del nostro territorio. Lo scorso anno è stata portata a termine la trattativa per il rinnovo dell'accordo integrativo aziendale (vedi l'articolo su Informazione FIM n. 144 dell'ottobre scorso) valorizzando le idee contrattuali della nostra organizzazione (professionalità, orario e servizi) e che ha prodotto, sul versante salariale un Premio di Risultato andato in pagamento questo mese con un valore medio superiore a euro 1.100.

Come abbiamo visto le lavoratrici e i lavoratori dell'Aermacchi hanno saputo riconoscere al sindacato confederale questi risultati. Anche la diminuzione della parte del voto andata ai sindacati autonomi indica come la gestione del malcontento e del voto anticonfederale non paghi più di tanto. Se poi pensiamo che l'atteggiamento della FAILMS (che in questi ultimi anni ha gestito sempre in maniera conflittuale il rapporto con l'azienda e gli altri sindacati con continui ricorsi alla magistratura) ha di fatto ritardato l'avvio delle attività della RSU per un ulteriore ricorso (tra l'altro perso come tutti gli altri intentati contro FIM FIOM UILM) ci domandiamo come facciano alcuni lavoratori a fidarsi di questo sindacato che di fatto, oltre ai ricorsi in magistratura, contrattualmente sa andare solo al nostro rimorchio e "siglare" quello che altri ottengono?

Al di là delle polemiche concludiamo questo articolo riprendendo il titolo del giornalino con cui il Collettivo ha presentato i candidati: "Impegni e non promesse". Il Collettivo che è uscito dalle ultime elezioni saprà supportare con tenacia il lavoro della delegazione FIM in RSU, puntando a consolidare ulteriormente la nostra organizzazione e a raggiungere gli obiettivi che abbiamo elaborato e che sono già contenuti nell'accordo aziendale. I recenti successi di Aermacchi nel campo dell'addestramento con la presentazione al salone internazionale di Le Bourget dell'M346 e dell'M311 (derivato dall'S211) potranno concretizzarsi nell'arco di alcuni anni, durante i quali le produzioni civili continueranno a rappresentare l'area di produzione più rilevante. Per questa ragione la presenza di una rappresentanza sindacale radicata nel territorio ma capace di sinergie a livello nazionale e nel gruppo Finmeccanica costituisce una garanzia di competenza e conoscenza determinante per la corretta gestione di una delle realtà, come ricordavamo già poc'anzi, più rilevanti dell'economia varesina. In questo contesto di crisi diffusa riteniamo importante ribadire che la nostra provincia deve saper far sistema attorno alle aziende del settore aeronautico, mettendo in campo tutte le potenzialità formative, progettative, produttive e professionali utili a intercettare ogni opportunità che queste aziende rappresentano. Potrebbe essere, non solo per i lavoratori di Aermacchi e Agusta, un motivo di rilancio reale della nostra economia.

Graziano Resteghini

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Tutela della sicurezza e legittimita' del licenziamento

Il lavoratore, se vi sono situazioni pregiudizievoli per la sua salute, può astenersi dalle prestazioni che lo espongano ai relativi pericoli?

"Nel caso in cui il datore di lavoro non adotti, a norma dell'art. 2087 cod. civ., tutte le misure necessarie per tutelare l'integrità fisica e le condizioni di salute dei prestatori di lavoro, il lavoratore ha, in linea di principio, la facoltà di astenersi dalle specifiche prestazioni la cui esecuzione possa arrecare pregiudizio alla sua salute. Conseguentemente, se il lavoratore prova la sussistenza di tale presupposto, è ingiustificato il licenziamento intimato a causa dell'inadempimento delle prestazioni lesive, ferma restando la necessità di valutare l'eventuale responsabilità disciplinare del lavoratore anche dal punto di vista dell'elemento soggettivo".

In applicazione di tale principio, nelle scorse settimane la Corte di Cassazione (Sez. Lavoro) ha cassato una sentenza della Corte d'Appello di Bari che aveva ritenuto legittimo il licenziamento di un lavoratore dipendente, addetto alle pulizie presso una casa di cura. L'addetto non aveva portato a termine il lavoro per quattro giorni, ritenendo una delle mansioni pericolosa per la sua salute. La Corte d'Appello aveva ritenuto legittimo il licenziamento, senza accertare compiutamente i concreti pericoli per la salute addotti dal lavoratore a giustificazione del suo comportamento.

La Cassazione nella recente sentenza ha accolto il ricorso presentato dal lavoratore e ha annullato la sentenza della Corte di Appello, evidenziando che "il lavoratore, ove effettivamente sussistano situazioni pregiudizievoli per la sua salute o per la sua incolumità, possa legittimamente astenersi dalle prestazioni che lo espongano ai relativi pericoli, in quanto è coinvolto un diritto fondamentale, espressamente previsto dall'art.32 della Costituzione, che può e deve essere tutelato in via preventiva, come peraltro attesta anche la norma specifica di cui all'art. 2087 cc (cfr. Cass. 30 agosto 2004 n.17314 e 30 luglio 2003 n.11704)."

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IMPORTANTE SENTENZA DELLA CASSAZIONE

Il comporto non sempre è applicabile Ancora una volta la Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza n.11092 del 26-5-05, affronta il problema del periodo di comporto (il periodo di malattia superato il quale il lavoratore può essere licenziato).

Nella fattispecie la Suprema Corte afferma che "Le assenze per malattia causate dall'adibizione del lavoratore a mansioni non compatibili con le sue condizioni di salute, non possono essere incluse nel calcolo del comporto" Si applica l'art.2087 del cod.civ. (Legge 626/1994).

Grazie a questo sentenza, la scorsa settimana, l'Ufficio Vertenze della Cisl di Busto, in collaborazione con la Fim di Gallarate, ha fatto ritirare il licenziamento di un lavoratore azzerando il periodo di comporto. Il lavoratore è quindi ritornato al suo lavoro.

Angelo Bonifacino

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Adiconsum Informa

Libretti al portatore

Il D.Lgs. 56/04 art. 6.2 per rendere sempre più efficace la lotta al riciclaggio di denaro di provenienza illecita, stabilisce che dal 30 giugno 2005, non sarà più possibile detenere libretti bancari e postali al portatore con saldo superiore a 12.500,00 euro.

Le soluzioni possibili per non incorrere nell'infrazione sono l'estinzione del libretto, la riduzione del saldo ad un importo inferiore a 12.500,00 euro, la trasformazione del libretto al portatore in libretto nominativo.

Il mancato rispetto della normativa è sanzionato fino al 20,00% del saldo del libretto per importi fino a 250.000,00 euro, e dal 20-40% del saldo per importi superiore ai 250.000,00 euro. È possibile sanare l'infrazione anche con l'oblazione, pari a un terzo della sanzione massima con versamento entro 60 giorni dalla contestazione.

TELEFONIA MOBILE

In questo ultimo periodo i principali gestori di telefonia mobile stanno fortemente pubblicizzando la possibilità di cambiare gestore mantenendo il proprio numero di cellulare. Nessuno tuttavia spiega al consumatore quanto questa opportunità possa costare all'utente.

La maggior parte dei contratti (siano essi con abbonamento o con carte prepagate) prevedono generalmente un costo basso per le telefonate tra clienti dello stesso gestore (in generale dai 10 ai 12 centesimi al minuto), ma, spiega l'Adiconsum di Varese, costi molto alti per telefonate tra clienti di un gestore diverso dal proprio, per le quali si può arrivare a pagare anche 25 e oltre centesimi al minuto.

Oggi a causa della possibilità di passare da un gestore a un altro senza cambiare il numero di cellulare, il prefisso non identifica più il gestore.

Ad esempio, prima i 340, 347, 349, 349 ecc. erano certamente VODAFONE e i 335, 337, 338, 339, 333 erano certamente TIM; ne deriva che quelle telefonate che pensiamo costino poco, possono in realtà costarci tantissimo.

"La possibilità per sapere se la telefonata che stiamo per fare costerà poco o tanto – spiegano all'Adiconsum – ci sarebbe, sarebbe sufficiente anteporre al numero che si sta chiamando il seguente codice numerico:

"4884 per i clienti TIM

"456 per i clienti VODAFONE

Così facendo una gratuita voce ci comunicherà a che gestore appartiene il numero che stiamo chiamando, per poi lanciare in modo automatico la chiamata che l'utente potrà accettare, rifiutare o rendere il più breve possibile.

I gestori fanno tanta pubblicità al servizio di Number Portabilità (possibilità di passare da una azienda ad un'altra mantenendo il vecchio numero di cellulare) ma nessuno di loro – concludono all'Adiconsum – spiega quanto l'adesione a questo servizio possa costare al consumatore non informato.

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Adesione alle forme pensionistiche complementari e conferimento del TFR maturando

 La legge 243/04 prevede che il Governo adotti, entro 12 mesi dall’entrata in vigore della stessa legge, uno o più decreti legislativi per disciplinare il conferimento del TFR maturando alle forma pensionistiche complementari.

Il decreto legislativo relativo alla previdenza complementare non è stato ancora adottato (l’emanazione dovrebbe avvenire in tempi brevi).

Allo stato attuale, quindi, il meccanismo del "silenzio – assenso", valido ai fini del conferimento del TFR maturando verso le forme pensionistiche complementari, decorsi i 6 mesi di tempo dall’adozione non è ancora operativo.

Qualche nota integrativa, in base alle informazioni attualmente in nostro possesso, da confermare in base al testo del decreto.

Come funzionerà il conferimento del TFR ai fondi pensione mediante il meccanismo del "silenzio – assenso"

Il momento della partenza

Soltanto a partire dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo attuativo, e con le modalità che verranno chiarite dal decreto medesimo, decorreranno i 6 mesi di tempo previsti dalla legge 243/04, entro i quali il lavoratore potrà effettuare le proprie scelte.

Nel caso in cui il lavoratore manifesti la propria volontà:

  • potrà decidere di conferire l’intero importo del TFR maturando (la quota di TFR che matura ogni anno) ad una forma di previdenza complementare dallo stesso prescelta

oppure, in alternativa

  • il lavoratore medesimo potrà decidere di mantenere il TFR maturando presso il proprio datore di lavoro o committente (tale scelta potrà essere, comunque, successivamente revocata dal lavoratore stesso che potrà aderire in qualunque momento ad una forma pensionistica complementare)..

Nel caso in cui un lavoratore non esprima la propria volontà

Nel caso in cui, entro i 6 mesi successivi all’entrata in vigore del decreto legislativo attuativo delle deleghe contenute nella legge 243/04, il lavoratore non esprima alcuna volontà (cioè non aderisca esplicitamente ad una forma pensionistica complementare o non decida di tenere il TFR in azienda), il datore di lavoro, a decorrere dal mese successivo alla scadenza dei 6 mesi suddetti, trasferirà il TFR maturando alla forma pensionistica collettiva prevista dallo stesso decreto legislativo attuativo. Solo qualora il lavoratore non effettui alcuna scelta e il contratto collettivo o l’accordo fra le parti non preveda alcuna forma pensionistica collettiva a cui conferire il TFR tramite il silenzio assenso, lo stesso verrà conferito ad un fondo pensione complementare residuale istituito presso l’INPS.

Se il lavoratore destinerà il TFR ad una forma di previdenza complementare

il decreto legislativo dovrà disciplinare le modalità di conferimento del TFR maturando alla forma pensionistica prescelta a partire dalla data di adesione al fondo o a decorrere dai 6 mesi successivi all’entrata in vigore del decreto legislativo medesimo.

Rimane escluso dalla scelta:

il TFR maturato in azienda fino al momento dell’adesione ad una forma pensionistica complementare, effettuata mediante scelta esplicita o tramite "silenzio - assenso".

Rimarrà accantonato presso il datore di lavoro fino al momento dell’interruzione del rapporto di lavoro e successivamente liquidato al lavoratore, insieme alle rivalutazioni annuali previste dalla legge 297/82, secondo le procedure attualmente previste.

Informativa

Il lavoratore dovrà essere adeguatamente informato:

  • sulla possibilità di scelta delle diverse forme pensionistiche complementari a cui aderire;
  • sulla facoltà di mantenere il TFR maturando presso l’azienda;
  • sulle modalità e sui termini di operatività del "silenzio – assenso", valido ai fini del conferimento del TFR maturando presso le forme pensionistiche complementari che verranno individuate dal decreto legislativo

Infatti, la legge delega prevede che il Governo, tramite decreto legislativo da emanare entro dodici mesi dall’entrata in vigore della legge delega, disciplini "il conferimento, salva diversa esplicita volontà espressa dal lavoratore, del trattamento di fine rapporto maturando alle forme pensionistiche complementari di cui al decreto legislativo 21 aprile 1993, n. 124, garantendo che il lavoratore stesso abbia una adeguata informazione sulla tipologia, le condizioni per il recesso anticipato, i rendimenti stimati dei fondi di previdenza complementare per i quali è ammessa l’adesione, nonché sulla facoltà di scegliere le forme pensionistiche a cui conferire il trattamento di fine rapporto, previa omogeneizzazione delle stesse in materia di trasparenza e tutela, e anche in deroga alle disposizioni legislative che già prevedono l’accantonamento del trattamento di fine rapporto e altri accantonamenti previdenziali presso gli enti di cui al decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509, per titoli diversi dalla previdenza complementare di cui al citato decreto legislativo n. 124 del 1993"

Le prestazioni del fondo pensione

Al pensionamento

Le prestazioni principali verranno erogate in forma di rendita vitalizia ma le fonti istitutive del fondo pensione possono prevedere la facoltà dell’iscritto di richiedere la liquidazione della prestazione pensionistica maturata in forma di capitale, per un importo non superiore al 50% dell’importo maturato presso il fondo pensione, salvo che la prestazione periodica annua risulti di modesto ammontare (in quest’ultimo caso sarà consentito all’iscritto di chiedere la liquidazione dell’intero importo accantonato presso il fondo pensione in forma di capitale).

Aniticipazioni in costanza del rapporto di lavoro

Attualmente, è inoltre consentita la possibilità di richiedere al fondo pensione un’anticipazione sull’intera posizione maturata dopo otto anni di iscrizione al fondo pensione. Le modalità di esercizio di questa facoltà, così come del riscatto totale o parziale dell’intera posizione maturata verranno disciplinate dal decreto legislativo attuativo della legge 243/04 sopra accennato.

Al termine del rapporto di lavoro (senza pensionamento)

E’ possibile o trasferire la propria posizione o chiederne la liquidazione.

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