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Il numero di ottobre/novembre '02

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Gli articoli
Contratto Nazionale: parte il rinnovo
Contratto: scontro tra i sindacati
Aermacchi: Ordine del giorno della
Orafo-Argentiero Industria: raggiunto l'accordo per il rinnovo della parte economica del CCNL
Condenser: rinnovata la Rsu
Fondo Cometa
Fondapi
Dall'acqua al cielo: Un libro sulla storia della SIAI Marchetti

 

Contratto Nazionale

Parte il rinnovo del Contratto Nazionale¼ con tre piattaforme.

La Fiom aveva dichiarato all'inizio di ottobre, che avrebbe preparato una piattaforma da sola e¼ così ha fatto, nei giorni scorsi, il gruppo dirigente nazionale ha definitivamente formalizzato tale decisione.

Per la Fiom non esistono le condizioni per fare una piattaforma con Fim e Uilm.

La Fim ha tentato in tutti i modi di arrivare ad una piattaforma unitaria, sostenuta peraltro da varie strutture di fabbrica (R.S.U.), sindacalisti confederali e politici, che in tal senso si sono espressi con documenti ed appelli.

Il motivo per cui la Fim si è spesa per arrivare ad una soluzione unitaria sta nella consapevolezza che essa è necessaria per arrivare alla firma di un contratto. Non è solo perché uniti si è più forti, concetto sempre valido, ma perché si vede il rischio concreto che in una tale situazione il contratto non si faccia del tutto.

Basta guardare intorno a noi e, per non parlare del mondo intero, basta guardare il nostro settore metalmeccanico per notare le difficoltà in cui ci troviamo.

Le richieste di Cassa integrazioni sono in aumento un po' in tutti i settori della nostra categoria, a partire dalla crisi della Fiat, la più grande fabbrica italiana con o senza l'indotto.

In questa situazione e con il sindacato diviso è ragionevole pensare che per gli industriali la cosa conveniente può essere non firmare nessun contratto.

Non è peraltro vero che a dividere in questo momento la Fiom da Fim e Uilm è il concetto della democrazia.

La Fim infatti, proprio per le motivazioni prima richiamate, aveva fatto una proposta di mediazione che, pur riaffermando il proprio concetto di democrazia delegata, (quello utilizzato in tutti i paesi democratici e in tutte le federazioni sindacali anche della CGIL tranne la Fiom) prevedeva il referendum sulla scelta della piattaforma da presentare alle controparti e contestualmente l'elezione di delegati per la costituzione di assemblee regionali con il potere di decisione.

In caso quindi di opinioni divergenti tra le organizzazioni sindacali nella fase conclusiva della trattativa contrattuale, a prendere la decisione sarebbero state tali assemblee regionali di delegati.

Questa proposta, fatta proprio per evitare il ripetersi di una situazione simile a quella dell'ultimo rinnovo, non è stata neanche presa in considerazione dalla Fiom che ha ribadito il suo"vado avanti da sola".

Evidentemente, la Fiom ritiene di essere abbastanza forte per fare da sola, ma se questo fosse vero non si capisce perché non è riuscita ancora a trovare una soluzione al mancato accordo del rinnovo biennale (quallo firmato solo da Fim e Uilm) nonostante gli scioperi fatti.

Nel merito poi, le richieste che la Fiom ha predisposto nella propria piattaforma, non solo sono dichiaratamente fuori dalle regole dell'accordo del `93 ma, fatte in questo contesto, lasciano supporre come per la Fiom, l'importante è la propaganda populista, tanto poi se i risultati saranno scarsi sarà colpa di altri.

Alla fine, anche la Fim ha dovuto decidere la propria piattaforma.

La Fim lo ha fatto, preparando una piattaforma sicuramente non arrendevole, anzi ambiziosa (vedi inserto), che ha come filo conduttore la difesa dei più deboli e la riforma del sistema di valutazione delle professionalità i cui punti principali sono:

a) Rinegoziare la professionalità e riformare l'inquadramento per ridurre la forbice tra salario contrattuale e salario di fatto.

b) Affermare il diritto individuale alla formazione

c) Estendere garanzie e tutele ai lavoratori con contratti atipici

d) Ampliare le tutele e le opportunità nel mercato del lavoro attraverso la bilateralità

e) Tutelare il salario reale con il contratto nazionale e ripartire la produttività nella contrattazione aziendale o territoriale.

A partire dai prossimi giorni inizierà la fase di consultazione che vedrà coinvolti gli iscritti, ma anche i non iscritti che lo vorranno (in mancanza di regole concordate valgono le regole interne all'organizzazione).

Verrà utilizzata una scheda che, oltre a chiedere un giudizio complessivo (favorevole o contrario) alla piattaforma, prevede anche di potere esprimere un proprio parere (espresso in termini di punteggio) sui diversi punti della piattaforma stessa.

Certo, avremmo preferito tutti che le cose andassero in altro modo. Ma seppure in un contesto così complicato sarà importante la determinazione e la partecipazione che tutti noi sapremo metterci, convinti che alla fine, le buone idee vincono.

A. Vassallo

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Lo scontro tra i sindacati e il contratto dei metalmeccanici

La decisione del l' Assemblea nazionale dei delegati Fiom di andare al rinnovo del contratto dei metalmeccanici con una piattaforma separata aggiunge un ulteriore ostacolo alle difficoltà presenti tra le organizzazioni sindacali del nostro paese da oltre quindici mesi.

Esattamente il 27 giugno 2001, durante una assemblea nazionale dei delegati, la segreteria Fiom propose uno sciopero separato durante la fase finale del confronto con Federmeccanica per il contratto nazionale.

Da allora ogni decisione dentro alle organizzazioni (in particolare alla Cgil) sono state dettate "dal rafforzamento dell'unità interna" a scapito del confronto con le altre organizzazioni e al tentativo di costruire un minimo di unità d'azione.

Lo stesso confronto sulle questioni generali con il governo Berlusconi e gli industriali ha, con il passare dei mesi, assunto un ruolo di scontro politico generale, più che mantenere i connotati di una (seppur complicata) vertenza sindacale.

Non che ci si trovasse di fronte un interlocutore affidabile, almeno fino allo sciopero generale del 16 aprile (il momento più alto di rapporti tra le organizzazioni sindacali, tra queste e i lavoratori e con l'opinione pubblica), perché l'alternanza, all'interno del Governo, tra chi voleva "fare senza il sindacato" e chi "discutiamo con chi ci sta" ha tenuto inchiodata la trattativa per oltre sei mesi.

Un ruolo decisamente negativo lo hanno svolto gli industriali (in particolare Confindustria) che spesso formavano un "fronte unico" con il governo.

Il "compromesso" per l'Italia (perché anche ai titoli degli accordi bisogna dare la dimensione che poi si trova nei contenuti, modesti nelle cose certe e non definiti in alcuni punti chiave) è stato forse il momento più basso dei rapporti tra le organizzazioni sindacali ed è esploso uno scontro spesso ben oltre agli stessi contenuti dell'accordo, con giudizi sprezzanti sulle organizzazioni sindacali firmatarie e la caccia al traditore.

La debolezza interna dell'intero movimento sindacale italiano e la mancanza di una strategia comune ha portato (e porterà in futuro) ad un conflitto permanente tra le organizzazioni.

Questo non farà bene ne al sindacato ne ai lavoratori, a lungo andare nuocerà al nostro paese: questo punto credo sia oramai chiaro a tutti.

Così sarà anche per il contratto dei metalmeccanici. Nei prossimi mesi saremmo in presenza del conflitto sindacale della categoria più importante ( e con le maggiori capacità di guida e di lotta anche per le confederazioni) del nostro paese con piattaforme diverse, forse alternative tra loro.

Questo porterà inevitabilmente ad una confusione contrattuale, perché questo rinnovo contrattuale non affronta solo l'aumento economico ma anche la parte normativa, e non potrà finire con accordi separati come temono in molti, ma correrà il rischio di non raggiungere nessun accordo (e questo fatto sarebbe mortale per la tradizione sindacale del nostro paese).

Il ruolo delle confederazioni è sempre stato quello di trovare una via d'uscita alle difficoltà presenti nelle categorie durante i rinnovi, ma la rottura tra Cisl e Cgil non farà altro che radicalizzare lo scontro e chi ne trarrà profitto saranno gli industriali e il governo. Un ruolo, seppure esterno, potrebbero giocarlo in questa fase quelle forze politiche del centro e della sinistra che hanno a cuore l'unità sindacale e dei lavoratori, ma che in questi mesi hanno svolto un ruolo di attesa di fronte al precipitare degli eventi.

Lo stesso confronto sul Mezzogiorno, concluso con valutazioni contrapposte dentro il sindacato confederale non porterà certo a quelle condizioni necessarie per un confronto sereno con e per i lavoratori (e questo non farà che rinviare il chiarimento necessario nella stessa opposizione di centrosinistra).

La debolissima unità trovata sul "dramma" Fiat, mi sembra più costruita "contro" piuttosto che essere un tentativo di elaborare assieme una strategia necessaria anche se non in grado di modificare le scelte aziendali, ma quanto meno tenti di impostare un confronto di prospettive.

Il sindacato non ha molti strumenti a disposizione per incidere positivamente sulle scelte aziendali e in Fiat, azienda notoriamente non aperta al confronto con i lavoratori, questo rende ancora più complicate le alternative.

Il confronto in Fiat esploderà in mille rivoli appena si passerà alle proposte per uscire dalla crisi: se non si chiariranno queste condizioni e non si troveranno mediazioni tra le organizzazioni il confronto è perduto.

Pesa enormemente questo confronto sul rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici come pesano le divisioni sul contratto nazionale sul confronto Fiat: trovare il bandolo della matassa è solo il primo passo.

Il secondo è quello sulla democrazia, cioè come far partecipare i lavoratori (in particolare gli iscritti) alle scelte del sindacato e sul che fare quando le scelte sono differenti (o contrapposte).

Il voto dei lavoratori, necessario per avere un mandato a trattare deve coniugarsi alle necessarie mediazioni tra le organizzazioni e con le controparti per ricercare un accordo, non ad ogni costo, ma nemmeno mai.

Il valore che ha questo argomento è molto differente dentro le organizzazioni e, nelle stesse organizzazioni è praticato in misura molto diversa a secondo le categorie di appartenenza.

L'altro aspetto è di merito, nelle richieste: il salario e i diritti.

Sul salario, possiamo anche non tenere conto delle regole e quindi avanzare richieste più vicine alle esigenze collettive: regolatore di tale situazione è esclusivamente il rapporto di forza e quindi il risultato sarà vicino alla richiesta in misura alle capacità sindacali di mobilitare e di incidere con le lotte ai profitti aziendali.

Sui diritti, per non tornare ad un argomento troppo delicato (art. 18 dello Statuto) proviamo ad affrontare un aspetto come quello dei "contratti a termine". Chi non è d'accordo a rendere meno precario, più stabile il lavoro a termine? Se le modifiche introdotte dai governi precedenti (in particolare Treu) ha aperto nel nostro paese la possibilità alle aziende di utilizzare strumenti flessibili di ingresso al lavoro era evidente a tutti il perché: il numero degli occupati era in calo, non solo nelle grandi aziende e prosperava il lavoro nero.

Dopo dieci anni questi strumenti hanno raggiunto l'obiettivo di aumentare il numero di nuovi assunti nel nostro paese e se la risposta è positiva cosa è mancato a completamento di quella riforma?

Sono mancati i diritti per questi lavoratori che sono sempre di più, forse oltre i 5 milioni nelle varie forme, e che chiedono al sindacato di intervenire su questi argomenti.

E' possibile trovare un accordo contrattuale per superare le forme di precarietà che questi lavori determinano nelle persone? I pochi casi affrontati in questi anni non sempre hanno portato risultati positivi: l'avviso comune dello gennaio scorso sui "contratti a termine" è stato molto contrastato ed è in molti punti lacunoso e debole. A livello di contratto nazionale è un argomento spesso evitato per non concedere ulteriori flessibilità alle aziende. A livello aziendale i risultati sono spesso contraddittori e anche nelle esperienze positive, ad esempio la Whirlpool di Varese la soluzione trovata è ben diversa dal passaggio tout-cort in tempi prestabiliti, ma il percorso per arrivare al contratto definitivo e l'orario contrattuale dura diversi anni.

Stiamo parlando di una situazione favorevole, con un'azienda aperta al confronto e un sindacato che ha affrontato gli argomenti in maniera unitaria, anche quando all'esterno c'erano differenze enormi.

Lo stesso ragionamento vale per quanto riguarda la contrattazione di secondo livello: è evidente che il concentrare la parte salariale solo nel contratto nazionale è più semplice nei confronti dei lavoratori e forse anche con gli industriali, ma questo elimina il ruolo delle Rsu dentro le aziende e le stesse finiranno con il diventare semplici controllori di quanto produce il contratto nazionale e non attivi protagonisti della contrattazione che per fortuna è un patrimonio oramai consolidato nel nostro paese.

E' da queste differenze che bisogna costruire una credibile unità di azione del sindacato, sapendo che il portare come motivazioni solo le differenze, non farà certo avvicinare i lavoratori alla attività e il patrimonio del sindacato, sono le enormi differenze presenti nel mondo del lavoro che intende rappresentare.

Inoltre non possiamo sottovalutare le differenze che esistono, oggi e nel nostro paese, tra le scelte di questa maggioranza che governa e le tradizioni sociali e valoriali espressi dal sindacato confederale.

Le confederazioni sindacali non sono in grado (non possono e forse non vogliono) trovare una strada che spenga per un attimo i "parlatoi" e che attivi i "pensatoi".

In questi mesi, di fronte all'acuirsi del conflitto interno alle organizzazioni si è cercato, in poche occasioni per la verità, di uscire dall'ambito nazionale e guardare quello che succede in Europa: esempi che vengono portati sempre più spesso sono quello tedesco in positivo e quello francese od inglese in negativo.

Non c'è dubbio che alla grande capacità contrattuale della IG Metall in Germania viene evidenziato il ruolo marginale della confederazione (DGB) nell'intervenire sulle questioni generali del paese.

Inoltre lo stesso ruolo dei metalmeccanici è determinato anche da una legislazione "partecipativa" a livello aziendale (co-gestione), da un ruolo leader in Europa dell'industria metalmeccanica (oltre 6 milioni di dipendenti in aziende medio grandi) e da rigide regole per quanto riguarda le piattaforme, gli scioperi e gli accordi. Non ultimo non dimentichiamo che siamo di fronte ad un sindacato unico e quindi le contraddizioni sono tutte all'interno.

Ben diverso da quanto avviene in Francia e in Gran Bretagna, paesi che hanno differenti leggi sul lavoro ma con un ruolo debole del sindacato ( e spesso frammentato in mille organizzazioni).

Come è diversa anche la situazione in Italia, con regole determinate dalle organizzazioni stesse o concordate con le parti sociali, oggi superate dai fatti (per il conflitto tra le organizzazioni) e comunque non più utilizzate dalle organizzazioni sindacali come strumenti di mediazione o soluzione del problema.

Il vuoto di valori condivisi e una regolamentazione molto frammentaria rischia di distruggere per molto tempo quello che in molti avevano definito il "potere sindacale" nel nostro paese, ma che più correttamente andrebbe ricondotto al diritto delle organizzazioni e dei lavoratori ad avere un ruolo attivo alla vita del paese.

Se questo è il quadro, ne dobbiamo trarre le dovute conseguenze tutti, perché qualunque ulteriore strappo non farà altro che allontanare per molto tempo il diritto dei lavoratori ad avere tutele e diritti e, alle organizzazioni sindacali, di rappresentarne gli interessi.

Nessuna organizzazione, nemmeno la più numerosa, è in grado di sostituirsi a quanto ha rappresentato e rappresenta la mediazione tra le diverse organizzazioni e l'unità d'azione.

F.R.

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Ordine del giorno della R.S.U. Aermacchi di FIM CISL – FIOM CGIL – UILM UIL DI VARESE

La R.S.U. dell'Aermacchi riunita il 7 novembre 2002, con la presenza delle segreterie di FIM FIOM UILM della provincia di Varese, valuta con attenzione unita a preoccupazione la situazione in cui si trova il settore aerospaziale, ed in particolare Aermacchi, a più di un anno dall'inizio della crisi derivante dagli attentati dell'11 settembre 2001.

A più di due anni dall'avvio formale delle trattative per la cessione a Finmeccanica del pacchetto azionario della società holding Aeronautica Macchi si ritiene, in base a quanto dichiarato recentemente ed in più occasioni dal nuovo vertice di Finmeccanica, che il negoziato sia giunto alla fase conclusiva.

Per questa ragione la RSU ribadisce in maniera chiara e determinata che questa operazione deve essere condotta nel rispetto e a salvaguardia degli attuali livelli occupazionali, produttivi e tecnologici, raggiunti con sforzi notevoli e sofferti nello scorso decennio dai lavoratori di Aermacchi e SIAI Marchetti, insieme a importanti scelte industriali che hanno determinato consistenti investimenti in strutture ed impianti, l'avvio della progettazione e costruzione del nuovo addestratore M346 e il consolidamento della presenza nel campo della aviazione civile sia nella progettazione che nella produzione.

La RSU ritiene pertanto indispensabile che le decisioni vengano prese all'interno di un piano generale del settore coerente con un piano industriale e scelte organizzative che garantiscano continuità all'insieme delle attività dell'Aermacchi.

Questi importanti compiti spettano in primo luogo al Governo e alle Istituzioni preposte, alle quali si chiede continuità e coerenza con le scelte operate negli anni scorsi, riconfermando i piani di investimento e di spesa previsti e soprattutto il piano di settore che garantisca all'insieme delle aziende indirizzi programmatici diretti al sostegno dell'autonomia, della capacità contrattuali e della competitività necessarie a garantirne la stessa sopravvivenza, oltre che lo sviluppo, in un momento di fortissima turbolenza del mercato internazionale.

In seconda istanza le responsabilità spettano alle società che si apprestano a siglare l'accordo, definendolo in modo da valorizzare le conoscenze tecnologiche, professionali e gestionali che costituiscono nel loro insieme il valore più grande di questa azienda.

Aermacchi, insieme alle altre aziende del settore aeronautico, rappresenta uno dei più importanti pilastri economici e industriali della provincia di Varese.

La RSU chiede pertanto anche alle Istituzioni locali, alle forze politiche e sociali del nostro territorio attenzione e sostegno in questa delicata situazione al fine di dare continuità e sviluppo a questa azienda mantendone le caratteristiche occupazionali, tecnologiche e produttive.

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Raggiunto l'accordo anche per il contratto Orafo-Argentiero Industria

Nel mese di luglio è stato raggiunto l'accordo per il rinnovo della parte economica del CCNL orafi/argentieri industria sottoscritto unitariamente da Fim-Fiom-Uilm.

L'accordo prevede:

1. Un aumento retributivo sui minimi contrattuali al V livello di inquadramento pari a _ 67,14 lordi mensili suddiviso in due rate pari a _ 36,15 lordi dal 1 luglio 2002 e _ 30,99 lordi dal 1 marzo 2003 (gli incrementi mensili per livello ed i nuovi valori dei minimi contrattuali sono riportati nella tabella.

2. Ai lavoratori in forza alla data di stipula dell'accordo sarà corrisposta una una tantum di _ 205,00 lordi suddivisa in due rate:

- nel corso del mese di ottobre 2002 la prima rata pari a _ 105,00 lordi;

- nel corso del mese di luglio 2003 la seconda rata pari a _ 100,00 lordi.

L'una tantum è stata quantificata considerando in essa anche gli eventuali riflessi sugli istituti di retribuzione diretta ed indiretta.

L'importo globale dell'una tantum è suddivisibile (e quindi competerà) in quote mensili in relazione alla durata

del rapporto di lavoro (con esclusione dei periodi di aspettativa e di permesso non retribuiti) nel periodo 1 gennaio – 30 giugno 2002. La frazione di mese superiore a 15 giorni viene considerata a questi effetti come mese intero.

Per i lavoratori part-time ciascuna rata sarà riproporzionata.

Nel caso di risoluzione del rapporto di lavoro il suddetto importo viene corrisposto all'atto della liquidazione delle competenze.

3.Le Parti si incontreranno nel corso del mese di settembre per riproporzionare le percentuali di lavoro a cottimo di cui all'art. 11 Disciplina speciale Parte prima.

4.Ai lavoratori non iscritti ad una delle Organizzazioni stipulanti l'accordo, verrà richiesta una quota di contribuzione a favore dei sindacati stipulanti pari a _ 18,00. La trattenuta delle quota avverrà previa delega positiva del singolo lavoratore secondo le modalità di comunicazione che verranno definite nell'incontro di cui al punto precedente.

5.L'accordo copre il periodo fino a tutto il 31 dicembre 2003.

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Rinnovata la Rsu alla Condenser di Ispra

Modesti i consensi alla Cisl

Un risultato, quello della Condenser di Ispra, che era in parte prevedibile. La Fiom in questi ultimi anni era diventata l'organizzazione più significativa come iscritti e il risultato conferma questa tendenza.

La Fim si conferma la seconda organizzazione all'interno dell'azienda come preferenze da parte dei lavoratori. Un risultato positivo per il nostro candidato, ma modesto come organizzazione, evidenzia il limite di saper organizzare candidature nei diversi reparti e turni di lavoro (e forse soffre ancora del dibattito sulle questioni generali).

Ugl, per la prima volta in competizione all'interno dell'azienda, ottiene un significativo risultato, anche se questo non gli permette di avere eletti nella nuova Rsu.

E' evidente che questa lista ha raccolto qualche malcontento ed essendo una novità ha attratto consensi.

Importante, in questo panorama, l'affermazione del nostro candidato, Falsetti Giuseppe, che ottiene 33 preferenze (ad un solo voto di differenza dal candidato eletto per la Fiom).

Al di la del risultato, che può trovare influenza dalle vicende generali oppure più semplicemente essere visto come una ridistribuzione di preferenze tra più liste e i diversi candidati che queste proponevano, ci obbliga ad una approfondita riflessione e ad una maggior impegno per allargare, anche elettoralmente, quel consenso che ci è riconosciuto nella contrattazione interna di questi anni.

Franzetti R. 

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FONDO COMETA

Il 23 ottobre si è tenuto un incontro tra le parti istitutive del Fondo Cometa (FIM FIOM UILM FISMIC e Federmeccanica Assistal) con l'obiettivo di esaminare lo stato attuale del Fondo, evidenziare le problematiche presenti e fare una prima valutazione degli interventi necessari da parte delle parti istitutive e del Fondo stesso.

In sintesi la situazione amministrativa del fondo alla data del 15 settembre 2002 è la seguente:

- Risultano iscritti 389.647 lavoratori e i nuovi iscritti nel corso dell'anno 2002 sono circa 15.000;

- i riscatti processati sono 40.179; - i riscatti richiesti ma attualmente non processabili sono 703;

- i riscatti del 2002 in lavorazione sono 6.921.

Le percentuali delle motivazioni dei riscatti sono:

- decessi 1,62 %;

- pensionamento 44,27%;

- mobilità 13,28%;

- fallimento 1,29%;

- dimissioni 37,48%

- licenziamento 2,06%.

L'attivo netto destinato alle prestazioni al 31 agosto 2002 è pari a 1.167.165.401,44 Euro.

Si ricorda che al momento della risoluzione del rapporto di lavoro, per riscattare i versamenti fatti occorre fare domanda scritta utilizzando l'apposito modulo e accertarsi che la stessa cosa venga fatta dall'azienda. 

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Comunicazione per gli aderenti a FONDAPI

In questi giorni Fondapi sta inviando agli aderenti una comunicazione con la quale ricorda che ai sensi dell'art. 1, comma 2, del D.Lgs. n. 47/2000, entro il 30 settembre dell'anno successivo a quello in cui è stato effettuato il versamento, l'iscritto deve comunicare al fondo pensione l'importo dei contributi che non sono stati dedotti in sede di dichiarazione dei redditi in quanto eccedenti la quota di deducibilità prevista dalla vigente normativa, allegando poi il modulo da compilare.

Si tratta di una comunicazione inutile in quanto non esiste la possibilità che siano stati versati dagli iscritti a Fondapi contributi non dedotti poiché i limiti alla contribuzione definiti dalla contrattazione sono inferiori ai limiti fissati dalla legge ( D.Lgs. 47/2000) per le deduzioni fiscali. Pertanto gli iscritti a Fondapi devono prendere tale comunicazione e cestinarla senza fare assolutamente nulla.

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L'ultima fatica di Alberto Grampa attivista Fim dell'Aermacchi

DALL'ACQUA AL CIELO

Un libro sulla storia della SIAI Marchetti e della sua gente

Alberto Grampa non è nuovo a queste iniziative (ha infatti già scritto alcuni volumi di cui abbiamo già parlato negli anni scorsi su "Informazione Fim") e gli abbiamo chiesto da dove è nata questa idea e con quale scopo. Questo articolo è la sua risposta.

Per un ragazzo che abitava a Sesto Calende o dintorni, soprattutto negli anni '20 e '30, il rombo dei motori e la vista di idrovolanti e di apparecchi terrestri che sorvolavano i cieli del varesotto e le rive del lago Maggiore, era una cosa naturale e sempre affascinante.

Non si poteva non fermarsi ed alzare gli occhi al cielo con un'esclamazione di meraviglia, vinti per qualche minuto da quella curiosità, propria soprattutto dei più giovani, di capire di che velivolo si trattasse sbracciandosi poi per salutare il pilota e gli occupanti dell'aereo.

Tutto questo condito da un pizzico di orgoglio misto a gioia quando si scopriva che magari era uno di quei "bestioni" costruiti dal papà o dalla mamma, o da uno dei famigliari e parenti che lavoravano proprio presso quelle officine della S.I.A.I. Marchetti da dove questo apparecchio si era alzato in volo.

E poi i comunicati che giungevano dagli altoparlanti delle radio, i titoli e gli articoli dei giornali che dedicavano pagine e foto alle vittorie e alle imprese sportive di cui si rendevano protagonisti questi apparecchi della S.I.A.I. Marchetti, successi spesso argomento di conversazione e discussione con gli amici e in famiglia.

Uno di quei ragazzi è Romano Zeni, una passione per gli apparecchi e l'aviazione nata fin da allora, passione che, a distanza di quasi settant'anni, non è mai diminuita, anzi!

Quel ragazzino che guardava il cielo ne ha visti di cambiamenti e di storia ne ha tanta da raccontare: momenti felici e pieni di soddisfazione, insieme con altri difficili e magari luttuosi.

Anche lui fin da giovane ha voluto imparare a costruire gli aerei, è entrato alla S.I.A.I. Marchetti e vi è rimasto ben 45 anni.

Da diversi anni ora, da quando ha lasciato la vita lavorativa attiva, si dedica anima e corpo a far conoscere la storia di questa azienda perché non vada perduta e dimenticata.

Chi scrive queste righe lo conosce ormai da più di vent'anni e fin dal primo giorno che ci siamo incontrati, quella sua esclamazione dialettale sestese "Dai cürag, mai paura" (dai coraggio, mai paura) mi ha sempre accompagnato. Un'espressione che infonde simpatia e coraggio nel non perdersi d'animo e a credere nelle cose in cui si crede, mettendocela sempre tutta, ma rimanendo sempre con i piedi saldamente per terra senza vantarsi per quello che si è fatto o si intende fare: un insegnamento, questo, anche di vita.

Tante sono state le ricerche che ho condotto sulla S.I.A.I. Marchetti, sui suoi apparecchi ed i suoi personaggi, e il sig. Romano (come lo chiamo amichevolmente), sa quanto questi lavori sono stati spesso lunghi, duri e difficili. Lui però non mi ha mai lasciato solo e questa sua disponibilità, unita a quella degli altri amici del Gruppo Lavoratori Anziani S.I.A.I. Marchetti, mi ha sempre permesso di portare felicemente a termine le mie ricerche.

Quando mi hanno chiesto se me la sentivo di poter scrivere qualche cosa su Romano Zeni e la S.I.A.I. Marchetti, non ho potuto dire di no, sia per l'amicizia e la stima che nutro per questa persona, sia perché era l'occasione per poter raccogliere e documentare una sua preziosa testimonianza di oltre 40 anni di vita vissuta all'interno della S.I.A.I. Marchetti. C'era poi anche in me la volontà e la voglia di cercare di valorizzare il patrimonio storico-aeronautico che questa famosa azienda si porta in dote, soprattutto dopo che, dalla fine del 1996, la S.I.A.I. Marchetti ha cessato di vivere autonomamente con la chiusura della storica sede di Sesto Calende e la cessione delle attività ad altre aziende italiane del settore.

Era quindi importante poter raccogliere questa storia in un volume, "vista" anche attraverso le testimonianze ed i ricordi di Romano Zeni. Una persona che ha, come "sogno nel cassetto", di vedere sorgere quel Museo sulla S.I.A.I. Marchetti di cui si parla da tempo, dove si possa mostrare al pubblico quel materiale e quella documentazione che lui, con tanti altri suoi amici, ha gelosamente raccolto, catalogato e conservato in tutti questi anni.

Tutto questo perché la STORIA scritta dal lavoro di Romano Zeni e da tutte quelle persone che hanno prestato la loro opera presso la S.I.A.I. Marchetti (e sono state decine di migliaia), possa essere conosciuta, apprezzata, valorizzata e tramandata come insegnamento ai giovani.

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