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Il numero di dicembre '03

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Gli articoli

Contrattazione aziendale: un'occasione per tentare di ricostruire i rapporti unitari

Contratto metalmeccanici: guardiamo avanti

Orario di lavoro: note sul decreto 66

Formazione: quando diventa opportunità
Atea: il piano di ristrutturazione sarà gestito con la CIGS

Condenser: grave atto contro i lavoratori

Il caso della Marè

Progetto Criança 2000: sradicare le cause del lavoro minorile

Qui si vola, il libro di Alberto Grampa
 

Inizia la stagione della contrattazione aziendale

Un'occasione per tentare di ricostruire i rapporti unitari

Chiuso il Contratto Nazionale si apre la fase di rinnovo dei contratti aziendali. A fine anno circa il 30 per cento degli accordi stipulati nel passato quadriennio andranno in scadenza.

Noi pensiamo che tale scadenza potrebbe rappresentare l'occasione per ricostruire un minimo di unità d'azione tra le organizzazioni sindacali. Ormai è abbastanza evidente che la strada dei "precontratti" della Fiom è una strada che non porta da nessuna parte (sono pochi quelli fatti e laddove ci stanno ancora provando si sprecano ore di sciopero con pesanti oneri per i lavoratori).

Abbiamo solo nove mesi di tempo, poi riprenderà la discussione per il rinnovo biennale del CCNL. E' quindi utile per tutti non sprecare tempo anche perché, tante sono le problematiche che dovranno essere affrontate visto che la legge 30 da una parte e il Contratto Nazionale dall'altra, prevedono che tutta una serie di questioni vengano affrontate dalla contrattazione aziendale (vedi articoli specifici dei precedenti numeri di Informazione).

La Fim di Varese nella riunione del suo Direttivo tenutosi il primo dicembre ha iniziato a ragionare su quelli che saranno i temi di maggiore interesse.

Il primo tema è quello del salario. Si dovrà puntare ad una significativa crescita salariale che assuma a riferimento indicatori di qualità e produttività, più controllabili ed esigibili, puntando a consolidare gli aumenti salariali legati a risultati ormai stabilmente raggiunti. Su tale argomento si dovranno verificare fino in fondo le effettive disponibilità aziendali a consentire una maggiore partecipazione dei lavoratori alla gestione aziendale fissando obiettivi praticabili e raggiungibili.

Senza un reale interesse anche delle aziende a rendere il premio di risultato uno strumento di partecipazione attiva dei lavoratori, si finisce solo per creare false aspettative e ottenere l'effetto contrario. In tali casi sarebbe

meglio pensare ad altre soluzioni.

Il secondo argomento è quello di una regolazione del ricorso a contratti atipici che preveda un tetto massimo alle varie tipologie di contratti di assunzione con percorsi certi e concordati di trasformazione in contratti di lavoro a tempo indeterminato. Tale materia sarà oggetto di confronto fra le parti anche nella specifica commissione nazionale che ha iniziato i lavori in questi giorni, è però opportuno che venga affrontato anche dalla contrattazione aziendale per poter meglio adattare le soluzioni alle singole realtà.

Il terzo tema è quello della negoziazione delle flessibilità degli orari di lavoro e delle professionalità per poter meglio rispondere alle esigenze personali dei lavoratori e riconoscere i nuovi contenuti della prestazione lavorativa indotta dai cambiamenti organizzativi e tecnologici.

Il quarto argomento riguarda i gruppi industriali internazionali e dovrà prevedere una qualificazione internazionale della contrattazione, con l'obiettivo di sottoscrivere dei codici di condotta che prevedano il rispetto dei diritti umani e sindacali in tutte le parti del mondo dove opera l'azienda.

Infine, occorre puntare ad un allargamento della contrattazione articolata in modo che ne possano beneficiare tutti i lavoratori, anche quelli che lavorano in piccole aziende dove fino ad oggi la contrattazione aziendale non si è fatta. Diventa pertanto inderogabile l'inizio di un serio confronto che porti all'avvio della contrattazione territoriale.

Tutti argomenti di grande importanza ma che possono essere affrontati solo se ci sono volontà comuni per costruire un percorso unitario.

A differenza delle vicende nazionali, il regolamento per il funzionamento delle RSU e per garantire un percorso democratico sia per l'approvazione delle piattaforme che degli accordi aziendali esiste, è ormai collaudato da anni e ha prodotto buoni risultati.

La Fim conferma l'adesione alle regole concordate con Fiom e Uilm nel patto per la costituzione e il funzionamento delle Rsu. Ma tale adesione è subordinata a un equivalente rispetto delle regole da parte delle altre organizzazioni, "a partire dalla garanzia di una reale agibilità democratica nell'uso delle assemblee e degli altri strumenti di comunicazione con i lavoratori".

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Contratto metalmeccanici

Guardiamo avanti con una nuova proposta

Il segretario generale della Cgil, durante la manifestazione nazionale dei metalmeccanici della Fiom, lancia un appello alle altre organizzazioni sindacali invitandole a capire le ragioni dello sciopero e delle iniziative separate in atto in alcune fabbriche del nostro paese.

"Non si può ignorare le motivazioni che hanno portato i dirigenti della Fiom a non firmare il contratto nazionale e comunque non si può fare un contratto contro il parere della organizzazione più rappresentativa del settore" questa in sintesi era l'intervento a nome della Cgil che Epifani pronunciava durante una iniziativa di categoria.

Partendo da questi due concetti (non ignorare le motivazioni degli altri e fare il contratto contro), penso che se estrapolati dal contesto generale, le affermazioni si possono condividere: perché le altre organizzazioni dovrebbero ignorare una situazione che si è fatta sempre più pesante e che non sembra trovare una via d'uscita.

Una riflessione all'interno delle confederazioni non solo è necessaria, ma è indispensabile se non si vuole buttare alle ortiche le cose che si devono fare assieme nei prossimi mesi (iniziative contro la riforma delle pensioni e per modificare la finanziaria).

Proviamo dunque a fare un po' di chiarezza su quella che "possiamo definire" l'anomalia dei metalmeccanici: per fortuna la situazione non è estesa ad altre categorie, anzi le stesse continuano a rinnovare i contratti nazionali come in passato e senza nessuna forzatura interna.

Se poi entriamo in merito al contratto dei metalmeccanici, lo strappo precedente (la Fiom non ha firmato il rinnovo economico con Federmeccanica del 2001) non solo non ha portato le confederazioni ad interrogarsi su cosa stava succedendo, ma lo stesso Cofferati, allora alla guida della Cgil, durante una trasmissione televisiva affermava che le 18.000 lire sarebbero state senz'altro assorbite al rinnovo del contratto e quindi era da considerarsi "un contratto truffa".

Affermazione sbagliata allora, mantenuta poi per tutto il periodo successivo, coprendo di fatto gli scioperi della Fiom (e quindi aggiungendo altra benzina sul fuoco).

Fuoco che non si è certo spento durante il confronto con il governo sull'articolo 18 e nuovamente esploso dopo la firma del "patto per l'Italia".

C'è un filo rosso che, partendo dal contratto dei metalmeccanici, è continuato per tutto la primavera e l'estate del 2002 e poi si è di nuovo ricongiunto con la preparazione della piattaforma contrattuale in autunno: perché non chiedersi i motivi che solo nei metalmeccanici si andava al rinnovo del contratto su piattaforme separate e per scelta decisa da un comitato centrale della Fiom di fine settembre?

Due piattaforme separate non avrebbero di certo portato ad un accordo unitario e questo lo sapevano tutti nel sindacato, a cominciare dalla segreteria della Cgil.

Gli stessi lavoratori, nelle difficili assemblee di presentazione delle richieste, si facevano carico di esprimere dubbi sulle scelte e di chiedere una mediazione alle organizzazioni sindacali.

Ma nessuno intervenne, non ci fu una presa di posizione unitaria dalle confederazioni.

Nemmeno i risultati delle piattaforme e accordi unitari delle altre categorie, hanno fatto cambiare opinione al gruppo dirigente dei metalmeccanici.

L'accordo raggiunto con le controparti non poteva essere firmato dalla Fiom, perché la stessa avrebbe avuto difficoltà a sganciarsi dalle richieste fatte (135 euro uguali per tutti) e dalle parole d'ordine diffuse in quei mesi (che erano oramai entrate nelle teste dei propri delegati ed attivisti).

Tutti sapevano dove si stava andando, ma si continuava ad ignorare il disastro che avrebbe portato.

Gli scioperi della Fiom si sommano a quelli unitari contro la riforma delle pensioni e questo segna una confusione enorme nella testa della gente perché non sono chiari gli obiettivi (si sta scioperando per il contratto nazionale o per i contratti aziendali?).

La sciagurata scelta di fare "breccia" nelle organizzazioni padronali attraverso i contratti aziendali ha di fatto reso nullo il valore, per questa organizzazione, del contratto nazionale e del valore di solidarietà che esso porta.

Ma, escluse limitate esperienze, peraltro molto discutibili, per la maggioranza dei lavoratori vale il Contratto Nazionale firmato da Fim e Uilm che ha consentito di portare nelle buste paga gli aumenti salariali necessari per non perdere il contatto con i prezzi.

E' pur vero che il costo reale della vita è aumentato di più di quanto l'Istat non riesca a certificare, ma questo è un problema che riguarda tutte le categorie e i pensionati.

Quindi il problema rimane , con le sue contraddizioni e una gravità peraltro aumentata in questi mesi, che le segreterie nazionali confederali non possono ignorare: bisogna trovare un soluzione che sia valida ora e in futuro.

Questo obbliga ad un confronto anche sulle regole: non basta dire che hanno tutti ragione o che tutti devono fare un passo indietro.

Franzetti Rinaldo

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Note sul decreto 66 sull'orario di lavoro

Le forzature delle aziende sono da respingere

Il Decreto Legislativo 66 dell'8.4.03, "attuazione delle direttive 93/104/CE e 2000/34/CE concernenti taluni aspetti dell'organizzazione dell'orario di lavoro" ha innovato la materia concernente l'orario di lavoro ed ha posto al sindacato il problema della revisione dei CCNL, al fine della loro armonizzazione con la nuova normativa.

Il testo richiede un esame molto approfondito (chi lo volesse lo può richiedere alla Fim-Cisl o scaricare dal sito www.fim.varese.it), perché da un'attenta lettura emerge con chiarezza che esso può aprire un terreno di confronto complicato con le organizzazioni datoriali che intendessero applicarlo alla lettera, come sembra fare la circolare di Confindustria, finendo per determinare una serie di "interpretazioni forzose" da parte di alcune aziende e che non tengono conto dell'evoluzione che la contrattazione ha introdotto sul sistema degli orari di lavoro.

Rimane il fatto positivo che, rispetto alla versione originaria presentata dal Governo, il testo definitivamente approvato non prevede nessun azzeramento dei Ccnl, ma solo una verifica a un anno dall'entrata in vigore del decreto legislativo sullo stato di recepimento della normativa negli accordi collettivi.

In particolare i rinvii alla contrattazione sono previsti sui seguenti temi:

Art. 3 - Orario normale di lavoro:

- i contratti collettivi possono stabilire ai fini contrattuali una durata inferiore alle 40 ore e riferire l'orario normale di lavoro alla durata media delle prestazioni in un periodo non superiore all'anno;

Art. 4 – Durata massima dell'orario di lavoro:

i contratti collettivi possono:

- stabilire la durata massima settimanale dell'orario di lavoro;

-elevare il periodo di calcolo della durata media da 4 a 6 o 12 mesi;

- stabilire le modalità di adempimento all'obbligo della comunicazione alla Direzione Provinciale del Lavoro per le aziende superiori a 10 dipendenti, in caso di superamento delle 48 ore settimanali, attraverso il ricorso al lavoro straordinario.

Art. 5 – Lavoro straordinario:

- fermo restando il limite delle 48 ore settimanali, comprensive dello straordinario, i contratti collettivi regolamentano le modalità del lavoro straordinario;

- definiscono le maggiorazioni retributive o eventuali riposo compensativi.

Art. 8 – Pause:

- i contratti collettivi determinano, qualora l'orario giornaliero ecceda le 6 ore, la durata e le modalità delle pause per il recupero delle energie psico-fisiche e il pasto. In assenza di accordo collettivo la pausa può essere consumata anche sul luogo di lavoro e non può essere inferiore ai 10'.

Art.9 – Riposo settimanale:

il Ministero del Lavoro, dopo aver sentito i sindacati di categoria comparativamente più rappresentativi, individuerà, oltre a quelle già definite dal D.M 22 giugno 1935, le attività per le quali il riposo settimanale può essere fissato in un giorno diverso dalla domenica.

Art.10 – Ferie:

i contratti collettivi di ogni livello possono stabilire condizioni di miglior favore rispetto alle 4 settimane di ferie retribuite e stabilire criteri e modalità della loro regolazione nel caso di orari di lavoro inferiori alle 40 ore e riferiti ad una prestazione media.

Art.11 – Lavoro notturno:

- ogni livello può decidere la definizione di "lavoratore notturno"; fermi restando il divieto di adibire al lavoro dalle ore 24 alle 6, le donne dall'accertamento dello stato di gravidanza sino a 1 anno di età del bambino sono esclusi dall'obbligo di prestare lavoro notturno, i contratti collettivi stabiliscono i requisiti dei lavoratori che possono essere esclusi dall'obbligo di effettuare lavoro notturno.

Art. 12 – Modalità di organizzazione del lavoro notturno e obblighi di comunicazione:

- l'introduzione del lavoro notturno deve essere preceduta dalla consultazione, entro 7 giorni, delle rappresentanze sindacali aziendali aderenti alle organizzazioni sindacali firmatarie del contratto collettivo applicato nell'impresa. In assenza delle Rsu la comunicazione va data alle strutture territoriali delle suddette organizzazioni.

Art.13 – Durata del lavoro notturno:

- la contrattazione, anche aziendale, può riferire l'orario medio di 8 ore nelle 24 a un periodo più ampio sul quale calcolare il suddetto limite;

- è affidata alla contrattazione collettiva la definizione delle riduzioni di orario o dei trattamenti economici indennitari per i lavoratori notturni.

Sono fatte salve le disposizioni della contrattazione collettiva sulle eventuali riduzioni di orario o sui trattamenti economici indennitari per i lavoratori notturni, anche se non concessi a titolo specifico.

Entro 120 giorni dall'entrata in vigore del decreto il Ministero del Lavoro, previa consultazione delle organizzazioni nazionali di categoria comparativamente più rappresentative, può stabilire un elenco delle categorie che comportano rischi particolari o rilevanti tensioni fisiche o mentali per le quali il limite è di 8 ore nel corso di ogni periodo di 24.

Art.14 – Tutela in caso di prestazioni di lavoro notturno;

- la legge e i contratti collettivi dispongono i controlli preventivi e periodici adeguati al tipo di esposizione al rischio, cui sottoporre il lavoratore notturno.

I contratti collettivi possono prevedere specifiche misure di prevenzione per categorie particolari di lavoratori notturni.

Art.15 – Trasferimento al lavoro diurno:

- la contrattazione collettiva definisce le modalità di applicazione della norma per il trasferimento al lavoro diurno e individua le soluzioni nel caso in cui non risulti applicabile il trasferimento a mansioni equivalenti.

Art.16 – Deroghe alla disciplina della durata settimanale dell'orario di lavoro:

- sono fatte salve le condizioni miglior favore previste dalla contrattazione collettiva circa le esclusioni dall'obbligo della durata settimanale dell'orario di lavoro.

Nel nostro caso le categorie escluse dalla disciplina sono il personale direttivo e i lavoratori discontinui (che abbiamo ampliato con il Ccnl).

L'elenco di queste categorie verrà aggiornato e armonizzato con decreto del Mininistero del Lavoro, sentite le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative e quelle dei datori di lavoro.

Art.17 – Deroghe agli articoli 7 (riposo giornaliero), 8 (pause) 12 (lavoro notturno), 13 (durata del lavoro notturno):

- le disposizioni di cui agli art.7,8,12,13 possono essere derogate da contratti collettivi o accordi nazionali tra le organizzazioni sindacali nazionali comparativamente più rappresentative e le Associazioni Nazionali dei datori di lavoro firmatarie dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro o conformemente alle regole fissate nelle medesime intese, ad accordi o contratti collettivi conclusi al 2° livello di contrattazione.

In mancanza di disciplina collettiva il Ministero del Lavoro, su richiesta delle organizzazioni sindacali di categoria, comparativamente più rappresentative e delle Associazioni datoriali firmatarie dei CCNL, sentite le stesse parti, adotta un decreto per stabilire eventuali deroghe ai suddetti articoli, compreso il terzo comma dell'art.4 (durata massima dell'orario di lavoro).

Il contratto nazionale sottoscritto da Fim e Uilm il 6 Maggio 2003, non avendo modificato in alcun modo il testo contrattuale del 1999, ma scrive in una delle "note a verbale" dell'art..5 della Disc. Gen. Sez.3^ che "In adempimento di quanto previsto dall'art. 19 del decreto legislativo 8 aprile 2003 n. 66, le parti concordano di incontrarsi, entro il 30 settembre 2003, per definire, ove comunemente ritenuto necessario, entro il 31 dicembre 2003, la disciplina contrattuale di attuazione del citato decreto legislativo 8 aprile 2003 n. 66 che ha recepito la direttiva n. 93/104/CE in materia di orario di lavoro, come modificata dalla direttiva n. 2000/34/CE".

Pertanto, ogni interpretazione difforme da quanto stabilito nel CCNL del 1999 è da ritenersi una forzatura aziendale e vi invitiamo a informare gli operatori sindacali della Fim-Cisl

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Quando la formazione diventa opportunità

La disoccupazione in provincia di Varese da ormai alcuni anni non ha numeri di particolare preoccupazione.

Risulta peraltro complicato anche in periodi difficili come quello attuale, riuscire a trovare lavoratori specializzati in saldatura, manutenzione elettrica/meccanica, operatori alle macchine utensili, ecc¼ . Se poi ci sarà finalmente una ripresa dell'economia la situazione diventerà particolarmente complicata per le aziende e una grande opportunità per i lavoratori.

La Cisl grazie a Servizi per il lavoro e al rapporto con vari Enti di Formazione accreditati organizza da tempo varie opportunità formative.

I prossimi in programma sono:

Un corso per manutentore elettrico e di sistemi di automazione

Il corso ha lo scopo di far acquisire conoscenze relative alle apparecchiature elettroniche ed ai sistemi automatici.

Al termine del corso l'allievo è in grado di:

-saper interpretare e realizzare semplici circuiti elettronici lineari e logici;

- utilizzare correntemente tutte le apparecchiature di misura e controllo;

- eseguire il controllo funzionale di apparecchiature elettroniche;

-conoscere il funzionamento delle macchine e degli impianti elettrici più diffusi;

-saper intervenire su semplici sistemi di automazione.

Un corso per addetti alle macchine utensili

Il corso fornisce i preliminari, sia teorici che pratici, per la conoscenza e l'uso dei principali utensili (tornio, fresa, trapano, ecc.).

Al termine del corso l'allievo è in grado di :

- saper interpretare i cicli di lavorazione principali;

- utilizzare correttamente gli utensili;

- eseguire il controllo base funzionale ed individuare e riparare guasti semplici;

- conoscere il funzionamento delle macchine più diffuse e saperle utilizzare;

-saper intervenire sulle macchine a controllo numerico;

I corsi sono ovviamente gratuiti anzi, ad ogni allievo verranno riconosciuti 2,6 euro lordi orari, il buono pasto di 5,16 euro al giorno, i rimborsi viaggio se nel territorio lombardo (esclusi mezzi propri), materiale di cancelleria e materiale didattico.

Ci sembra un'occasione da non perdere.

Per informazione telefonare al Centro Servizi per il Lavoro della Cisl (tel. 0332.238829)

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Raggiunto l'accordo all'Atea

Il piano di ristrutturazione sarà gestito con la CIGS

La situazione dell'Atea di Bardello è nota.

Nello scorso numero di"Informazione Fim" avevamo scritto sulle novità che si sono trovati i lavoratori al rientro dalle ferie: la comunicazione aziendale di un piano di ristrutturazione industriale che prevedeva 160 esuberi (su 289 occupati) con il ricorso alla mobilità.

Secondo l'azienda la ristrutturazione e quindi l'esubero sono da imputarsi alla forte concorrenza proveniente dall'estero a costi molti bassi oltre ad una costante contrazione del mercato del termostato.

I lavoratori hanno risposto con momenti di forte mobilitazione costringendo l'azienda ad accettare un trattativa complicata ma che ha consentito di raggiungere un accordo che affronta il problema con maggiore gradualità.

L'accordo raggiunto infatti prevede il ricorso alla cassa integrazione straordinaria per un anno e la possibilità di gestire gli esuberi (quantificati in 125 persone di cui 30 indiretti) con un meccanismo di mobilità volontaria.

Tra un anno si vedrà quale sarà la situazione.

L'accordo prevede infatti l'avvio di un piano di ristrutturazione imperniato su:

- la dismissione di un intero reparto, quello dove viene fabbricato il termostato ad alta temperatura;

- l'esternalizzazione graduale dei lavori non automatizzabili;

- la commercializzazione di una serie di prodotti che risulta più conveniente comprare anziché produrre.

L'accordo prevede infine, l'impegno a verifiche periodiche sull'avanzamento della ristrutturazione e sull'andamento occupazionale.

A. L.  

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Condenser

Grave atto contro i lavoratori

Alla Condenser di Ispra, azienda metalmeccanica che occupa quasi 300 dipendenti, la vita sindacale è abbastanza tranquilla: una Rsu, una cinquantina di iscritti, un discreto contratto aziendale e le cose che si hanno nelle aziende di queste dimensioni (turni, straordinari, assenteismo).

Le lotte e gli scioperi non hanno quasi mai portato ad esasperazioni in azienda e sono sempre state legati ad argomenti generali (contratto, pensioni).

La sera del 7 novembre è successo un fatto gravissimo: ad una quarantina di macchine, parcheggiate nel piazzale esterno, di dipendenti in fabbrica per il secondo turno di lavoro, sono state tagliate le gomme oppure rovinata la carrozzeria.

Questo il comunicato diffuso in azienda e la richiesta all'azienda di mettere in sicurezza le auto dei dipendenti.

COMUNICATO SINDACALE

FIM FIOM Provinciali, venuti a conoscenza di quanto avvenuto in CONDENSER nella giornata del 7 novembre 2003, ovvero nel danneggiamento e relativo taglio di pneumatici ad autovetture parcheggiate nei piazzali antistanti la Ditta, non possono che manifestare il proprio sdegno per quanto è successo, esprimendo la solidarietà in primo luogo ai proprietari delle auto danneggiate.

Vogliamo denunciare con forza questo episodio in quanto del tutto estraneo alla lotta dei lavoratori; mai e poi mai il Sindacato unitariamente ha giustificato l'uso della violenza, sia che si manifesti sulle cose sia che si manifesti sulle persone.

Purtroppo non è la prima volta che simili episodi si verificano; pertanto stiamo valutando, anche attraverso i nostri uffici legali, se segnalare i fatti alle autorità competenti, affinché ciò non debba più verificarsi.

Nei confronti dell'Azienda, invece, ci attiveremo affinché vengano installate delle telecamere di sorveglianza nei parcheggi aziendali.

FIM e FIOM invitano pertanto i Lavoratori a non accettare provocazioni ed essere ancora più vicini alle proprie RSU.

FIM e FIOM Provinciali

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Quando l'azienda contratta sul cordoglio

Il caso della Marè

18 novembre 2003 ore 11,30, silenzio nelle strade e nelle piazze d'Italia per ricordare i 17 militari e due civili uccisi nell'attentato di mercoledì scorso a Nassiriya. Raccoglimento anche nelle fabbriche e negli uffici, ma non dappertutto, come ad esempio alla Marè srl di Induno Olona, dove i lvaoratori (almeno quelli presenti sul lavoro visto che un terzo sono in cassa integrazione per mancanza di ordini e tra questi i due delegati), si sono sentiti proporre dal titolare dell'azienda che, se avessero fatto un minuto di sospensione anziché i dieci proposti dal sindacato, avrebbe provveduto a pagarglielo.

Non ci sono parole per commentare un simile fatto. Che la Marè fosse un'azienda in cui il rispetto per le persone fosse un optional lo si era capito da tanto tempo.

Certamente non si sarebbe mai pensato che vi fosse anche uno scarso rispetto dei valori universalmente condivisi. Ci domandiamo quanti sono i casi come la Marè anche in provincia di Varese.

Così come ci domandiamo se è solo un caso di "scarsa attenzione e sensibilità" oppure sono altre le motivazioni.

Resta l'amarezza del fatto che si è costretti a constatare come nelle piccole aziende della nostra provincia i lavoratori, anche in casi di coscienza come questi, debbano subire ricatti.

A.L.

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Progetto Criança 2000: sradicando le cause del lavoro minorile" a Belém del Pará (Brasile)

Lo stato dei lavori

Come tutti ricorderanno, nel 1999 la Fim raccolse la proposta dei metalmeccanici della Cut, la Cnm (Confederazione nazionale dei metalmeccanici), di realizzare un progetto congiunto, coerente con l'impegno richiesto dalla Federazione internazionale dei sindacati metalmeccanici (Fism) e dalla Cisl internazionale, di contribuire in modo tangibile e su scala globale alla lotta contro il lavoro minorile.

Dopo una fase di studio di questo fenomeno, in Brasile, nel mese di novembre del 1999 si decise di organizzare la prima iniziativa concreta nella regione metropolitana di Belém, nello Stato del Pará, il Nord povero del Brasile, dove la realtà del lavoro minorile era particolarmente diffusa.

Un'indagine condotta sulle forze di lavoro nella città infatti accertò la presenza di almeno 9.000 bambini da 5 a 14 anni che lavoravano.

Venne avviato così il "Progetto Criança 2000: sradicando le cause del lavoro minorile", che aveva l'obiettivo di contribuire allo sradicamento del lavoro minorile, con un programma articolato volto a migliorare le condizioni di vita attraverso azioni educative e formative, rivolte ai genitori (con un'attenzione specifica al ruolo delle donne), offrendo loro nuove opportunità di accesso al mercato del lavoro e di miglioramento del reddito.

L'obiettivo era di aumentare le chances dei beneficiari a svolgere o un lavoro qualificato, regolare e meglio retribuito, o un lavoro autonomo mediante la creazione di micro-imprese individuali o in forma cooperativa. Tale progetto prevedeva per la Fim, l'impegno di reperire almeno 200 milioni di lire (a Varese se ne raccolsero 7.563.000) che, insieme ad altri fondi messi a disposizione dall'Iscos, dalla Cnm-Cut e al contributo che sarebbe stato chiesto alla Comunità Europea, sarebbero serviti a sostenere tutto il programma di intervento.

Il progetto è stato avviato nell'agosto 2002, con la partecipazione dell'equipe a seminari universitari di formazione, sui temi dell'economia solidale, del microcredito e sulla creazione e applicazione d'indicatori socio-economici per la valutazione dei risultati.

A fine settembre 2002 nella comunità Coréia del quartiere Cremação, una favela "urbanizzata" prossima al centro della città, si è presentato il progetto ai destinatari e il questionario di selezione delle prime 60 famiglie, che ricevono la "borsa di studio" (200,00 Reais il mese, equivalenti a circa 80,00 dollari) dal Comune di Belém.

Da ottobre 2002 sono iniziati i corsi di formazione, che hanno coinvolto due classi composte rispettivamente da 30 persone adulte (capi-famiglia in maggioranza donne).

Nel mese di febbraio 2003 queste prime 60 persone hanno terminato i corsi di formazione e qualificazione (taglio e cucito, parrucchiera, culinaria). Subito dopo hanno partecipato al workshop sullo sviluppo sostenibile e alle attività di laboratorio per l'avvio d'iniziative auto imprenditoriali in forma cooperativa o individuale, finanziate attraverso il programma di microcredito "Banco do Povo", promosso dal Comune di Belém.

Nel frattempo è proseguita sia la formazione dell'equipe del progetto Criança 2000 sulle metodologie d'insegnamento agli adulti e sull'educazione popolare (metodo "Paulo Freire"), sull'organizzazione e la gestione di cooperative, sul fenomeno del lavoro minorile, sulla produzione di materiali didattici e la realizzazione di ricerche sul profilo socio-economico dei beneficiari del progetto.

Nel febbraio 2003, in parallelo alle attività di laboratorio del primo gruppo nella comunità di Coréia, sono iniziati i corsi di formazione per altre 60 persone (suddivise in due classi) nel quartiere Barreiro.

Dal mese di marzo 2003 sono proseguite le attività programmate; nel frattempo si sono avviate le negoziazioni per conseguire i finanziamenti a sostegno delle attività produttive, commerciali e di servizio implementabili da coloro che hanno concluso (e che concluderanno) i percorsi di qualificazione professionale.

Per le persone che promuovono individualmente iniziative auto-imprenditoriali autonome, l'equipe del progetto garantisce la consulenza e assistenza per accedere al micro-credito messo a disposizione dal programma "Banco do Povo", gestito dal Comune di Belém.

Nei casi, invece, d'implementazione a livello di gruppo d'iniziative autogestite di "economia solidale", i finanziamenti disponibili attraverso il "Banco do Povo" coprono solo in parte l'acquisto di materiali e attrezzature, perciò ciascun gruppo in forma associata o comunitaria si sta facendo carico di raccogliere ulteriori risorse a sostegno delle proprie iniziative.

In funzione dell'autofinanziamento le persone coinvolte nel progetto, facenti parte la comunità di Coreia, si sono organizzati nella preparazione della festa di Cirio de Nossa Senhora de Nazaré ad ottobre, che ha coinvolto anche quest'anno circa un milione di persone.

Nella comunità di São João do Outeiro come forma di autofinanziamento si sono organizzati alcuni eventi, come il Festival do Camarão (Festival del Gambero), mentre la comunità di Barreiro ha promosso giochi collettivi (bingo) e gite al mare nei fine settimana.

A luglio 2003 i corsi professionalizzanti sono iniziati, pure, nel quartiere di São João do Outeiro (30 persone) e si è avviato il progetto (sensibilizzazione e selezione delle famiglie), anche nell'area d'Icoaraci con le comunità conosciute con il nome di Café Liberal e Parque Guajará che coinvolgerà in totale 90 famiglie.

In Agosto 2003, nella comunità di Coréia, i partecipanti ai corsi di taglio e cucito, con i finanziamenti del Banco do Povo, hanno iniziato la produzione mettendo in comune i macchinari acquistati e i locali di lavoro.

I partecipanti ai corsi per parrucchieri, sono stati inclusi nelle iniziative comunali d'offerta gratuita d'alcuni servizi alla comunità, tra cui il taglio capelli.

Viceversa, per le persone che hanno frequentato il corso di culinaria, è stato programmato un evento culturale nel mese di settembre per pubblicizzare i servizi offerti e raccogliere fondi con la vendita di prodotti alimentari fatti in casa.

Nella comunità di Barreiro, le madri che hanno frequentato lo stesso corso di culinaria, hanno ottenuto un contratto con un'impresa di costruzioni per la fornitura di pasti caldi. I ricavi saranno destinati ad avviare inizialmente la vendita ambulante in aree attrezzate dal Comune e, in prospettiva, un piccolo ristorante popolare nel quartiere.

Nella comunità di São João do Outeiro, nell'ambito del corso di taglio e cucito si è iniziato a discutere sulla forma con la quale vendere l'abbigliamento prodotto e pubblicizzare i risultati raggiunti.

Nasce l'idea di una sfilata di moda, che è realizzata nel settembre 2003 nell'Escola Bosque del Comune.

In occasione della sfilata e della presentazione dei modelli di abito creati, vengono consegnati i certificati a tutti coloro che hanno già concluso i vari corsi di qualificazione.

L'evento ha visto il coinvolgimento della comunità locale e dei bambini-adolescenti, che grazie al progetto hanno smesso di lavorare e sono tornati a scuola.

La ripercussione dell'evento è stata molto positiva, al punto che hanno ricevuto l'invito ad organizzare altre sfilate di moda e a partecipare al forum di imprenditori del Distretto di Outerio.

Nel mese d'ottobre 2003 nella comunità di Parque Guajará hanno avuto inizio i corsi professionalizzanti di taglio-cucito (abbigliamento leggero) e d'arte culinaria (biscotti, dolci, torte ecc.) con 60 donne.

Le alunne hanno cominciato subito a realizzare piccole vendite di generi alimentari nelle feste ed eventi pubblici, per raccogliere risorse da riutilizzare nel progetto, ma anche per apprendere elementari nozioni di calcolo e gestione commerciale della compra-vendita di prodotti.

Tutti i ricavi sono amministrati da una commissione interna, scelta dai partecipanti al corso, che deciderà cosa, come e quando realizzare azioni finalizzate agli obiettivi del progetto.

I corsisti della comunità di São João do Outeiro, già organizzati come associazione, hanno ricevuto, invece, una disponibilità dell'Escola Bosque a realizzare un corso d'informatica, come sostegno addizionale al loro apprendimento.

Sul piano commerciale hanno acquisito un primo ordine di 100 camice per gli alunni di una scuola, inoltre, hanno avuto un riscontro positivo dall'Eletronorte – impresa statale di energia elettrica – per verificare la possibilità di fornitura di tute da lavoro.

La strategia di vendita dell'associazione è quella di realizzare un catalogo prodotti per facilitare il rapporto diretto con i consumatori.

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"Qui si vola", il libro di Alberto Grampa presentato alla "Fiera del volo"

Nella splendida cornice della "Fiera del Volo" al centro espositivo di Malpensa fiere, è stato presentato un libro che probabilmente ne è la sintesi migliore. Si tratta infatti dell'opera editoriale " Qui si vola " del giornalista bustocco Alberto Grampa ( editore Macchione) che narra le vicende dell'industria aeronautica varesina dagli albori ad oggi.

L'editore Pietro Macchione scrive di lui:

A dieci anni circa dall'inizio della nostra intensa collaborazione, pubblichiamo un libro di Alberto Grampa che puo' essere considerato non solo il coronamento dei suoi studi, ma soprattutto la prima, completa storia dell'aeronautica in terra varesina.

Nessuno più di lui meritava questo traguardo che fa seguito a un'ampia serie di sudi particolareggiati che hanno interessato i pionieri, le ditte aeronautiche, i piloti e le loro imprese, gli aerei e i progettisti, l'intero operoso mondo delle officine.

Sono tanti i protagonisti di questo nuovo e intenso affresco che sotto molti aspetti si presenta come un modo del tutto nuovo e originale di leggere la storia della Provincia di Varese, la Provincia aeronautica per eccellenza: una storia piena di speranze e ardimenti, di successi e records, ma anche di fatiche e sofferenze, a volte di delusioni, ma sempre percorsa dalla voglia inesauribile di riprovarci.

In un secolo cosi' complesso come il Novecento molte cose sono cambiate, ai periodi di grande espansione talvolta hanno fatto seguito anni di arretramento, di alcuni gloriosi marchi è restata solo la memoria storica, ma è con legittimo orgoglio che ancora oggi si puo' constatare che nel Varesotto si continuano a produrre aerei ed elicotteri e percio' la tradizione aeronautica va avanti.

Questo volume contiene anche una novità che colma una grave lacuna degli studi del passato e che, a mio parere, nei prossimi anni troverà maggiore sviluppo: una convinta attenzione nei confronti delle officine e del variegato mondo di operai e tecnici che le animavano.

Si tratta in complesso di alcune decine di migliaia di persone, uomini e donne che, provenendo dalle campagne o da altre industrie, dalla Lombardia, dal Veneto e dal lontano Mezzogiorno, hanno davvero creduto nella causa aeronautica e sono diventate maestranze davvero speciali, quasi votate a una missione ideale.

Senza la loro dedizione e competenza, senza i loro sacrifici, senza gli infiniti miglioramenti introdotti in base alla loro esperienza e ingegnosità, la storia dell'aeronautica varesina non avrebbe mai potuto raggiungere le ardite vette a cui, scrivendo pagine memorabili, si è innalzata.

Alberto Grampa, giornalista - pubblicista ed appassionato d'aviazione, è nato a Busto Arsizio nel 1959, città nella quale risiede. E' autore da una decina d'anni di articoli di carattere storico-aviatorio pubblicati da quotidiani e periodici italiani e stranieri.

Dal 1996 è iscritto all'Albo Professionale dei Giornalisti della Lombardia, mentre professionalmente dal 1988 lavora presso la Direzione Tecnica della ditta Aermacchi dopo aver prestato la sua opera presso la SIAI Marchetti e le Costruzioni Aeronautiche "Giovanni Agusta".

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