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Il numero di Maggio '03

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Gli articoli
Metalmeccanici: Un contratto storico
CCNL Artigiani Odontotecnici e Orafi-Argentieri :prima intesa
Lavoro irregolare
Ambiente e sicurezza: campagna per la formazione dei lavoratori
Univa e Api: gli accordi stipulati
Infortuni: informazione e formazione dei lavoratori
Rsu: Whirlpool, Agusta e Atea (Insertro)

 

Un contratto storico

Finalmente parte la riforma dell'inquadramento professionale

Un contratto storico perché finalmente, dopo anni di inutili tentativi, vengono raggiunti due grandi obiettivi: la riforma dell'inquadramento professionale e il rafforzamento del diritto allo studio e alla formazione.

Il contratto del 1986 stabiliva già la costituzione di una Commissione Nazionale paritetica con il compito di elaborare una proposta per la riforma del sistema degli inquadramenti professionali, che sarebbe poi stata recepita nel contratto del '90.

Sono passati gli anni ma ancora non si è visto niente. Solo alcune esperienze a livello aziendale che peraltro hanno visto la nostra provincia tra le più attive con gli accordi realizzati all'Aermacchi, alla Delta Elettronica e recentemente all'Agusta.

Proprio sulla base di queste esperienze, è stata elaborata la proposta presentata alle controparti ed è proprio sulla base di questa proposta che sarà realizzata la riforma.

Una riforma costruita su un sistema articolato in "fasce professionali omogenee," a loro volta suddivise in "gradienti di professionalità" con la possibilità di ulteriori sistemazioni con la contrattazione aziendale.

Un sistema che punta quindi a cogliere il contenuto della professionalità in tutti i suoi aspetti e che necessita per la sua realizzazione di affrontare i temi dell'organizzazione aziendale, ridando quindi un ruolo importante alle RSU nella gestione dei processi produttivi.

L'atro tema, quello della formazione professionale e del diritto allo studio, prevede finalmente di rivitalizzare l'istituto delle 150 ore ormai praticamente inutilizzato. Potranno utilizzare le 150 ore i lavoratori che intendono frequentare corsi di professionalizazione e i lavoratori extracomunitari che partecipino a corsi per l'apprendimento della lingua italiana.

Ai lavoratori che invece frequentano corsi per il conseguimento del diploma di scuola media superiore sono riconosciute 40 ore annue di permesso retribuito in aggiunta a quanto già oggi previsto.

E' peraltro di grande importanza che si sia riusciti a definire maggiori agevolazioni per la partecipazione a corsi di formazione professionali contemporaneamente alla riforma dell'inquadramento professionale.

I due temi sono fortemente intrecciati fra di loro in un periodo storico caratterizzato da grandi cambiamenti dell'organizzazione del lavoro e delle mansioni, dove la flessibilità della prestazione lavorativa è sempre più un elemento caratterizzante.

Proprio alla luce di tali considerazioni risulta di difficile comprensione l'atteggiamento della Fiom che ancora una volta ha deciso di "rimanere alla finestra a guardare".

La Fiom, prima ha deciso di presentare una propria piattaforma rivendicativa caratterizzata da aspetti prevalentemente salariali, costringendo Fim e Uilm a presentarne una propria, negando la possibilità di una discussione per una piattaforma unitaria, poi è rimasta praticamente a guardare per tutta la trattativa ed ora che è stato raggiunto un buon accordo grida allo scandalo perché il risultato raggiunto è insufficiente e non adeguato alle proprie aspettative in particolare sull'aspetto economico.

Ma anche sul salario sarebbe opportuno fare chiarezza.

Il Contratto Nazionale firmato da Fim e Uilm prevede un aumento medio di euro 90 con un recupero di 1,6% di inflazione dell'ultimo biennio e un aumento dei salari del 4% (1,3% in più dell'inflazione programmata dal governo Berlusconi) per il prossimo biennio, quindi un risultato molto vicino alla richiesta fatta dentro le regole dell'accordo del luglio 1993.

In questo periodo sono stati firmati unitariamente accordi per i ferrovieri (85 euro di aumento), ministeri (77,1 euro di aumento), poligrafici (72,30 euro di aumento), vetro (78 euro di aumento), settore lampade (77euro di aumento).

Chi sbaglia a fare i conti: Fim, Uilm e le altre categorie della Cgil o la Fiom?

Certo, ci potrebbe essere un problema legato alla democrazia e alla titolarità di chi firma accordi che poi valgono per tutti, ma viene da domandarsi, nel momento in cui la Fiom ha deciso di presentare la propria piattaforma, non ha di fatto sancito la possibilità che vi siano trattative separate e quindi anche accordi solo con alcune parti? Se è così, ciò deve valere per tutti o solo per chi ritiene di essere l'organizzazione che ha la maggioranza degli iscritti?

Proprio per evitare il verificarsi di una tale situazione la Fim, in mancanza di regole, aveva proposto un percorso unitario per la consultazione nel caso di disaccordo nella fase conclusiva del Contratto Nazionale.

Alla proposta della Fim non è nemmeno stata data risposta. Così come non vi è mai stato nessun tentativo di ricostruire un'iniziativa unitaria durante tutta la trattativa.

La Fim con la Uilm ha raggiunto un accordo che segna un passo in avanti nella gestione dell'Organizzazione Aziendale e contemporaneamente tutela il salario dall'inflazione reale, nella convinzione che i lavoratori si tutelano facendo buoni accordi e non facendo promesse che non si realizzano mai.

La Fim e la Uilm convinti di aver fatto un buon contratto, sentiranno i propri iscritti per verificare se vi è una condivisione di tale giudizio e ad esso saranno vincolate, ma daranno la possibilità a tutti i lavoratori di poter esprimere la loro opinione, di cui si terrà conto.

Il primo aumento è previsto infatti per luglio in modo da lasciare il tempo per fare tutte le consultazioni.

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Contratto Nazionale Artigiani Odontotecnici e Orafi-Argentieri

Una prima intesa consente di recuperare almeno l'inflazione pregressa

Tabella Odontotecnici

Tabella IVC Odontotecnici

Tabella Orofo Argentiero

Tabella IVC Orafo Argentiero

Anche per i lavoratori Odontotecnici e Orafi-Argentieri dell'artigianato, come già avvenuto in gennaio per i metalmeccanici, è stato sottoscritto unitariamente da FIM FIOM UILM con le organizzazioni dell'artigianato un primo accordo per rinnovo del CCNL scaduto il 31 dicembre 2000.

Si tratta di un accordo ponte di contenuto esclusivamente salariale per sanare il periodo pregresso e permettere alle parti di continuare la trattativa per il rinnovo del contratto facendo comunque un po' di giustizia per i lavoratori.

L'accordo prevede:

- un incremento salariale che riconosce l'inflazione realmente registrata nel periodo 1 gennaio 2001 - 31 marzo 2002 ;

- eventuali aumenti già corrisposti a titolo di acconto sui futuri miglioramenti dei minimi contrattuali saranno assorbiti fino a concorrenza dagli incrementi retributivi previsti dal presente accordo;

- considerando che gli aumenti concordati coprono il periodo di inflazione fino al 31/3/2002, continuerà ad essere erogata l'indennità di vacanza contrattuale;

- ad integrale copertura del periodo dal 1/1/2001 al 31/3/2002, ai soli lavoratori in forza alla data di sottoscrizione del presente accordo verrà corrisposto un importo forfetario pari a euro 210 lordi, suddivisi in quote mensili, in relazione alla durata del rapporto nel periodo interessato, suddiviso in due trance di euro 105 che saranno erogate nel mese di giugno 2003 e nel mese di gennaio 2004;

Per gli apprendisti tale quota sarà pari a euro 150 sempre erogate in due trance di euro 75 ciascuna;

Dall'importo dell'una tantum dovranno essere detratte fino a concorrenza le somme di indennità di vacanza contrattuale (IVC) già erogata fino a un massimo di 90 euro.

Andreotti

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Il lavoro irregolare in provincia di Varese

Recentemente la Direzione provinciale del Lavoro ha reso pubblici i dati relativi all'attività ispettiva del 2002 (comprensiva di Ispettorato del Lavoro, INPS, INAIL, ecc.) contro il lavoro irregolare.

Il fenomeno dell'irregolarità nella nostra provincia resta consistente, interessando più di un terzo delle aziende visitate, ma presenta una netta contrazione rispetto al dato del 2000, secondo il quale le aziende rilevate con presenza di lavoro irregolare erano quasi la metà delle aziende visitate.

Ciò non deve indurre ad abbassare la guardia, ma significa che il lavoro effettuato con scrupolosità dagli organismi di vigilanza sul lavoro (Direzione provinciale del lavoro, Inps, Inail) e le pressioni sindacali per il contrasto al lavoro nero, compresa la richiesta di un rafforzamento degli organici e un superamento del blocco del turn-over negli organismi stessi, iniziano a dare qualche risultato.

Una lettura più approfondita del fenomeno "lavoro irregolare" in provincia permette di osservarne i mutamenti anche nella composizione interna. Diminuiscono infatti i lavoratori in nero e diminuisce il fenomeno dei "fuori busta", cioè di una parte di retribuzione pagata irregolarmente. Aumenta invece il fenomeno dei lavoratori dipendenti occupati in modo improprio con contratti di collaborazione, così come aumentano i fenomeni di intermediazione illegittima di mano d'opera, soprattutto da parte di cooperative, che impiegano i lavoratori e le lavoratrici per mansioni di carattere produttivo e non per quelle di noleggio o servizio, come previsto dalla legge in materia. Questi due fenomeni, nel loro complesso, rappresentano nel 2002 più della metà dei lavoratori individuati con rapporto di lavoro irregolare.

I dati quindi registrano uno spostamento da lavoro "nero" a lavoro "grigio" in termini significativi, anche perché negli anni passati il fenomeno delle collaborazioni improprie toccava maggiormente la media e grande impresa, mentre la piccola ricorreva più facilmente al lavoro nero, nel 2002 il fenomeno cresce, nonostante la media dimensionale delle aziende visitate sia diminuita di quasi la metà rispetto a quella del 2000.

Ciò porta a confermare l'importanza di una regolamentazione più cogente e dell'estensione dei diritti alle diverse tipologie contrattuali, tra cui le collaborazioni, al fine di fornire una maggior tutela per i lavoratori interessati, come da tempo insistono le organizzazioni sindacali, mentre dal governo, dopo gli annunci dello scorso anno, non vengono segnali di disponibilità in merito.

Ugualmente è importante che sia perseguita con maggiore efficacia l'intermediazione di mano d'opera illegittima, non più tollerabile dopo la legalizzazione del lavoro interinale, con direttive nazionali che diano alla repressione di questa attività un carattere di priorità nell'azione degli organismi di vigilanza sul lavoro, anziché lasciare alla sola sensibilità di ogni organismo provinciale di impegnarsi su questo fronte.

Come decisamente preoccupante è il dato di 35 minori trovati a lavorare nella nostra provincia.

I dati della Direzione provinciale del lavoro evidenziano infine un aumento di forme di occupazione in nero per gli stranieri. In contro tendenza con il fenomeno descritto sopra, il numero di stranieri non registrati a libro paga cresce costantemente nei tre anni considerati ed aumenta ancora più consistentemente in termini di incidenza percentuale sull'insieme dei lavoratori in nero, passando dal 3,2% del 2000 al 14,3% del 2002. Questo trend non cambia nel secondo semestre del 2002, nonostante l'avvio della sanatoria prevista dalla Bossi-Fini e nonostante che le richieste di regolarizzazione abbiano superato tutte le previsioni formulate in precedenza. Come dimostrano i dati, le rigidità della legge, unite al disimpegno di risorse e di attenzione per una sua tempestiva applicazione da parte del Ministero del Lavoro, finiscono per inibire una piena emersione del lavoro irregolare degli immigrati, come sarebbe invece possibile.

 

2000

% 2001 % 2002 %
Aziende visitate 2.662   3.300   4.202  
Aziende non regolari 1.299 49 1.582 48 1.434 34
Lavoratori aziende visitate 53.076   35.082   47.431  
Lavoratori non regolari 4.344 8,2 3.565 10,2 3.059 6,4
Lavoratori in nero 2.114 48,7 1.592 44,7 1.169 38,2
Extracomunitari in nero 68 3,2 139 8,7 167 14,3
Lavoratori in con fuori-busta 730 16,8 522 14,6 244 8
Altri casi 1.500 34,5 1.451 40,7 1.646 53,8

 

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Ambiente e sicurezza

La campagna provinciale per la formazione dei lavoratori

Nella primavera del 2002 il dipartimento ambiente e sicurezza di Cgil Cisl Uil ha lanciato in provincia una campagna per la formazione dei lavoratori in materia di salute e sicurezza. Il primo accenno in merito fu contenuto nella piattaforma presentata dal dipartimento ai lavoratori il 10 luglio 2001, in occasione dello sciopero di un'ora, per richiamare le controparti e le istituzioni alle proprie responsabilità di fronte all'inquietante fenomeno delle morti sul lavoro in provincia.

Successivamente la proposta di una campagna tra i lavoratori fu lanciata dalla Cisl in un proprio convegno, che si tenne nel successivo mese di settembre e quindi assunta da tutto il sindacato nell'anno seguente.

Il senso dell'iniziativa era di favorire l'applicazione di uno dei punti più importanti del decreto 626, ossia il coinvolgimento dei lavoratori nella prevenzione contro gli infortuni sul lavoro. La base della partecipazione dei lavoratori è la loro informazione e soprattutto la loro formazione e quindi su questo si è centrata la campagna.

Poiché sulla formazione dei lavoratori in materia di salute e sicurezza Cgil Cisl e Uil avevano stipulato precedentemente due accordi, uno con Univa e uno con Api, l'iniziativa è consistita in una campagna per l'applicazione degli stessi.

Sono state individuate tre categorie "pilota", i meccanici, i chimici e i tessili. Ciascun sindacato di categoria ha individuato un campione di circa 20 aziende. I contenuti della campagna sono stati presentati prima agli operatori delle categorie, poi alle Rsu e Rls, poi ai lavoratori riuniti in assemblee aziendali. Da questo ampio confronto, che per il momento è stato completato solo tra i metalmeccanici, è emerso che nella maggior parte delle aziende coinvolte non solo gli accordi sulla formazione dei lavoratori non erano stati applicati, ma anche che in un cero numero di aziende non si era fatto assolutamente niente e in altre la formazione era stata solo episodica e superficiale. Solo in tre delle 20 aziende la situazione poteva essere considerata accettabile.

Cgil Cisl e Uil hanno quindi convenuto con Fim Fiom e Uilm di inviare una lettera alle aziende "inadempienti" per richiamarle al rispetto dell' accordo, e comunque all'obbligo di legge. Si è quindi deciso di aprire una vera e propria vertenza provinciale per la corretta applicazione della 626 nelle aziende della provincia, un'iniziativa che non ci risulta abbia precedenti anche a livello nazionale. Le reazioni delle aziende alla lettera sono state tra loro differenti. Alcune, come la Secondomona o la Trafital hanno reagito positivamente alla sollecitazione, altre come la Usag e la Sices hanno assunto una posizione polemica contro il sindacato, altre ancora come la Siac, la Inda, la Crosta hanno preso tempo, la LP ha assunto una posizione contraddittoria ed infine le rimanenti hanno fatto le gnorri.

In questi giorni è arrivata dall'Univa la richiesta di un incontro per valutare il problema a livello di associazione. L'augurio è che si trovi una soluzione positiva in tempi brevi, che cioè in tutte le aziende interessate si proceda ad una applicazione effettiva dell'accordo e si generalizzi questa soluzione anche a tutte le altre aziende della categoria. Altrimenti il sindacato sarà costretto a denunciare le aziende inadempienti al servizio ispettivo di vigilanza, per omissione degli obblighi di legge, con tutte le sanzioni, anche pesanti, che ne potranno seguire.

Comunque già ora è stato raggiunto un importante risultato, quello di aver coinvolto centinaia di lavoratori su una questione importante, che spesso però resta ai margini dell'iniziativa sindacale. In alcune aziende era infatti la prima volta che i lavoratori venivano riuniti in assemblea per discutere di ambiente e sicurezza e tuttavia molti interventi hanno salutato positivamente la presenza del sindacato su questo tema.

Ciò è stato di conforto non solo a condurre con determinazione la campagna in corso, ma anche a pensare ad altre iniziative che sappiano dare maggior partecipazione ai lavoratori ed ai loro rappresentanti attorno ai temi della salute e della sicurezza in fabbrica.

S.M.

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Gli accordi stipulati con Univa e con Api

Il decreto legislativo 626 del 1994 agli articoli 21 e 22 obbliga le aziende ad informare e formare i lavoratori sui rischi presenti nei luoghi di lavoro al fine di prevenire gli infortuni.

In particolare stabilisce che la formazione debba essere sufficiente ed adeguata.

I suoi contenuti minimi devono riguardare i rischi riferiti al posto di lavoro ed alle mansioni e le relative misure di prevenzione e protezione; le nozioni relative ai diritti e doveri dei lavoratori in materia di sicurezza; cenni di tecnica della comunicazione interpersonale.

Nello spirito della legge, il 26 gennaio 1999 è stato stipulato un accordo tra Univa e Cgil Cisl Uil della provincia di Varese, con l'obiettivo di fornire alle aziende della provincia una precisa indicazione circa la corretta esecuzione degli obblighi formativi previsti dalla legge, anche in considerazione dello specifico contesto del settore industriale in provincia.

Le parti non hanno voluto attribuire all'accordo "alcun carattere vincolante per il datore di lavoro nella scelta delle metodiche di adempimento" dell'obbligo formativo, ma si sono date reciprocamente atto che, qualora le aziende ne diano applicazione, sindacato e associazione degli industriali riterranno che la formazione dei lavoratori sia stata attuata con una "corretta modalità", in altri termini che sia conforme agli obblighi previsti dalla legge.

Le modalità di formazione previste dall'accordo riguardano sia i contenuti, che il metodo. Quanto ai primi si prevedono insegnamenti sulle "nozioni relative ai diritti ed ai doveri dei lavoratori in materia di sicurezza e salute sul posto di lavoro" e sui "cenni di tecnica della comunicazione interpersonale in relazione al ruolo partecipativo". In altri termini il lavoratore deve essere formato sui principi della legge, sui suoi obblighi e diritti, su responsabilità e sanzioni, su competenze e ruoli delle diverse figure che devono attuare la legge in azienda (datore di lavoro, responsabile della prevenzione e protezione, rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, medico competente). Quanto al metodo l'accordo prevede che la formazione avvenga con un unico modulo di 4 ore in orario di lavoro, che i docenti siano individuati congiuntamente tra le parti, che sia presente in aula un tutor di nomina sindacale con il compito di facilitare il processo di apprendimento, che vengano utilizzate aule attrezzate e che ogni classe non veda la partecipazione di un numero superiore a 25 lavoratori, che la presenza dei lavoratori sia registrata, che ci sia un questionario di verifica dell'apprendimento al termine del modulo, che sia consegnato ad ogni partecipante un volume con le materie oggetto di insegnamento.

Il 2 aprile 2001 un analogo accordo è stato raggiunto con l'Api di Varese, nel quadro di una serie di impegni sulle questioni dell'ambiente e della sicurezza. L'accordo con Api non entra nei dettagli come quello stipulato con Univa, ma ribadisce la durata minima di 4 ore del modulo di formazione.

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Gli strumenti di un'adeguata prevenzione degli infortuni

Informazione e formazione dei lavoratori

Quali obblighi prevede il decreto legislativo 626, la "bibbia" della sicurezza sui posti di lavoro.

E' risaputo che la migliore prevenzione contro gli infortuni sul lavoro è la coscienza dei pericoli insiti in ogni mansione, anche la più banale. Nel gergo degli addetti al lavoro si definisce questo fenomeno come "percezione del rischio". Quanto più la percezione del rischio è presente nei lavoratori, tanto più è possibile prevenire gli incidenti sul lavoro.

E' altrettanto risaputo che la percezione del rischio spesso non è presente in modo adeguato nella consapevolezza dei lavoratori, nel caso dei giovani, per l'insufficiente conoscenza ed esperienza delle mansioni che vengono loro richieste, nel caso degli anziani, per una eccessiva sicurezza nelle proprie capacità di controllo sulle mansioni che esercitano. E' ad esempio un dato di esperienza della maggior parte dei Rls la battaglia quotidiana perché siano usati i dispositivi di protezione, quali occhiali, scarpe antinfortunistiche, etc., che spesso i lavoratori hanno a disposizione, ma non usano.

L'insufficiente percezione del rischio presente nei luoghi di lavoro rende del resto più difficile anche il ruolo del sindacato nel rivendicare costantemente alle aziende, e soprattutto ai capi, l'adozione di tutte le misure e di tutte le procedure perché il lavoro si svolga sempre in sicurezza, anche quando questo può comportare qualche difficoltà nei tempi di produzione, nelle scadenze di consegna, nei costi.

La legislazione attuale per la sicurezza nei luoghi di lavoro, introdotta nel 1994 tramite il decreto legislativo 626, considera quindi fondamentale, per una concreta prevenzione degli infortuni, la consapevolezza dei rischi presenti sul lavoro,. Conseguentemente si preoccupa degli strumenti da attivare perché il livello di questa consapevolezza sia costantemente adeguato nei luoghi di lavoro e, tra gli strumenti, mette al primo posto la formazione e l'informazione dei lavoratori.

Il lavoratore cioè deve essere sempre informato dall'azienda, tramite i responsabili alla sicurezza e soprattutto i capi, dei rischi generali, dei rischi specifici presenti in ogni mansione che gli viene affidata e in ogni macchina o attrezzatura o sostanza che gli viene richiesto di usare.

L'informazione sui rischi deve essere parte integrante nella descrizione delle mansioni, delle funzioni, dei compiti che vengono affidate ai lavoratori e parte integrante dei processi di addestramento a mansioni, funzioni e compiti. Inoltre ogni lavoratore deve essere informato sui rischi generali legati agli impianti presenti in azienda e dei comportamenti da assumere nelle eventuali situazioni di emergenza.

Altrettanto importante dell'informazione è la formazione dei lavoratori, dove per formazione si intende non solo la trasmissione di conoscenze, ma anche la verifica che siano state apprese.

La formazione deve essere generale e specifica, deve riguardare cioè da una parte i rischi generali, le disposizioni di legge, la conoscenza delle figure che si occupano di sicurezza in azienda e dei loro compiti, i doveri e i compiti dei lavoratori e dei responsabili aziendali, dall'altra i problemi di sicurezza sul posto di lavoro e le procedure per farvi fronte.

La formazione deve riguardare tutti i lavoratori all'atto dell'assunzione (e comunque tutti i lavoratori, almeno una volta, dopo l'introduzione della legge nel 1994) ed ogni lavoratore tutte le volte che viene riorganizzato il proprio posto di lavoro o viene assegnato ad una nuova mansione. La formazione si deve tenere in orario di lavoro e deve essere normalmente retribuita.

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Elezioni della Rsu alla Whirlpool, Agusta e Atea

Sono state fatte le elezioni della RSU in tre fabbriche importanti della provincia di Varese e la Fim ha ottenuto in tutte un risultato positivo se paragonato alle elezioni precedenti.

Le elezioni si sono svolte nello stesso periodo cioè tra il mese di marzo e il mese di aprile ed i dati sono interessanti per comprendere meglio il rapporto esistente tra l'organizzazione ed i lavoratori in un momento difficile che ha visto prima un contratto nazionale firmato dalla Fim e Uilm e non dalla Fiom, la firma del patto per l'Italia e successivamente la presentazione della nuova ipotesi per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro presentato separatamente da ogni organizzazione.

Il dato risultante è significativo in quanto delle tre fabbriche in oggetto due sono di grosse dimensioni, la Whirlpool e l'Agusta e l'altra, l'Atea, è di media dimensione con circa 300 dipendenti. Anche le caratteristiche occupazionali sono diverse, altamente specializzata l'Agusta che produce Elicotteri, la Whirlpool che produce elettrodomestici, ed infine l'Atea che produce termostati ed è una fabbrica a prevalenza di manodopera femminile.

Vogliamo provare a fare una valutazione sulle tre realtà per sfuggire, nei limiti del possibile, alla possibilità di una valutazione dei risultati caratterizzati solo dalla personalità di qualche delegato (che pure esiste ed è importante) per cercare di comprendere il consenso che l'organizzazione ha tra i lavoratori e questo può essere fatto solo comparando più realtà.

I dati danno ragione alla linea scelta dalla Fim-Cisl (vedi tabelle). Dopo i primi momenti di giustificato sbandamento dovuto soprattutto all'elemento di rottura dell'unità d'azione del sindacato i lavoratori hanno compreso che le divisioni non erano sulle cose concrete ma sul ruolo del sindacato. La Cgil in questi due anni ha scelto la strada dell'opposizione politica al governo Berlusconi e per fare questo ha sacrificato il ruolo della contrattazione sindacale, giustificando questo atteggiamento come inevitabile di fronte ad una opposizione partitica non in grado di rappresentare le istanze sociali dei lavoratori: in questa ottica l'importante era (ed è ancora oggi) portare i lavoratori in piazza a manifestare il loro malcontento contro il governo.

Questo è stato evidente nel rinnovo salariale del CCNL dei metalmeccanici di due anni fa che si è concluso con 130.000 mila lire di aumento su una richiesta di 135.000 firmato solo da Fim e Uilm perché secondo Cofferati (CGIL) alla scadere del biennio le aziende avrebbero trattenuto 18.000 lire di pertinenza del biennio successivo. Il biennio è terminato, i soldi non sono stati trattenuti anzi stiamo richiedendo nuovi aumenti.

Lo stesso atteggiamento è stato tenuto nella vertenza confederale con il governo su fisco, pensioni e articolo 18. Mentre la Cisl ha deciso che il metodo migliore per difendere le condizioni dei lavoratori di fronte ad un governo che aveva la maggioranza assoluta per decidere, era quello di andare a contrattare con esso per non modificare nella sostanza i diritti dei lavoratori, la Cgil era interessata a fare grandi manifestazioni contro il governo e contemporaneamente denunciando la nostra organizzazione di cedere a questo governo. Il risultato è evidente: senza l'accordo con la Cisl l'articolo 18 non ci sarebbe più; invece grazie all'accordo con la Cisl la modifica è stata solo di facciata ma non di sostanza, ne è una dimostrazione concreta il fatto che ad oggi nessun lavoratore in Italia è stato licenziato in forza di questa modifica.

Infine, la Fiom-Cgil a novembre ha deciso di presentare una propria piattaforma rivendicativa sul rinnovo del CCNL dei metalmeccanici costringendo le altre organizzazioni a presentare proprie richieste. Dietro la ripicca della firma separata del contratto precedente, ci sta una richiesta della Fiom-Cgil fuori dalle regole dell'accordo del '93, con politiche sindacali diverse da quanto discusso negli ani precedenti (aumenti uguali per tutti) e con obiettivi demagogici sui contratti atipici e orari che, messe assieme, dimostravano che erano richieste per non fare il contratto ma solo per mobilitare i lavoratori.

Ancora una volta la Fim ha fatto la scelta coerente, presentando una propria piattaforma, ambiziosa nei contenuti ma dentro gli accordi con CGIL CISL e UIL, una richiesta per migliorare le condizioni dei lavoratori e per essere oggetto di trattativa vera.

Le elezioni della RSU in queste fabbriche sono sicuramente un termometro interessante per le dimensioni delle fabbriche ma anche perché sono fabbriche che sono state molto coinvolte sulle discussioni sui temiche prima citavo. Vale la pena ricordare che i lavoratori di queste fabbriche ed in particolare gli iscritti e i componenti della RSU della Fim, sono stati in prima fila nelle lotte contro la posizione del governo che voleva eliminare l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori.

Il risultato delle elezioni va quindi letto come apprezzamento della linea sindacale della Fim – Cisl che soprattutto a partire dalle richieste per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro ha saputo discutere con i lavoratori di proposte concrete ed ottenibili. Certo questo non basta per giustificare il buon risultato. Esso è legato anche all'impegno e alla credibilità che hanno i nostri candidati all'interno dei posti di lavoro e sicuramente anche all'impegno che hanno dimostrato nell'affrontare i problemi di fabbrica. Una buona miscela per un buon risultato.

Dei risultati delle elezioni ne abbiamo parlato con i responsabili di fabbrica: Furfaro Nicodemo (Whirlpool Cassinetta), Carini Paolo (Gruppo Agusta), Santin Nadia (Atea di Bardello). Ecco le loro impressioni, pensieri, opinioni.

Rinnovo della RSU: quali sono le valutazioni? Vi aspettavate il risultato positivo?

Carini P. "Diciamo che ci aspettavamo un risultato positivo, anche se nelle dinamiche della campagna elettorale c'è sempre la preoccupazione, la paura, il dubbio che ti fa pensare che la tua valutazione sia carente in alcuni aspetti.

Il linea di principio, essendoci in fabbrica un processo in atto da tempo, con il momento più alto e positivo durante la campagna elettorale, un po' il risultato ce lo aspettavamo. Non è stata quindi una sorpresa, ma possiamo definirla una conferma, perché alla fine chi fa la differenza è il coinvolgimento dei lavoratori al voto. Noi abbiamo insistito soprattutto su questo aspetto: invitare la gente al voto, perché noi , a differenza di altri, risentiamo di questo aspetto."

Furfaro N. "Anche noi ce lo aspettavamo un risultato positivo per due motivi. Il primo è che abbiamo rifatto le elezione a tre mesi di distanza e abbiamo potuto riflettere perché a novembre, durante le prime elezioni, qualche errore lo avevamo commesso e quindi a marzo abbiamo cercato di recuperare queste difficoltà.

Un altro motivo è che sempre a novembre avevamo avuto qualche problema: alcuni candidati si erano mossi poco, in maniera non appropriata e i risultati erano stati scarsi.

Oggi pur essendo soddisfatti del risultato, ci è mancata, anche per qualche incertezza nostra, quella manciata di voti che ci avrebbe portato ad un altro delegato e quindi ad un successo pieno.

In queste seconde votazioni, se posso aggiungere un altro aspetto in negativo, un nostro candidato, forse pago del risultato delle prime elezioni, non ha portato alla lista il contributo che ci aspettavamo".

Santin N. " Io parto da una considerazione diversa rispetto ai grandi gruppi, dove si è fatto una campagna elettorale molto agguerrita. All'interno dell'Atea, una azienda di 300 dipendenti, non si è fatta pubblicità. Il risultato, è merito della squadra, ce lo aspettavamo, anche se non nego una certa preoccupazione dovuta al ritorno della Fiom, dopo tre anni di assenza totale dalla Rsu (nelle precedenti votazioni, è stata una loro scelta di non presentare la lista dei candidati) e quindi con una conduzione interamente Fim del confronto con l'azienda.

Il risultato positivo della Fim va visto anche come continuità del lavoro svolto in questi anni, senza mai fare una distinzione netta tra iscritti alla Fim, ad altre organizzazioni e non iscritti, le valutazioni sono sempre state fatte tenendo in considerazione le varie posizioni e questo ha portato grande coesione della fabbrica sulla nostra lista."

Campagna elettorale: quali gli strumenti?

Carini P. " Noi abbiamo deciso di utilizzare lo strumento del giornalino, fatto apposta per la campagna elettorale, con un dispendio notevole di risorse sia finanziarie che di tempo. Si è voluto fare un prodotto di buon livello, interamente a colori con un inserto contenente le fotografie dei candidati del collegio operai che di quello impiegati.

Diciamo che si è fatto un giornalino unico per i tre stabilimenti, anche se le elezioni erano programmate in tempi diversi (prima a Somma, poi a Cascina Costa, infine a Vergiate).

Un giornalino uguale per tutti in termini di contenuto, anche se l'inserto (con le foto dei candidati) era diverso a secondo degli stabilimenti.

Infine ogni candidato ha utilizzato la propria fantasia per la presentazione della lista Fim ad ogni dipendente: ad esempio un nostro candidato quadro a Cascina a contattato tutti gli elettori attraverso la posta elettronica.

Per tutti il contatto diretto verso i lavoratori con l'obiettivo di invitarli a partecipare al voto."

Furfaro N. " Noi abbiamo sfruttato le difficoltà che in questo periodo ha avuto la Fiom a livello nazionale: dal contratto non firmato alla presentazione della piattaforma separata.

Questa situazione a livello di fabbrica ha influito, anche perché alcuni nostri candidati l'hanno sfruttata bene.

E' stata sfruttata così bene che un candidato della Fim (Vulcano Michele) è stato il primo degli eletti dell'intera fabbrica (nonostante la differenza di iscritti e di voti tra noi e la Fiom).

Invece non siamo riusciti a sfruttare a fondo le "rogne" che la Fiom ha avuto a livello varesino, forse perché noi della Fim non siamo abituati ad approfittare di certe situazioni.

Poi abbiamo stampato un giornalino con le foto di tutti i candidati, a colori, ma questa non era una novità. Per queste elezioni i nostri candidati hanno consumato una barca di ore perché il confronto con le altre organizzazioni è stato molto alto per alcuni mesi (da ottobre dello scorso anno a marzo del 2003).

Santin N. " Noi abbiamo avuto il contatto quotidiano con la gente, non facendo nulla di scritto come giornalini od altro.

Se posso fare un paragone con il 1996, escludendo le elezione del 1999 (in cui ci siamo trovati in una situazione tutta particolare) la differenza può essere questa: allora eravamo in presenza di una grossa conflittualità con la Fiom, quest'anno il confronto è stato più soft, e quindi la votazione ha premiato quello che si fa quotidianamente sul campo con tutti i dipendenti presenti in azienda.

Chi vi ha votato, quali soggetti seguono la Fim?

Carini P. " Io distinguerei tra chi potrebbe aver votato la Fim e chi può avermi votato come candidato. Io mi sono fatto questa idea: il voto viene indirizzato al candidato e a quello che lo stesso rappresenta negli ambiti di lavoro.

Io mi sono reso conto che i voti che prende al Fim sono spesso la sommatoria delle preferenze individuali dei singoli candidati e questo può avere aspetti positivi, ma anche negativi se in alcune aree non hai candidati rappresentativi.

Ad esempio noi abbiamo sofferto molto a Cascina Costa tra gli operai perché in quel settore non avevamo dei "cavalli" di razza, mentre abbiamo avuto un successone tra gli impiegati (oltre il 50% dei voti) perché li abbiamo messo in campo pezzi da novanta.

La differenza , nel voto alla Fim, la fa la persona e a Cascina Costa i più votati sono stati due candidati impiegati della Fim."

Furfaro N. " I voti solo di lista sono stati pochi e questo vuol dire che votano il candidato: in Whirlpool lo abbiamo verificato e alcuni nostri candidati hanno portato una barca di voti.

Devo dire che anche gli altri della lista Fim si sono difesi bene, ma dal voto emergono quelle tre o quattro persone che fanno la differenza, trascinando al successo la lista.

Tra gli impiegati avevamo quattro candidati, ne abbiamo eletti tre: un buon risultato, ma se c'era maggior impegno potevamo ottenere di più.

Santin N. " Confermo che il riferimento di una votazione è spesso la capacità del candidato di fare la differenza""

La posizione della Uilm e della Fiom, di Flmu dove era presente?

Carini P. " La Uilm va separata dal ragionamento, perché è un'organizzazione che ha in parte le nostre caratteristiche: infatti ha perso dove non aveva candidati significativi.

La Fiom è molto diversa, perché influisce in modo determinante l'organizzazione e riesce a dirottare i voti su alcuni candidati. Da noi sarebbe impensabile perché il voto è legato soprattutto alla fiducia dell'elettore nei confronti del candidato.

La Fiom ottiene, come organizzazione, maggior consenso. Mentre da noi la differenza la fa la qualità delle candidature.

Anche loro hanno usato il giornalino per presentare i candidati.

Per Flmu non ho molto da dire e così pure per la Uilm: la vera campagna elettorale è stata fatta tra noi e la Fiom.

Legato alle vicende interne e il giudizio dei lavoratori parte da li. Le vicende nazionali possono entrare in maniera marginale e spostare il voto dell'incerto in una direzione od un'altra ma non condiziona l'intero voto.

La maggioranza dei dipendenti non sono iscritti al sindacato e vivono in una specie di lontananza dalle vicende sindacali, ma al momento della rinnovo della Rsu partecipano attivamente al voto.

Furfaro N. "Una parte del voto è senza dubbio legato anche alle vicende nazionali ma non sempre dobbiamo vedere questo aspetto in modo negativo. Lo stesso contratto dei meccanici, forse all'inizio era un aspetto negativo, ma con il passare del tempo i risultati in busta si cominciano a vedere.

Quello che ci ha penalizzato, in parte, durante la prima votazione è stato il patto per l'Italia: a luglio ci erano arrivate una trentina di disdette che con il passare del tempo abbiamo recuperato.

Inoltre da novembre a marzo abbiamo recuperato il 20% dei voti perché l'argomento si era allontanato dal dibattito politico e dal confronto in fabbrica.

Santin N. "Non la trovo una tema tica determinante sul voto in azienda, anche se devo dire che una parte consistente di lavoratori comincia a vedere le differenze e che qualcuno segue un sindacato schierato politicamente.

Il voto superiore agli iscritti, quindi c'è spazio?

Carini P. "Il voto alla Rsu e l'adesione al sindacato sono due cose diverse e il primo ha una componente più ampia, perché coinvolge il lavoratore nel decidere direttamente l'organizzazione interna. Posso pensare che se ci fosse una sorta di sindacalizzazione legata alla Rsu, nel senso dell'iscritto interno ad un'azienda, potremmo avere una adesione più ampia, ma con quali valori?

Ma se ritorniamo all'immagine del sindacato e alla sua adesione non possiamo che tenere conto che gli spazi non sono infiniti. Si può senz'altro aumentare l'adesione alla Fim, presentando meglio quelli che sono i valori di una organizzazione che ha fatto della autonomia e della contrattazione la propria immagine. Diversa è l'adesione alla Cgil, dove si sconta ancora forte il rapporto politica-sindacato.

Furfaro N. "Penso che lo spazio ci sia, anche perché la Fim non ha preso tutti i voti degli iscritti (impossibile in una realtà complessa come la nostra) e quindi sono confluiti i voti di molti non iscritti. Lo spazio sta li: un maggior contatto da parte dei nostri delegati e un maggior riconoscimento della politica sindacale della Fim in fabbrica da capitalizzare e su questo bisogna mettere in campo tutte le nostre risorse."

Santin N. "Ci sono dei margini dove si possono fare nuovi iscritti, anche se c'è una parte di lavoratori che non vuole iscriversi e separa il voto alla Rsu alla adesione ad una organizzazione."

Il futuro?

Carini P." un ragionamento che stiamo facendo è di investire tutti gli stabilimenti della nostra capacità organizzativa, forti del consenso elettorale ottenuto, in particolare nelle realtà strategiche".

Furfaro N. " Un sogno c'è l'ho: raggiungere e superare la Fiom sia in termini di voti che di iscritti.

Per quanto riguarda la realtà contrattuale i delegati della Fim hanno l'urgenza di affrontare i problemi creati dalla miriade di orari di lavoro presenti in fabbrica."

Elezioni RSU Gruppo Agusta

Unità produttiva di Cascina Costa

 

Elezioni 2003

Elezioni precedenti

 
  voti RSU % RSU voti RSU % RSU
FIM 482 10 40,00 487 12 36,36
FIOM 466 9 36,00 527 13 39,39
UILM 90 4 16,00 132 5 15,15
FLMU 123 2 8,00 180 3 9,10
Totale 1.161 25 100,00 1.326 33 100,00

Unità produttiva di Somma Lombardo

FIM 122 2 33,34 169 6 50,00
FIOM 69 3 50,00 117 4 33,34
UILM 50 1 16,66 18 1 8,33
FLMU 14 - - 32 1 8,33
Totale 255 6 100,00 336 12 100,00

Unità produttiva di Vergiate

FIM 140 3 27,27 107 2 18,18
FIOM 227 5 45,46 363 6 54,54
UILM 165 3 27,27 163 2 18,18
FLMU 85 - - 108 1 9,10
Totale 617 8 100,00 741 11 100,00

 

Elezioni RSU Atea

  Elezioni 2003 Elezioni precedenti
  voti RSU % RSU voti RSU % RSU
FIM

160

5 62,5 96 3 37,5
FIOM 83 3 37,5 102 4 50,0
UILM np np   16 1 12,5
Totale 243 8 100,00 214 8 100,00

 

Elezioni RSU Whirlpool

 

Elezioni 2003

Elezioni precedenti

  voti RSU % RSU voti RSU % RSU
FIM 629 14 30,4 546 13 28,3
FIOM 1.071 21 45,7 1.309 22 47,8
UILM 315 9 19,6 309 9 19,6
FLMU 149 2 4,3 119 2 4,3
UGL 14 0 - 10 - -
Totale 2.178 46 100,00 2.293 46 100,00

 

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