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Il numero di ottobre '04

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Gli articoli
Verso il rinnovo biennale
Orari di lavoro: ritocchi alla legge 
Metalmeccanici artigiani:  finalmente firmato il Contratto
Scambio Culturale
Tickets sanitari: nuovo accordo per l'esenzione
Aermacchi: si torna a volare
Aziende in crisi nel Gallaratese
Inquilini: una petizione per la tutela
Adiconsum: si mobilita contro il carovita
La riforma delle Pensioni (Inserto)
 

Verso il rinnovo biennale

Nei giorni scorsi si è conclusa la trattativa per il rinnovo dell'integrativo aziendale all'Aermacchi . E' un fatto significativo perchè si colloca in una situazione in cui la contrattazione aziendale stenta a decollare. La crisi che sta attraversando la nostra provincia sta infatti pesantemente condizionando la contrattazione aziendale. Pochi sono gli accordi rinnovati, in parecchi casi si è rimandato di un anno o più con "accordi ponte", in altri casi la trattativa langue o è bloccata.

E tutto ciò rappresenta un problema poiché, ne siamo sempre più convinti, il futuro sarà sempre più caratterizzato dalle diversità sia qualitative che quantitative (il costo della vita non è uguale in tutti i posti d'Italia così come sono diversi i margini di redditività tra azienda ed azienda o le esigenze dei lavoratori) che determinano la necessità di rafforzare la contrattazione aziendale o territoriale.

In questo quadro si colloca il rinnovo biennale del Contratto Nazionale.

Se tutto ciò è vero ci sono alcuni errori che bisognerà cercare di evitare.

Il primo errore da evitare è quello di scaricare sul rinnovo del Contratto Nazionale la forte esigenza di recupero del potere di acquisto fortemente colpito dall'aumento del caro vita.

Il potere di acquisto di salari e stipendi non lo si difende solo con gli aumenti contrattuali ma bensì con una politica complessiva che punti al controllo dei prezzi, delle tariffe, delle tasse, ecc¼ Su tali temi urge un'iniziativa forte delle Confederazioni Sindacali Cisl, Uil e Cgil sperando che quest'ultima decida finalmente quale ruolo vuole giocare.

Cercare di rispondere a tale esigenza puntando tutto sul salario si commettono due errori: il primo è quello di influenzare una possibile ripresa inflazionistica che si ritorcerebbe nuovamente sui lavoratori; il secondo è quello di rischiare di trovarsi in una situazione complicata con le controparti con il rischio di non rinnovare il contratto o comunque di rinnovarlo con forti ritardi. La storia dell'artigianato che ha rinnovato il contratto con quattro anni di ritardo ma anche quella di molte categorie private e pubbliche che riescono a rinnovare i propri contratti con anni di ritardo dimostrano che tutto ciò è possibile. Più tardi si rinnova il contratto più soldi si fanno perdere ai lavoratori.

La stessa nostra storia ci insegna che, non basta riuscire ad organizzare scioperi per portare a casa risultati migliori. Nonostante gli scioperi organizzati (quanti soldi ci hanno rimesso i lavoratori?), la Fiom non ha portato a casa un euro in più di quanto fatto da Fim e Uilm negli ultimi due contratti.

Mantenere quindi un atteggiamento di coerenza con quanto fatto negli ultimi anni diventa fondamentale sperando che anche la Fiom comprenda che non vi è alternativa. Occorre chiudere il rinnovo al più presto, e stringere contestualmente i tempi per rinnovare l'accordo del '93 e consentire la certezza della contrattazione aziendale e/o territoriale in modo da tutelare con tale strumento tutti i lavoratori anche delle piccole aziende.

Un rinnovo quindi che rischia di non essere semplice soprattutto se ancora una volta ci si presenterà alle controparti con proposte diverse o se non si farà chiarezza fin dall'inizio su chi dovrà decidere in caso di valutazioni diverse sulla possibile conclusione. Siamo infatti convinti che non sarà facile convincere Federmeccanica a fare ancora un accordo solo con una parte del sindacato.

E qui c'è il secondo errore che occorre evitare. Le vicende degli ultimi anni credo che abbiano confermato un fatto: tra i lavoratori ci sono opinioni diverse e di tutte le opinioni bisogna tener conto. Pensare di risolvere i problemi a colpi di maggioranze più o meno reali, con parole d'ordine populiste non serve a nessuno. Nonostante lo sforzo fatto dalla Fiom in occasione degli ultimi due rinnovi contrattuali di screditare Fim e Uilm i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Così come i rapporti numerici di rappresentanza delle tre organizzazioni sindacali sono rimasti inalterati. Ci pare di poter dire che le differenze tra le Organizzazioni Sindacali (certe volte portate all'esasperazione nelle assemblee) anziché stimolare i lavoratori a scegliere quale Organizzazione meglio li rappresenti, finiscano per allontanarli. Tra i lavoratori la richiesta che arriva sempre più forte a Fim, Fiom e Uilm è quella di cercare momenti e sintesi unitarie perché uniti si è "più forti".

Il tema delle regole diventa quindi inevitabile. Ma le regole sono tali se garantiscono il pluralismo e sono in grado effettivamente di misurare ciò che accade. Il nostro giudizio è che il referendum continua ad essere uno strumento che non è in grado di rispondere alle due esigenze sopra esposte perché: non è in grado di toccare il 50% dei lavoratori, perché i tempi della consultazione non sarebbero compatibili con i tempi della trattativa, perché non si possono determinare le garanzie di una corretta informazione, perché in caso di esito negativo non è in grado di indicare a chi dovrà essere dato il mandato per riprendere la trattativa e quali possono essere i margini per una possibile soluzione, ecc¼ .

Non a caso, l'abbiamo detto più volte, nessuna categoria sindacale (anche della CGIL), sia in Italia che in Europa lo utilizza. Occorre quindi il coraggio di assumersi le proprie responsabilità sapendo che attendere soluzioni da altri rischia ancora una volta di essere troppo tardi. La soluzione può arrivare solo se si guarda avanti, rispettosi di tutte le opinioni, alla ricerca di nuovi strumenti.

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Ritocchi alla legge sugli orari di lavoro

Lo scorso anno, in applicazione di direttive comunitarie, il Governo ha approvato il decreto n. 66 dell'8 aprile 2003. L'elemento principale richiesto per anni dalla Cisl è l'adeguamento della legge alla contrattazione che fissa in 40 ore l'orario normale di lavoro settimanale. Vigeva precedentemente il decreto regio del 1923 che prevedeva una durata di lavoro ordinario massima di 8 ore al giorno o 48 ore settimanali. Il decreto del 2003 stabiliva che la durata massima dell'orario di lavoro settimanale è di 48 ore compreso lo straordinario. Tale decreto ha regolamentato una serie di altri aspetti che riassumiamo brevemente peri capire dove si inseriscono le modifiche previste dal nuovo decreto emanato il 19 luglio 2004 n.213.

Lavoro straordinario: in caso di superamento delle 48 ore settimanali, il datore di lavoro è obbligato a darne informazione alla Direzione Provinciale del Lavoro.

Riposo giornaliero: il lavoratore ha diritto ad almeno 11 ore di riposo consecutivo ogni 24 ore.

Pause intermedie: è obbligatorio effettuare una pausa per gli orari giornalieri oltre le 6 ore.

Riposo settimanale: il lavoratore ha diritto ad almeno 24 ore consecutive di riposo settimanale, di regola in coincidenza con la domenica, da cumulare con il riposo giornaliero.

Ferie annuali: stabilisce il principio di non rinunciabilità del godimento effettivo, salvo in caso di risoluzione del rapporto di lavoro. Inoltre è prevista l'effettuazione entro l'anno di maturazione.

Lavoro notturno: definizione e limiti, con divieto per le lavoratrici dall'accertamento dello stato di gravidanza fino al compimento di un anno di età del bambino e la non obbligatorietà per le lavoratrici madri fino a tre anni di età del bambino, o in alternativa, il padre convivente; per i casi di unico genitore affidatario di figli conviventi fino a 12 anni, o per chi ha a proprio carico una persona disabile ai sensi della legge 104.

Le modifiche del decreto 213 riguardano, oltre alla definizione delle categorie di lavoratori esclusi dall'applicazione della legge 66 (Forze di polizia ecc.) e alle sanzioni previste per le violazioni, la normativa delle ferie annuali.

Il decreto 66 del 2003 prevedeva che le 4 settimane di ferie dovessero essere effettuate nell'anno della maturazione, dando origine a due problematiche:

- il periodo di godimento previsto dagli accordi sindacali stabilisce termini ben oltre l'anno di maturazione

- nel caso di impossibilità di godimento entro il termine previsto, che succede? Annullamento, trascinamento, pagamento al termine del rapporto di lavoro?

Diciamo subito che il recente decreto non ha sciolto questi ultimi dubbi, quantomeno ha modificato le prescrizioni nel senso da noi indicato stabilendo che 2 delle 4 settimane devono essere effettuate nell'arco dell'anno di godimento, e in modo consecutivo se richiesto dal lavoratore, le restanti 2 nei 18 mesi successivi al termine dell'anno di maturazione. Quindi sono state ampliate considerevolmente le premesse per facilitare il godimento effettivo, dando indicazioni precise e attendibili. Avremmo preferito lasciare questi aspetti alla contrattazione, in cui si tiene conto delle specificità aziendali e dei desideri dei lavoratori, ma si ripropone l'ennesimo dilemma tra leggi e contratti dove noi continuiamo a preferire la contrattazione.

Almeno oggi le condizioni sono un po' più chiare dello scorso anno, quando la legge 66 provocò lo scompiglio e le più disparate interpretazioni che non hanno certo favorito la gestione dei calendari annui aziendali.

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Finalmente firmato il Contratto Nazionale dei metalmeccanici artigiani

Vedi tabella

Fim, Fiom, Uilm e la associazioni imprenditoriali artigiane Confartigianato, Cna, Casa e Claai hanno firmato il 23 luglio l'accordo per il rinnovo della parte economica del contratto collettivo nazionale degli artigiani metalmeccanici, dell'autoriparazione e dell'installazione di impianti.

Il rinnovo salariale, che interessa 600.000 lavoratori di oltre 200.000 imprese artigiane, è stato concluso in attuazione di quanto previsto dall'Accordo Interconfederale 17 Marzo 2004, per l'artigianato (accordo-quadro sulla riforma del sistema contrattuale pubblicato su Informazione n° 142).

L'intesa raggiunta il 23 Luglio, dopo l'accordo transitorio del 15 Gennaio 2003, copre completamente, almeno dal punto di vista salariale una vacanza contrattuale che durava dal 30 giugno 2000, data di scadenza del precedente contratto normativo ed economico.

L'accordo va nella direzione di un rilancio delle relazioni industriali nell'artigianato, tutela il potere d'acquisto dei lavoratori metalmeccanici e apre la strada agli accordi di secondo livello in ogni Regione ( in Lombardia si stà già trattando per il rinnovo del premio regionale).

L'accordo prevede, a copertura del periodo 1° Aprile 2002 – 31 Dicembre 2004, un aumento salariale al IV livello di 71,88 euro lordi mensili distribuiti in due tranches: il 60% con decorrenza 1° luglio 2004, il restante 40% con decorrenza 1° gennaio 2005 e la definizione di una somma una tantum, pari a euro 440.

L'indennità di vacanza contrattuale cesserà di essere erogata dal 1° Luglio.

E' prevista per i lavoratori in forza alla data del 23 Luglio 2004, a integrale copertura del periodo 1.4.2002-31.7.2004, l'erogazione di una cifra Una Tantum di 440 euro, di cui 5 da versare a sostegno della previdenza integrativa del settore (finalmente parte Artifond il fondo di pensione integrativa per i lavoratori artigiani), da pagarsi in due rate, ciascuna di 220,00 euro con la retribuzione di Novembre di questo anno e con quella di Maggio dell'anno prossimo. Ai lavoratori che eventualmente cessano il rapporto di lavoro prima del Maggio 2005, l'Una tantum sarà totalmente erogata con le ultime competenze.

Gli importi saranno inoltre ridotti proporzionalmente per i casi di servizio militare, assenza facoltativa post-partum, part-time, sospensioni per mancanza di lavoro concordate.

Tale Una tantum dovrà essere proporzionata in quote mensili sulla base dei mesi o loro frazioni, in relazione alla durata del rapporto di lavoro nel periodo 1 Aprile 2002 – 30 Giugno 2004. Come sempre le frazioni di mese superiori a 15 giorni saranno considerate come mese intero.

Dai 440 Euro potranno essere detratte fino all'importo massimo di 340 euro, le cifre corrisposte a titolo di indennità di vacanza contrattuale e quelle erogate a titolo di acconto sui futuri miglioramenti contrattuali, così esplicitamente denominati in busta paga.

Ogni altro assorbimento è da ritenersi pertanto illegittimo.

Per i rapporti di lavoro iniziati successivamente al 1° Aprile 2002 anche la quota da detrarre dovrà essere proporzionata con i criteri utilizzati per la determinazione dell'Una tantum (come fu fatto con l'accordo transitorio del 2003).Tali detrazioni dovranno essere operate per il 50% sulla erogazione di Novembre 2004 e per il restante 50% su quella di Maggio 2005. E' chiaro che le aziende che non hanno erogato niente a titolo di IVC o di acconto sui futuri miglioramenti contrattuali dovranno corrispondere l'Una Tantum intera di 440 euro.

Una quota di 5 euro, destinata al sostegno di Artifond, il Fondo di previdenza dell'artigianato, sarà detratta per tutti i lavoratori dalla prima trance dell'Una tantum.

Per gli apprendisti, l'importo della Una Tantum è di 308 euro, sempre comprensivi della quota per la previdenza, da erogare in due quote di euro154,00 ciascuna, alle stesse scadenze degli operai e degli impiegati, da cui detrarre una cifra convenzionalmente determinata in 168 (84 euro per ogni erogazione) per l'IVC o gli aumenti concessi a titolo di futuri aumenti contrattuali.

Con l'accordo si chiude il contenzioso sull'I.v.c erogata sino al 30 Giugno 2004, ma sono fatte salve le diverse interpretazioni delle parti: gli artigiani determinano l'importo dell'IVC, a prescindere dal numero di anni trascorsi dalla scadenza del contratto, applicando la percentuale del 30 o del 50% solo all'inflazione programmata dell'anno in corso, mentre Fim, Fiom e Uilm e tutte le altre controparti ritengono che l'IVC vada rideterminata sommando le inflazioni programmate degli anni di vacanza contrattuale, secondo il criterio della "Scala mobile carsica".

L'intesa, sulla base dell'accordo interconfederale del 17.4.2004 che prevedeva un'inflazione del 2,5% per il 2002, 2,5% per il 2003 e del 2,3% per il 2004, ha dovuto tener conto che una parte dell'inflazione reale del 2002 era stata coperta con l'accordo transitorio del Gennaio 2003, per cui il calcolo dell'inflazione utile per il rinnovo del contratto era del 6,625%.

La percentuale del 6,82%, applicata alla paga base, alla ex contingenza, all'E.d.R di ciascun livello ha dato origine agli incrementi salariali riportati nelle tabelle, che saranno pagati in 2 trance, di cui la prima è pari al 60% dell'importo complessivo dell'aumento.

Le vicende complicate che hanno caratterizzato questo rinnovo contrattuale consigliano di far controllare la buste paga dai responsabili sindacali onde evitare, a causa delle diverse interpretazioni sulle indennità di vacanza contrattuali che in sede di conguaglio vengano "commessi errori".

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Scambio Culturale

Nell'ambito del progetto formazione, la FIM ha organizzato uno scambio culturale con giovani rappresentanti ungheresi. Il primo incontro si è svolto ad Amelia (in provincia di Terni), nel magnifico Romitorio di cui è proprietaria la nostra organizzazione. I partecipanti al progetto erano tre giovani rappresentanti magiari ed il segretario nazionale del VASAS (nome del sindacato ungherese), mentre per la FIM vi erano presenti 12 giovani (tra delegati e coordinatori) provenienti da regioni italiane diverse e Marco Fontana, coordinatore nazionale giovani.

Questa prima parte del progetto è durata tre giorni nei quali si sono affrontati argomenti come il proselitismo, contrattazione e il mercato del lavoro. Si è cercato di evidenziare le differenze ed analizzare i problemi e le soluzioni esistenti nei due paesi che hanno una struttura sociale completamente diversa. Per aiutare e stimolare il nostro lavoro sono stati invitati ad un confronto il Segr. Nazionale FIM Toni Zorzi e il Presidente dell'ISCOS Gianni Italia. L'evento si è svolto in un'atmosfera fantastica con momenti di serio e duro lavoro ma anche ricco di parentesi divertenti e di vera fraternità. Uno dei pochi ostacoli presenti era la lingua ma, grazie alla presenza di una bravissima interprete e ad un nostro splendido inglese "maccheronico", siamo riuscito a superarlo.

La questione che è emersa immediatamente e che ha accompagnato tutte le nostre considerazioni, è che l'Ungheria è in piena lotta sociale e sta vivendo la stessa situazione che vi era in Italia negli anni sessanta/settanta. Poiché l'Ungheria il 1° Maggio entrerà nella Comunità Europea si sono evidenziate le situazioni negative e positive che dovrà affrontare partendo dall'esperienza del nostro paese. Analizzando a posteriori questa esperienza, ho apprezzato l'opportunità di conoscere realtà socio-lavorative diverse, non solo tra paesi differenti ma anche tra noi giovani italiani che non nasciamo e cresciamo nella stessa regione. Queste differenze hanno portato delle complicazioni alle nostre analisi, ma anche un grande stimolo per la nostra crescita sindacale. Ora il progetto proseguirà con la nostra visita in Ungheria nel prossimo mese di Maggio.

Massimo Chierichetti

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Nuovo accordo per l'esenzione dei tickets sanitari

Con la delibera del 30 luglio 2004 la Giunta regionale ha recepito l'intesa con il Sindacato sull'abolizione dei tickets farmaceutici a carico dei portatori di malattie croniche. La vertenza contrattuale aperta con la Regione Lombardia ha prodotto i primi risultati modificando in parte le decisioni assunte nel 2002.

Il 12 dicembre 2002 infatti, la giunta Regionale ripristinava i Tickets sanitari, intervenendo sui farmaci con la richiesta di euro 2,00 per ogni confezione. Il 10 Marzo 2003, dopo scioperi e manifestazioni, la Regione riduceva il Ticket sui farmaci per ammalati cronici al 50% passando da 2,00 euro a 1,00 euro per confezione. Il 25 Novembre 2003 dopo altre trattative si concordava la esenzione dai Ticket sui farmaci per pensionati e lavoratori disoccupati, cassaintegrati o in mobilità, al di sotto di determinati redditi. Il 30 Luglio 2004, dopo ulteriori iniziative di lotta si è concordato di fatto l'abolizione dei Ticket per gli ammalati cronici, anche se resta prevista una soglia di reddito per l'esenzione. La nuova legge prevede:

UN'AREA DI TOTALE COMPARTECIPAZIONE

Tutti i cittadini che non abbiano condizioni per compartecipazione o diritto alle esenzioni pagheranno un ticket di euro 2.00 per una confezione.

UN'AREA DI PARZIALE COMPARTECIPAZIONE

- I cittadini esenti per patologia, malattie rare, croniche e invalidanti solo se con reddito annuo complessivo superiore a euro 46.600,00 incrementato in funzione della composizione del nucleo familiare pagheranno un ticket di euro 1,00 per confezione.

- Gli invalidi civili con percentuale superiore ai 2/3 o con assegno di accompagnamento pagheranno un tiket di euro 2 per 2 confezioni.

- Gli invalidi del lavoro con percentuale superiore ai 2/3 pagheranno un tiket di euro 3,00 per 3 confezioni.

AREA DI ESENZIONE (nessun ticket è dovuto)

- Per condizioni : Invalidi civili al 100%, invalidi del lavoro di 1^ categoria (invalidità da 80 al 100%), invalidi civili minori 18 anni con indennità di frequenza, infortunati sul lavoro per il periodo di durata dell'infortunio e affetti da malattie professionali per patologie correlate, i trapiantati d'organo con reddito familiare riferito all'anno 2002 non

superiore a euro 36.151,98 danneggiati da vaccinazioni, obbligatorie, trasfusioni, somministrazioni di emoderivati, vittime del terrorismo, detenuti, ciechi e sordomuti, invalidi di guerra titolari di pensione vitalizia.

- Per reddito : Titolari di pensione sociali, titolari di pensioni e familiari a carico purchè appartenenti ad un nucleo familiare con reddito complessivo, riferito al 2002, non superiore euro 8.263,31, incrementato fino a euro 11.363,05 in presenza del coniuge ed in ragione di ulteriori euro 516,45 per ogni figlio a carico (ivi compresi i titolari di pensioni al minimo ),disoccupati, lavoratori in mobilità, in Cassa Integrazione straordinaria e familiari a carico.

- Per cronicità : I pazienti esenti per patologia o condizione, per i farmaci correlati alla propria patologia e le categorie affette da malattie rare ( dms 279/2001), appartenenti a nucleo familiare con reddito complessivo, riferito all'anno precedente non superiore a:

Euro 46.600,00 per nucleo familiare di 1 persona

Euro 73.162,00 per nucleo familiare di 2 persone

Euro 95.064,00 per nucleo familiare di 3 persone

Euro 114.636,00 per nucleo familiare di 4 persone

Euro 132.810,00 per nucleo familiare di 5 persone

Per ottenere l'esenzione dai Ticket sui farmaci rimangono in vigore le attuali norme che prevedono la necessità di recarsi presso l'ASL per la compilazione del modello di autocertificazione e il ritiro del TESSERINO che darà diritto all'esenzione.

Per i nuovi esenti, cioè per gli ammalati cronici al di sotto di euro 46.600,00 di reddito annuo, questa procedura non è necessaria. Per semplificare e rendere più agevoli le procedure per questi nuovi esenti la Regione invierà a domicilio entro il 15 Settembre 2004 a tutti gli ammalati cronici una lettera personale di spiegazione e un modulo di autocertificazione, contenente un Tesserino provvisorio da staccare, valido per 7 mesi ai fini dell'esenzione. Entro il 30 Aprile 2005 l'ASL di riferimento provvederà ad inviare il TESSERINO DEFINITIVO,dopo che saranno stati effettuati i necessari controlli.

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  In Aermacchi si torna a volare

Importante intesa sindacale nell'azienda aeronautica

Nel tardo pomeriggio del 29 settembre, presso le sede dell'Associazione degli Industriali di Varese, la RSU dell'Aermacchi, insieme a FIM CISL, FIOM CGIL e UILM UIL provinciali, ha raggiunto, al termine di una vertenza durata sei mesi, un'ipotesi di intesa con la Direzione dell'Aermacchi per il rinnovo dell'accordo integrativo aziendale, intesa approvata poi al termine delle assemblee dai lavoratori il giorno successivo.

Il valore aggiunto di questo accordo è senz'altro l'essere riusciti a portare a termine il negoziato unitariamente, trovando la sintesi delle diverse posizioni e farle convergere su un buon risultato che, come abbiamo detto, è stato apprezzato dai lavoratori.

Le questioni che il sindacato aveva inserito nella piattaforma rivendicativa hanno trovato un ampio riscontro nell'intesa raggiunta. Essi riguardano, oltre naturalmente alla questione salariale, diversi ed importanti aspetti della vita dei lavoratori, dalle prospettive aziendali alle condizioni di lavoro, dai part-time alla formazione, dalla professionalità ai servizi aziendali.

L'accordo, che è stato raggiunto anche grazie al sostegno dei lavoratori che nei giorni scorsi hanno aderito alle iniziative di mobilitazione sindacale, conferma e rilancia il ruolo attivo della RSU e dei lavoratori nella gestione del meccanismo alla base del Premio di Risultato (PdR), che, a partire dai 1.300euro del primo anno di vigenza dell'accordo, a regime potrà erogare 2.300 euro annui pro capite. È il risultato più elevato per un accordo sindacale della nostra provincia e del comparto aeronautico, a testimonianza anche dell'ambizioso obiettivo di sviluppo che Aermacchi ha illustra

to alle Organizzazioni Sindacali e alla RSU negli scorsi mesi. La struttura del PdR prevede un 50% legato a parametri di redditività mentre la restante metà è collegato a parametri di efficienza ed efficacia specifici per i settori produttivi e tecnici, con una verifica annuale dell'andamento e la possibilità di correggere i parametri per rispondere a cambiamenti congiunturali o strategici.

È stato definito anche il PdR relativo al 2003 che è stato fissato in 650 euro, cifra raggiunta al termine della complessa trattativa che ha visto la RSU e le segreterie provinciali di FIM FIOM UILM impegnate in una non stop di due giorni che ha permesso di definire un'intesa anche sul versante salariale più che soddisfacente.

L'accordo tocca alcuni argomenti strategici per l'azienda, come l'occupazione e la formazione, confermando sia l'attuale numero di occupati, 1800 persone, che la ricerca di uno sviluppo delle competenze e delle professionalità dei dipendenti. La formazione, su cui già oggi Aermacchi investe in maniera rilevante, trova riconferma come principale strumento per la valorizzazione delle persone in azienda, anche attraverso iniziative che si avvalgano delle diverse opportunità e potenzialità formative del nostro territorio, la famosa "Provincia con le ali".

Per quanto ci riguarda, alla formazione e al conseguente sviluppo professionale abbiamo sempre assegnato il compito di principale garanzia di occupabilità, vera assicurazione contro i rischi di rimanere senza lavoro. D'altra parte l'attuale fase di crescita dell'Aermacchi non è frutto del caso o della fortuna di un imprenditore ma di una serie di investimenti, anche pubblici, in ricerca e sviluppo, dell'utilizzo di nuove tecnologie e della crescita e valorizzazione delle persone occupate in azienda e nell'indotto.

Nell'accordo il sindacato ha ottenuto che anche le richieste di maggior formazione che vengono dai dipendenti verranno considerate per garantire l'acceso agli strumenti formativi concordati. La conoscenza delle lingue e delle tecniche informatiche, ad esempio, hanno oggi un impatto non solo sulle professioni impiegatizie, ma sempre più spesso sono necessarie anche nelle funzioni operaie. Avere accesso ai percorsi formativi può quindi essere vincente per la propria posizione e quindi per l'avanzamento professionale. Inoltre tutte le attività formative svolte verranno attestate dall'azienda attraverso una dichiarazione rilasciata al lavoratore.

Un altro argomento, legato alla crescita professionale, è il riconoscimento della maggiore professionalità conseguita dai lavoratori, che in Aermacchi è già stata oggetto di un accordo siglato con RSU e FIM FIOM UILM del dicembre 1999, che introduceva un innovativo sistema di lettura della professionalità. Questa intesa, da più parti criticata, viene oggi non solo riconfermata nella sua validità rivalutando la quota salariale aggiuntiva legata a questo capitolo, ma addirittura rilanciata prevedendo l'avvio di un sistema di valutazione delle prestazioni individuali, strumento con il quale si potrà riconoscere completamente le maggiori capacità professionali all'interno di un sistema la cui equità e trasparenza sarà garantita dai criteri di valutazione condivisi con la RSU.

L'accordo ha anche una sua dimensione sociale, prevedendo un permesso per la cura di genitori anziani non autosufficienti e, per quanto riguarda l'assistenza ai figli, l'impegno a ricercare nel territorio delle strutture pubbliche come asili nido o altro con le quali stipulare delle convenzioni di servizio.

Possiamo quindi dire che in questo accordo le idee e le scelte della FIM vengono riproposte con forza in un contesto unitario che, come dicevamo in premessa, ha saputo cogliere anche le giuste esigenze di riconoscimento salariale che vengono da noi evidenziate nel dibattito iniziato per il rinnovo del nostro sistema contrattuale. Anche le questioni legate alla democrazia sono state affrontate con intelligenza e rispetto reciproco all'interno della RSU e tra le organizzazioni sindacali. Segno che ai lavoratori, più che le battaglie ideologiche, interessa che il sindacato sappia trovare le soluzioni adeguate e che si assuma la responsabilità di portare avanti con coerenza le idee e le rivendicazioni più giuste e condivise.

Graziano Resteghini

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Aziende che chiudono...

Anche il Gallaratese in crisi

Tra fine settembre e l'inizio di ottobre cessano l'attività e licenziano tutti i dipendenti due aziende della zona: Fulgor Bilance ed Elektrosuisse.

La prima è un'azienda di Cavaria, del settore bilance, con sette dipendenti, la cui situazione si è aggravata negli ultimi due anni: la diminuzione degli ordini in un settore in forte crisi e la mancanza di prospettive hanno determinato questa decisione.

L'Elektrosuisse di Gallarate, azienda conosciuta a livello internazionale, attualmente con 18 dipendenti, produceva gruppi refrigeranti e frigobar. Un mercato, quello turistico/alberghiero, che ha subito un drastico calo negli ultimi anni, portando i volumi produttivi dell'azienda su livelli non più competitivi.

Mentre per i dipendenti della Elektro

suisse è stata chiesta la mobilità (e la relativa indennità), per quelli della Fulgor bilance, essendo inferiore ai 16 dipendenti, questo istituito non è previsto e per loro non rimane altro che la disoccupazione e l'iscrizione alle liste di mobilità, ma senza indennità.

Entrambe le aziende hanno comunicato al sindacato che porteranno i libri in Tribunale entro il mese di ottobre.

Inoltre per gli oramai (ex) dipendenti di entrambe le aziende si dovrà organizzare con l'ufficio vertenze il recupero delle mensilità non corrisposte, i diritti maturati nell'anno in corso e il TFR e si tratta di una cifra economica consistente, spesso l'anzianità presso l'azienda supera i 20 anni.

Per la Fim è una perdita di iscritti (6 in Furgor e 7 in Elektrosuisse) presso due aziende con una lunga tradizione sindacale.

Nello stesso periodo, è iniziata la procedura di riduzione di personale da parte della Nuova Stic soc. coop. di Somma Lombardo che prevedeva il licenziamento di 4 unità (dipendenti) e il proseguo dell'incerta attività per i soci della cooperativa.

Tale decisione, aggravata nell'ultimo anno, è conseguenza di una forte contrazione degli ordini in atto da almeno un paio d'anni.

Queste sono tre piccole realtà che chiudono e inserite in un territorio che sta utilizzando in misura consistente cig, mobilità e non sostituzione del tour-over , da un'idea delle difficoltà del settore metalmeccanico.

Rinaldo Franzetti

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UNA PETIZIONE PER LA TUTELA DEGLI INQUILINI

CGIL-CISL-UIL unitamente alle organizzazioni sindacali degli inquilini SUNIA-SICET-UNIAT hanno lanciato una raccolta di firme per sollecitare il Governo ed il Parlamento affinché si assumano la responsabilità di affrontare il problema delle abitazioni in affitto, che sta diventando sempre più grave a seguito della continua crescita dei canoni di locazione e dei costi relativi all'uso del bene casa, mettendo famiglie di lavoratori, pensionati e cittadini extracomunitari nella condizione di non poter far fronte al pagamento di quanto richiesto.

L'iniziativa punta a sollecitare il Governo a ripensare una nuova politica abitativa che intervenga principalmente sui seguenti punti :

- sviluppo dell'edilizia sociale in affitto destinando a tal fine almeno 1 miliardo di euro annui, a fronte del fatto che attualmente i residui della contribuzione ex Gescal stanno per essere esauriti e che il soddisfacimento delle richieste di alloggi a canone sociale e' inferiore al 10%;

- modifica della legge 431 del 1998 per portare l'intero settore al "canale contrattato", eliminando il "canale libero", ed articolando la contrattazione collettiva su due livelli : uno nazionale che definisca una fascia di oscillazione dei canoni tenendo conto della necessita' di attivare un serio controllo pubblico sulle dinamiche dei prezzi degli affitti ed uno di carattere territoriale che tenga presente lo stato di manutenzione dell'alloggio, la sua ubicazione e la presenza dei servizi sul territorio;

- incremento ad almeno 500 milioni di euro annui del fondo di sostegno all'affitto che le ultime finanziarie hanno invece ridotto del 46% rispetto all'iniziale stanziamento di circa 300 milioni di euro;

- utilizzo della leva fiscale per sostenere le politiche di intervento pubblico e per agevolare la contrattazione fra le parti ed il rilancio del mercato dell'affitto.

L'obiettivo delle Organizzazioni Sindacali è di raccogliere 1 milione di firme a livello nazionale e Varese non si deve sottrarre a tale impegno considerando che il problema della casa in affitto e' presente in maniera considerevole nella provincia soprattutto per le famiglie a basso reddito.

E' opportuno pertanto che tutti i cittadini si mobilitino per la riuscita dell'iniziativa magari organizzando raccolte di firme anche nei luoghi di lavoro. I moduli per la sottoscrizione della petizione si possono ritirare nelle sedi sindacali.

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ADICONSUM SI MOBILITA CONTRO IL CAROVITA

La caduta dei consumi ha convinto anche i più liberisti che i prezzi in libertà portano a  fenomeni speculativi in assenza di una vera concorrenza. È ciò che è avvenuto nel nostro Paese suscitando continue e ripetute denunce da parte dei consumatori e un marcato immobilismo da parte del Governo. 

Adiconsum (l'associazione dei consumatori della Cisl) insieme ad altre otto associazioni di consumatori intende richiamare il Governo ad un maggior impegno a contrastare gli aumenti speculativi.

Al governo si chiede:

una riduzione di 5 centesimi del gasolio e della benzina per evitare una nuova ondata di inflazione ;

l'apertura di nuovi distributori presso i grandi supermercati per creare una effettiva concorrenza;

una tariffa elettrica bioraria per rendere possibile alle famiglie una tariffa scontata nelle ore notturne e nei week-end;

accordi con la grande distribuzione e le imprese di servizio per il congelamento dei prezzi e delle tariffe almeno fino ad aprile/giugno 2005;

aiuti alle famiglie disagiate e interventi per contrastare gli aumenti speculativi del mercato libero degli affitti e favorire l'acquisto della casa per le coppie giovani;

superamento dei tariffari professionali che hanno determinato aumenti del 20-30%;

di portare in detrazione sulla dichiarazione dei redditi le spese per i libri di testo;

impedire ulteriori aumenti di tasse indirette e tiket con una più efficace lotta all'evasione.

Contestualmente a tale iniziativa Adiconsum sta organizzando incontri con i prefetti e con i sindaci per costruire accordi di contenimento di prezzi e tariffe. Si invitano comunque tutti i cittadini a denunciare all'osservatorio prezzi del Comune coloro che hanno attuato aumenti speculativi.

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La riforma delle Pensioni

Con l'approvazione definitiva della legge delega sulle pensioni si conclude un lungo iter che ha impegnato il dibattito politico e sindacale degli ultimi anni. Il nostro giudizio sull'impianto complessivo della manovra è di forte critica e su alcuni specifici punti, di completo dissenso. Al contempo non abbiamo nascosto gli aspetti positivi contenuti nel provvedimento.

Nel corso dell'iter parlamentare infatti numerose e notevoli sono state le modifiche apportate al testo iniziale. Ricordiamo: in positivo, la soppressione delle norme sulla decontribuzione e sulla novazione del rapporto di lavoro in caso di opzione del lavoratore per gli incentivi alla prosecuzione del rapporto di lavoro, nonché la introduzione della formula del silenzio/assenso ai fini del trasferimento dei TFR ai fondi pensione; in negativo, la modifica dei requisiti di accesso al pensionamento di anzianità e la introduzione di nuove regole per i pensionamenti con il sistema contributivo, nonché la equiparazione, ai fini fiscali, delle forme di previdenza complementari individuali a quelle collettive.

La decisione del Governo di imprimere un'accelerazione al dibattito parlamentare, addirittura ricorrendo al voto di fiducia è stata quindi una scelta sbagliata e grave.

Sbagliata perché la svolta impressa lo scorso autunno, con la decisione di rendere obbligatorio l'aumento dell'età pensionabile, é stata dettata più da ragioni dovute all'esposizione debitoria pubblica che non ad una effettiva emergenza dei conti previdenziali.

Delle due l'una: o i conti del bilancio pubblico e previdenziale non sono finanziariamente sostenibili (ma allora non è comprensibile il differimento della riforma a partire dal 2008), oppure l'equilibrio finanziario previdenziale è oggi sostenibile mentre potrebbe non esserlo nel medio-lungo periodo, rendendo necessaria l'adozione di misure di controtendenza (ma allora perché tutta questa fretta).

Il Governo poteva aspettare la prevista verifica del 2005.

Questa riforma é grave perché addotta, in contrasto culturale con le tendenze sociali contemporanee, soluzioni troppo rigide sull'età di pensionamento, che intervengono obbligatoriamente sulla vita dei singoli cittadini.

E' grave, inoltre, perché ha lasciato scoperte le giovani generazioni ad un destino previdenziale precario ed instabile, prova ne sia il rifiuto a definire un percorso destinato ad equiparare i contributi previdenziali tra tutte le diverse categorie di lavoratori.

E' grave, infine, perché parifica del tutto le forme pensionistiche collettive a quelle individuali, riducendo così l'efficacia che la previdenza complementare deve avere come seconda gamba previdenziale.

L'obbiettivo di assicurare una pensione dignitosa a tutti i lavoratori si raggiunge affiancando alla previdenza pubblica obbligatoria quella complementare, ma collettiva e negoziata. Si tratta di una operazione dagli alti contenuti di solidarietà e di equità sociale e non di una semplice gestione del risparmio individuale. Alcuni ordini del giorno approvati alla Camera contengono raccomandazioni più favorevoli alla nostra impostazione. Ne terremo conto nei negoziati che si apriranno a settembre per la stesura dei decreti delegati.

Riportiamo una prima sintesi delle principali norme contenute nel provvedimento.

A. Certificazione del diritto al conseguimento della pensione

Il lavoratore che abbia maturato entro il 31 dicembre 2007 i requisiti di età e di anzianità contributiva previsti dalla normativa vigente prima della data di entrata in vigore della legge sia per l'accesso al pensionamento di vecchiaia (20 anni di contributi con 60 anni di età per le donne e 65 per gli uomini) o di anzianità (35 anni di anzianità contributiva e 57 di età anagrafica), nonché per l'accesso alla pensione unica di vecchiaia con il sistema contributivo (flessibilità età pensionabile da 57 a 65 anni con 5 anni di contribuzione effettiva), consegue il diritto alla prestazione pensionistica e può chiedere la certificazione di tale diritto all'Ente previdenziale di appartenenza.

Il lavoratore può liberamente esercitare il diritto alla prestazione pensionistica in qualsiasi momento successivo alla data di maturazione di detti requisiti, a prescindere da eventuali modifiche della normativa successive alla certificazione stessa.

B. Incentivi al posticipo del pensionamento di anzianità

In collegamento con la disposizione precedente, per il quadriennio 2004-2007 i lavoratori dipendenti del settore privato potranno certificare i requisiti richiesti per la pensione di anzianità e optare per un sistema incentivante.

Per coloro che optano per gli incentivi (la scelta di optare per l'incentivazione spetta al lavoratore e l'azienda non può rifiutarla se non per validi motivi) viene meno qualsiasi obbligo assicurativo ai fini pensionistici, ed i contributi non versati agli enti previdenziali (generalmente il 32,70% tra aliquota a carico del datore di lavoro e del lavoratore) sono corrisposti interamente in busta paga al lavoratore, senza alcuna trattenuta ai fini IRPEF. Il trattamento pensionistico è congelato alla data dell'opzione, salvo le rivalutazioni automatiche al costo della vita per il periodo di posticipo del pensionamento.

C. Principi e criteri direttivi della delega in materia di previdenza obbligatoria

Si elencano i principi ed i criteri direttivi ai quali il Governo deve attenersi nella attuazione delle deleghe in materia di previdenza obbligatoria, tramite i relativi decreti legislativi da adottare entro un anno dall'entrata in vigore della legge:

- liberalizzazione età pensionabile, ossia prosecuzione dell'attività lavorativa anche dopo aver conseguito i requisiti per il pensionamento di vecchiaia, con i medesimi incentivi previsti per le pensioni di anzianità;

- ampliamento del processo di separazione previdenza/assistenza;

- ridefinizione della disciplina della totalizzazione dei periodi assicurativi;

- possibilità della prosecuzione volontaria per gli iscritti alla gestione separata in altre forme di previdenza obbligatoria;

- istituzione del contributo di solidarietà del 4%, per il periodo 2007-2015, non deducibile dall'imposta sul reddito delle persone fisiche, sui trattamenti pensionistici di importo elevato corrisposti da enti gestori di forme di previdenza obbligatoria (per il periodo 2004-2006 la legge finanziaria per l'anno 2004 ha stabilito un contributo di solidarietà del 3%);

- nuova disciplina dei supplementi di pensione;

- eliminazione di sperequazioni tra le varie gestioni pensionistiche nel calcolo della pensione.

- previsione di forme di contribuzione figurativa per i soggetti che presentano situazioni di disabilità;

- ampliamento della possibilità di cumulo pensioni di anzianità / redditi da lavoro

- emersione del lavoro sommerso dei pensionati;

- agevolare l'utilizzo dei contratti di lavoro a tempo parziale;

- individuazione di forme di tutela atte a garantire la correttezza dei dati contributivi e previdenziali concernente il personale dipendente dalle Pubbliche Amministrazioni.

D. Principi e criteri direttivi della delega in materia di previdenza complementare

Con uno o più decreti legislativi, da adottare entro un anno dall'entrata in vigore della legge il Governo dovrà adottare provvedimenti che mirano ad incrementare l'entità dei flussi di finanziamento alle forme pensionistiche complementari, nonché a ridefinire la disciplina fiscale della previdenza complementare ed a perfezionare la unitarietà e la omogeneità del sistema di vigilanza.

I principi ed i criteri direttivi della legge, a cui si deve attenere il Governo nella predisposizione dei decreti delegati, mirano ad adottare misure atte ad incrementare l'entità dei flussi di finanziamento alle forme pensionistiche complementari, collettive ed individuali, con contestuale incentivazione di nuova occupazione con carattere di stabilità. A tal fine è previsto:

- il conferimento del TFR maturando alle forme pensionistiche complementari;

- la individuazione di forme tacite di conferimento del TFR ai fondi pensione collettivi (fondi chiusi e fondi aperti istituiti su base contrattuale collettiva) o ai fondi promossi e istituiti dalle regioni, in caso di mancato pronunciamento del lavoratore entro sei mesi dall'approvazione del relativo decreto delegato o dall'assunzione, se successiva;

- la possibilità per il lavoratore di destinare il contributo del datore di lavoro a qualsiasi forma pensionistica complementare;

- la eliminazione di ostacoli che si frappongono alla libera adesione e circolazione dei lavoratori all'interno della previdenza complementare;

- la rimozione dei vincoli che differenziano, all'atto della prima adesione, i fondi di previdenza complementari collettivi e negoziali ed i fondi aperti;

- la costituzione, presso enti di previdenza obbligatoria, di forme pensionistiche alle quali destinare in via residuale quote di TFR non altrimenti devolute;

- la subordinazione del conferimento del TFR ai fondi pensione, sia con le modalità del silenzio assenso che delle forme tacite di conferimento, all'assenza di oneri per le imprese, attraverso l'individuazione: 1) delle necessarie compensazioni in termini di facilità di accesso al credito, in particolare per le piccole e medie imprese, 2) di equivalente riduzione del costo del lavoro e di eliminazione del contributo relativo al finanziamento del fondo di garanzia del TFR (0,20%);

- la possibilità per i fondi pensione di dotarsi di linee di investimento tali da garantire rendimenti comparabili al tasso di rivalutazione del TFR.

Alcuni principi e criteri direttivi della legge sono mirati a ridefinire la disciplina fiscale della previdenza complementare introdotta dal Dlgs. 18\02\00, n 47. Le finalità sono quelle di:

- ampliare, anche con riferimento ai lavoratori dipendenti e ai soggetti titolari delle piccole e medie imprese, la deducibilità fiscale della contribuzione alle forme pensionistiche complementari, collettive e individuali;

- superare il condizionamento fiscale nell'esercizio della facoltà di chiedere la liquidazione della prestazione pensionistica complementare in capitale secondo il valore attuale, per un importo non superiore al 50% dell'importo maturato, salvo che l'importo annuo della prestazione pensionistica in forma periodica risulti di ammontare inferiore al 50% dell'assegno sociale;

- rivedere la tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche, rendendone più favorevole il trattamento in ragione della finalità pensionistica.

Alcuni principi e criteri direttivi della legge mirano a perfezionare l'unitarietà e l'omogeneità del sistema di vigilanza sull'intero settore della previdenza complementare, con riferimento a tutte le forme pensionistiche collettive e individuali previste dall'ordinamento, nonché a semplificarne le procedure amministrative.

E. Misure a garanzia della sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico obbligatorio

A decorrere dal 2008, sono state introdotte nuove regole per l'accesso ai pensionamenti di anzianità e di vecchiaia con il sistema contributivo, nonché sono state modificate le cosiddette "finestre", ossia le decorrenze delle pensioni. Dette disposizioni non si applicano alle forme pensionistiche gestite dagli enti privatizzati.

Pensionamenti di anzianità

l'accesso al pensionamento di anzianità si consegue:

- con 40 anni di anzianità contributiva a prescindere dall'età anagrafica;

- con 35 anni di anzianità contributiva, innalzando di tre anni il requisito dell'età anagrafica, che nel 2008 passa, per i lavoratori dipendenti, dagli attuali 57 a 60 anni. Tale requisito è ulteriormente aumentato a 61 anni dal 2010 ed a 62 anni dal 2014. Per i lavoratori autonomi il requisito è di un anno superiore a quello dei lavoratori dipendenti (pertanto 61 anni nel 2008, 62 anni nel 2010, 63 anni nel 2014).

- con 35 anni di contributi e 57 anni di età (58 per i lavoratori autonomi), in via sperimentale dal 2008 al 2015, ma esclusivamente per le lavoratrici che optano per una liquidazione del trattamento medesimo secondo le regole di calcolo del sistema contributivo. Entro il 31 dicembre 2015 il Governo dovrà procedere ad una verifica sui risultati della sperimentazione, al fine di una eventuale sua prosecuzione.

Le nuove norme sull'accesso al pensionamento di anzianità, previste a partire dal 2008, non si applicano:

- ai lavoratori che sono stati autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione antecedentemente alla data del 1 marzo 2004,

- alle forze di polizia, alle forze armate ed al corpo dei vigili del fuoco, nonché dei rispettivi dirigenti, il cui trattamento previdenziale continua ad essere disciplinato dalla normativa speciale vigente.

Sono confermate, sempre dal 2008, le disposizioni vigenti in materia di pensioni di anzianità per lavoratori collocati in mobilità e destinatari dei fondi di solidarietà di settore, nel limite numerico di 10.000 unità.

Sistema contributivo

l'età di accesso al pensionamento dei 57 anni è innalzata a 60 anni per le donne e 65 per gli uomini;

è consentito, inoltre, accedere al pensionamento, con il sistema contributivo, prima di dette età: 1) in possesso di 40 anni di contribuzione; 2) con 35 anni di contributi in presenza di età anagrafiche come da precedente scaletta: 60 anni dal 2008, 61 anni dal 2010, 62 anni dal 2014 (per i lavoratori autonomi sempre un anno in più).

Decorrenza delle pensioni

A decorrere dal 2008, per i lavoratori che accedono al pensionamento prima dei 65 anni per gli uomini e dei 60 anni per le donne, una volta maturato i requisiti, le decorrenze sono spostate in avanti rispetto alle attuali "finestre", e ciò riguarda sia i lavoratori dipendenti che i lavoratori autonomi.

Inoltre, le fuoriuscite, ossia le finestre, dalle attuali quattro (1 gennaio, 1 aprile, 1 luglio, 1 ottobre) diventano due, con decorrenza 1 gennaio e 1 luglio.

Lavoratori dipendenti

Se maturano i requisiti nei primi due trimestri, ossia entro il 30 giugno, accedono alla pensione con decorrenza 1 gennaio dell'anno successivo con età pari o superiore a 57 anni, in caso contrario dal 1 luglio dell'anno successivo;

se maturano i requisiti entro il quarto trimestre, ossia entro il 31 dicembre, accedono al pensionamento con decorrenza 1 luglio dell'anno successivo.

Lavoratori autonomi

Se maturano i requisiti entro il primo semestre dell'anno, ossia entro il 30 giugno, accedono al pensionamento dal 1 luglio dell'anno successivo;

se maturano i requisiti entro il secondo semestre, ossia entro il 31 dicembre, accedono al pensionamento con decorrenza 1 gennaio del secondo anno successivo alla data di conseguimento dei requisiti.

Per i lavoratori del comparto scuola restano confermate le attuali regole, ossia finestra unica coincidente con il 1 settembre, data di inizio dell'anno scolastico (1 novembre per le Accademie). I requisiti per il diritto a pensione possono essere maturati anche entro il 31 dicembre dello stesso anno di decorrenza della pensione.

Per i lavoratori assicurati presso la gestione separata dell'INPS (ex lavoro parasubordinato), e non iscritti ad altre forme di previdenza obbligatoria, si applicano le disposizioni riferite ai lavoratori dipendenti.

Le nuove regole in materia di decorrenza delle pensioni non si applicano a quei lavoratori che, avendo maturato entro il 31 dicembre 2007 i requisiti di età e di anzianità contributiva previsti dalla normativa vigente alla data di entrata in vigore della legge, sono in possesso della certificazione del diritto all'accesso del trattamento pensionistico di anzianità e della pensione con il sistema contributivo.

F. Casellario centrale delle posizioni previdenziali

@CORPO TESTO 1 = Viene istituito, presso l'INPS, il Casellario centrale delle posizioni previdenziali attive ai fini della raccolta, conservazione e gestione dei dati e di altre informazioni relative ai lavoratori iscritti alla Assicurazione generale obbligatoria per i lavoratori dipendenti, alle gestioni dei lavoratori autonomi, liberi professionisti e lavoratori parasubordinati, nonché agli iscritti ai regimi esclusivi, sostitutivi ed esonerativi dell'assicurazione generale obbligatoria, a qualsiasi altro regime previdenziale a carattere obbligatorio ed ai regimi facoltativi gestiti dagli enti previdenziali.

G. Testo unico in materia previdenziale

Con riferimento al regime pensionistico obbligatorio, il Governo è delegato ad adottare, entro 18 mesi dalla data di entrata in vigore della legge, un decreto legislativo concernente la predisposizione di un Testo Unico delle disposizioni legislative vigenti in materia previdenziale.

In funzione di una maggiore semplificazione e speditezza delle procedure amministrative e di una armonizzazione delle aliquote contributive, il decreto legislativo potrà modificare, correggere, ampliare e abrogare espressamente norme vigenti relative alla contribuzione, alla erogazione delle prestazioni, all'attività amministrativa e finanziaria degli enti preposti alla assicurazione obbligatoria per la invalidità, vecchiaia e superstiti e alla erogazione degli assegni sociali.

H. Riordino degli Enti pubblici di previdenza e assistenza obbligatoria

Il Governo è delegato ad adottare, entro dodici mesi dall'entrata in vigore della legge, decreti legislativi finalizzati al riordino degli enti pubblici di previdenza e assistenza obbligatoria, con l'obiettivo di perseguire l'obiettivo di una maggiore funzionalità ed efficacia dell'attività degli enti previdenziali, nonché una complessiva riduzione dei costi gestionali, senza oneri per la finanza pubblica.

I. Disposizioni varie

E' previsto, ai fini dell'elevazione dell'età media di accesso alla pensione anche ai regimi pensionistici già armonizzati, una specifica decretazione legislativa, che tenga comunque conto delle peculiarità ed esigenze dei settori di attività.

Viene modificato la composizione e le modalità organizzative e di funzionamento del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale.

E' data la possibilità agli Enti previdenziali di diritto privato di istituire, anche direttamente, forme pensionistiche complementari.

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