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Il numero di marzo '03

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Gli articoli
Rinnovo CCNL: partita la  trattativa
Guerra
Una filosofia della Pace
Immigrati: il problema della regolarizzazione nel momento in cui perdono il lavoro
Cassa Integrazione e Mobilità: aggiornamento delle indennità
Lavoratori interinali: rinnovato il contratto nazionale
Indennità' di vacanza contrattuale per le aziende artigiane metalmeccaniche, odontotecniche e orafe/argentiere
 

RINNOVO CCNL

PARTITA LA COMPLICATA TRATTATIVA

Con le posizioni espresse da Federmeccanica si preannuncia (come era ampiamente prevedibile)una trattativa difficile. La Fim è fortemente impegnata ad utilizzare il periodo di moratoria previsto per svolgere un negoziato contrattuale stringente che dia risposte positive alle richieste della piattaforma.

Fin dal primo incontro, Federmeccanica ha ribadito le regole e la necessità del rispetto del Protocollo del 23 luglio '93 e della politica dei redditi, dichiarando che al di fuori di queste "non può esserci né dialogo né ricerca di accordo".

Federmeccanica ha quindi illustrato i dati della congiuntura del settore, che risulta fortemente negativa, con un indice della produzione industriale sceso negli ultimi due anni sotto quello del 1995, una perdita generale di produttività (- 3 punti) e di competitività, mentre risulta in crescita di 10 punti il clup (costo del lavoro per unità di prodotto).

Federmeccanica ha messo in evidenza altresì come le retribuzioni dei lavoratori siano state difese efficacemente negli ultimi anni rispetto all'inflazione, sostenendo che la produttività nel settore è cresciuta nel periodo 1990-2001 del 21,2%, contro un aumento del costo del lavoro per unità di prodotto (clup) del 27,5%: gli incrementi di produttività avrebbero, quindi, consentito alle imprese soltanto di contenere i prezzi di vendita e presidiare i mercati.

Federmeccanica ha poi confermato il limite invalicabile dell'inflazione programmata dal Governo per il biennio 2003-2004, pari al 2,7% (1,4 + 1,3) per il calcolo degli incrementi salariali. Ha riconosciuto le migliorate ragioni di scambio, che hanno di fatto azzerato l'inflazione importata (che pertanto non dovrebbe incidere negativamente sul recupero dei differenziali 2001-2002).Riguardo alle retribuzioni, Federmeccanica valuta al 13% la quota di salario che, nell'industria metalmeccanica, non deriva da contrattazione collettiva (superminimi individuali), ribadendo che le regole attuali prevedono per il rinnovo del contratto l'assunzione dell'inflazione programmata e che Federmeccanica non ha interesse a trovare altri spazi alla collocazione della ricchezza generata nelle aziende oltre la contrattazione aziendale; che non ci sono margini di nessun tipo per recuperare la contrattazione aziendale non fatta. L'offerta di Federmeccanica, tra 18 mesi di differenziale pregresso e 24 di inflazione programmata, è pari a 4,3 punti (67 euro).

La Fim ha obiettato che nel periodo 1993-2001 la produttività nel settore è cresciuta mediamente del 2% all'anno, con punte fino al 3,7% nel periodo 1993-1996. Tale crescita ha abbondantemente premiato i profitti delle imprese e quasi nulla è andato al lavoro. Se è pur vero che nell'ultima fase del periodo considerato la crescita della produttività è stata mediamente contenuta, si è seguitato in ogni caso, a non retribuire il fattore lavoro.

Fim, Fiom e Uilm hanno sostenuto che l'inflazione programmata dal Governo, contrariamente a quanto prevede il Protocollo di luglio, non è stata condivisa dalle organizzazioni sindacali. Inoltre, si tratta di obiettivi non credibili, sia sulla base dell'inflazione reale attuale (+2,7%) sia, come ha sottolineato la Fim, delle previsioni che oggi appaiono persino ottimistiche, dei maggiori istituti economici (in media 2,2% per il 2003 e 1,9% per il 2004, senza considerare gli effetti, non valutabili e negativi, di eventuali accadimenti nel corso del 2003 (quali ad esmpio la guerra). In sostanza, la Fim ha ribadito che non si può ancorare l'aumento delle retribuzioni a obiettivi non credibili, confermando invece la scelta di una richiesta salariale coerente con il Protocollo di luglio, ma misurata su una più realistica riduzione dell'inflazione.

Tutto ciò per quanto riguarda il salario, ma anche sugli altri temi le cose non sono andate meglio.

- Sui contratti atipici Federmeccanica ha sostenuto che c'è un quadro legislativo che regolamenta la materia e la rende in gran parte non disponibile alla contrattazione tra le parti ed in particolare per quanto riguarda le collaborazioni coordinate e continuative non sono materia disponibile per la negoziazione tra le parti, in quanto lavoro autonomo e non subordinato. Se questo può essere vero per le co.co.co., per i contratti a termine alcuni spazi ci possono essere, ma Federmeccanica propone di rinviarne l'esame ad approvazione avvenuta dei decreti attuativi della delega sul mercato del lavoro. Federmeccanica, che sottolinea la validità dei cfl e dell'apprendistato, è disponibile ad ampliare la casistica per il part-time inserendovi il diritto allo studio.

- Sulla formazione Federmeccanica è disponibile a riprendere la discussione avviata in occasione del precedente rinnovo, tenendo conto di quanto nel frattempo intervenuto (legge sui congedi formativi, riforma della scuola, innalzamento dell'obbligo). Va ripreso anche il lavoro tra le parti per definire l'architettura dell'Ente bilaterale di categoria.

- Sull'orario di lavoro invece per Federmeccanica è meglio rinviare la materia in attesa che si chiarisca il quadro legislativo. Riguardo alla Banca delle ore, vi è una disponibilità a discutere modalità per agevolarne l'utilizzo collegando franchigia e straordinario (più flessibilità). Disponibilità a smonetizzare le residue 4 ore per i turnisti.

- Sulla festività del 2 giugno vi è un interesse a individuare una soluzione mediana tra le contrapposte ragioni delle parti.

- Sui congedi parentali, lavoratori migranti vi è una disponibilità a discuterne.

- Sul tema della malattia Federmeccanica non è disponibile ad un semplice ampliamento del comporto, ma a migliorare le aspettative con mantenimento del posto di lavoro in casi di patologie gravi.

- Sul mobbing, privacy, assistenza sanitaria vengono proposti specifici gruppi di studio.

- Sulla Previdenza complementare vi e una disponibilità a discutere delle richieste avanzate dai sindacati, anche se alcune decisioni spettano al fondo Cometa, in ogni caso non c'è alcuna disponibilità all'aumento della quota di spesa aziendale a sostegno del fondo. No anche all'ora di assemblea aggiuntiva per la promozione del fondo.

- Sul tema delle trasferta e reperibilità vi è una disponibilità ad affrontare la materia, definendo per la reperibilità un quadro normativo nel ccnl.

- Infine sull'inquadramento professionale, Federmeccanica definisce questo tema di "assoluta criticità" per le aziende, per il doppio impatto di costo e di gestione organizzativa e manifesta una grande apprensione. Ma la sottolineatura delle preoccupazioni non significa indisponibilità ad affrontare il tema riconoscendo i limiti dell'attuale sistema "poco vivace". Molte sono le preoccupazioni per i possibili effetti collaterali di una riforma, a suo avviso non prevedibili e ha invitato i sindacati alla cautela. Ha ricordato i conflitti e le difficoltà conseguenti alla riforma del 1973 e ha dichiarato che le imprese metalmeccaniche non possono permettersi, in termini di costi anche organizzativi e gestionali, di avviare un processo che non si sa dove vada a finire.

Anche la trattativa con Confapi/Unionmeccanica non va meglio. Anche Unionmeccanica ha ricordato la difficile situazione economica per le imprese del settore, riconfermando la centralità del contratto nazionale ma anche la validità del Protocollo del 23 luglio, per arrivare a definire non compatibili con tale protocollo le piattaforme delle tre organizzazioni sindacali: in particolare riguardo alle richieste salariali, sia per il primo che per il secondo livello di contrattazione; per i costi aggiuntivi che ricadrebbero sulle imprese a seguito di richieste definite "gravose", come quelle in materia di Enti bilaterali, servizi e diritti dei lavoratori; o "anomale", come quelle relative alla riforma dell'inquadramento. Rispetto agli Enti bilaterali, Unionmeccanica ritiene inoltre sufficiente la presenza di quelli confederali, nazionale e regionali.

Successivamente Unionmeccanica ha consegnato alle organizzazioni sindacali e illustrato un documento contenente la descrizione di una azienda-tipo metalmeccanica associata a Confapi, con i suoi fattori di criticità e viceversa, necessari allo sviluppo, e i principali argomenti proposti dall'associazione per il rinnovo del contratto: flessibilità, formazione con garanzie di ritorno dell'investimento, apprendistato, periodo di prova, malattia e altre modifiche normative.

In particolare ha proposto l'aumento delle ore di straordinario comandato oltre le 32 attuali; maggiori deroghe al tetto delle 250 ore annue di lavoro straordinario; una modifica della regolazione contrattuale dell'orario flessibile tornando al semplice preavviso per gli orari "lunghi" e limitando agli orari "corti" l'obbligo del confronto con la Rsu e/o i sindacati esterni; l'allungamento dell'orario flessibile massimo da 45 a 48 ore.

Con Unionmeccanica la trattativa va avanti su 5 sessioni di lavoro:

- orario (banca ore, flessibilità, straordinari);

- aspetti normativi (congedi parentali, malattia, ambiente, diritti);

- inquadramento, quadri, apprendistato;

- enti bilaterali, contratti atipici;

- salario, Fondapi.

Entro il mese di aprile (mese in cui scade il periodo di moratoria) si dovranno capire le vere intenzioni delle controparti. Per quanto ci riguarda cercheremo di mantenere una costante informazione con specifici comunicati che invieremo alle Rsu o pubblicandoli nel nostro sito web.

L.A.

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GUERRA

"Ancora suona il cannone, ancora non è contenta, di sangue la belva umana e ancora ...." Così diceva una canzone degli anni '60 di Guccini purtroppo ancora molto attuale. Si sprecheranno le parole per giustificare questo ennesimo "sacrificio umano". E così, in poche ore vengono spazzate vie migliaia di vite umane, distrutte macchine, case, ecc¼

Ricchezze enormi che sarebbero dovute essere utilizzate per combattere la fame, le malattie, le miserie e invece vengono usate per distruggere. Ma alla fine l'ordine sarà ristabilito perché, deve essere chiaro a tutti, che nel mondo c'è chi comanda e chi deve adattarsi. D'altronde, l'economia liberista non ha saputo ancora rendere interessante un investimento in azioni di pace e solidarietà.

Gli investimenti in armi consentono l'acquisizione di nuovi mercati aggirando l'ostacolo della competizione. E così, l'economia riprenderà a correre consentendo un altro decennio di prosperità, almeno per qualcuno.

Ciò che si fa fatica a capire è perché tutte le meravigliose invenzioni, la tecnologia moderna, la ricerca scientifica più avanzata, non hanno ancora portato l'uomo a trovare il modo di "vivere senza ammazzare".

Di fronte ad una tale prospettiva abbiamo deciso di dedicare ampio spazio ad una riflessione sulla pace. L'articolo che segue riporta un contributo importante di Savino Pezzotta Segretario Generale della Cisl.

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UNA FILOSOFIA DELLA PACE

di Savino Pezzotta, Segretario Generale CISL

Non credo che ci dobbiamo più a lungo attardare a spiegare le ragioni che ci vedono mobilitati contro e per evitare la guerra. Lo abbiamo fatto più volte con le parole, con gesti e azioni. Nemmeno credo che ci si debba arrotolare in discussioni sugli strumenti da utilizzare, ognuno di noi ha esplicitato con chiarezza le proprie opinioni e ha cercato di definire una correlazione tra fini e mezzi. Sono convinto che l'impegno per la pace richieda una purificazione nei metodi, nelle parole, nelle relazioni con le persone. Le intolleranze, le aggressioni verbali e le astiosità verso chi la pensa diversamente, non sono congeniali a chi vuole veramente portare avanti un discorso di pace.

Quello che oggi ci dovrebbe stare a cuore è come il "sentire " diffuso verso la pace non debba essere disperso. Il primo obiettivo che ci si deve dare è quello di tenere insieme un pensare plurale e diffuso, che rifiuta la guerra, per farlo divenire un sentire la pace come prospettiva di vita, e non solo come atteggiamento politico e sociale. Il compito che attende tutti coloro che amano la pace non è quello di infilzare le proprie bandiere in quella multicolori, ma di far crescere attorno a questa un vasto consenso. Ogni tentativo di appropriarsi di questo movimento di pace non fa altro che diminuirne l'ampiezza: la galassia della pace non è un territorio da conquistare, ma uno spazio da ampliare.

Oggi è in campo una grande risorsa che non deve essere dispersa. Non sono preoccupato che alcuni puntino ad avere una qualche egemonia su questo movimento, non lo sono perché quello che sta sorgendo va ben oltre i suoi confini.

Né accetto di fare discussioni o seguire i fondisti di prima pagina i quali mi ricordano che, sul finire degli anni Trenta, quelli che non volevano la guerra si chiedevano se valeva o meno morire per Danzica, o se senza l'intervento armato il pacifismo sarebbe stato in grado di arrestare Hitler e fermare la Seconda Guerra Mondiale¼ sono discorsi che non rifiuto ma che faccio fatica a comprendere, anche perché comparazioni di questa natura non sono possibili.

Dobbiamo certamente fare tesoro dell'esperienza storica, imparare le lezioni dal passato, ma il nostro compito oggi è quello di comprendere, in relazione a un mondo che cambia, se siamo in grado di segnare le tracce di un futuro senza guerre.

La nostra riflessione non deve mai essere banale o adagiata su semplificazioni, la realtà è sempre il dato di un intreccio di situazioni, di accadimenti, di pensieri e di tensioni emotive. Per fare un esempio, molti di noi non hanno mai avuto problemi nei confronti della disobbedienza civile, ma ci dobbiamo interrogare se essa non assume connotati diversi se esercitata in un regime dittatoriale, in una condizione di dipendenza come poteva essere l'India di Ghandi, o in una democrazia. Nell'agire di tutti i giorni e anche quando mi muovo sul terreno dei grandi ideali devo sempre rifarmi al "principio di responsabilità" , cioè domandarmi che effetto possono avere i miei atti sugli altri, sulle istituzioni, sulle relazioni e sul futuro. Davanti a noi ci deve essere la consapevolezza che noi possiamo lavorare, anzi dobbiamo operare per un futuro migliore, ma anche a questa nostra buona predisposizione occorre mettere dei limiti e il primo di questi è che il futuro non ci appartiene, perché è destinato a coloro che verranno dopo di noi. Ecco perché occorre sempre valutare con attenzione l'impatto che i nostri gesti e le decisioni hanno sul presente, ma soprattutto sul futuro.

Ci dobbiamo proporre un ragionare e un fare che passi attraverso riflessioni approfondite, attente e non superficiali, non avendo la pretesa di rispondere a tutti gli interrogativi, ma l'umiltà di ascoltare le domande e lasciare che siano le stesse a scavarci dentro.

Il tema della pace, per come si presenta oggi, ci obbliga a ragionare in termini diversi dal passato, e a considerare come i valori di sempre del sindacalismo possono ancora essere veri e validi nelle situazioni che stiamo vivendo. Noi sindacalisti ci riempiamo la bocca con il termine solidarietà: di fronte ad essa abbiamo alzato monumenti, e abbiamo fatto bene. Ma non basta, è venuto il momento di sottoporre questo concetto a una revisione critica. Allora scopriremo che questo termine porta con sé delle ambiguità che devono essere sciolte. Esistono, anche per il solidarismo, delle tentazioni e il corporativismo è una di queste. Ciò vale per molti nostri pensieri e azioni. I cambiamenti che stiamo attraversando, che molte volte subiamo e che sicuramente ci attraversano, obbligano a ragionare in termini nuovi e globali, se vogliamo uscire dai nostri pensieri consolidati, dalle scorie ideologiche che molte volte accompagnano anche i nostri discorsi sulla pace.

La nostra contrarietà alla guerra preventiva ha profonde ragioni etiche, ma si rafforza anche perché è venuta meno l'idea di un primato morale dell'Occidente. Le guerre sono quasi sempre state preventive, con questo voler prevenire il pericolo si è molte volte coperto il colonialismo di cui non abbiamo ancora chiesto perdono.

In maniera conscia e inconscia e soprattutto in una prospettiva storica, il problema del futuro di un mondo globalizzato, sta assumendo connotati diversi dal passato. Cominciamo oggi a comprendere che il crescere delle interdipendenze, pur non rendendo omogenee le condizioni di vita di donne e uomini, tendono però a influenzarle tutte seppure in forme differenti e con esiti diversi.

Una nuova consapevolezza si sta diffondendo nelle persone, la quale precede la comprensione della politica e avverte che il destino dell'umanità tende sempre più a collocarsi su un terreno comune. Questa percezione è sicuramente accentuata dai media attraverso la visione simultanea degli eventi che si verificano nel mondo in aree molto lontane tra di loro, e che finisce per scombinare le prospettive. Eravamo convinti che il mondo si dividesse in popoli progrediti e non, si è perfino inventato il termine di "popoli primitivi" quasi che tra noi e loro esistesse una scansione temporale: il prima e il dopo. Oggi, i nuovi mezzi di comunicazione mi dimostrano che il cosiddetto "primitivo" è mio contemporaneo: è dentro la mia storia. Con questi cambiamenti occorre fare i conti e convincerci che il sapere, il conoscere e anche l'agire, non possono più essere lineari ma poliedrici.

Considerando il fenomeno possiamo osservare che sono contro questa guerra le cosiddette persone politicizzate, magari permeate da un anacronistico ma presente antiamericanismo; ci sono poi, nel vortice del grande relativismo che tutto inghiotte, molte donne, uomini, ragazze e ragazzi animati da una forte tensione etica. E ancora, quanti intendono salvaguardare le differenze culturali restando, nel contempo, aperti verso altre possibili contaminazioni¼

Dentro questo movimento ci sono, dunque, molte tensioni positive che cercano di costruire un altro mondo cercando di superare l'angoscia di una globalizzazione che mette in discussione certezze, tradizioni e modelli di vita consolidati. Solo pochi anni fa la politica delimitava i "territori" in cui potevano o non potevano esistere determinate situazioni o condizioni, la stessa guerra era soggetta a vincoli e limitazioni; con la globalizzazione tutto cambia, i "territori" non sono più così definibili come tali, non soggiacciono più alla sola politica, ma a una molteplicità di processi. La guerra preventiva si inserisce in questo contesto ed è un tentativo di ridefinire in modo nuovo e allargato i nuovi spazi e i nuovi soggetti della politica. Diventa il segno della decisione.

Siamo dentro un crogiolo in cui si fondono passioni, timori, emotività, da cui possono sorgere nuove speranze e, forse, un'idea nuova di progresso e di civiltà, molto dipende dal livello di coinvolgimento delle persone nei processi.

Oggi si deve fare ogni sforzo per fermare questa guerra, ma occorre anche consolidare quanto è sorto in termini di nuove sensibilità attorno al tema profondo della pace.

Per questo non possiamo solo affidarci alla "ragione" calcolante, molte volte un poco cinica, della politica, occorre soprattutto cogliere il sentimento, le ragioni del cuore. Sono le ragioni del cuore che conducono alla pace e alla dimensione dell'amicizia. Quello che serve è dunque una filosofia della pace.

LA PACE COME PARTECIPAZIONE

La pace non è rassegnazione all'esistente ma capacità di intervenire nelle situazioni e in particolare in quelle che generano ingiustizie, disuguaglianze e disparità. Bisogna generare processi di trasformazione e superare, senza negare, i limiti temporali in cui tutti noi rischiamo di soccombere: questo vale in modo particolare per le questioni di natura economica. Ci dobbiamo chiedere, con molto rigore, quale può essere oggi il rapporto tra poteri economici e guerra. Non voglio dire che esiste una correlazione di complicità, ma molte volte si determinano convergenze di interessi che occorrerebbe dipanare e rendere trasparenti. E' necessario, in tal caso, creare delle possibilità di intervento. Quando sono in pochi a decidere come, quando e dove investire è molto difficile che, oltre gli interessi economici, entrino in gioco interessi di altro genere. L'urgenza di procedere a una democratizzazione dell'economia poteva essere un tempo solo una buona ispirazione ideale, oggi diventa una necessità, lo diventa soprattutto dentro una strategia che fa della pace uno dei suoi obiettivi di fondo.

Le modalità della democrazia economica possono essere diverse, ma tutte si possono raggruppare sotto il termine "partecipazione", la quale si esercita attraverso un nuovo protagonismo dei lavoratori nella negoziazione, nelle forme di controllo sulle strategie di impresa, nell'azionariato diffuso e collettivo, tramite la concertazione. Ma si può oggi esercitare anche attraverso la finanza etica, strumento importante per orientare gli investimenti e per condizionare le scelte delle imprese e, appunto, della finanza.

LA PACE NON SI IMPONE

Non si combatte per la pace ma per i propri diritti, per la giustizia. La pace è una scoperta che va quotidianamente alimentata. Non si conquista una volta per tutte essa va giorno per giorno ricreata. La pace imposta è sempre stata disastrosa: essa deve essere il risultato di un processo, di percorsi condivisi, è un pellegrinaggio. Per questo la pace oltre che di giustizia ha bisogno di libertà e di democrazia. Battersi contro regimi totalitari e dittatoriali attraverso mezzi politici e non violenti è un contributo importante per costruire un ambiente favorevole alla pace. Va bene impegnarsi a fondo contro il regime di Saddam Hussein, ma non si può essere tolleranti, ad esempio, nei confronti della Cina, dove il sindacato libero è costretto alla clandestinità. Eppure tutti si affannano a non irritare il gigante asiatico e a giudicarlo solo come un grande mercato. Questo vale anche per molti altri paesi. In tale contesto occorre ripensare con chiarezza al rapporto tra politica, economia, società e dimensione della libertà e di conseguenza della rappresentanza.

LE VITTORIE OTTENUTE CON LE SCONFITTE NON PORTANO ALLA PACE

Tutto quello che genera risentimento genera violenza. Nessuna vittoria imposta con le armi porta alla pace. La Seconda Guerra Mondiale è figlia diretta della prima e dei risentimenti che essa aveva generato. Occorre essere attenti anche alle sconfitte economiche poiché in un mondo globalizzato l'economia molte volte gioca lo stesso ruolo che un tempo giocava la politica.

La pace non è il ripristino di un ordine che si è rotto, è il nuovo che irrompe nella storia, un nuovo che non è mai dato una volta per tutte ma che costantemente deve essere ri-pensato e ri-progettato

In questa direzione il ruolo degli organismi internazionali acquisisce un diverso spessore. Esiste oggi un problema che riguarda le grandi istituzioni internazionali e la necessità di trarle fuori dall'equilibrio determinato alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Questo richiede la crescita di una nuova cultura istituzionale. Il problema che si pone davanti a chi si pone il problema della pace è proprio quello, purtroppo molto sottovalutato all'interno dei movimenti stessi per la pace, istituzionale. Gran parte di chi fa esperienza di impegno e militanza sociale, essendo molto sensibile ai modelli della relazione interpersonale e\o negoziale, è portato a sottovalutare la funzione etica dell'istituzione. L'impegno per la pace comprende invece, se non vuole rimanere relegato solo ai bei gesti, agli annunci profetici e alle manifestazioni, la necessità di accentuare il ruolo positivo della mediazione, esige la presenza di luoghi istituzionali in grado di produrre mediazioni.

NON C'E' DISARMO MILITARE SE NON SI DISARMA LA CULTURA

Il disarmo militare esige un disarmo culturale, ovvero l'introduzione di una nuova gerarchia di valori. La cooperazione deve sostituire la competizione in tutti i campi. Un orientamento di questo genere pone diverse questioni sul piano sociale e politico. Chiama in causa i modi con cui si vive la dimensione organizzativa del sindacato stesso, la quale molte volte è animata da forte tensioni competitive al suo interno.

Ci dobbiamo chiedere perché sta crescendo il timore, la paura di vivere in questa società. Si sta determinando un intreccio perverso tra l'indebolimento dell'autorità e il crescere della competizione tra i singoli. E' stato giusto combattere l'autoritarismo che dominava molti aspetti della vita sociale, ma l'aver indebolito il senso e il significato dell'autorità ci ha lasciati più nudi e indifesi.

Così diventa primario ridisegnare i tratti di quelle relazioni autentiche, tali da stemperare e superare l'attuale dominio della competizione. Tuttavia ciò richiede che siano attivi dei centri di riferimento capaci di far convergere su un nucleo consolidato di valori le tensioni di questi nostri tempi.

ESSERE PACIFICI E NON PACIFISTI

La pace necessita di un rapporto tra fini e mezzi che sia coerente: non si può essere violenti nel linguaggio, intolleranti negli atteggiamenti e pensare di costruire la pace. In questi giorni ho letto che la politica è anche esercizio della forza.

Non nego che possa essere in parte così, anche se resto legato all'idea della politica come amicizia, amicizia nei confronti dei cittadini e della polis.

Ragionando di pace veniamo inavvertitamente ma consequenzialmente portati a riflettere sui modi e sulle forme della politica e della sua dialettica, soprattutto oggi che, nel nostro Paese, sembra essere tornati alla logica del nemico\amico e a forme di reciproca delegittimazione dominate dal solo criterio dell'appartenenza. Si deve prendere sul serio l'esistenza di questo scontro costante, che tende il più delle volte a velare e nascondere il merito delle contese e delle polemiche.

Questa situazione obbliga tutti a uscire dagli steccati degli schieramenti e a promuovere una tensione civile capace di interrogare la politica e gettare le basi di una cultura dell'alternanza.

LA PACE OBBLIGA AD UN ATTEGGIAMENTO INTERIORE

La pace va costruita dentro di noi e noi sappiamo che questa non è possibile se attorno a noi esistono ingiustizie e violenze.

La pace interiore vive di inquietudini, di inappagamento e di indignazione. In questo ambito l'invito del Papa al digiuno andava oltre la dimensione politica dove alcuni hanno teso a relegarlo, esso si colloca su un altro ambito e richiama a un disarmo interiore nei confronti dell'odio e della violenza, ma anche del possesso e della volontà di potenza che accompagna sempre ognuno di noi.

Roma, 16 marzo 2003.

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Gli immigrati e il problema della regolarizzazione nel momento in cui perdono il lavoro

Nelle ultime settimane a parecchi immigrati per cui è in corso la domanda di regolarizzazione si è posto il problema di trovarsi un altro lavoro, o perché licenziati dal datore di lavoro che ha richiesto la regolarizzazione, o perché quest'ultimo non corrisponde la retribuzione o per altri motivi.

In queste circostanze l'attuale legge non prevede soluzioni, impedendo una risposta positiva al problema.

L'Anolf di Varese, insieme ad altre associazioni, ha posto con forza la questione alla Prefettura di Varese, perché si trovi un sistema tramite il quale l'immigrato possa cambiare lavoro regolarmente, come dovrebbe essere suo diritto.

E' quindi utile a tutti gli immigrati che si trovano nella situazione descritta, segnalare il proprio caso presso gli uffici dell'Anolf di Varese, perché se ne tenga conto nella ricerca delle soluzioni.

Gli uffici dell'Anolf di Varese sono aperti tutti i lunedì, mercoledì, venerdì dalle 14.30 alle 19.00 e a Busto Arsizio tutti i giorni escluso martedì e venerdì mattino.

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Cassa Integrazione e Mobilità

Aggiornamento delle indennità

Secondo la normativa vigente, l'ammontare dell'indennità viene calcolato in misura pari all'80 per cento della retribuzione. Ma non può comunque superare un certo "tetto", che viene aggiornato ogni anno sulla base dell'indice ISTAT che misura l'inflazione

INDENNITA' ECONOMICA TETTO MASSIMO

In vigore dal 1° Gennaio al 31 Dicembre 2003

- Per retribuzioni fino a 1.711,71 (comprese mensilità aggiuntive) 791,21 lordi al netto delle trattenute sociali (5,54%) = 747,38

- Per retribuzioni superiori a 1.711,71 (comprese mensilità aggiuntive) 950,95 lordi al netto delle trattenute sociali (5,54%) = 898,27

Pagamento Indennità Mobilità

Il pagamento dell'indennità di mobilità inizia dal giorno di registrazione della domanda. La riscossione della indennità attualmente avviene dopo circa 2/3 mesi.

Domanda

Occorre presentarla al collocamento di appartenenza entro 68 giorni. Decorrenza dopo 8 giorni dalla presentazione della domanda al collocamento.

ETA' LAVORATORI/ICI DURATA

Meno di 40 anni di età anagrafica 12 mesi

Da 40 anni a 50 anni di età anagrafica, 24 mesi

Oltre i 50 anni di età anagrafica, 36 mesi

Per la Cassa Integrazione Speciale e Mobilità si ha diritto a:

Assegni familiari: spettano per intero.

Maternità: si ha diritto per il periodo obbligatorio ( 3+2 mesi ).

Assegno di invalidità: sì con possibilità di opzione.

Ratei: (tredicesima e premi) compresi nella indennità.

Indennità di malattia: non spetta.

Indennità sostitutiva preavviso: sì ma non è cumulabile con mobilità.

Maternità facoltativa: in maternità facoltativa non spetta l'indennità.

FONDO COMETA - FONDAPI

Nei periodi di CIGS e Mobilità la trattenuta a carico del lavoratore per il fondo Cometa e Fondapi è sospesa.

Preavviso: sì l'indennità si percepisce dopo il termine del preavviso previsto.

Pensioni: i periodi di Cassa Integrazione sono utili al fine del calcolo delle settimane di contributi maturate nell'anno.

Per i controlli e la contestazione rivolgersi agli operatori FIM CISL presso le sedi CISL di Zona.

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RINNOVATO IL CONTRATTO NAZIONALE DEI LAVORATORI INTERINALI

Firmato nei giorni scorsi, il 2° Contratto Nazionale dei lavoratori interinali è in realtà il 1° costruito sulle problematiche del rapporto di lavoro interinale verificate sul campo.

Viene confermato il quadro generale di riferimento del lavoro temporaneo così come definito nella legge 196/ 97 e nel 1° CCNL:

- gli aspetti salariali rimangono ancorati alla contrattazione di categoria (nazionale e aziendale);

- viene confermato e rafforzato l'impianto partecipativo delle relazioni sindacali (bilateralità).

In questo quadro il 2° CCNL diventa però un contratto che fornisce prime risposte ai problemi reali che sono emerse dalla concreta esperienza del lavoro temporaneo in questi primi 4 anni (1998 – 2002):

- risposte ai problemi salariali e normativi dei lavoratori temporanei;

- risposte ai problemi di rappresentanza dei lavoratori temporanei;

- risposte alla necessità di elevare le relazioni sindacali, sia sul piano contrattuale che della partecipazione (bilateralità).

I PROBLEMI SALARIALI E NORMATIVI

Viene confermato l'ancoraggio al trattamento economico previsto dai contratti nazionali e aziendali delle aziende utilizzatrici introducendo una diversificazione rispetto alle modalità di calcolo della paga oraria (art. 19 comma 2), che si aggiunge alle altre diversificazioni già presenti nel 1° CCNL ( calcolo dei ratei di tredicesima ed altre mensilità aggiuntive; calcolo di ferie, permessi e ROL).

Viene confermato anche il sistema di pagamento "ad ore" . Per gli interinali non vi è mensilizzazione del trattamento retributivo.

Si rafforzano i contenuti di chiarezza di lettura della busta paga e di omogeneità nella erogazione dei ratei (ferie, TFR, tredicesima e altre mensilità aggiuntive, permessi, ROL) (art. 19 commi 4, 8, 9).

Ferie

Viene introdotta la possibilità da parte del lavoratore nel periodo di usufruire delle ferie, in caso di missione superiore ai 6 mesi ( art. 19 comma 10).

Diritto allo studio

Sono riconosciute come applicabili ai lavoratori temporanei tutte le norme dei CCNL delle utilizzatrici sul diritto allo studio (art 7 bis).

Igiene e sicurezza sul lavoro

Viene aumentato il livello di informazione da fornire all'inizio della missione ( art. 14 commi 3,4,5).

Viene garantita la formazione di base sulla 626 (art. 7 ter comma 3)

Viene introdotta la cartella sanitaria e di rischio ( art. 14 comma 9).

ASPETTI NORMATIVI CHE VENGONO RISOLTI DAL CCNL NELL'AMBITO DEL FUNZIONAMENTO DEGLI ENTI BILATERALI EBITEMP E FORMATEMP

Trattamento economico di infortunio

Viene esteso oltre il periodo della missione tramite una assicurazione accesa da Formatemp ( art. 26 comma 4; art. 7 comma 2 lettera b; e protocollo n.1).

Accesso al credito

Viene istituito un Fondo di garanzia per l'accesso al credito dei lavoratori interinali presso EbiTemp ( art. 7 comma 2 lettera d; protocollo n. 2).

Riscatto contributi dei periodi di formazione extra missione.

Diventa possibile a richiesta del lavoratore interinale il riscatto contributivo all'INPS dei periodi di formazione extra missione, con l'erogazione di fondi da parte di Formatemp (art. 7 ter comma 7; protocollo n. 6).

Diritto alla formazione

Viene affrontato nell'articolo 7 ter

Comma 2 - pubblicizzazione dell'offerta formativa.

Comma 3 - tipi di formazione possibili per gli interinali.

Comma 4 - normativa sulla formazione in corso di missione interinale.

Comma 7 – formazione extra missione e contribuzione volontaria.

Composizione delle controversie

Viene costituito un sistema di composizione delle controversie articolato a livello regionale e usufruibile realmente da parte del lavoratore.(art. 6, art. 7 comma 2 lettera a).

Si articola in 2 momenti:

-commissioni regionali di conciliazione in Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia, Lazio e Campania, con possibilità di successive estensioni;

- collegi arbitrali regionali.

I PROBLEMI DI RAPPRESENTANZA

L'articolo 8 ( che regolamenta il sistema di rappresentanza unitaria degli interinali) è stato completamente riscritto rispetto al precedente CCNL per renderlo esigibile in tutte le situazioni di missione interinale.

L'articolo 9 (dirigenza sindacale) è stato confermato e rafforzato, come pure l'articolo 10 (assemblea).

Ne emerge un sistema di rappresentanza unitaria degli interinali basata non più su una figura (il delegato aziendale) ma su due figure:

- Il delegato territoriale di nomina sindacale che garantisce l'intervento sindacale su tutte le missioni anche quelle numericamente minori.

- Il rappresentante aziendale eletto dai lavoratori che garantisce l'intervento sindacale sulle missioni con più di 30 lavoratori e per più di 3 mesi di durata.

Si tratta quindi di un sistema che garantirà l'intervento sindacale in maniera diffusa su tutto il lavoro interinale.

L'intero sistema di rappresentanza esce potenziato, con una fonte di finanziamento certa e sufficientemente adeguata.

Anche le modalità di adesione al sindacato mediante delega viene reso trasparente nel suo funzionamento, nella valorizzazione del livello regionale e territoriale e nella comunicazione al sindacato.( art. 10 commi 4, 5, 6, 7).

IL SISTEMA DELLE RELAZIONI SINDACALI

Il 2° CCNL introduce un'elevazione del sistema di relazioni sindacali. Dopo un'esperienza di oltre 2 anni di relazioni sindacali molto al di sotto dei contenuti dello stesso 1° CCNL, le nuove norme comportano un salto di qualità notevole.

Il problema ora è la gestione.

Le novità possono essere concentrate attorno a 2 capitoli principali.

Il sistema della bilateralità che esce ben definito nei suoi ruoli e funzioni sia come FormaTemp che come EbiTemp.

La valorizzazione del ruolo del sindacato nazionale che esce rafforzato, ma anche affiancato dal ruolo del sindacato regionale / territoriale che per la prima volta ha ruoli e compiti ben definiti.

Il sistema della bilateralità

FormaTemp era l'Ente Bilaterale più strutturato già prima del CCNL: la firma del CCNL chiarisce il ruolo della contrattazione rispetto alla formazione, che affianca e completa le norme fissate dal regolamento e dal vademecum dell'Ente.

Il CCNL fissa le norme (orario) di rapporto tra formazione e missione, nonché tra formazione extra missione e contribuzione previdenziale.

Inoltre introduce un ruolo regionale / territoriale rispetto alle scelte formative, coerente con il regolamento di FormaTemp .

EbiTemp riceve dalle norme contrattuali un preciso indirizzo riguardo alle sue prestazioni (art. 7 comma 2 e protocolli n. 1, 2,3) e alla ripartizione di fondi tra di esse ( protocollo n. 4).

In relazione all'avvio della erogazione delle prestazioni viene prefigurato un processo di formazione di sportelli territoriali / regionali (art. 7 comma 2).

CONCLUSIONI

Ci attendono molti compiti e impegni per dare attuazione piena al dettato contrattuale.

Informazione ai lavoratori interinali : assemblee, stampa, opuscoli, internet.

Costruzione della struttura di rappresentanza nelle sue 2 componenti dando priorità alla costituzione dei delegati territoriali.

Costruzione della struttura regionale / territoriale adeguata al ruolo assegnato dal CCNL ( vedi punto precedente).

Valorizzazione del ruolo della bilateralità a livello centrale ( e avvio di quella periferica).

Diego Averna

Per ulteriori informazioni rivolgiti alle sedi:

Cisl Varese V. B. Luini 5, tel. 0332.283654 il giovedì dalle ore 16.00 alle 18,30

Cisl Busto Arsizio V. Cairoli 7, tel. 0331.679768 il lunedì dalle ore 16.00 alle ore.18,30

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Aggiornamento indennità' di vacanza contrattuale dal 1° gennaio 2003 per le aziende artigiane metalmeccaniche, odontotecniche e orafe/argentiere

Nel numero di gennaio informavamo che era stato raggiunto un primo accordo per i metalmeccanici artigiani consentendo il recupero dell'inflazione pregressa. Mancando però l'accordo sui livelli di inflazione prevista per i mesi successivi, con gennaio è scattato anche l'adeguamento dell'indennità di vacanza contrattuale in relazione all'inflazione prevista nel semestre gennaio/giugno 2003.

L'adeguamento della indennità di vacanza contrattuale (IVC) è scattato anche per i lavoratori delle azienda artigiane del comparto orafi/argentieri e odontotecnici per i quali, non essendo ancora stato raggiunto alcun accordo sull'inflazione pregressa, l'attuale adeguamento si aggiunge alle indennità già riconosciute come riportato nelle seguenti tabelle.

Indennità di vacanza contrattuale in vigore dal 1° gennaio 2003 nelle aziende artigiane metalmeccaniche

Livello Paga base Contingenza EDR Totale IVC mensile Totale + IVC
757,61 525,76 10,33 1.293,70 19,89 1.313,59
671,21 522,38 10,33 1.203,92 18,50 1.222,42
2°bis 603,25 519,29 10,33 1.132,87 17,40 1.150,27
559,95 517,30 10,33 1,087,58 16,70 1.104,28
503,81 514,43 10,33 1.028,57 15,78 1.044,35
469,06 512,91 10,33 992,30 15,22 1.007,52
426,53 511,21 10,33 948,07 14,53 962,60

Indennità di vacanza contrattuale dal 1° gennaio 2003 nelle imprese odontotecniche

Livello Paga base Contingenza EDR Totale IVC mensile Totale + IVC
1°s 780,37 527,74 10,33 1.318,44 31,39 1.349,83
659,36 522,80 10,33 1.192,49 28,37 1.220,86
595,99 520,53 10,33 1.126,85 26,80 1.153,65
490,38 515,19 10,33 1.015,90 24,13 1.040,03
437,05 512,49 10,33 959,87 22,79 982,66
399,40 511,05 10,33 920,78 21,85 942,63
367,46 509,83 10,33 887,62 21,05 908,67

Indennità di vacanza contrattuale in vigore dal 1° gennaio 2003 nelle aziende artigiane orafe e argentiere

Livello Paga base Contingenza EDR Totale IVC mensile Totale + IVC
735,56 526,02 10,33 1.271,91 30,28 1.302,19
652,39 522,61 10,33 1.185,33 28,20 1.213,53
545,97 517,49 10,33 1.073,79 25,52 1.099,31
488,216 514,61 10,33 1.013,10 24,07 1.037,17
552,26 513,07 10,33 975,66 23,17 998,83
404,61 511,36 10,33 926,30 21,98 948,28

 

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