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Il numero di luglio '03

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Gli articoli
CCNL: gli iscritti alla Fim approvano il contratto
CCNL:il voto dei metalmeccanici
CCNL:le critiche e le ragioni
Inda: lettera aperta
Tesseramento: obiettivo 3.900
Aermacchi: cessione dell'azienda varesina
Ordine del giorne del Comitato Direttivo
Carr. Chinetti: Premio di Risultato
Delta: campione regionale di calcio amatariale
Assegni familiari
 

Gli iscritti alla Fim approvano il contratto

Il Consiglio Generale della Fim riunito il 25 giugno ha concluso la vicenda contrattuale approvando definitivamente il nuovo contratto dei metalmeccanici.

Nonostante alcuni isolati, anche se molto gravi episodi di boicottaggio, nel 99% delle assemblee i lavoratori hanno ascoltato e apprezzato. Sono state fatte assemblee in più di 6.000 aziende, parlato a più di 700.000 metalmeccanici e il si degli iscritti ha superato l'85%.

Missione compiuta: abbiamo fatto il contratto più difficile della storia della nostra categoria.

Nessuno, dopo la presentazione di tre piattaforme, aveva scommesso un centesimo sul fatto che ci saremmo riusciti. E' stato un miracolo doppio.

Anzitutto per il merito dell'accordo che, a dispetto della valanga di bugie che la FIOM ha raccontato, centra i due fondamentali obiettivi (riforma dell'inquadramento professionale e maggiori diritti per la formazione). Rispetto ad essi abbiamo mediato sui tempi, non sul merito, e questo era inevitabile vista la complessità dei temi. Certo i percorsi celano sempre delle insidie e quindi più che mai la FIM dovrà essere impegnata a gestire i gruppi di lavoro per arrivare entro il quadriennio al risultato pieno.

Non abbiamo fatto scambi al ribasso, e lo dimostreremo in autunno negli incontri sull'orario e il pacchetto Biagi.

A chi dice che non siamo democratici rispondiamo che la costituzione italiana prevede che la titolarità della contrattazione è dei sindacati e non di tutti i lavoratori. In tutti i paesi del mondo il diritto a concludere contratti è dei sindacati e dei loro iscritti. In tutti i Paesi del mondo si contratta se

c'è il sindacato e il sindacato esiste se ha degli iscritti.

Ai non iscritti che si lamentano rispondiamo che se tutti facessero come loro non ci sarebbe nessun contratto su cui esprimere un parere: ogni lavoratore dovrebbe accontentarsi di quello che decide di dargli il padrone. Ci pensino!!

Pretendere di avere gli stessi diritti di chi, grazie alla sua adesione al sindacato, rende possibile la contrattazione e la vera lesione della democrazia, che non prevede mai diritti per tutti e doveri solo per alcuni.

A chi dice che è un brutto contratto rispondiamo che può scioperare con la FIOM per averne uno migliore. Ma anche che se, come è già avvenuto, un contratto migliore non si farà, dovrà prendere atto che la vera alternativa è tra questo contratto e niente.

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Il voto dei metalmeccanici

La frattura tra le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici in questi ultimi anni è stata, oltre che nel merito dei contenuti contrattuali, sui temi riguardanti la "democrazia" e quindi, a chi affidare il difficile compito di appianare e dirimere le differenze presenti nel sindacato. Tutto questo è prepotentemente esploso durante l'ultimo rinnovo contrattuale.

Partiamo, in questo breve viaggio, dalla conclusione della consultazione sull'ipotesi di accordo. Secondo la Fiom la consultazione fatta da Fim e Uilm non è rappresentativa della categoria e quindi la firma dell'accordo è stata decisa da una minoranza non significativa dei lavoratori.

Prendiamo a prestito i dati forniti dalla commissione nazionale e li confrontiamo con quelli dei due rinnovi contrattuali precedenti che avendo trovato una conclusione condivisa da tutti, anche la consultazione era stata gestita unitariamente e con la presenza attiva della Fiom

Argomenti

2003 1999 1994 Note
Addetti settore 1.300.000 1.350.000 1.400.000 Stime esclusi gli artigiani
Addetti aziende coinvolte 737.738* 831.268 823.623 * al 24/06/03
Votanti 217.282* 449.277 448.785 * al 24/06/03
Favorevoli 154.571* 303.963 346.566 *Dei non iscritti non sono conteggiati i favorevoli
Iscritti al sindacato 655.000* 650.000 680.000 * Fiom 368.000; Fim 190.000; Uilm 97.000

Consultazione CCNL Varese

N° aziende

109

Dipendenti 16.937
Votanti 2.554
Favorevoli 2.194
Contrari 318
Bianche

56

E' evidente che lo strumento del referendum di tutti i dipendenti metalmeccanici è uno strumento che già nelle scorse stagioni aveva posto molti interrogativi:

• al massimo si riuscivano a raggiungere circa il 60% dei dipendenti con le assemblee retribuite e di questi circa la metà hanno dato il loro parere sull'ipotesi di accordo;

• di questo terzo dei dipendenti del settore (la maggioranza o non veniva consultata oppure non esprimeva nessun parere) circa il 75% esprimeva un giudizio favorevole e il restante era contrario;

• al voto non partecipava nemmeno un numero di lavoratori pari agli iscritti (anzi un iscritto su tre non votava nemmeno).

Questi dati, elaborati dai sindacati nazionali non ponevano nessun problema alla firma del contratto, ma essendo conclusioni condivise da tutti non si andava certo a ricercare il pelo nell'uovo affermando che la maggioranza dei votanti aveva espresso parere favorevole.

Questa volta i contrasti presenti nel sindacato e la scelta della Fiom di non firmare l'ipotesi (anzi portando nelle assemblee un giudizio estremamente negativo) ha di fatto reso difficile il caratterizzarsi di un voto degli iscritti e dei lavoratori non iscritti: il numero dei pareri negativi (circa 10.000) raccolti a livello nazionale e conteggiati nel numero dei votanti non permette ai firmatari del contratto di racchiudere chi non si è espresso nei voti favorevoli che si presume siano molti all'interno delle aziende. Forse sarebbe bastata una distribuzione massiccia di una scheda di accettazione dell'ipotesi di accordo per superare anche questo ostacolo.

In passato lo stesso problema era stato elegantemente superato in modo unitario affidando ai votanti favorevoli (un quarto della categoria) il giudizio per tutti.

Se non lo si permette alla Fim, non lo può certo fare la Fiom la conta di chi è contrario, e quindi affermare che essendo una minoranza i consultati, la maggioranza è contraria a questo contratto: faccia la Fiom una consultazione non politica tra i propri iscritti per verificare quanto sono distanti le scelte dei propri dirigenti dal pensiero della gente che lavora.

F.R.

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Le critiche e le ragioni

Viaggio attraverso la consultazione contrattuale

Quel venerdì 9 maggio 2003, dentro il palazzetto dello sport di Montichiari, in provincia di Brescia, si era in presenza di una novità che avrebbe cambiato in maniera definitiva il panorama sindacale dei metalmeccanici in Italia: circa diecimila delegati di Fim e Uilm, in un palazzetto gremitissimo, ad ascoltare e condividere la scelta delle segreterie nazionali: chiudere con una ipotesi di accordo la complicata vertenza contrattuale.

La Fiom era riunita in piazza della Loggia a Brescia, pochi chilometri, ma la distanza politica e sindacale era abissale, una manifestazione pubblica dei metalmeccanici della Cgil contro questa ipotesi di contratto.

I 50 giorni successivi, nelle assemblee con i lavoratori, queste differenze sono di nuovo esplose, fino a diventare ingombranti per chi doveva parlare, ma soprattutto per chi doveva ascoltare e capire.

Un discreto accordo nel merito, ne più ne meno di altri firmati unitariamente in passato per i metalmeccanici e in linea ad altri firmati in questi mesi da altre categorie, è stato sottoposto a critiche pesanti e spesso ingiustificate da parte di funzionari di una organizzazione sindacale.

In passato, di fronte ad una conclusione del contratto, il sindacato faceva quadrato e presentava i risultati partendo, e questo rientrava nella normalità, dalle cose positive e erano i lavoratori semmai a portare pareri e critiche ai contenuti.

Questa volta (e qui sta la novità) si sono spesi fiumi di parole e di comunicati ufficiali per dimostrare che il contratto firmato era la cosa peggiore che potesse capitare alla nostra categoria.

Il confronto con i lavoratori, preoccupati senza dubbio dalle difficoltà sindacali, ma soprattutto interessati a conoscere i contenuti dell'intesa, a valutarne le novità e i limiti, a capire quali cambiamenti porterà, è stato franco e in alcune occasioni positivo.

In diverse occasioni, spesso a livello personale, qualche volta in forma collettiva, veniva richiesta al sindacato maggiore attenzione ai rapporti unitari e alla ricerca di una soluzione positiva delle differenze presenti. E' rimasta "poco capita" la scelta di presentare piattaforme differenti, senza trovare una mediazione interna.

In alcune realtà si è dedicato una attenzione maggiore a quelle che vengono definite "le regole di democrazia" con una richiesta di poter intervenire e decidere non solo in fase di preparazione della piattaforma, ma anche durante la trattativa e alla conclusione: è un argomento sensibile nella nostra categoria, perché in passato si è utilizzato spesso il referendum tra tutti i lavoratori in presenza di conclusioni unitarie, anche se il referendum non è molto diffuso in Europa ed anche nel nostro paese sono poche le categorie che utilizzano il referendum di tutti i lavoratori a conclusione di un contratto nazionale.

A maggior ragione, quando si è di fronte a differenze cosi evidenti come due piattaforme o una conclusione senza una organizzazione, si dovrebbe fare molta attenzione nel cavalcare lo slogan " democrazia = voto di tutti" come ha fatto la Fiom in questa vertenza contrattuale.

Le regole sono importanti, ma lo è altrettanto come queste vengono utilizzate: il farlo non per raccogliere un orientamento, ma contro qualcosa o qualcuno non farà altro che dividere ulteriormente.

E sappiamo tutti quanto è difficile, anche nelle aziende metalmeccaniche , raccogliere consensi ed adesioni. Lo è in misura maggiore ora, di fronte alle divisioni tra i sindacati, ma lo era anche in passato, quando c'era la FLM: il tesseramento difficilmente andava oltre al 50% dei lavoratori.

In questi mesi è tornato in primo piano un altro aspetto sconosciuto della nostra Costituzione: l'articolo 39 e il ruolo dei sindacati maggiormente rappresentativi nella contrattazione nazionale.

Tale articolo prevede che il diritto alla contrattazione è delle organizzazioni sindacali e quindi solo loro possono firmare il contratto: e questo dovrebbe essere condiviso da tutti. L'altro metro di misura iniziale è che le organizzazioni sindacali esistono in quanto ci sono lavoratori che si iscrivono.

Poi il frutto di questo lavoro, il contratto nazionale, va a beneficio di tutti i lavoratori, in maniera indistinta, al di la che siano o meno iscritti ad una organizzazione sindacale.

Strano concetto, quello definito "erga ommes", che non trova molta attenzione nel resto del mondo sindacale, che conferisce un diritto quasi esclusivamente nel nostro paese: uno nella vita non solo può non iscriversi al sindacato (essendo non obbligatorio è un suo diritto), ma ne ottiene tutti i benefici alla pari dell'iscritto e inoltre deve anche decidere le scelte del sindacato. E' una bella contraddizione, che dovrà, in futuro, trovare una soluzione.

Nel merito dei contenuti dell'accordo tre sono le questioni emerse con maggiore evidenza e che dovranno trovare una nostra attenzione.

La prima riguarda il salario: i risultati sono poco confrontabili con le altre categorie e quindi in futuro una attenzione maggiore dovrà essere posta nel proporre soluzioni simili, c'è spesso una differenza tra il salario contrattato (modesto nelle basse categorie, insignificante in quelle di elevata professionalità), ma la cosa che desta più attenzione sono i parametri su cui si effettua la contrattazione nazionale: i dati Istat e l'inflazione programmata.

Sul primo aspetto c'è una evidente differenza tra i dati e il costo della vita reale e questo pesa sulla valutazione degli aumenti contrattati.

Questo contratto obbliga inoltre il sindacato e i lavoratori a guardare avanti, specie su argomenti come l'inquadramento professionale e la formazione, mentre la visione di molti nel sindacato è ristretta al passato e a quanto si dovrà cambiare in futuro.

Qui sta l'altra grande differenza tra noi e la Fiom: la loro paura nell'affrontare il futuro li obbliga a chiudersi sempre di più in una visione negativa dei cambiamenti e delle novità perdendo una grande occasione di gestione, magari sofferta, del mondo del lavoro e di ridiventare protagonisti.

Un esempio? Qual è la loro risposta ad un tentativo di piattaforma e di regole unitarie (e quindi di mediazione)? Ribadire le loro richieste e le loro regole.

Qual è la scelta nell'ipotesi di accordo: il definire completamente negativa la contrattazione fatta dalle altre organizzazioni e le novità definite con le controparti e il rilancio dello sciopero come strumento per modificare il rapporto di forza e quindi i contenuti dell'intesa. Una scelta che sanno destinata a fallire e quindi¼ la scelta di riproporre la loro piattaforma azienda per azienda, in modo da definire con i singoli padroni delle conclusioni (mediazioni) che in alcune realtà potranno essere migliori di quanto definito da Fim e Uilm nel contratto nazionale, ma che per la stragrande maggioranza dei lavoratori non avrà nessun effetto.

L'unico effetto di questi "post-contratti" sarà quello di essere in alternativa al contratto nazionale, dando l'illusione che è possibile risolvere in azienda le questioni irrisolte a livello nazionale: non è possibile lo sanno tutti.

Sbaglia la Fiom, ma sbagliano questi industriali che non accettano la conclusione della loro organizzazione (Federmeccanica o Confapi) e pensano di risolvere dentro la singola azienda le contraddizioni che invece sono generali.

Negli Stati Uniti la fine del contratto nazionale è avvenuto quando i padroni (e una parte del sindacato), critici di come venivano affrontati gli argomenti, hanno deciso di definire nelle singole aziende regole che per loro natura sono generali.

Anche a noi tocca il difficile compito di impedire che in Italia si imbocchi questa pericolosa strada.

Il contratto può essere definito tale solo quando si riesce a sottoscriverlo con una controparte altrimenti rimangono richieste, legittime, ma solo per chi le ha avanzate. Il contratto si difende a mio parere, solo rinnovandolo, e con un accordo il più vicino possibile alle richieste 

F.R

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Lettera aperta a tutti i dipendenti INDA

Il sottoscritto GIUSEPPE DE LEO intende far conoscere la sua situazione sindacale in modo chiaro ed inequivocabile a tutti i dipendenti della Inda.

Questo per togliere ogni possibile altra interpretazione e strumentalizzazione.

A partire dal mese di giugno 2003 ho disdettato dopo tanti anni la mia iscrizione alla FIOM-CGIL in quanto mi sono reso conto che lo spazio per chi intende praticare un sindacato riformista è ormai nullo e la maggior parte di quelli che la pensano come me, sono, in questa organizzazione in un modo o nell'altro stati messi da parte e al loro posto c'è gruppo dirigente massimalista che ha fatto del no a priori e della denigrazione personale dell'avversario una religione.

La FIOM a mio parere con questa deriva massimalista ha impedito di rinnovare unitariamente il contratto di lavoro e da alcuni anni a questa parte non ha portato niente nelle tasche dei lavoratori.

Ho scelto di fare questa lettera aperta in quanto per molti anni ho militato nella FIOM-CGIL anche come componente del direttivo provinciale e ora che non mi ci riconosco più è giusto che questa mia sofferta decisione sia conosciuta da tutti, per chiarezza e perché non si dica che io abbia fatto le cose di nascosto.

Sono ora in una fase di riflessione se ritirarmi in modo definitivo dall'attività sindacale o se trovare altre soluzioni per continuare in quello che in fondo è stata e sarà sempre la mia passione, fare sindacato.

Caravate, giugno

GIUSEPPE DE LEO

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Tesseramento2003: obiettivo 3.900

Il 2002 ha segnato un'inversione del tesseramento Fim in provincia di Varese. Il 2001 si era concluso infatti con 3.910 iscritti, un risultato mai raggiunto dalla Fim. In parte hanno influito su tale risultato le tensioni presenti tra le Organizzazioni Sindacali. La nostra sensazione è che in provincia di Varese i lavoratori vivano negativamente le divisioni tra le Organizzazioni Sindacali e tendano ad allontanarsi.

L'altro elemento determinante è il perdurare ormai da più di un anno di una situazione di difficoltà dell'economia locale metalmeccanica con conseguente riduzione delle assunzioni e del tourn-over, situazione che è ancora presente.

Ciò nonostante, proprio perché non esiste sindacato senza chi lo sostiene, la Fim si è posta l'obiettivo per il 2003 di tornare ai 3.900 iscritti, numero che consente di poter continuare a fare le attività sindacali, formative ed informative che sono state garantite in questi anni. E' un obiettivo che per essere raggiunto necessita dell'impegno di tutta la struttura sindacale e quindi in primo luogo dei delegati di fabbrica e dei collettivi.

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Aermacchi vola in Finmeccanica

Dal 1° luglio la cessione dell'azienda varesina

Dopo un lungo e tormentato negoziato si è concluso nello scorso mese di dicembre l'accordo per la cessione del pacchetto di maggioranza delle azioni della società holding Aeronautica Macchi dalla famiglia Foresio a Finmeccanica. Dopo quella intesa si è avviato un periodo di verifica amministrativa e contabile, chiamato tecnicamente "due diligence" (verifica dovuta), al termine del quale i contenuti dell'intesa sono stati confermati.

Aermacchi entra quindi a far parte dal primo luglio di un gruppo industriale di notevoli dimensioni (Finmeccanica ha, secondo i dati di fine 2002, circa 45.000 dipendenti ed un fatturato pari a 7.758 milioni di euro mentre Aermacchi ha circa 1800 dipendenti ed un fatturato di 183 milioni di euro), in grado di rilanciare a livello commerciale le già note capacità progettuali ed industriali della quasi centenaria azienda varesina.

In effetti della possibile cessione del controllo di Aermacchi si parlava da più di dieci anni: le alterne vicende di mercato del settore aeronautico, che hanno dovuto registrare un abbassamento dei volumi di affari del mercato dell'aviazione militare nel periodo successivo alla caduta del muro di Berlino, unite al processo di razionalizzazione e privatizzazione delle aziende del comparto pubblico italiane (ricordiamo le vicende EFIM-IRI, la nascita di Alenia ecc.) e la loro collocazione nello scenario internazionale, hanno condizionato molto questa vicenda.

Adesso che il passo è stato compiuto, insieme agli auspici che questa operazione consenta all'Aermacchi una affermazione a livello commerciale che riconosca le sue capacità tecnologiche e produttive, in questi anni troppe volte frustrate soprattutto per le ridotte dimensioni dell'azienda stessa rispetto ai concorrenti, vogliamo esprimere alcune considerazioni.

La situazione in cui si trova attualmente il settore aeronautico è critica, in quanto le tensioni generate dalla crisi, dagli attentati del settembre 2001 fino alla recente guerra in Iraq e dalla instabilità generale dello scacchiere mediorientale, non permettono al mercato di vivere un momento di lucidità, sia nell'ambito commerciale che in quello militare.

Ricordiamo che Aermacchi, oltre alla progettazione e costruzione di velivoli da addestramento, di cui l'M346 recentemente presentato presso lo stabilimento di Venegono rappresenta l'ultimo e innovativo prodotto, partecipa a diversi programmi militari internazionali, come EFA e Tornado, e ha iniziato, dalla fine degli anni '80, una intensa attività nel settore dei velivoli civili. Per prima è iniziata la collaborazione al programma Dornier 328 (attualmente in stand by per il fallimento dell'azienda tedesca, ma con attesa a medio termine di una possibile riapertura della linea produttiva) e successivamente è stata avviata la progettazione e costruzione delle gondole (nacelles) in cui vengono alloggiati i motori dei velivoli a getto per diversi ed importanti clienti, tra gli altri Airbus e Falcon, settore in cui l'azienda si è affermata come uno dei migliori fornitori a livello mondiale. Non è stata sotto i riflettori come la presentazione dell'M346 ma è stata comunque importante la cerimonia di consegna della prima parte di nacelle per l'Airbus A380, il più recente programma di collaborazione civile, che pone Aermacchi nel più prestigioso programma civile europeo e mondiale.

Proprio per questo riteniamo che l'ingresso in Finmeccanica sia importante e in qualche modo non solo inevitabile ma necessario.

Per la FIM è prioritario che venga tutelata e rafforzata la capacità progettativa e produttiva dell'Aermacchi, mantenendone le caratteristiche attuali. In questo senso vanno lette le iniziative pubbliche intraprese e promosse nei mesi scorsi dal sindacato confederale che hanno avuto il culmine nell'incontro con il presidente della provincia di Varese, con l'ing Testore e i parlamentari e amministratori locali del 17 febbraio scorso.

La FIM, dal livello territoriale sino a quello nazionale, ha seguito, e continuerà a seguire in modo particolare l'ingresso di Aermacchi in Finmeccanica, potendo contare su una presenza importante in tutte le aziende del gruppo e su un valido coordinamento tra le diverse realtà produttive.

Proprio per questo è in programma per martedì 15 luglio prossimo un incontro del Collettivo di fabbrica con Emilio Lonati, il responsabile della FIM Nazionale per Finmeccanica, durante il quale verranno illustrati ai delegati e agli attivisti la situazione del settore aeronautico e i contenuti del convegno nazionale dei responsabili sindacali della FIM delle aziende di Finmeccanica, che si terrà a Roma il 10 luglio.

Sarà l'occasione per approfondire direttamente tutte le questioni sul tappeto, cercando di dare delle risposte alle domande che oggi i lavoratori ci pongono e che sono al centro del dibattito dentro la fabbrica.

Da ultima una nota "storica": la famiglia Foresio è, nello scenario varesino, l'ultima a lasciare la proprietà di un'azienda di rilevanti dimensioni. Dopo i Borghi della Ignis, i Bassani della Bticino, passa la mano anche un imprenditore che da oltre 50 anni controllava Aermacchi. È un processo inevitabile, e viste le ragioni che abbiamo cercato di illustrare nell'articolo, forse necessario, ma sul quale varrà la pena di ritornare, anche perché questo fatto rischia di allontanare dal nostro territorio i luoghi dove vengono assunte le grandi decisioni sul nostro futuro. Ragione di più per sostenere l'attività del sindacato confederale, e per quanto ci riguarda soprattutto la FIM CISL, capace di una piena e avviata interlocuzione con Finmeccanica, perché sia ancora di più in grado di gestire e controllare i processi decisionali che riguardano le fabbriche del settore aeronautico e in particolare Aermacchi.

Graziano Resteghini,

Coordinatore FIM CISL Aermacchi

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ORDINE DEL GIORNO DEL COMITATO DIRETTIVO DELLA FIM CISL VARESE

Il Comitato Direttivo della FIM CISL di Varese, riunito a Gallarate il 30 giugno 2003, ritiene che la discussione avviata dai recenti black out della distribuzione dell'energia elettrica nel nostro paese debba essere ricondotta in un ambito più corretto e rispettoso delle questioni in gioco, cioè il modello energetico e l'utilizzo ecologicamente sostenibile d elle risorse del nostro paese, insieme alle ripercussioni che si avranno sul territorio e sulla stessa struttura produttiva.

Per questo il Comitato Direttivo invita la FIM a tutti i suoi livelli e la stessa CISL a definire a riguardo una posizione che tenga conto in particolare di questi elementi:

L'utilizzo del nucleare, da più parti invocato in questi giorni, oltre ad essere in contrasto con il pronunciamento referendario del 1987, non è neppure economicamente sostenibile e capace di risolvere il problema.

La stessa Francia, da cui acquistiamo notevoli quantità di energia prodotta con impianti elettronucleari, ha causato i nostri black out proprio per una caduta di capacità produttiva, dimostrando che questo tipo di centrali non sono la soluzione di tutti problemi non possono garantire capacità illimitata.

E' necessario intervenire, più che in un ampliamento delle nostre capacità di produzione dell'energia, sul versante dei consumi, con una politica volta ad un suo contenimento attraverso incentivi e investimenti tesi ad un ammodernamento degli impianti e degli elettrodomestici, sostenendo lo sviluppo di quelli a basso consumo e impatto ambientale.

Si deve pure avviare una politica di tariffe agevolate, volta a privilegiare i consumi in fasce a basso utilizzo energetico, come ad esempio nelle ore notturne e festive.

Allo stesso tempo è necessario avviare una campagna di informazione e formazione a tutti i livelli per una educazione ad un corretto e consapevole atteggiamento dei consumatori, sia civili che industriali, anche attraverso iniziative congiunte con le amministrazioni e le associazioni sindacali e datoriali.

Approvato all'unanimità.

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Carrozzeria Chinetti

Quando il Premio di Risultato è un obiettivo condiviso

Anche quest'anno, alla Carrozzeria Chinetti, l'accordo sul PDR ha dato ottimi risultati.

La verifica finale ha portato infatti ad un risultato che consentirà la distribuzione mediamente di un premio pari a 3.200 euro.

Il premio di risultato alla Chinetti è determinato dal rapporto tra il fatturato realizzato nell'anno e le spese fatte per il suo conseguimento (materie prime, personale, ecc..).

Il risultato di tale rapporto deve essere superiore ad un indice prestabilito e, una volta superato tale indice, il premio aumenta o diminuisce in base al fatturato.

Una volta definito l'ammontare, il premio viene distribuito ai lavoratori in parti uguali, con un meccanismo di ricalcolo che tiene conto unicamente della presenza al lavoro. Per tenere monitorata la situazione sono previste verifiche periodiche.

Il 2002 è stato ovviamente un anno particolare che ha inoltre potuto contare su commesse in parte fatte nel 2001 ma ultimate e fatturate nel 2002. Proprio questo fatto sta ha dimostrare che quando vi è rispetto e correttezza nei rapporti fra le parti, i risultati arrivano e anche il clima in fabbrica migliora con soddisfazioni reciproche e, alla Chinetti, da quando è stato istituito il PDR ha sempre portato buoni frutti.

A.L.

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La Delta Cobra campione regionale di calcio amatoriale Uisp

La Fim con la collaborazione di Margherita AC e della Uisp organizza ormai da più di un decennio un torneo di calcio estivo per amatori e la squadra vincente acquisisce il diritto di partecipare alle finali regionali.

Ormai da qualche anno la squadra che si è dimostrata superiore alle altre è stata sicuramente la Delta Cobra che, anche quest'anno ha partecipato alle finali regionali che si sono tenute all'inizio del mese di giugno a Cesenatico.

Un pulman pieno di atleti, accompagnatori e familiari è così partito per Cesenatico con l'intento di raggiungere finalmente l'ambito traguardo ma soprattutto di passare un fine settimana in compagnia.

I ragazzi della Delta, a differenza dello scorso anno, sono partiti caricatissimi, con una adeguata preparazione e, via via, sono riusciti a vincere tutte le partite fino a vincere il Trofeo Regionale. Una grande soddisfazione per tutti e soprattutto grandi festeggiamenti sono seguiti alla storica impresa. Peccato che ai festeggiamenti, sia seguita nei giorni successivi, la delusione per l'impossibilità di poter partecipare alle finali nazionali a causa in parte della formula organizzativa che prevedeva lo svolgimento della manifestazione anche in giorni infrasettimanali, ma anche di chi all'interno dell'azienda, si lascia sfuggire sempre le migliori occasioni per dare segni di riconoscimento.

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