freccia__s.gif (396 byte)

Il numero di dicembre '04

dic 04.jpg (55101 byte)

linea_verticale.gif (64 byte)

Gli articoli
Perché siamo contrari alla manovra del governo
Richieste di CGIL CISL UIL al Governo
Contratto Nazionale Biennale
Contratto Regionale Artigiani: parte il rinnovo
Orafi e argentieri: firmato il contratto per gli artigiani 

Fondo Cometa: passa al multicomparto

Continua la stagione del ... leopardo
Natale

Acquisto della casa: nuova convenzione sui mutui

Successioni
Gestione busta paga per Colf e badanti
CCNL: …parliamo anche di virtù…(Inserto Sirena)
Come facciamo a vivere? (Inserto Sirena)
Il centenario dell’ANPAS (Inserto Sirena)
Campo giovani … mettersi in gioco! (Inserto Sirena)

                                                                                                  Perché siamo contrari alla manovra del governo

In Italia la ripresa economica rimane anemica; gli ultimi dati parlano di una crescita del PIL (prodotto interno lordo) dell'1,2% nel secondo trimestre 2004 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Nello stesso periodo i consumi delle famiglie si sono ridotti dello 0,3%. Permane un'elevata tensione sui mercati dell'energia e delle materie prime. Il petrolio ha superato i 50 dollari, molto al di là di quanto stimato da tutte le previsioni. Restano numerosi fattori critici, che rischiano di riverberarsi sull'inflazione e sui tassi di interesse. Le esportazioni italiane sono un po' migliorate, ma restano in coda rispetto agli altri paesi europei.

E' opportuno non drammatizzare la situazione, ma la nostra impressione è che la "qualità" delle politiche messe in campo non colgono l'urgenza delle sfide che abbiamo di fronte. Occorrerebbe risolvere soprattutto una questione preliminare: individuare la giusta direzione per uscire dalle difficoltà, sapendo che la posta in gioco è la qualità del futuro. Il Paese ha bisogno di una stagione nuova di sviluppo, di crescita e di profonde innovazioni; ha bisogno di essere stimolato nelle sue potenzialità. Occorrerebbe uno sforzo per rendere il Paese più competitivo con una nuova politica economica. Sarebbe necessaria una nuova politica di concertazione.

Il Governo ha proposto alle parti sociali due tavoli di confronto. Il primo sul potere d'acquisto ed il secondo sulla competitività e lo sviluppo, con implicazioni che riguardano l'innovazione, la ricerca, l'università e la scuola, la semplificazione, i fondi strutturali europei, il Mezzogiorno, le tasse. Siamo ancora in attesa dell'avvio di questi tavoli.

Intanto continua a mancare un politica coerente contro l'inflazione. Ci saremmo aspettati un intervento sul controllo del prezzo della benzina ed insieme un'intesa con i produttori per il contenimento dei margini di ricarico dei prodotti petroliferi al fine di stabilizzare i prezzi finali. Non dovrebbe sfuggire a nessuno quanto rapidamente e direttamente il prezzo della benzina si rifletta sui prezzi e sui livelli di competitività, così come sono essenziali interventi sui prodotti che più hanno contribuito ad aumentare l'inflazione (alimentari e servizi).

Il Governo, con il DPEF e poi con la manovra finanziaria, ancora una volta non ha voluto fissare un tasso d'inflazione programmata credibile. Ciò sta pesantemente interagendo sul terreno delle relazioni industriali: sottrae credibilità alle regole fino a ieri condivise sulla contrattazione, allungando i tempi dei rinnovi contrattuali lasciando i lavoratori senza contratto, finendo per pesare sul clima di fiducia delle famiglie. Si pone così con forza il tema di un'evoluzione delle regole e dei modelli contrattuali derivati dall'accordo del Luglio '93 che oggi ci costringono dentro uno schema di moderazione salariale.

Così come la decisione di fissare un tetto più o meno indifferenziato del 2% alle spese delle amministrazioni pubbliche ci sembra contraddittorio rispetto all'obiettivo dello sviluppo. La base di una politica economica mirata allo sviluppo è quella di definire i capitoli di spesa che esigono una maggiore quantità di risorse e quelli che ne richiedono una minore. Non basta dire che non si tagliano le risorse per lo stato sociale se poi mancano politiche che facciano crescere, che stimolino la competitività e lo sviluppo della nostra economia, delle nostre industrie e del turismo. Servono risorse per gli investimenti, occorre scommettere sull'innovazione, bisogna investire su nuovi bisogni sociali.

Veniamo da anni in cui la politica fiscale è stata fatta dal Governo essenzialmente attraverso i condoni. Ciò ha portato a diffondere una cultura di nuova impunità nei confronti del fisco, a cui dobbiamo in gran parte la riduzione delle entrate ordinarie. I contribuenti, quelli che potevano, sono stati rassicurati che il modo più semplice e meno costoso di pagare le tasse fosse attraverso i condoni e le sanatorie di ogni tipo e misura: un grande mercato delle "indulgenze" e delle "assoluzioni". Si è scavato più in fondo nella cultura della gente, accreditando l'idea che le tasse non sono il patto fondamentale di convivenza tra tutti i cittadini per ripartirsi le spese di una società libera e solidale, ma quasi un sinonimo di estorsione. Succede così che timide misure di riallineamento, come la riproposizione degli studi di settore, determinino la levata di scudi del lavoro autonomo e ci si stupisce alla contrarietà del Sindacato, in questo particolare momento e in questa congiuntura economica, ad un intervento generalizzato di riduzione delle tasse. I motivi sono chiari, la riforma proposta finisce per premiare i ceti più abbienti senza alcuna ricaduta sui consumi e sulla ripresa. Non comprendiamo, inoltre, la logica di un alleggerimento a livello centrale, mentre regioni ed enti locali, sono chiamati, o meglio costretti, ad aumentare imposte locali, ICI e tariffe, facendo il ruolo dei "cattivi" con i contribuenti.

Il segno più pesante dell'incoerenza rispetto agli obiettivi di sviluppo sta nel capitolo degli investimenti infrastrutturali e del Mezzogiorno. La manovra fa un grave errore nel non assumere il Mezzogiorno come snodo dell'innovazione, come occasione data al Paese per ritrovare un sentiero di sviluppo. In un progetto che coinvolga l'intera Italia, il Mezzogiorno deve essere visto come un'area di opportunità, che, disponendo di una forza lavoro giovane e scolarizzata, può far compiere a tutto il sistema un salto nella competitività. Va qui svolta una tenace azione di promozione dei fattori di localizzazione nei confronti degli investimenti produttivi, interni ed esteri, soprattutto dei comparti a più alto tasso di innovazione e di produttività relativa.

Le dichiarazioni che non ci saranno tagli alla spesa sociale non rassicurano. E' probabile infatti che attraverso il restringimento dei trasferimenti agli enti locali si operino delle pesanti restrizioni con ricadute negative sulle risorse destinate alla assistenza e al sostegno delle famiglie. Inoltre va rimarcata l'assenza di un congruo finanziamento per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, pur previsti dal patto per l'Italia del 2001.

Il nostro futuro deve poggiare sull'innovazione, la qualità, il dinamismo. Pare che ci sia oggi una più diffusa coscienza che la tendenza alla perdita delle quote di mercato non dipenda in Italia né dall'andamento delle retribuzioni, né dalla distribuzione del reddito tra salari e profitti, né dalla rigidità del lavoro. La ricetta non può essere, quindi, quella che pone al centro un secco contenimento del salario e del ruolo del lavoro in una società sempre più complessa e articolata.

La tendenza al declino dipende invece da una specializzazione produttiva difficile, troppo esposta sui prodotti maturi, alla struttura dimensionale delle imprese che non aiuta a sviluppare le innovazioni di prodotto e la conquista di nuovi mercati, alla mancata modernizzazione dei modelli organizzativi, alla carenza di infrastrutture, ai limitati investimenti in capitale umano.

La nostra valutazione è che la manovra finanziaria non dà risposte a queste richieste, sono in evidenza i soli elementi di contenimento della spesa, che tenderanno ad avere effetti depressivi, non compensati da selettivi interventi sugli investimenti e l'innovazione. Occorre prevedere che le risorse vengano destinate soprattutto ad incentivare imprese e prodotti, con tecnologie innovative, per la tutela dell'ambiente, il risparmio energetico e le energie pulite. Così come i tagli alla cooperazione internazionale inficiano la già fragile credibilità internazionale dell'Italia. La promozione del lavoro dignitoso e dei diritti fondamentali del lavoro deve diventare una priorità della spesa per la cooperazione. In questo modo, si incoraggia la concorrenza leale tra le imprese, si riducono gli impatti negativi in Italia per le altre imprese e per l'occupazione; si promuove la giustizia sociale e la stabilità dei paesi in via di sviluppo.

Va infine ridotta, la spesa militare, destinando le risorse liberate alla cooperazione internazionale, alla risoluzione pacifica dei conflitti e al servizio civile, alla riconversione dell'industria delle armi.

Freccia_alto.gif (405 byte)

CGIL CISL UIL CHIEDONO AL GOVERNO:

- La destinazione di maggiori risorse per Scuola, Università e Ricerca tese all'obiettivo della piena occupazione e di un lavoro di qualità.

- Il rafforzamento del potere d'acquisto di retribuzioni e pensioni tramite la riduzione dell'imposizione fiscale a favore dei lavoratori dipendenti, la restituzione integrale del fiscal drag, parità tra dipendenti e pensionati nella soglia della "no-tax area", specifiche detrazioni per gli ultra settantacinquenni, misure economiche per i redditi incapienti, applicazione della clausola di salvaguardia per la tassazione del TFR e restituzione di quanto indebitamente trattenuto dal 2003, a quanti hanno cessato il rapporto di lavoro.

- L'avvio di una incisiva azione per il controllo di prezzi e tariffe.

- La conclusione dei contratti di lavoro aperti nel settore pubblico e l'avvio contestuale della previdenza complementare dei dipendenti pubblici.

- Il riequilibrio dei trasferimenti tagliati agli enti locali, per evitare incrementi di tasse nei confronti dei cittadini, a partire dall'ICI e dalle tariffe dei servizi pubblici locali.

- La dotazione di infrastrutture per favorire lo sviluppo nel Sud del Paese.

- La realizzazione di una vera politica sociale attraverso: l'adeguamento reale del Fondo Sanitario Nazionale per la tutela della salute, il finanziamento del Fondo Nazionale per la non autosufficienza, il rafforzamento delle risorse per le politiche sociali al fine di garantire i livelli essenziali di assistenza, il sostegno alle politiche abitative, il finanziamento degli ammortizzatori sociali, i provvedimenti di contrasto alla povertà e alla esclusione sociale.

Freccia_alto.gif (405 byte)

CONTRATTO NAZIONALE BIENNALE

Continua il confronto alla ricerca di una piattaforma unitaria

Alla fine del mese di dicembre, scade il CCNL per la parte economica. Le segreterie di Fim-Fiom-Uilm continuano a lavorare alla ricerca di una proposta unitaria per la difesa del salario reale.

Un punto sembra ormai patrimonio di tutte le tre Organizzazioni Sindacali: la consapevolezza che sarà un rinnovo difficile e che senza una piattaforma unitaria questa volta il Contratto rischia di non farsi ed è compito degli organismi dirigenti trovare il giusto punto di equilibrio da proporre ai lavoratori.

La discussione è complicata anche dal fatto che, l'eventuale accordo non deve mettere in discussione le parti innovative conquistate con l'ultimo Contratto. Non è infatti da trascurare la possibilità che Federmeccanica, pur di facilitare un'eventuale intesa unitaria, sia disponibile a concedere qualche cosa in più sulla parte economica ma in cambio, rimandare nel tempo le questioni relative alla riforma dell'inquadramento professionale, all'ampliamento del diritto alla formazione, la definizione di regole più vincolanti sui contratti atipici. Su tali temi le specifiche commissioni stanno lavorando, finalmente anche con l'apporto della Fiom pur non essendo firmataria del Contratto. I lavori faticano ad avanzare e il rischio di non riuscire a realizzare gli impegni assunti è molto concreto.

Almeno sulle regole, pare si stia profilando la possibilità di un accordo tra Fim, Fiom e Uilm. Sembra infatti ormai delineata una proposta da sperimentare in questo rinnovo che tiene conto delle esigenze di tutte tre le Organizzazioni. La proposta dovrebbe concretizzarsi con il riconoscimento di un'Assemblea Nazionale dei delegati cui affidare il compito di decisione nella fase finale della trattativa in caso di opinioni diverse tra le Organizzazioni Sindacali. Rimarrebbe comunque la possibilità di referendum, sempre per dare il mandato alle Organizzazioni Sindacali a concludere, che potrebbe essere richiesto da una delle tre Organizzazioni Sindacali o/e dell'Assemblea Nazionale dei delegati, il cui esito però sarebbe vincolato al raggiungimento di un quorum superiore al 50%.

Più complicata è invece la discussione sull'aumento salariale. Tale complicazione è determinata anche dal fatto che, ancora una volta è venuta a mancare da parte del Governo la politica di Concertazione e quindi la fissazione degli obiettivi di inflazione per i prossimi anni. Occorre quindi lavorare sull'inflazione prevedibile. tutti gli indicatori portano a considerare come credibile un'inflazione per il 2005/2006 pari al 5,14%. Considerando poi che nel 2003/2004 l'inflazione è stata del 5,2% e che gli aumenti concordati hanno coperto un'inflazione del 4%, rimane da recuperare 1,2 punti di pregresso. Se i dati sopra esposti sono giusti, il risultato è quindi di un aumento salariale da richiedere pari al 6,34%. Come è noto, ogni punto vale Euro 16,55 e il totale è presto fatto.

Rimane poi il problema di chi la contrattazione aziendale non l'ha fa o non riesce a farla. Come più volte detto, questo è il grosso limite dell'accordo di luglio '93. Come Fim sono anni che lo diciamo e con l'ultimo Contratto abbiamo tentato di dare una risposta. Le complicate vicende di quel rinnovo ci hanno costretto poi a rinviare la soluzione al rinnovo biennale. Ora ci siamo e seppur con qualche differenza di impostazione, sembra profilarsi anche su questo tema una possibile soluzione unitaria. Tale soluzione dovrebbe portare ad individuare una richiesta salariale aggiuntiva a livello nazionale da erogarsi a coloro che non fanno contrattazione aziendale. Su tale eventuale soluzione rimangono comunque molte perplessità poiché, seppur la proposta ha il merito di sbloccare la situazione, non fa certo giustizia delle differenze territoriali o settoriali. La contrattazione articolata ha senso infatti se è in grado di cogliere le differenze presenti nelle singole aziende o gruppi di aziende similari, o almeno territoriali. Vi è inoltre un altro problema da risolvere che è quello dell'eventuale decorrenza. Chi dovrebbe beneficiare di tale norma? Coloro che non rinnoveranno (o non faranno)contratti aziendali nei prossimi anni o coloro che non ne fanno in questa tornata, oppure solo coloro che non ne hanno mai fatti?

Non è un problema di poco conto soprattutto se si vuole riuscire a portare a casa un risultato certo e in breve tempo.

Purtroppo siamo ancora alle prese con un'economia che non decolla. Sono sotto gli occhi di tutti le difficoltà che attraversano le azienda anche del nostro territorio e le sempre maggiori tentazioni di fuggire ad EST. Diventa pertanto indispensabile una piattaforma equilibrata, che tenga conto del contesto industriale oltre che delle esigenze dei lavoratori, per costruire una piattaforma seria ma realizzabile.

Freccia_alto.gif (405 byte)

PARTE IL RINNOVO DEL CONTRATTO REGIONALE PER I METALMECCANICI ARTIGIANI

L'esperienza maturata in Lombardia nel corso degli anni 90 ha sviluppato un positivo modello di relazioni sindacali innovativo, capace di tenere conto delle esigenze di sviluppo delle imprese e contemporaneamente riconoscere benefici normativi ed economici ai lavoratori. Purtroppo l'ultimo periodo è stato caratterizzato dallo stallo e dal prevalere delle difficoltà nelle relazioni sindacali, rendendo impossibile migliorare ulteriormente lo stato delle relazioni e della contrattazione nel settore.

L'accordo del 2001 si limitava infatti all'adeguamento del premio regionale.

L'accordo interconfederale sottoscritto il 17 marzo 2004 può dare nuovo impulso alla contrattazione decentrata e consentire la ripresa della contrattazione a livello regionale per migliorare il sistema normativo vigente ed aggiornare i trattamenti economici dei lavoratori con attenzione alle esigenze delle imprese e con l'obiettivo dello sviluppo ulteriore del settore nella regione.

A tale scopo Fim-Fiom-Uilm hanno preparato la piattaforma da presentare alle controparti i cui contenuti sono:

1) l'avvio dell'osservatorio regionale prevedendo un'articolazione specifica per il settore metalmeccanico;

2) la costituzione di una commissione paritetica regionale per predisporre piani formativi regionali o supportare quelli definiti a livello territoriale con lo scopo di garantire una formazione continua capace di assicurare competenze adeguate alle imprese e contemporaneamente aggiornamento permanente e non invecchiamento professionale ai lavoratori;

3) la possibilità per i lavoratori extracomunitari, di cumulare ferie e permessi annuali da godere in modo continuativo in occasione del periodico rientro nei paesi d'origine oltre alla possibilità di avere riconosciuti periodi di aspettativa non retribuita.

4) la possibilità di effettuare assemblee dei lavoratori nei luoghi di lavoro in particolare sui temi della previdenza complementare (Artifond);

5) la possibilità di trasformare il contratto di lavoro da full time in contratto a part time in relazione a necessità di cure o di accudire i bambini fino a 8 anni di età.

6) l'informazione circa l'opzione esercitata dalle aziende (delegato alla sicurezza aziendale o territoriale) in attuazione della L.626/94 e circa l'applicazione della normativa vigente in materia di salute e sicurezza.

7) la copertura economica integrale in occasione di assenze per malattia di durata inferiore ai 7 giorni e l'introduzione di forme di sostegno economico da riconoscere nei casi di malattie gravi di lunga durata e altre forme di assistenza da realizzare adeguando in tal senso gli strumenti già in essere in Lombardia come previsto dall'art. 39 del CCNL 27 novembre 1997.

8) la rivalutazione del premio di produzione per tutti i lavoratori prevedendo un aumento di 80 euro medi mensili.

Freccia_alto.gif (405 byte)

Firmato il contratto per gli artigiani orafi e argentieri.

Il rinnovo salariale interessa 35.000 lavoratori

Fim, Fiom, Uilm e la associazioni imprenditoriali artigiane Confartigianato, Cna, Casa e Claai hanno firmato il 19 ottobre, l'accordo per il rinnovo della parte economica del contratto collettivo nazionale degli artigiani orafi e argentieri.

L'accordo prevede un aumento salariale medio (IV livello) di 72,12 euro lordi mensili distribuiti in due tranches: il 60% con decorrenza dal 1 ottobre 2004, il restante 40% con decorrenza dal 1 marzo 2005. Ai lavoratori sarà inoltre corrisposta una cifra una tantum di 455 euro (355 a novembre 2004 e 95 maggio 2005), di cui 5 da versare a sostegno della previdenza integrativa del settore (Artifond). Da questo importo sarà detratta una cifra forfetaria pari a 255 euro a titolo di indennità di vacanza contrattuale . Per gli apprendisti l'una tantum è di 318 euro, di cui 253 euro entrerà in busta nel mese di novembre 2004 e, per il restante, a maggio del 2005.

Il rinnovo salariale, che interessa 35.000 lavoratori, è stato concluso in attuazione di quanto previsto dall'accordo interconfederale per l'artigianato del 3 marzo scorso (accordo-quadro sulla riforma del sistema contrattuale).

"L'accordo raggiunto è positivo perché copre un lungo periodo di vacanza contrattuale ed è un ulteriore passo in avanti verso il ripristino di corrette relazioni sindacali nel settore dell'artigianato, condizione essenziale per affrontare la riforma del sistema contrattuale in questo settore. Con questo accordo si è inoltre spianata la strada alla contrattazione di secondo livello regionale".

Il contratto nazionale degli artigiani orafi e argentieri rinnovato oggi nella parte economica è scaduto il 31 dicembre del 2000 ed era già stato aggiornato, sempre nella sola parte economica, l'anno scorso con una copertura fino al 31 marzo 2002.

Freccia_alto.gif (405 byte)

Fondo Cometa

Cometa passa al multicomparto

Cometa, il fondo di previdenza complementare dei metalmeccanici, è nato nel 1997 con l'obiettivo di colmare la crescente domanda di garanzie da parte dei lavoratori per il proprio futuro pensionistico.

Fino ad oggi, per facilitare l'avvio e consentire il consolidamento del Fondo anche in termini di organizzazione, Cometa ha gestito il patrimonio accumulato secondo un unico profilo di investimento (monocomparto) che aveva come riferimento l'aderente medio.

Dal 1° aprile 2005 il Fondo, con l'adozione di una gestione multicomparto, Cometa intende fornire una risposta più vicina ai singoli bisogni previdenziali, offrendo l'opportunità di scegliere tra quattro diverse proposte di comparto e di assumere, quindi, un ruolo attivo nella gestione del futuro pensionistico in funzione alle caratteristiche e propensioni individuali. Tutto questo rende Cometa sempre più vicino ai bisogni dei lavoratori e conferma Cometa come la scelta sempre più conveniente e sicura.

Uno studio dettagliato sugli associati, ha evidenziato una serie di significative differenze su bisogni e aspettative. A fronte di una ampia fascia di lavoratori che si riconoscono nel profilo rischio/rendimento che caratterizza l'attuale monocomparto del Fondo, si rilevano:

- lavoratori prossimi alla pensione, che sono maggiormente interessati a un profilo a basso rischio, che comporti una maggior tutela dell'investimento con rendite costanti nel tempo; - lavoratori più giovani, che hanno davanti molti anni di contribuzione e appaiono più propensi ad investire in un comparto che preveda una composizione del portafoglio con una maggiore esposizione ai mercati più "volatili" per ottenere una rendita più alta sul lungo periodo;

- lavoratori che manifestano comunque una elevata avversione al rischio e prediligono forme di garanzia del rendimento.

A partire dalle considerazioni sopra esposte Cometa mette a disposizione quattro comparti, caratterizzati da differenti livelli di rischio/rendimento tra i quali poter scegliere, quello più conforme alle esigenze individuali, consentendo pertanto di cogliere i migliori benefici in funzione delle caratteristiche anagrafiche (sesso, età, data di pensionamento) lavorative e patrimoniali nonché degli obiettivi pensionistici e del grado di propensione al rischio.

Il primo è il comparto Monetario Plus

La gestione finanziaria del comparto Monetario Plus ha l'obiettivo di realizzare un investimento a basso grado di rischio e di ottenere un rendimento comparabile con quello del TFR.

L'investimento nel comparto Monetario Plus può essere indicato ai lavoratori che ritengono di non poter accedere ai mercati azionari, che non richiedono una elevata prestazione pensionistica complementare anche a fronte di un breve periodo di permanenza nel comparto.

E' indicato dunque anche per quei lavoratori che hanno un orizzonte temporale di permanenza inferiore all'anno. Gli investimenti del comparto Monetario Plus sono esclusivamente obbligazionari e costituiti da titoli a breve scadenza, titoli a tasso variabile o altri strumenti i cui rendimenti sono determinati in funzione di parametri di mercato monetario, quali l'Euribor (BOT, CCT, pronti contro termine, ecc.). I gestori del comparto Monetario Plus selezionati dal Consiglio di Amministrazione di Cometa sono Credit Agricole e Generali.

Il secondo è il comparto Sicurezza

La garanzia contrattuale del comparto prevede un rendimento minimo del 2,5% annuo riconosciuto, per il periodo di permanenza, agli aderenti presenti nel comparto alla data di scadenza della convenzione (31/03/2010). L'investimento nel comparto sicurezza può essere indicato ai lavoratori che hanno una bassa propensione al rischio nei mercati finanziari e che vogliono comunque garantirsi un rendimento alla scadenza del quinquennio. L'orizzonte temporale del comparto in funzione delle caratteristiche della garanzia offerta, per chi lo sceglie all'atto della sua partenza, è di 5 anni, anche se la composizione degli investimenti può consentire il raggiungimento di risultati finanziari soddisfacenti anche in periodi inferiori. Gli investimenti del comparto sicurezza sono prevalentemente costituiti da Titoli di Stato (5%) emessi da Paesi aderenti all'OCSE e, per una parte minoritaria, da obbligazioni societarie e titoli azionari nel rispetto dei requisiti qualitativi sopra definiti. I gestori del comparto sicurezza selezionati dal Consiglio di Amministrazione di Cometa sono Unipol e Cattolica.

Agli associati che aderiranno al comparto sicurezza all'atto della sua partenza o successivamente, e che manterranno la propria posizione su tale comparto fino al 31/03/2010, verrà riconosciuto, per il periodo di permanenza nel comparto, il maggiore tra il rendimento finanziario realizzato e il rendimento minimo del 2,5% annuo.

Il comparto è caratterizzato da una gestione finanziaria che consente di accedere e uscire liberamente secondo le modalità illustrate nel regolamento.

Agli associati che usciranno anticipatamente dal comparto prima del 31/03/2010, verrà riconosciuto il rendimento ottenuto dalla gestione finanziaria.

Il terzo è il Comparto Reddito

La gestione finanziaria del comparto reddito, che presenta caratteristiche simili all'attuale monocomparto, si pone l'obiettivo di realizzare una rivalutazione del capitale investito in un orizzonte temporale di medio periodo e prevede un controllo del rischio anche attraverso l'introduzione di tecniche di gestione dinamica (inizialmente pari al 20% del patrimonio).

L'investimento nel comparto Reddito può essere indicato ai lavoratori che hanno una media propensione al rischio nei mercati finanziari, al fine di ottenere una significativa prestazione pensionistica complementare, a fronte di un medio-lungo periodo di permanenza nel comparto. L'orizzonte temporale del comparto è di 5/10 anni, anche se la diversificazione degli investimenti e delle tecniche di gestione, alla luce dei risultati delle serie storiche disponibili, possono consentire orizzonti temporali inferiori.

Gli investimenti del comparto reddito sono prevalentemente costituiti da titoli obbligazionari (es. titoli di Stato e obbligazioni societarie) e da titoli azionari (30%) europei e mondiali nel rispetto dei requisiti qualitativi sopra definiti. I gestori del comparto reddito selezionati dal Consiglio di Amministrazione di Cometa sono Axa – BNP Paribas – Epsilon - Pioneer – RAS - Sanpaolo IMI

Il quarto è il comparto Crescita

La gestione finanziaria del comparto crescita si pone l'obiettivo di realizzare una crescita del capitale investito in un orizzonte temporale di lungo periodo. L'investimento nel comparto Crescita può essere prevalentemente indicato ai lavoratori con età più giovane che hanno una consistente propensione al rischio nei mercati finanziari nell'ottica di ottenere un'elevata prestazione pensionistica complementare a fronte di un lungo periodo di permanenza nel comparto. L'orizzonte temporale medio del comparto, sulla base delle serie storiche disponibili, è di almeno 10 anni, al fine sfruttare meglio le opportunità dei mercati e di limitare gli effetti della volatilità degli stessi nel breve periodo.

Gli investimenti del comparto crescita sono finalizzati a cogliere le opportunità offerte da tutti i mercati finanziari internazionali, azionari ed obbligazionari nel rispetto dei requisiti qualitativi sopra definiti (60%).

I gestori del comparto crescita selezionati dal Consiglio di Amministrazione di Cometa sono Duemme – Societè Generale

Tutti gli associati riceveranno da Cometa un modulo che dovrà essere compilato, sottoscritto, affrancato e spedito alla casella postale indicata sulla busta stessa entro il 31 gennaio 2005. La scelta potrà anche essere effettuata, senza alcun costo, tramite il sito Internet www.cometafondo.it, accedendo all'area riservata agli aderenti.

Gli associati che sceglieranno il comparto Reddito, le cui caratteristiche di investimento sono simili a quelle dell'attuale monocomparto, non dovranno inviare alcuna risposta o modulo compilato. Non è possibile aderire a più di un comparto contemporaneamente.

Sarà possibile successivamente alla scelta fatta, chiedere il trasferimento della posizione ad altro comparto dopo un periodo minimo di permanenza in ciascun comparto di 12 mesi. Tale possibilità sarà data per 4 volte all'anno, 28 febbraio, 31 maggio, 31 agosto e 30 novembre purchè sia soddisfatto il vincolo minimo di permanenza nel comparto di 12 mesi.

Per ulteriori informazioni sarà possibile rivolgersi al Call center 02.39.33.71 che sarà potenziato a partire dal mese di dicembre 2004 e per tutto il periodo di scelta del comparto dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 18 così come sarà possibile trovare informazioni o scaricare moduli nonché il nuovo regolamento del multicomparto.

Freccia_alto.gif (405 byte)

Continua la stagione del ¼ leopardo

A distanza di 10 mesi, riproponiamo questo breve viaggio all'interno di alcune realtà metalmeccaniche delle zone di Gallarate e Besozzo. Continua il periodo di difficoltà che sta attraversando il settore e come vedremo continua in modo contradditorio: ad alcune realtà senza problemi si affiancano altre in serie difficoltà. La nostra fotografia non vuole proporre soluzioni, ma semplicemente rendere visibili le difficoltà che incontrano le aziende e i lavoratori del nostro territorio.

Partiamo dalla situazione alla Elektrosuisse di Gallarate: l'azienda ha chiuso l'attività depositando i libri in tribunale e licenziando tutti i dipendenti. Il giudice fallimentare ha ricevuto un'offerta di affitto dell'azienda con un impegno all'acquisto al termine dei 6 mesi: l'attività è ripartita con la nuova società (Selenio srl) che ha riassunto in parte gli ex dipendenti (10 dei 18 licenziati). Rimane ancora critica alla Zamark, l'azienda di Somma Lombardo con circa 60 dipendenti che produce per il settore maglieria: la cassa integrazione speciale, concordata a giugno avrà la durata di 12 mesi. Nel frattempo si spera in una ripresa delle esportazioni, in particolare nel mercato cinese.

La Fossa di Gallarate (circa 60 dipendenti) continua la propria attività senza grosse ripercussioni sul piano produttivo, La Rsu è stata rinnovata nei mesi scorsi. Stessa valutazione si può fare per la Parker: l'azienda di Arsago Seprio, del gruppo americano Parker Hannifin, non ha ricadute produttive e la Rsu è stata impegnata al rinnovo del premio di risultato e ad alcuni problemi legati alla organizzazione produttiva. La Silmer di Somma Lombardo, piccola realtà con circa 10 dipendenti dopo un periodo di cassa integrazione è in attesa di qualche certezza produttiva.

Ha chiuso l'attività produttiva, portando i libri in tribunale, la Fulgor bilance di Cavaria: licenziati gli 8 dipendenti che ora sono in attesa di recuperare le mensilità arretrate e il Tfr attraverso l'insinuazione al fallimento. Riduzione di personale anche alla Nuova Stic, cooperativa di Somma Lombardo nata da un fallimento precedente, che si trova ad affrontare un futuro alquanto incerto.

Non ci sono, al momento, difficoltà produttive alle Officine Lattuada di Cassano Magnago, azienda produttrice di macchine con circa 20 dipendenti. La Galdabini di Cardano al Campo, pur in presenza di un anno difficile, ha mantenuto il livello produttivo e la Rsu è impegnata al rinnovo del Premio di risultato per gli oltre 80 dipendenti. La Luoni di Gallarate, circa 15 dipendenti e una produzione di scaffalature non ha grosse difficoltà produttive e il premio è stato rinnovato per il 2004. Continua il periodo di calo produttivo alla Montex di Sumirago. Lo stesso vale anche per la Jametti di Casorate Sempione, anche se il ricorso alla cig riguarda solo una parte dei dipendenti.

Qualche contraccolpo negativo a novembre alla Condenser di Ispra (azienda con quasi 250 dipendenti): il settore degli elettrodomestici non vive certo un momento felice. Qualche giornata aggiuntiva di chiusura e la riduzione delle assunzioni a termine. Rimane il confronto con il nuovo stabilimento in Polonia e le prospettive dei prossimi anni. Il 2004 è passato senza aspetti negativi alla Cassani di Besozzo (60 dipendenti,produce levigatrici), alla Te.Ma. di Ternate (25 dipendenti, produce nel settore termometri industriali). Discreto anche per la Fa. & Mi. di Angera, azienda di 25 dipendenti che produce cavi e torce subacquee. La Lae di Caravate, circa 40 dipendenti , con una produzione di griglie industriali, ha gestito internamente l'anno produttivo. Lo stesso ragionamento si può fare per la V2 Component di Besozzo, che seppure con un occhio alla Polonia, riesce ad aumentare nel corso dell'anno i volumi produttivi. Manca per i circa 30 dipendenti un riconoscimento di un premio aziendale.

Permangono le contraddizioni alla Cavikos di Sangiano, operante nell'indotto del settore elettrodomestici: la continua evoluzioni dei grandi produttori obbligano l'azienda a rifare continuamente i conti con i costi e la qualità. Riunificazione delle unità produttive, maggiore attenzione alla qualità e forse un investimento in Polonia sono tre ostacoli per il prossimo anno. I circa 100 dipendenti delle tre realtà dovranno fare i conti con tutto questo.

La Gea di Monvalle, circa 20 dipendenti, continua a sopravvivere all'interno del gruppo tedesco.

Aziende che non hanno avuto difficoltà sono la Aviotecnica di Sesto calende (20 dipendenti, settore aeronautico), la OMT di Mercallo (una 15 di dipendenti) e la Rossi di Cocquio Trevisago (circa 30 dipendenti). Lo stesso vale per la Tecnoelettra di Brebbia (circa 30 dipendenti in due realtà produttive).

Rimane in una situazione sospesa la situazione alla Pressofusione di Brebbia, che non ha ancora superato le difficoltà di organizzazione del lavoro: alcuni provvedimenti disciplinari tra i 30 dipendenti hanno forse risolto l'assenteismo, ma rimangono nuvole nere sul futuro aziendale..

Questa breve cavalcata tra alcune aziende metalmeccaniche ci fa riflettere su una situazione che non riesce ancora a migliorare.  

F.R.

Freccia_alto.gif (405 byte)

Natale

In questi ultimi anni, da quando la globalizzazione ha spinto tante persone da paesi lontani verso le nostre nazioni, è iniziato un dibattito sul tema del confronto/scontro tra religioni. Una discussione a volte aggressiva, che muove i passi da una scarsa conoscenza e consapevolezza dei veri valori che porta la religione e, per quanto ci riguarda nello specifico, il cristianesimo, la religione che ha contraddistinto le culture europee.

L'evoluzione della nostra società ha portato ad una separazione tra l'aspetto religioso e quello politico/sociale, creando i presupposti per una società che, pur ispirata a valori che discendono dal credo religioso, non discriminano nessuno nella vita sociale nel pieno rispetto di ciascuno.

Pur in presenza di una diminuita pratica religiosa resta però chiara e forte nel vivere quotidiano il segno della religione: un esempio sono la presenza diffusa di luoghi di culto, la scansione della settimana con il riposo domenicale e le feste religiose. Di queste fa parte anche il Natale. La traduzione "laica" di questa festa è però diventata una vera e propria contraddizione: si ricorda Gesù Cristo costretto a nascere emigrato, povero e rifiutato con una vera e propria esaltazione del consumismo. Anche questo è un elemento sul quale la nostra società dovrebbe riflettere, soprattutto quando si parla di confronto con altre culture e religioni.

Come uscirne? Ci sono alcuni esempi che nella nostra società dovremmo imparare a cogliere.

Quest'estate si è spento Fratel Ettore, il religioso camilliano che ha fatto del servizio ai più poveri e diseredati di Milano lo scopo della sua vita. Con il suo modo di fare molto immediato, certamente poco conformista, è stato per molte donne e tanti uomini l'unica ancora di salvezza in una città frenetica e troppo distratta per accorgersi dei loro bisogni. E a tutti non chiedeva mai niente del loro credo religioso, della loro idea politica. Li aiutava e basta, accogliendoli nel suo ricovero sotto la stazione Centrale o per strada, dove li incontrava.

Lo si vedeva arrivare con la statua della Madonna sul tetto della sua automobile, oppure portandola a spalla e con una semplicità disarmante riusciva a colpire e a smuovere chi incontrava. Pur avendo la croce cucita sulla sua tonaca non possiamo dire che fosse un integralista. O meglio, era si un integralista, ma della Carità, anzi un Campione di Carità a cui non piacevano i riflettori e la fama.

Ho scritto Carità con la maiuscola perché per un cristiano è la virtù più importante, l'amore. La sua traduzione concreta è però diversa a seconda dei caratteri che ogni persona ha: a Fratel Ettore era toccata questa, con il suo carico di buona provocazione verso chi lo ha incontrato o conosciuto.

Tanti altri, uomini e donne, religiosi o laici, sanno essere come lui un aiuto concreto non solo dal punto di vista materiale ma soprattutto un amico, un fratello.

La solidarietà è la traduzione sociale della Carità, la consapevolezza di non essere sufficienti a noi stessi e di poter essere al contempo utili agli altri.

La solidarietà per i lavoratori, e quindi anche per il sindacato, è l'unica risposta alla fatica che si incontra sempre nella vita quotidiana e contro l'individualismo che sempre più si afferma nella nostra società.

Dobbiamo imparare a combattere la negatività dell'informazione che ci vuole costringere ad essere tutti uguali, consumatori disattenti a quello che succede accanto a noi. E la crisi che stiamo passando ci dà già oggi molti motivi di attenzione a chi, anche accanto a noi, subisce una situazione di disagio, povertà e disperazione.

Dobbiamo essere capaci di esprimere un pensiero positivo, non un buonismo idiota e inconsapevole della difficile realtà in cui siamo chiamati a vivere.

Potrebbe essere allora, per tutti gli uomini, credenti e non credenti, cristiani o di altre religioni, un Natale vero.

Graziano Resteghini

Freccia_alto.gif (405 byte)

L'acquisto della casa è un problema.

Dalla nuova convenzione sui mutui della CISL VARESE un aiuto in più

Nell'intento di dare una possibilità in più ai propri associati la Cisl di Varese ha stipulato con CAPITAL MONEY, società del gruppo Banca BPU (Banca Popolare di Bergamo - Credito Varesino) una convenzione sui mutui per la casa allo scopo di garantire condizioni vantaggiose per chi si trova nell'esigenza, per sé o per propri familiari, di acquistare la casa ricorrendo al mutuo.

Le condizioni concordate prevedono: per interventi fino al'80% del prezzo d'acquisto una durata massima di 20 anni, per interventi oltre l'80 % e fino al 100% una durata fino a 25 anni

Entrambi i finanziamenti a tassi ridotti rispetto a quelli di mercato.

Inoltre sono previste l'assicurazione copertura vita e invalidità pagata direttamente con la rata del mutuo e l'assicurazione sull'immobile a rata annuale con importo compreso tra 80 e 180 euro ( in base al valore dell'immobile).

Non è prevista alcuna spesa per l'istruttoria e la perizia è quantificata in 300 euro (+ IVA).

Chi volesse comunque avere maggiori informazioni può rivolgersi in segreteria della Cisl di Varese negli orari di ufficio.

Freccia_alto.gif (405 byte)

Servizi Cisl

Successioni

La Cisl grazie alla società SERVIZI PER IL LAVORO e al CAF, mette a disposizione di tutti i propri iscritti, un servizio per la dichiarazione di successione qualora se ne presenti la necessità, realizzata in tempi brevi e a costi contenuti.

Per saperne di più basta telefonare al numero 0332.241559 tutti i giorni dalle ore 9 alle ore 12.

Freccia_alto.gif (405 byte)

Servizi Cisl

Gestione busta paga per Colf e badanti

Può capitare di trovarsi nelle condizioni di dover far ricorso, magari per brevi periodi, a causa di parenti ammalati in casa, alla collaborazione di badanti o colf.

Si pone a quel punto il problema di come fare a pagarli senza il rischio di incorrere in situazioni spiacevoli.

La Cisl grazie alla società SERVIZI PER IL LAVORO, mette a disposizione di tutti i propri iscritti, un servizio per la gestione della busta paga, le ferie, la malattia, il calcolo del TFR, a condizioni fortemente agevolate.

Per saperne di più basta telefonare al numero 0332.238829 tutti i giorni dalle ore 9 alle ore 12.

Freccia_alto.gif (405 byte)

Servizi Cisl

Successioni

La Cisl grazie alla società SERVIZI PER IL LAVORO e al CAF, mette a disposizione di tutti i propri iscritti, un servizio per la dichiarazione di successione qualora se ne presenti la necessità, realizzata in tempi brevi e a costi contenuti.

Per saperne di più basta telefonare al numero 0332.241559 tutti i giorni dalle ore 9 alle ore 12.

Freccia_alto.gif (405 byte)

La flessibilità nel lavoro. Vantaggio o svantaggio?

Risposta alla provocazione di Pietro Ichino riguardo il giudizio del sindacato rispetto la flessibilità del mercato del lavoro

Di Angelo Re

"Le odiate vetrine del lavoro". Titola così l’articolo di Pietro Ichino pubblicato sul Corriere della Sera di lunedì 15 novembre 2004. E’ un aricolo in cui il giornalista tenta di rivalutare il ruolo delle agenzie di lavoro temporaneo quali efficenti mezzi per la ricollocazione. Nell’articolo Ichino non manca di citare il mondo sindacale, infatti, rivolgendosi ad esso scrive:"Non possiamo... rinunciare ad una discussione seria su questo punto con quella parte del movimento sindacale...che ancora oggi attribuisce a quelle agenzie una responsabilità di primo piano nella diffusione del lavoro precario o poco protetto e continua a considerarle una iattura da combattere sia pure con armi lecite".

Anche se l’inserto de "La sirena" non è di certo un mezzo all’altezza da poter raccogliere la sfida di Ichino, credo che l’argomento trattato non possa non attrarre i nostri interessi. Ritengo anzi che i maggiori utenti delle agenzie in oggetto si possono proprio individuare fra i giovani lavoratori.

Il primo punto che mi sento di non poter condividere è nella generalizzazione, forse anche un po’ banale, del pensiero e dell’azione sindacale. Se è pur vero che il giornalista è ben attento a non confonderci con chi spacca e imbratta le vetrine delle agenzie, è anche vero che non si risparmia di dipingerci come "combattenti", un termine che sottolinea una ferrea determinazione in un confronto decisamente conflittuale.

A me però non risulta che il sindacato abbia dichiarato "guerra" alle agenzie interinali, anzi, non risulta nemmeno che siano mai state deliberate iniziative contro la iattura delle agenzie di lavoro temporaneo. Mi risulta invece che negli ambienti sindacali ci siano davvero serie discussioni nel merito del mercato del lavoro, e nel merito della precarietà del mondo del lavoro. Già la precarietà. Peccato che nel suo articolo, Pietro, dopo averci invitato ad una seria discussione su questo argomento abbia poi proseguito la sua analisi in modo parziale o quantomeno limitativo. Ha cioè esposto con dovizia di particolari i vantaggi della flessibilità del mercato del lavoro tralasciando (e non credo per dimenticanza) una altrettanto puntuale descrizione delle caratteristiche della precarietà intrinseca alla flessibilità.

Per correttezza, prima di provare a compensare questa carenza scrivendo esclusivamente di precarietà e rischiando di dare un taglio troppo polemico a questo articolo, cercherò di argomentare in termini più complessivi anche i punti di condivisione.

La flessibilità del lavoro è stata introdotta nel nostro paese con la Legge Treu nel 1997. Come tutti ben sanno, Tiziano Treu non è un estremista neoliberista, anzi, la sua formazione lo ha visto in ambienti non lontani dalla Cisl (oggi stesso collabora con il centro studi di Fiesole). La legge non inventava nulla di nuovo, ma recepiva una direttiva europea, però l’allora Ministro non risparmiò di confrontarsi con le Organizzazioni Sindacali prima di definire il complesso del Pacchetto Treu.

Fin da allora le Organizzazioni Sindacali non si opposero radicalmente all’introduzione della direttiva europea, anzi collaborarono affinché si definissero regole che evitassero abusi nel diritto che si stava introducendo. Quindi fin dal principio il sindacato non alzò barricate ma comprese sia i vantaggi che i rischi legati alla flessibilità.

Oggi a distanza di 7 anni possiamo benissimo valutare gli effetti di quella norma.

Le ricadute occupazionali in termini puramente numerici sono senza dubbio positive. Non si può negare che l’occupazione sia aumentata. Scrive bene Ichino quando, riportando l’esito di una ricerca europea, sostiene che oggi un lavoratore interinale ha il 30 % delle probabilità di ricollocarsi in modo stabile entro 18 mesi contro il 15% delle probabilità che ha chi non si rivolge alle agenzie interinali. Anche se le percentuali non sono poi così tanto soddisfacenti da poter esaltare lo strumento ( perché sostanzialmente per ogni lavoratore che dopo un anno e mezzo di girovagare da una azienda all’altra si colloca con condizioni di lavoro stabili, ce ne sono altri due che sono destinati a continuare a girovagare per chissà ancora quanto tempo), non si può negare che seppur piccola, c’è una condizione migliore.

Possiamo riconoscere invece, con molta più serenità, che i rapporti di lavoro atipici sono un’ottima opportunità per la formazione di un ampio bagaglio di esperienze professionali e la costituzione di un curriculum vitae non specializzato, ma vario, in grado quindi di cogliere maggiori opportunità presenti sul mercato del lavoro.

Le agenzie di lavoro temporaneo sono diventate il primo punto di riferimento per un giovane che cerca lavoro, prima ancora delle strutture pubbliche dei servizi per l’impiego. E’ innegabile che quest’ultime non siano un modello di efficienza esemplare. Credo però che sia sbagliato sostenere che se la struttura pubblica funziona male ne consegue che il privato va bene, è un’analisi sommaria e relativa. Per quanto meno peggio possa essere la struttura privata è doveroso conoscerne i limiti e i rischi. E per quanto peggio possa essere la struttura pubblica e altrettanto doveroso capire le cause dell’inefficienza e non delegare i doveri e le responsabilità sociali al privato.

Quali sono dunque i limiti e i rischi della flessibilità? In primo luogo, l’elemento che genera più precarietà è la facilità con cui si può eludere il rispetto della legalità! Sebbene non si possa fare paragoni con il lavoro sommerso, nei rapporti di lavoro atipici il mancato rispetto della legalità è il frutto di forzature o addirittura di ricatti che disincentivano fortemente la denuncia dell’abuso. Spiego meglio, è evidente a tutti che la stragrande maggioranza dei lavoratori atipici cerca ansiosamente un rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Questi lavoratori si trovano nella costante speranza che il rapporto di lavoro atipico con cui stanno lavorando, possa essere trasformato in rapporto di lavoro a tempo indeterminato. E’ evidente che se durante questo periodo di smaniosa attesa dovesse avvenire una scorrettezza contrattuale, il lavoratore che l’ha subita si trova nella condizione di scegliere fra il far rispettare la norma (magari rivolgendosi al sindacato) e assicurarsi che non verrà mai confermato il suo rapporto di lavoro in quell’azienda, oppure, tacere, soggiacere al maltolto e continuare a sperare. Il tasso di rivendicazioni di questi lavoratori che registriamo in tutte le sedi sindacali dimostra senza ombra di dubbio che la soluzione più gettonata è la seconda, ed ecco come si genera la prima grande condizione di precarietà.

Continuando ad argomentare il rispetto della normativa contrattuale e il rispetto delle leggi, dobbiamo osservare anche che molto spesso l’informazione data ai lavoratori dalle agenzie di lavoro temporaneo sulle questioni normative del diritto del lavoro e sulle condizioni contrattuali del luogo di lavoro in cui vengono mandati, è in genere scarsa se non addirittura inesistente. Questa condizione limita ulteriormente le possibilità che avvengano rivendicazioni per il rispetto della legalità. Inutile sperare che questo contesto difficilmente controllabile possa essere compensato dal senso civico e da una cultura della legalità di chi trae profitto dall’utilizzo di questi rapporti di lavoro. Per quanto possa essere alto il nostro amor di Patria non possiamo negare che la cultura della legalità non è fra le nostre qualità migliori. Non a caso, l’Italia, che è stata uno degli ultimi paesi europei a recepire la normativa per il lavoro flessibile, oggi è uno dei paesi che ne fa maggior uso e che ha una normativa a riguardo molto diversificata. Sarà perché siamo creativi!!!

Un secondo punto che mi sembra doveroso affrontare, riguarda le ripercussioni sociali che derivano dal mondo del lavoro atipico. Il rapporto di lavoro a tempo indeterminato è considerato un rapporto di lavoro piuttosto stabile perché è regolamentato da una normativa che limita la possibilità di risolvere il rapporto di lavoro a cause oggettive o a cause soggettive ben definite e molto circoscritte. Ma è un rapporto di lavoro che proprio grazie alla sua intrinseca caratteristica di stabilità, genera una sicurezza sociale sia in chi ne gode sia in che deve fare affidamento in chi ne gode. Più precisamente, la stabilità del rapporto di lavoro da sicurezza non solo al lavoratore e alla sua famiglia, ma anche a chi deve affittargli una case o a chi deve prestargli i soldi ad esempio per comprarsela una casa. Quindi sul rapporto di lavoro sicuro si innesca un circolo economico virtuoso basato sulla garanzia di pagamento che migliora le condizioni di vita di chi lo possiede anche in modo indiretto. Questa sicurezza e soprattutto questo circolo virtuoso non esistono nei contratti atipici, pertanto la condizione di precarietà che ne deriva non è solamente una condizione legata al contratto di lavoro ma è anche,e in misura assai rilevante, una condizione di precarietà sociale che impedisce al lavoratore di fare qualunque tipo di scelta di vita che si proietti nel futuro.

Credo si quindi evidente che nei rapporti di lavoro atipici non ci sono solo rose e fiori ma ci sono anche parecchie spine che se vengono ignorate finiscono per pungere dolorosamente.Credo inoltre che sia sbagliato sostenere che le Organizzazioni Sindacali hanno dichiarato guerra alle agenzie di lavoro interinale, solo perché hanno il coraggio di denunciare anche i limiti e i rischi che esistono nel mercato del lavoro flessibile. Anzi, credo che proprio grazie a questo coraggio ed ad una criticità costruttiva si possa stimolare la ricerca di soluzioni migliorative.

Freccia_alto.gif (405 byte)

Contratto nazionale dei metalmeccanici… parliamo anche di virtù…

Di Marco Ronga

Il 15 novembre si è tenuto a Bergamo un’assemblea regionale dei delegati della Fim/Lombardia sul contratto nazionale metalmeccanico.

Una presenza ottima di delegati poiché il teatro era strapieno.

L’iniziativa era di sostenere due obbiettivi: il primo è l’affermazione di una contrattazione territoriale, cosa molto importante per quei lavoratori che non hanno un contratto interno. Già due territori lombardi, Bergamo e Cremona, hanno presentato delle piattaforme unitarie. Il secondo obbiettivo è l’impegno della Fim Cisl per il rinnovo salariale del contratto nazionale.In questo momento ci vede impegnati nel confronto con altre organizzazioni per la definizioni di una possibile piattaforma unitaria che consenta un rinnovo agile e utile alla difesa del potere d’acquisto delle retribuzioni metalmeccaniche.

Il contratto che riguarda circa un milione e mezzo di lavoratori dell’industria metalmeccanica, scadrà il 31 dicembre 2004, negli ultimi due rinnovi contrattuali l’accordo con la Federmeccanica è stato firmato da Fim e Uilm ma non da Fiom (5 luglio 20001 e 7 maggio 2003).

Fim.Fiom e Uilm restano distanti sulle richieste salariali per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici ma c’è la volontà di mettere a punto una piattaforma unitaria.

Nelle riunioni unitarie le segreterie hanno fatto passi avanti nelle definizioni delle regole con le quali portare avanti le trattative sul contratto e validare l’ eventuale accordo, ma non si sono trovati punti d’accordo sulle richieste salariali da presentare a Federmeccanica,infatti la presenza di Giorgio Caprioli,segretario generale della Fim ha detto che sulle richieste salariali da fare alla Federmeccanica ci sono ancora difficoltà, sulle regole invece siamo a buon punto.

In conclusione, io personalmente condivido pienamente la decisione prese dalla Fim, poiché ricordo con interesse una frase detta dal nostro segretario generale della Fim , non ricordo con precisione dove, ma fa riflettere un’po’ tutti, diceva proprio così"Uguaglianza e libertà:esse richiamano la solidarietà e la tolleranza come virtù necessarie,attive, faticose. C’è poi un valore collegato fortemente con la libertà: l’autonomia. Essere autonomi significa poter decidere senza condizionamenti.

Il ciclo completo di una decisione è fatto di quattro fasi: analisi, proposta, realizzazione, verifica.

Per essere autonomi in ciascuna di esse ci vuole una virtù che alla Fim non è mai mancata: il coraggio!!!

È relativamente facile essere autonomi, soltanto in una o due delle quattro fasi, per esempio fare proposte senza assumersi l’onere della loro realizzazione. O verificare decisioni e azioni realizzate da altri.

Il coraggio dall’inizio alla fine è una conquista difficile. Ma è una grandissima virtù.

Dal resto, anche nella dimensione personale della nostra vita, la conquista dell’autonomia è una strada lunga che inizia con l’adolescenza e, a volte, non finisce mai. 

Freccia_alto.gif (405 byte)

COME FACCIAMO A VIVERE?

"Ul me pa' al vivea , lu ,la so dona e du fio , duma cunt la so paga" (mio padre viveva con sua moglie e due figli solo con il suo stipendio).

Questa frase circola sempre più insistentemente nelle nostre aziende , ma secondo me è ormai un affermazione senza alcun significato.Due generazioni fa (ormai si ci riferisce ai nostri nonni ) la società era immune dal consumismo ( non esistevano i telefonini, pochissimi possedevano l'auto e quindi si andava a lavorare o a scuola a piedi, forse i più fortunati in bicicletta) e di conseguenza le necessità erano molto diverse.

Oggi noi tutti siamo condizionati dalla società attuale che ci impone un modo e uno stile di vita completamente basato sul consumismo facile ma oneroso.

Ci si può lamentare di tutto in Italia ma non possiamo negare che tutti noi ci permettiamo dei lussi, piccoli o grandi che siano, che in altri paesi non si possono concedere.

Tra poco comincerà la discussione del nuovo contratto nazionale e quindi anche della parte remunerativa.

Dobbiamo essere consapevoli che l'unità sindacale è importante, ma anche che dovremo fare delle richieste economiche raggiungibili e moralmente adeguate al momento di difficoltà che sta attraversando il mondo metalmeccanico nel nostro paese e dell'Europa tuta.

Secondo il mio punto di vista il grosso quesito del nostro potere d'acquisto va risolto in maniera differente.

Il Sindacato ha il dovere di proporre al governo delle alternative diverse sia per risolvere questo problema sia per cercare di dare nuova vitalità al mondo del lavoro.

Un accorgimento potrebbe essere : regole che permettano in primo luogo l'abbassamento dei prezzi e che poi ne disciplinino gli aumenti; controllo e dazi sulle importazioni sleali subite da parte del nostro sistema e dall'Europa.

Oggi non il solo sindacato ha dei doveri nei confronti dei lavoratori, ma anche i cittadini hanno il dovere di sostenere con forza il sindacato e non di demandare ad altri il compito di ottenere risposte soddisfacenti le proprie richieste.

Sono ormai convinto che il contratto nazionale deve garantire il giusto e indispensabile adeguamento retributivo che ci permetta una vita dignitosa e parsimoniosa, mentre tutto il resto deve essere ottenuto grazie ai contratti di secondo livello.

Sono cosciente che ci sono famiglie povere ma sono anche certo che molti di noi esigono sempre di più senza apprezzare ciò che già hanno.

Stiamo attenti poiché noi siamo responsabili, come lo sono stati i nostri genitori, del mondo che consegniamo ai nostri figli.

Il segretario nazionale della FIM, Caprioli, ha affidato a noi giovani dell'organizzazione un compito gravoso, quello di sensibilizzare i nostri coetanei sul problema dei contratti precari o a termine.

Oramai il problema di prioritaria importanza è la difesa del posto di lavoro, tocca a noi giovani cercare soluzioni e dare risposte forti, non solo a chi ci governa, ma anche a chi ci rappresenta.

Importantissimo sarà difendere i pochi valori rimasti e cercare di recuperare quelli ormai pericolanti; ma questa è un'altra storia.

Freccia_alto.gif (405 byte)

Il centenario dell’ANPAS

Di Liliana Lobina (RSU G.E.I. di Saronno)

L’A.N.P.A.S. , Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze ha organizzato nella giornata del 6 novembre in piazza Duomo a Milano una manifestazione per festeggiare il centenario dell’associazione.

Lo scopo della giornata è stato quello di ringraziare tutti i volontari lombardi dell’associazione che hanno sempre lavorato con moltissimo impegno e che hanno sempre svolto un ottimo lavoro.

Io sono da anni volontaria della croce azzurra, e per me è stato uno spettacolo stupendo. La manifestazione si è svolta anche con la partecipazione di un centinaio di ambulanze che hanno colorato e animato il grigiore di Milano suonando le sirene a tutto spiano e facendo bello sfoggio delle coloratissime divise dei volontari.

E’ stata inoltre organizzata una stupenda mostra fotografica che raccontava i cento anni di storia dell’associazione.

Infine siamo stati ringraziati anche da alcuni personaggi pubblici come Formigoni e il Cardinale Dionigi Tettamanzi.

 Sento spesso parlare dei giovani con senso di disapprovazione per una condotta libertina e che manifesta una caduta dei valori fondamentali.

Anche nei luoghi di lavoro registro con dispiacere che esiste una subdola tendenza ad attribuire ai giovani la responsabilità di una difficile organizzazione fra i lavoratori.

Io sono convinto però che ci sia una tendenza a generalizzare su qualche caso eclatante, e che in realtà la caduta dei valori non riguardi elusivamente i giovani, ma riguardi, purtroppo, una tendenza diffusa trasversalmente in tutta la società.

Sono anche convinto che ci siano giovani molto sensibili su tutte le questioni sociali, e che la nostra cara Lobina non sia la sola a manifestare con i fatti questa sensibilità.

Anche nella nostra Organizzazione, io mi accorgo con piacere che fra i delegati giovani annoveriamo ragazze e ragazzi che lavorano con molta passione e con molto impegno.

A tutti loro va il mio più cordiale ringraziamento.

Angelo.

Freccia_alto.gif (405 byte)

Campo nazionale giovani a Peschici mettersi in gioco!

Di Marco Ronga

Nel mese di giugno esattamente dal 5 al 11 si era svolto il campo nazionale giovani Fim a Peschici.

Sono trascorsi mesi ormai da quella esperienza meravigliosa e tuttora i ricordi e gli argomenti trattati sono strumenti che tiro fuori dentro di me, non solo nella mia vita lavorativa ma anche nella mia vita quotidiana.

Il campo giovani a Peschici e’ stato per me una grande occasione per fare nuove amicizie, confrontandomi con realtà diverse dalla mia, discutendone insieme e la cosa più importante mettermi in gioco!!!

Qualcuno si chiederà cosa vuol dire mettersi in gioco? la risposta e’ semplice, la realtà che ci circonda non bisogna berla, ma capirla e agire, quindi bisogna mettere da parte tutte le nostre paure e uscire da quel muro di silenzio da cui siamo circondati, per dire la nostra, per dare qualcosa di noi, che magari gli altri non hanno e soprattutto non aspettare sempre e affidare agli altri il nostro futuro, perché i padroni e i protagonisti del nostro futuro siamo solo noi.

E qui che ho avuto modo di confrontare le mie idee con quelle di molte altre persone, attraverso continui "incontri scontri" di pensiero che ci hanno portato non solo a tirar fuori le idee personali di ciascuno di noi, ma ci hanno anche insegnato di aver rispetto e considerazione dal punto di vista altrui.

Riflettendoci ora, che sono passati mesi, mi rendo conto che la cosa più importante che ho potuto apprendere da quella settimana a Peschici e fondamentale per far valere le proprie idee è quella di ascoltare con attenzione l’altro per poi arrivare a un punto di incontro costruttivo e positivo, perché appunto l’UNIONE FA LA FORZA e ciò risulta un’importante verità a maggior ragione in ambito sindacale.

Gli argomenti trattati erano la comunicazione, la rete, la figura del R.A.G (Rappresentante Aziendale Giovani) e l’esperienza del teatro dell’oppresso, iniziativa ben riuscita grazie alla professionalità di Pio Castagna e di Fabiana Lazzaro. Loro, provando e riprovando, alla fine sono riusciti a coinvolgere tutti anche i più scettici e hanno dato determinazione e spinta a chi credeva di avere una marcia in meno. La sperimentazione del teatro dell’oppresso ha fatto si che ognuno, mettesse a nudo le proprie paure, timidezze e insicurezze in un "ambiente protetto" in cui poter agire liberamente. Tale esperienza ci ha reso più forti e ha arricchito il più possibile la nostra "borsa degli attrezzi".

Durante la settimana sono intervenuti Marco Bentivogli creatore del campo che ha saputo mettersi in gioco e osare, Toni Zorzi con il quale si sono studiate le tematiche in merito alla riforma del mercato del lavoro (legge 30), e nell’ultima giornata in conclusione un confronto di domande e risposte con il nostro carissimo Giorgio Caprioli.

L’ultima cosa che volevo dire è ringraziare la Fim di Varese precisamente Loris Andreotti, Mario Ballante, Angelo Re, che mi hanno permesso di affrontare questa bellissima esperienza e di avermi messo in gioco per il bene della Fim di Varese poiché mi sento sempre di più orgoglioso di far parte di questa grandissima Organizzazione.

Freccia_alto.gif (405 byte)