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Il numero di dicembre '05

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LA FORMAZIONE CONTINUA

Un'occasione per il sindacato e le RSU da non perdere

Nel marzo 2000 il Consiglio europeo di Lisbona deliberò una decisione molto importante e apprezzata da tutto il movimento sindacale europeo: fare dell'Europa, entro il 2010, "l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale".

Il motivo di questa decisione è abbastanza semplice. Solo così l'Europa potrà mantenere, in un contesto economico globalizzato, il sistema di welfare più costoso del mondo, destinato ad essere smantellato nel caso invece che i margini di competitività dovessero scendere sotto una determinata soglia.

Per raggiungere quell'obiettivo occorrono investimenti in parecchi settori, dalla ricerca, alle comunicazioni, alle grandi opere, ma occorre soprattutto un forte rinnovamento nei sistemi di istruzione e formazione, perché nella "società della conoscenza" è soprattutto il contributo che arriva dalle "risorse umane" ad essere un fattore decisivo di competitività.

Nel nostro paese, a detta della Cisl, la Moratti ha in gran parte fallito l'obiettivo di innovare la scuola, perché lo ha voluto fare a prescindere da un confronto serio sia con le opposizioni in parlamento, sia con le forze sociali nella società. Quello di adeguare il sistema scolastico resta quindi un compito ancora aperto per la nuova legislatura.

Nel sistema della formazione si sono invece affermate delle novità di rilievo, importanti e positive. La più significativa è quella che riguarda i Fondi Interprofessionali.

I Fondi Interprofessionali sono degli enti senza fine di lucro, partecipati pariteticamente dalle associazioni delle imprese e dalle associazioni sindacali, con il compito di finanziare la formazione continua nelle imprese.

Sono quindi degli organismi bilaterali che devono raccogliere risorse e quindi redistribuirle per la formazione. Le risorse arrivano da una quota dei contributi sociali, conosciuta come lo "0,30", versata dalle aziende all'Inps in un apposito fondo. Negli anni scorsi questo contributo andava a "co-finanziare" i progetti di formazione finanziati dal Fondo Sociale Europeo ed in particolare la formazione esterna al luogo di lavoro degli apprendisti.

Dalla fine degli anni '70, sia i sindacati, che le associazioni dei datori di lavoro hanno perseguito l'obiettivo di gestire direttamente queste risorse in modo bilaterale, ma, come si vede, il processo è stato lungo e complicato, soprattutto perché lo stato doveva trovare altre risorse per finanziare le iniziative che avevano fino ad allora gravato sullo 0,30.

Dallo scorso anno lo 0,30 finanzia anche i Fondi Interprofessionali. Dico "anche", perché ogni azienda decide se continuare a versare lo 0,30 nel precedente fondo indistinto dell'Inps, oppure se versarlo sempre all'Inps, ma sul fondo specifico di uno dei Fondi Interprofessionali. Questa scelta può essere fatta tutti gli anni nel mese di ottobre e sarebbe importante che le Rsu si facessero parte attiva per sollecitare le proprie aziende in questa direzione.

I Fondi Interprofessionali emettono un bando per la distribuzione delle risorse raccolte, al quale possono partecipare sia le aziende, che le loro associazioni, presentando dei progetti di piani formativi e previo accordo sindacale. Il piano formativo deve illustrare i bisogni formativi, di un'azienda, di un settore o di un territorio, che si vogliono soddisfare e le azioni formative con cui lo si vuole fare. Deve inoltre tenere conto delle condizioni previste dal bando, tra cui la presenza minima di soggetti cosiddetti "svantaggiati", quali le donne, gli ultra-cinquantenni, gli immigrati, etc.

L'accordo sindacale deve prevedere, tra l'altro, la costituzione di una commissione paritetica delle parti sociali, con compiti di monitoraggio e di controllo sulle attività. E questa è appunto la grande novità rispetto ai sistemi di formazione continua precedenti. In quel caso la firma del sindacato era un "optional" per far ottenere al progetto un punteggio più alto; una volta che c'era la firma il sindacato non serviva più. Ora invece il sindacato ha pari dignità delle imprese, è infatti un socio fondatore del Fondo, e quindi deve essere coinvolto in tutto lo sviluppo dei processi formativi.

Ciò significa che se non dovesse essere così, sarebbe soprattutto per sua responsabilità.

Nel settore metalmeccanico operano da un anno tre Fondi Interprofessionali: Fondimpresa, (Confindustria), Fapi (Confapi), Fondartigianato (Associazioni artigiane). Di questi tre fondi, i primi due hanno anche costituito la commissione paritetica territoriale in provincia di Varese.

Fondimpresa in Lombardia ha scommesso parecchio già a partire dal primo bando, chiamato "Piste", ed ha avuto anche nella nostra provincia un forte successo di partecipazione, coinvolgendo il 58% in più delle aziende previste e il 150% dei lavoratori.

Fapi ha voluto partire invece con un bando più modesto e solo in questi mesi si sta predisponendo un'azione più sostenuta.

I corsi organizzati con le risorse dei fondi, possono essere tenuti presso l'azienda che li richiede, su uno specifico argomento, oppure possono essere interaziendali, organizzati cioè presso un centro di formazione professionale a cui le aziende possono iscrivere i propri dipendenti.

I corsi devono essere tenuti in orario di lavoro e quindi i lavoratori che vi partecipano sono regolarmente retribuiti.

Tramite il sindacato anche i lavoratori possono proporre l'organizzazione di corsi e contrattare poi con le aziende la propria partecipazione.

Il sistema può quindi coinvolgere a fondo le parti sociali, ma fino ad oggi non c'è stata ancora una coscienza adeguata e diffusa dentro il sindacato dell'importanza di essere un protagonista in questo campo.

Per questo motivo, sensibilizzare e coinvolgere, la Cisl provinciale ha organizzato sull'argomento due seminari quest'anno e darà vita entro la fine dell'anno ad una commissione con la presenza di tutte le categorie interessate.

La Fim ha già comunicato una sua delegazione all'interno della commissione, che sarà guidata da Graziano Resteghini della Segreteria provinciale Fim e composta da Pagani Ermanno (operatore di Saronno), Balzarini Simone (RSU Aermacchi), Bertolli Achille, Galanti Osvaldo, Nava Amedeo (RSU Agusta), Longhi Stefano (RSU BTicino), Macchi Giovanni (RSU Whirlpool), Valenti Mario (RSU Parker Hannifin).

Compito della commissione sarà di creare un raccordo tra il segretario della Cisl, presente nelle commissioni paritetiche territoriali dei fondi, e le categorie, perché ci sia un'informazione tempestiva e diffusa di tutte le iniziative formative organizzate dai fondi, ma anche per rappresentare all'interno delle commissioni paritetiche le istanze dei lavoratori.

L'augurio è quindi che a partire dal 2006 anche il sindacato diventi, a tutti i suoi livelli, sia con la partecipazione, sia con la contrattazione, un fattore di sviluppo della formazione tra i lavoratori e quindi una risorsa importante della loro crescita professionale e quindi della loro forza contrattuale.

Sergio Moia

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Dopo lo sciopero ... il Contratto

Il 2 dicembre è stato il giorno della piazza per i metalmeccanici di Fim Fiom Uilm che hanno incrociato le braccia per otto ore e sfilato in una grande manifestazione per le strade di Roma. Una mobilitazione forte e compatta a sostegno della vertenza per il rinnovo del Contratto Nazionale. C'era tanta gente, da tutte le provincie d'Italia con i loro striscioni e bandiere.

E' però deludente dover constatare che anche nel 3° millennio si sia costretti ancora a dover ricorrere alla piazza per dover chiudere una vicenda contrattuale; atri contratti si sono chiusi trovando soluzioni molto vicine alle richieste fatte dai metalmeccanici senza particolari tensioni.

Dopo gli anni della concertazione occorre riconoscere che il modello partecipativo, nelle sue diverse sperimentazioni, è in crisi, principalmente a causa del fatto che le aziende non ci hanno creduto a sufficienza, e hanno usato in modo strumentale la partecipazione intendendola, come una subalternità dei lavoratori alle logiche d'impresa: ma questa non è partecipazione. Occorre allora riprovare su strade nuove, ma gli imprenditori devono abbandonare approcci fondati solo sulla convenienza del momento.

Ora lo sciopero generale è stato "consumato" e nella nostra categoria ha sempre avuto il significato della spinta finale per concludere le trattative. Deve essere così anche questa volta, seppure i problemi di merito sul tappeto sono ancora complicati. Non c'è in ballo solo l'aumento salariale di 105 euro come spesso appare, ma anche una trattativa su temi nodali come flessibilità e mercato del lavoro che potrebbero portare a soluzioni favorevoli, soprattutto per i giovani; si tratta di migliorare l'apprendistato, accompagnato da formazione mirata, che di fatto si traduce in conferme contrattuali vicine al 100%; si tratta di limitare l'uso dei contratti a termine e a somministrazione con la definizione di percentuali massime di utilizzo di queste forme di assunzione e di tutelare i lavoratori più deboli; si tratta di trovare una soluzione per chi lavorando nelle piccole aziende non riesce a fare la contrattazione aziendale, riconoscendo loro 25 euro a tale titolo.

Tutti i temi sono sul tavolo, si tratta di decidere ma è ormai chiaro a tutti che fare il Contratto entro l'anno è possibile, e sarà un Contratto unitario.

Le regole unitariamente definite non possono portare a risultati diversi anche in presenza di opinioni diverse.

Si tratta però di decidere se, dopo ormai un anno di trattative si possa chiudere un Contratto che dia risposte serie a tutti i temi o se invece ripiegare ad una soluzione transitoria che però rinvia le questioni più complesse (quelle della precarietà) ad altri tempi, sperando in miracoli difficili da realizzarsi.

Come Fim saremo impegnati a far avere tutte le informazioni sull'evoluzione dalle trattativa.

A.L

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Previdenza complementare

La riforma è rinviata ma il bisogno di tutela no!

Dopo numerosi rinvii e a pochi giorni dalla scadenza del termine ultimo possibile, il Consiglio dei Ministri, in data 24 novembre 2005, ha approvato il decreto legislativo che riordina la disciplina delle forme di previdenza complementare e dà attuazione alla delega contenuta nell'art.1 della legge n. 243 del 2004 al fine di assicurare più elevati livelli di copertura previdenziale.

Il provvedimento affronta molti aspetti della disciplina della previdenza complementare e in particolare la materia del finanziamento delle forme pensionistiche complementari, del conferimento del TFR maturando, delle prestazioni al pensionamento e durante il periodo di contribuzione, del regime tributario dei fondi pensione, della governance dei fondi e delle misure compensative per le imprese.

La riforma così approvata conferma la non portabilità del contributo del datore di lavoro a forme di previdenza complementare diverse da quelle negoziali rispondendo negativamente alle pressioni delle compagnie di assicurazione, ma contiene due importanti modifiche rispetto a quanto era stato originariamente previsto:

- entrerà in vigore solo a partire dal primo gennaio 2008 anziché dal primo gennaio 2006 (I mesi di tempo nel corso dei quali i lavoratori dovranno decidere cosa fare del proprio TFR saranno quindi quelli che vanno da 1 gennaio al 30 giugno 2008);

- concederà una ulteriore moratoria di un anno, fino al 2009 dunque, alle piccole e medie imprese prive dei requisiti per l'accesso al credito bancario agevolato.

Questo rinvio nuoce ulteriormente alla possibilità di decollo della previdenza complementare prolungando una condizione di incertezza e instabilità normativa sulla materia che dura ormai da molto tempo, rinviando ancora la realizzazione delle procedure che avrebbero favorito l'adesione dei lavoratori della piccola impresa e permesso a tutti coloro che lo avessero desiderato di versare interamente il TFR alla previdenza complementare oltre a limitare l'ostilità delle imprese al versamento del TFR grazie alle misure finanziarie di compensazione del danno loro derivante dal fatto di essere private della disponibilità della liquidità del TFR dei lavoratori.

Col rinvio inoltre, venendo meno gli interessi nel breve periodo di alcuni degli attori coinvolti, è prevedibile il disimpegno verso la massiccia campagna di informazione che era stata prevista anche a livello istituzionale intorno alla materia delle prospettive previdenziali e dell'importanza della previdenza complementare soprattutto per i lavoratori più giovani.

E' pertanto molto importante che la campagna di informazione dei lavoratori e di promozione dei fondi di previdenza complementare istituiti dalla contrattazione, a partire dal Fondo Cometa, continui, si rafforzi e, mettendo a frutto l'esperienza finora maturata, ci veda protagonisti, valorizzando la risposta che con la contrattazione abbiamo scelto di dare a un reale bisogno di tutela destinato a crescere nel tempo.

Anna Trovò Segretaria nazionale Fim-Cisl

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Rinnovato il premio di risultato alla CISAM di Induno Olona

Un lungo percorso ad ostacoli ha caratterizzato la trattativa conclusa l'11 ottobre scorso. Ma per dare il senso del percorso bisogna innanzitutto descrivere la tipologia di azienda: 20 dipendenti, di cui 10 iscritti alla FIM e uno alla FIOM. Quindi una "piccola" azienda dove si conoscono tutti bene e i rapporti interni sono fortemente caratterizzati da questo elemento. Come dicono i numeri quindi siamo in presenza di una spaccatura interna tra i due gruppi di lavoratori con una debolezza che si somma alla dimensione aziendale e rende impervia la via di una trattativa. La condizione aziendale invece, dopo tre anni di andamento incerto, pare rimettersi sulla strada giusta per anticipare una ripresa economica che tarda ad arrivare. Infine i "personaggi" della trattativa: oltre alla FIM provinciale, un delegato storico della FIM, sia pure l'ultimo rimasto della RSU originaria di tre componenti, e un titolare dell'azienda componente del direttivo di federmeccanica. Questi in estrema sintesi gli ingredienti per comporre un non facile rinnovo. Certamente la presenza di un rodato meccanismo di misurazione della produttività ha costituito una base forte su cui ricostruire un premio che ha lasciato inalterato le modalità di misurazione della condizione aziendale e delle erogazioni e ne ha rivalutato gli importi. L'azienda produce "durometri" che per noi profani sono strumenti di misurazione della durezza dei materiali ed esporta in tutto il mondo (Cina compresa). Ogni versione del prodotto viene misurata in punti che dipendono dalla complessità e il punteggio globale viene rapportato con le ore di lavoro complessive, dando origine ad un rapporto che eroga una cifra mensile e un superpremio annuale se si raggiungono i risultati predefiniti. Complessivamente il premio ha erogato circa 1.300 euro nell'ultimo anno di vigenza (2004). La lunga trattativa si è finalmente conclusa dopo un anno in cui si sono alternati i segnali di una soddisfacente ripresa aziendale e gli stop per qualche commessa attesa e non concretizzata: il risultato è stato di una rivalutazione del 30% del valore-punto e conseguentemente del premio. L'assemblea dei lavoratori ha espresso complessivamente soddisfazione per come si è definito l'accordo ed è stato tentato un coinvolgimento anche dei lavoratori non iscritti e non presenti in assemblea con una quota di servizio di 50euro, tentativo riuscito solo molto parzialmente con una adesione di solo due lavoratori.

L'esperienza della CISAM si inserisce anche nel dibattito sul contratto nazionale per estendere la contrattazione di secondo livello anche dove il sindacato non riesce ad arrivare: questa è la dimostrazione che dove vi è un gruppo di lavoratori motivati con una storia e una cultura favorevole a rapporti sindacali positivi è possibile raggiungere risultati interessanti che vanno valorizzati.

M. Ballante

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Rinnovato l'accordo aziendale alla BTicino

Un riferimento per tutta la provincia

Il 2 novembre 2005, dopo una lunga trattativa durata 9 mesi, è stato siglata alla Bticino l'accordo sul PDR 2005-2008 e su altri importanti temi. Si tratta di un fatto importante, perché l'accordo da risposte alle attese delle lavoratrici e dei lavoratori, in particolare alle fasce meno protette che potranno contare ora su migliori garanzie per consolidare l'occupazione, acquisire nuovi spazi professionali e incrementare la parte economica (con 2.400 Euro si realizza un premio di tutto rispetto).

L'accordo infatti prevede il rafforzamento dell'informazione preventiva sui piani di produzione, sui progetti industriali, sui carichi di lavoro, decentramento e/o esternalizzazioni, finalizzando il confronto alla tutela occupazionale e professionale di tutti i lavoratori.

Ma un punto molto importante è quello della realizzazione di un percorso teso alla conversione dell'occupazione precaria verso la stabilizzazione del posto di lavoro. L'azienda è infatti impegnata a comunicare in fase previsionale le trasformazioni possibili in corso d'anno e, in seguito alle opportune verifiche compiute in sede locale con le RSU e il sindacato provinciale, a definire i reali consolidamenti in sede di gruppo. In applicazione di tale impegno, nel 2005 l'accordo concretizzerà 100 assunzioni a tempo indeterminato.

Altra questione importante è l'ampliamento delle opportunità sull'utilizzo del Part-time introducendo migliori raccordi tra le esigenze dei lavoratori, in particolare per lavoratrici madri, anche attraverso l'impiego del part-time verticale (lavoro di 8 ore per 2 / 3 giorni a settimana) o assunzioni specifiche per agevolare le richieste di lavoratori e lavoratrici.

Così come sui temi della professionalità, viene infatti estesa l'analisi professionale anche alle aree impiegatizie e impegna la commissione paritetica a realizzare soluzioni per le figure operaie già analizzate anche ridefinendo mansioni e profili professionali.

Si potrà inoltre attingere al TFR per la seconda volta per necessità di carattere sanitario.

Infine si concretizza la richiesta salariale portando una soluzione economica tra le più alte a livello nazionale, prevedendo un'apprezzabile tutela di buona parte dell'importo (1.338 Euro su 2.400) in caso di non raggiungimento degli obiettivi e depurando dal ricalcolo individuale gli effetti degli scioperi eventualmente attuati. Gli importi nel quadriennio, che andranno in pagamento nel caso di raggiungimento degli obiettivi saranno così determinati: euro 1.900 nel 2005, euro 2050 nel 2006, euro 2.200 nel 2007, euro 2.400 nel 2008. Viene riconfermato il meccanismo già esistente del premio (definizione obiettivi annuali e indicatori) che hanno consentito negli ultimi quattro anni di arrivare a conseguire valori molto vicini al 100% ( nel 2004 il valore del premio era di 1.781 ma grazie al ricalcolo individuale legato alla presenza è stato pagato mediamente il 6% in più).

La conferma della bontà dell'accordo è stato confermato dall'esito delle votazioni. L'accordo sottoposto a referendum è stato infatti approvato con il 96 % di consensi.

AL

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LE VIBRAZIONI MECCANICHE

Il 6 ottobre 2005 è entrato in vigore il decreto legislativo pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 220 del 21 settembre 2005 inerente le prescrizioni minime di sicurezza e di salute relative all'esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti da vibrazioni meccaniche in attuazione della direttiva 2002/44/CE.

Tale decreto prescrive le misure per la tutela della salute e della sicurezza, dei lavoratori che sono esposti o possono essere esposti a rischi derivanti da vibrazioni meccaniche, prodotte da attrezzature ( martelli pneumatici, trapani, avvitatori,ecc.) Il decreto tiene conto delle indicazioni fornite dal decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626.

Il campo di applicazione di questo decreto sono le vibrazioni meccaniche, suddivise in 2 categorie: le vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio e quelle trasmesse al corpo intero.

Sono specificati quali sono i valori limite di esposizione e i valori d'azione giornalieri normalizzati a un periodo di riferimento di 8 ore.

Sono ribaditi gli obblighi del datore di lavoro in termini di misurazione e valutazione dei livelli di vibrazioni meccaniche cui sono esposti i lavoratori, come già espresso nell'articolo 4 del decreto legislativo 626/94.

Dal punto di vista della sorveglianza sanitaria, i lavoratori esposti a livelli di vibrazioni superiori ai valori d'azione rientrano in quanto previsto dall'articolo 16 del decreto legislativo 626/94. Sono concesse deroghe nel caso di attività lavorative in cui l'esposizione di un lavoratore alle vibrazioni meccaniche è abitualmente inferiore ai valori di azione, ma varia sensibilmente da un momento all'altro e può occasionalmente superare il valore limite di esposizione.

In questo caso la deroga può essere concessa solo a condizione che il valore medio dell'esposizione calcolata su un periodo di 40 ore sia inferiore al valore limite di esposizione. In ogni caso le deroghe sono concesse per un periodo massimo di quattro anni dall'organo di vigilanza territorialmente competente.

Gli obblighi di misurazione e valutazione disposti dal decreto decorrono dalla data del 1° gennaio 2006, pertanto tutte le aziende devono aggiornare il documento di valutazione dei rischi.

Il Decreto stabilisce anche le misure di prevenzione e protezione e le modalità di informazione e formazione dei lavoratori, le procedure per la sorveglianza sanitaria e le modalità di gestione delle cartelle sanitarie e di rischio, inoltre sono previste sanzioni a carico del datore di lavoro, del dirigente e del medico competente.

Tutti i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, dovranno sollecitare l'applicazione di questa importante normativa a tutela dei lavoratori.

Per ulteriori informazioni telefonare al Punto Incontro 626 della Cisl di Varese tel. 0331/679768

Manta Salvatore

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Illegittimo licenziamento anche sotto i 15 dipendenti

Come sappiamo le aziende fanno di tutto pur di non superare i 15 dipendenti e spesso creano nuove aziende a esse collegate ma ben mascherate. Una recente sentenza potrebbe dare una tutela a quei lavoratori che dovessero trovarsi nelle condizioni sotto riportate.

La Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza n.22927 del 14-11-2005, riconosce ad un lavoratore, illegittimamente licenziato, l'applicazione dell'art.18 l.300/1970 anche quando l'impresa presso la quale è formalmente inquadrato abbia meno di 16 dipendenti, ove tale impresa faccia parte di n'organizzazione comprendente più soggetti aventi complessivamente più di 16 dipendenti e articolata in modo tale da costituire un unico centro di imputazione del rapporto di lavoro se sussistano i seguenti requisiti:

unicità della struttura organizzativa e produttiva;

-integrazione tra le attività esercitate dalle varie imprese del gruppo e correlativo interesse comune;

-coordinaamento tecnico, amministrativo e finanziario, tale da individuare un unico soggetto direttivo che faccia confluire le diverse attività delle singole imprese verso uno scopo comune;

-utilizzazione contemporanea delle prestazioni lavorative da parte dei titolari delle distinte imprese nel senso che la stessa sia svolta in modo indifferenziato e contemporaneamente in favore dei vari imprenditori.

Angelo Bonifacino

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Olimpiadi ... e Coca Cola

Nelle settimane scorse, come avrete letto dai giornali, la campagna di boicottaggio della Coca Cola ha "interferito" con le prossime olimpiadi invernali del 2006 a Torino, in particolare rispetto al passaggio a Roma della fiamma olimpica sponsorizzata dalla multinazionale di Atlanta. La vicenda ha creato polemiche, incomprensioni ed accuse, alcune delle quali meschine e frutto di ignoranza sulle ragioni che sono alla base del boicottaggio.

Coca Cola, come abbiamo già avuto modo di denunciare in queste pagine (vedi n° 143), è accusata in Colombia di violazione dei Diritti Umani per essere mandante di 9 assassini, oltre a innumerevoli sequestri, trasferimenti forzati, false denuncie e intimidazioni nei confronti dei lavoratori al fine di annientare il Sindacato.

Per questo il Sinaltrainal, sindacato nazionale dei lavoratori del settore agroalimentare che organizza i lavoratori di COCA COLA COLOMBIA ma anche della NESTLE' ha lanciato nel luglio 2003 una campagna di boicottaggio internazionale per costringere la multinazionale a interrompere le sue politiche a cui ha aderito anche la Fim.

Oltre al boicottaggio il SINALTRAINAL ha anche intentato una causa legale contro COCA COLA COMPANY negli USA presso la Corte del Distretto Sud della Florida. Nel Marzo 2003 il giudice della Corte Federale della Florida ha ritenuto che le prove presentate fossero sufficienti per mandare avanti il processo nei confronti delle imprese imbottigliatrici Colombiane della Coca-Cola , di cui la stessa multinazionale detiene il 40% della proprietà.

In Colombia, nelle imprese imbottigliatrici della COCA COLA, un lavoratore dipendente sindacalizzato al quale viene applicato il CONTRATTO NAZIONALE guadagna circa 360 dollari al mese. Un lavoratore precario, quindi non sindacalizzabile, viene pagato 80 dollari al mese per 12 ore di lavoro al giorno. Parte di questi soldi vengono dati ai responsabili dei paramilitari come tassa per l'assunzione.

Le denunce per comportamento antisindacale sono avvenute anche in Panama, Pakistan, Russia. Nella primavera del 2000 negli USA, Coca Cola ha dovuto risarcire 2.200 lavoratori afroamericani per discriminazioni razziali nelle assunzioni e nelle promozioni. Tra il 1997 e il 2002, sempre negli USA, ha dovuto pagare 447.000 dollari di multe per 1.115 violazioni in materia di prevenzione e sicurezza sul lavoro. Alla vigilia del campionato mondiale Francia '98, il Corriere della Sera aveva rivelato che i palloni distribuiti da Coca-Cola a scopo pubblicitario erano cuciti a mano in India e Pakistan da bambini.

Tra tutti i sindacalisti assassinati nel mondo, l'80% viene assassinato in Colombia. Tra il 1991 ed il 2002 in Colombia sono stati assassinati dai paramilitari 1925 sindacalisti e 80 nel corso del 2003.

Ma l'importante è che in Colombia per la prima volta i media abbiano parlato, in relazione a quanto succedeva a Roma, delle responsabilità sociali delle imprese multinazionali come la Coca Cola sottoposta a giudizio negli USA (non a Cuba) dalla Corte suprema di Miami per l'uccisione di 9 sindacalisti del sindacato Sinaltrainal-Cut.

L'importante è che la Coca-Cola, in conseguenza dell'azione di alcuni municipi romani, abbia accettato l'inchiesta indipendente, come richiesto da due anni, attraverso la campagna Reboc, da istituzioni, università e sindacati in tutto il mondo. L'importante è che a Buenos Aires, durante la Conferenza sulla siderurgia promossa

dalla FISM, abbiamo ricevuto un sincero apprezzamento per quello che stiamo facendo in Italia come Fim-Cisl dai due giovani leader del sindacato metalmeccanico colombiano Utrammicol, di cui uno costretto per minacce di morte a vivere disoccupato in Argentina, con moglie e due figlie, aiutato dalla solidarietà degli altri sindacati della regione e l'altro a cui è stato ucciso il padre sindacalista quando era bambino.

L'importante è dimostrare, come ci ha ricordato Pietro Merli Brandini in un articolo su Conquiste, che di fronte alla globalizzazione senza regole e allo strapotere delle grandi Corporation transnazionali, la società civile, con l'unione dei consumatori "critici" e dei lavoratori, può avere un ruolo decisivo, per costringere le imprese ad un comportamento economico, sociale e ambientale realmente responsabile.

L'importante è non fermarsi...

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Varese for Africa

Una grande festa di solidarietà

Possiamo dire con una punta di orgoglio che la serata del 18 novembre, dedicata dalla FIM CISL di Varese alla presentazione dell'iniziativa FIM for Africa a sostegno del Mozambico, è stata un successo per la buona partecipazione all'evento, che ha avuto anche una buona eco sulla stampa locale.

Piatto forte della serata è stato il concerto del gruppo Delta di Varese che ha presentato, oltre ad un ottimo repertorio di brani degli anni '70 e '80, anche l'ultima propria fatica: il CD "lenta velocità".

Bassista e presidente del gruppo, una Onlus (sito internet www.verbal.it/delta) che destina a progetti di solidarietà sociale i proventi della propria attività, è Paolo Carini, coordinatore della FIM in Agusta. Segno della vitalità e delle risorse che possiede la FIM di Varese.

Hanno partecipato molti delegati e attivisti della nostra organizzazione e le loro famiglie. Si è distinto, ed è naturale, il gruppo giovani che è tra i promotori di questa serata, soprattutto con il contributo di Angelo Re, Marco Ronga e Massimo Chierichetti ai quali, con Grazia Vailati, Rinaldo Franzetti e Thierry Djeng vanno i ringraziamenti per avermi coadiuvato e incoraggiato nell'organizzare un evento abbastanza nuovo per la FIM di Varese ma che, visto il risultato, ha tutte le caratteristiche per essere il primo di una lunga serie.

Presenti alla serata, oltre alla segreteria provinciale, anche Roberto Benaglia, segretario generale della FIM Lombardia, e, per la CISL di Varese, Sergio Moia e Salvatore Manta noti per i loro trascorsi nella FIM di Varese.

Inoltre le amiche e gli amici dell'Anolf (Associazione Italiana Oltre Le Frontiere) della CISL hanno organizzato un ricco e gustoso buffet interetnico, offrendo allo stesso tempo un esempio di come si possa organizzare una festa in cui ognuno porta qualcosa di se, la propria cucina e insieme la propria cultura. Per loro, vista l'esperienza dell'Harambee Fiesta, non è la prima volta. Ed è proprio questo "spirito" l'ingrediente che ha creato un'atmosfera gioiosa e ha dato un sapore particolarmente gradevole alla festa.

FIM for Africa è già stata presentata nei numeri scorsi di Informazione FIM. Ricordiamo che lo scopo di questa iniziativa è il sostegno economico ad un progetto di cooperazione internazionale di lotta all'AIDS in Mozambico attraverso la vendita di un CD interpretato da Moreno Dapit, un operatore sindacale della FIM di Udine che non ha potuto partecipare alla serata. L'invito è quello di acquistare il CD (e vista la vicinanza con le festività natalizie può essere un'idea per un regalo solidale) rivolgendovi al vostro delegato o operatore sindacale oppure alla sede della FIM.

Lo scorso 15 giugno a Marina di Carrara, nella sua relazione introduttiva al Congresso, il segretario generale della FIM, Giorgio Caprioli, affermava: "Se possiamo dire, schematizzando, che il diciannovesimo secolo è stato quello della libertà e il ventesimo quello dell'uguaglianza, ci auguriamo e ci impegneremo perché il ventunesimo sia quello della fraternità, come sintesi difficile ma non impossibile, se sapremo riscoprire quanto sia importante per la politica e per il sindacalismo fondarsi su una visione che considera gli uomini e le donne davvero protagonisti del loro destino."

Penso di poter dire che, la sera del 18 novembre, a Varese abbiamo fatto un piccolo passo in questa direzione.

Graziano Resteghini

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