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Il numero di marzo '02

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Gli articoli
E adesso sciopero
Art. 18: è diventato un simbolo
Cassani Carlo: il voto premia la Fim
Bticino: risultati elezione RSU
MV Agusta: finalmente l'accordo
Servizio FIM per i quadri
Polizza Unionvita
Esportazione di armi: le posizioni della Fim
E adesso sciopero

Senza trattativa non resta che lo sciopero generale

Sono passati ormai sette mesi dall'inizio del confronto con il governo, il cui compito principale era quello di ricercare strumenti da utilizzare per aumentare gli occupati in Italia.

Il governo si era presentato al confronto con il libro bianco sul mercato del lavoro; in esso erano contenuti proposte positive e altre non condivisibile. Sicuramente non c'era nessun riferimento all'articolo 18, inserito successivamente e oggi contestato .

La Cisl si è dichiarata più volte disponibile a trattare le materie in discussione con l'esclusione dell'articolo 18. Il governo ha iniziato un balletto apparentemente strano, ma invece coerente con la sua filosofia liberista e decisionista.

Infatti mentre richiedeva al sindacato di trattare e si dichiarava disponibile al dialogo, non ha mai avviato la trattativa nonostante la Cisl si dichiarasse pronta. L'ultimo balletto risale a pochi giorni addietro: è ancora il governo con i suoi ministri, in un susseguirsi di voci e dichiarazioni, prima a lasciare intravedere la possibilità di stralciare i riferimenti all'articolo 18 dal decreto, poi, a dichiarare che non intende rinunciare all'art. 18.

La Cisl si è sempre dichiarate disponibile alla trattativa sui temi degli ammortizzatori sociali e sull'allargamento delle tutele per coloro che ne sono esclusi, ma non certamente a togliere quelle esistenti.

A questo punto, esistendo una pregiudiziale da parte del governo più volte riconfermata sul mantenimento dell'articolo 18, non ha più senso insistere per avere la trattativa.

E' in questo quadro che si è inserito l'assassinio di Marco Biagi. Una persona che ha collaborato alla stesura del libro sul mercato del lavoro, dove tra l'altro non si faceva nessun riferimento all'articolo 18. Un tecnico quindi che elaborava e proponeva delle idee.

L'assassinio di Marco Biagi è un atto terroristico che nulla ha a che vedere con le lotte democratiche dei lavoratori. Gli autori dell'omicidio non hanno nessuna considerazione della vita della persona e usano lo strumento della violenza per colpire chi produce idee. Non è cosa nuova nel nostro paese. In modo analogo sono stati uccisi Tarantelli e poi D'Antona. Si colpisce chi ha un ruolo identificabile con le istituzioni e chi ha idee indipendentemente dal colore del governo con cui si collabora.

E' necessario non dare spazio al terrorismo e il modo migliore è sicuramente quello di non rinunciare, per paura, alle proprie idee e alle iniziative necessarie a sostenerle.

Contro chi tenta di inserirsi nel dibattito politico e sindacale di questi giorni con l'uso della violenza e del terrorismo, occorre contrapporre la forza delle proprie idee, il convincimento di essere nel giusto, la lotta democratica dei lavoratori.

In questo senso le dichiarazioni di alcuni ministri che mettono in relazione il terrorismo con la manifestazione a Roma della Cgil del 23 marzo è molto grave e rende impraticabile la ripresa della trattativa per il clima di scontro che crea.

Continuano così le contraddizioni del governo che, rispetto all'opinione pubblica sollecita la riapertura del dialogo, mentre nei fatti rende la ripresa della trattativa impossibile con proposte inaccettabili ed atteggiamenti lesivi ed offensivi della dignità del sindacato.

Certo la Cisl non ha condiviso la decisione della Cgil di fare la manifestazione prima di provare, con la trattativa e iniziative di sciopero, a verificare se ci fossero le condizioni per raggiungere un accordo. L'atteggiamento della Cisl ha sicuramente tolto al governo l'alibi di scaricare sugli interlocutori sindacali la indisponibilità a discutere.

La scelta dello sciopero generale unitario è diventata quindi la risposta giusta alle chiusure del governo. Bisogna comunque avere la consapevolezza che lo sciopero generale molto probabilmente non sarà sufficiente a smuovere il governo, cosa più volte ripetuta dalla Cisl. Pertanto oltre allo sciopero generale occorre che il sindacato si attrezzi con proposte proprie per reggere lo scontro con il governo. Purtroppo su questo non esiste una proposta unitaria discussa con i lavoratori da presentare alla controparte. L'articolo 18 è una questione di dignità e di difesa reale, ma ci sono altri punti, altrettanto importanti, che se non discussi e concordati possono produrre danni notevoli ai diritti dei lavoratori. Li richiamiamo brevemente perchè è importante che se ne parli nei luoghi di lavoro:

- l'allargamento delle tutele a chi oggi non le ha (collaborazioni coordinate e continue, lavori in affitto ecc);

-allargamento degli ammortizzatori sociali (Cig, mobilità, disoccupazione) a settori che oggi ne sono scoperti;

- riformulazione degli strumenti di inserimento al lavoro come i contratti di formazione lavoro e l'apprendistato;

- legislazione sugli orari di lavoro in attuazione delle disposizioni della comunità europea che prevedono flessibilità giornaliere fino a 12 ore. (da noi dopo le otto ore si chiamano straordinario);

- incentivazioni di alcuni strumenti che possono favorire l'occupazione quali il part-time purchè normato in base ai contratti di lavoro;

-ed ovviamente, gli argomenti già oggetto di scioperi a gennaio che riguardano la decontribuzione sulle pensioni e il fisco.

Il presidente di Confindustria si alterna a Tremonti e Berlusconi nelle interviste pubbliche sostenendo l'eliminazione dell'articolo 18 e ci si meraviglia che il sindacato non lo concerti con loro. Strano concetto della concertazione, rifiutata sui temi del confronto con il governo, ma reclamata da confindustria nella politica dei redditi per mantenere le compatibilità salariali dei lavoratori con la situazione generale.

E' vero che la concertazione non si obbliga per decreto, bisogna crederci e accordarsi, ma non è possibile applicarla in modo alternato e Confindustria non può più fare l'ispiratrice del governo e poi nascondersi.

Vassallo Antonio

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L'articolo 18 dello Statuto è diventato un simbolo ¼ ma purtroppo non garantisce tutti i lavoratori!

Fino a pochi anni fa sconosciuto alla maggioranza dei lavoratori, semmai argomento di discussioni in ristrette cerchie di sindacalisti e di avvocati che si occupavano di vertenze di lavoro, oggi l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori è diventato il simbolo del confronto/scontro con il Governo e con gli industriali.

E' diventato il simbolo sui manifesti, nei comunicati sindacali, sui giornali e nei dibattiti televisivi: tutti ne parlano, qualche volta con forzature ideologiche o nei contenuti. Per il sindacato italiano è al primo posto sia nel confronto interno che in quello con il governo, tanto da avere indetto iniziative di lotta, scioperi regionali, manifestazioni in piazza, e ora lo sciopero generale per chiederne lo stralcio dalle proposte che verranno portate in Parlamento, fino a diventare talmente importante per la Cgil che ha deciso di andare per la sua strada con una manifestazione nazionale ed uno sciopero separato (ora giustamente sospeso).

E' cosi importante nella vita lavorativa di tutti i giorni non perché impedisce il licenziamento come spesso (ed erroneamente) si dice, ma perché permette al dipendente licenziato ingiustamente di far valere le proprie ragioni e di chiedere ad un Pretore di giudicare e sentenziare. Ha quindi un alto valore simbolico, in particolare lo ha acquisito in questi mesi. Lo ha per chi lavora nelle aziende sopra i 15 dipendenti e quindi è coperto dalla legge, ma anche per chi opera nelle oltre 4 milioni di aziende sotto i 15 dipendenti (non certo come copertura fisica, ma psicologico). E' un argine che la gente si tiene forte contro la "pressione psicologica" degli industriali (e in Italia ce ne sono molti che vivrebbero meglio senza il sindacato).

Per questo è diventato un simbolo nella discussione tra i lavoratori (ma penso nella stessa opinione pubblica) e diventa impossibile qualunque modifica in questo momento.

Se il governo voleva proseguire il confronto di merito con il sindacato doveva sgombrare questo argomento dal tavolo (e scontentare ancora una volta gli industriali). Così non è stato: il sindacato (e la Cisl in particolare) si è trovato chiuse tutte le possibilità di un confronto di merito, portando la discussione ad oltre sei mesi addietro.

Di seguito riportiamo una scheda che ben rappresenta (per numero di aziende e per occupati) il settore privato nel nostro paese e dal quale emerge l'evidente spaccatura tra chi è coperto dallo Statuto dei lavoratori (e quindi dall'art. 18) e chi ne rimane escluso, rendendo urgente una estensione dei diritti a tutti i lavoratori.

Tipo azienda

Settori

Industria

Commercio

Servizi

Totale

Numero imprese
Fino a 15 dipendenti 1.019.984 1.335.270 1.691.630 4.046.884
Oltre i 15 dipendenti 53.003 11.196 21.010 85.209
Totale aziende 1.072.987 1.346.466 1.712.640 4.132.093
Numero dipendenti
Fino a 15 dipendenti 1.527.752 718.668 935.584 3.182.004
Oltre i 15 dipendenti 3.370.999 621.528 2.282.682 6.275.209
Totale dipendenti 4.898.751 1.340.196 3.218.266 9.457.213

Rinaldo Franzetti 

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Rinnovo della Rsu alla Cassani Carlo di Besozzo

Il voto premia la Fim

Nei giorni scorsi si sono svolte le elezioni per il rinnovo della Rsu alla Cassani Carlo di Besozzo, azienda storica del panorama metalmeccanico della zona.

La Cassani produce levigatrici industriali e copre un mercato molto vasto.

Le attività produttive vengono svolte nei capannoni in riva al fiume Bardello in località Madree a Besozzo, anche se è oggi una realtà ridotta rispetto al passato. Un'azienda con una presenza tradizionale della Fiom (circa 20 iscritti) e con una ridotta, ma puntigliosa presenza Fim (attualmente gli iscritti sono 6).

Un'azienda con una presenza di dipendenti professionali e un discreto gruppo di trasfertisti: da qui deve ripartire la nuova Rsu eletta nei giorni scorsi e che è formata da tre lavoratori (di cui uno eletto anche come Rls). Dei tre componenti della Rsu, due sono della Fim (Mapelli Ermanno e Del Vitto Danilo) e uno Fiom.

Questi i risultati: dipendenti 57 (di cui 16 impiegati), votanti 45 con 43 voti validi e due bianche, Fim 24 voti, Fiom 19 voti.

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Risultati elezione RSU Bticino

La Fim tiene nonostante il clima propagandistico della Fiom sull'art 18

Il 4 e 5 marzo si sono tenute le votazioni per il rinnovo della RSU alla Bticino, in un clima di forte tensione tra le Organizzazioni Sindacali.

Il dato assume quindi un significato particolare per capire le opinioni dei lavoratori, visto che le elezioni sono avvenute nel pieno del confronto governo/sindacati sul mercato del lavoro , articolo 18 dello statuto dei lavoratori, pensioni; temi affrontati in modalità diverse da Cisl e Uil rispetto alla Cgil.

Inoltre è la prima grande fabbrica a rinnovare la propria struttura sindacale dopo il rinnovo del contratto nazionale di lavoro firmato solo da Fim e Uilm.

La comparazione dei due dati, quello dell'elezione del 98 e quella di questi giorni, mostra che:

- a Varese, lo stabilimento principale, la Fim ha migliorato la sua posizione passando dal 28,6% del 98 al 30,5% di oggi;

- il dato complessivo dei tre stabilimenti (Varese, Tradate, Bodio) è identico a quello delle votazioni precedenti, 31,5%.

Il numero dei componenti la RSU è rimasto identico rispetto alla precedente votazione a Varese ( 9 fim, 15 Fiom) e Bodio (1 Fim e 2 Fiom), mentre a Tradate sono stati eletti 1 Fim e 3 Fiom per un accordo che, pur in presenza di spostamenti di lavoratori da Tradate a Varese, prevedeva di mantenere inalterato il numero di RSU presenti in quel sito.

Tale fatto ha comportato la differenza di due componenti la RSU nonostante la differenza di voti sia solo di 5 persone.

Altro dato significativo è il fatto che siamo riusciti ad avere una nostra presenza a Bodio. In termini numerici lo avevamo già, ma non avevamo la persona, oggi abbiamo anche le persone disponibili ad impegnarsi.

Il risultato evidenzia la positività della gestione unitaria dell'accordo di fabbrica, ma evidenzia anche la tenuta dell'organizzazione Cisl e la condivisione delle sue proposte rispetto alle diversità che si sono manifestate sul Contratto Nazionale di Lavoro e sul confronto con il governo e Confindustria, sui temi dell'articolo 18, ma anche sull'allargamento delle tutele verso chi oggi non le ha.

Questo dimostra come le organizzazioni sono radicate tra i lavoratori e diventano importanti quindi le proposte che esse sono in grado di fare. Sul CCNL la Fim ha firmato il contratto, e grazie a quella firma i lavoratori a partire da marzo percepiranno il secondo aumento salariale previsto. Questo sicuramente è un risultato.

Fiom

Fim

1998

2002

% 98

% ' 02

1998

2002

% '98

% '02

RSU Varese 471 417 71,4% 69,5% 189 183 28,6% 30,5%
RSU Bodio 87 99 73,1% 76,7% 32 30 26,9% 23,3%
RSU Tradate 68 55 50,0% 52,4% 68 50 50,0% 47,6%
Totale 626 571 68,4% 68,5% 289 263 31,6% 31,5%

 

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MV AGUSTA: finalmente l'accordo

La situazione della MV Agusta è ormai nota a tutti ma finalmente è giunta ad una svolta.

Nella nottata del 12 marzo è infatti stato siglato l'accordo con la Holding Piaggio e, se qualcuno non ci mette lo zampino, ora si tratta di gestire la ripartenza e la riorganizzazione.

Gli accordi prevedono (come già riportato sul numero precedente di Informazione) la costituzione di tre realtà industriali:

- una a Cassinetta con l'attività di costruzione, commercializzazione, ricerca e sviluppo dei motoveicoli Husqvarna e Cagiva, di proprietà totale della Piaggio Holding Spa;

- una a Schiranna con la produzione delle motociclette con marchio MV comprensive delle attività collegate, di proprietà al 90% di Castiglioni;

- e la terza a Morazzone per la produzione dei telai per Cassinetta e Schiranna di proprietà del Castiglioni.

Ora si tratta di affrontare la riorganizzazione con i relativi spostamenti di impianti e personale.

Non sarà una cosa semplice ne corta e sicuramente si apriranno momenti di ulteriore tensione.

Nei prossimi giorni inizieranno gli incontri tra le parti per entrare nel merito ma la cosa importante è che, tale riorganizzazione non dovrebbe prevedere esuberi di personale.

Andreotti

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NUOVO SERVIZIO FIM PER I QUADRI

Nell'ambito delle iniziative per il rafforzamento dell'attività rivolta ai "quadri e alte professionalità", è stato predisposto un servizio dedicato alle specificità (Sportello quadri) in collaborazione con l'Ust di Milano e l'Associazione Nazionale Quadri.

Il punto di riferimento è situato a Milano, in una via adiacente alla sede Cisl territoriale, dove alcuni quadri garantiranno la presenza il martedì e il giovedì, dalle ore 15 alle ore 18.

L'attività di sportello è rivolta a tutti i quadri e alte professionalità del territorio lombardo.

Coloro che si rivolgeranno allo sportello riceveranno informazioni e consulenza su aspetti specifici, per le esigenze più propriamente contrattuali saranno indirizzati alle categorie di appartenenza.

Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi a Resteghini Graziano è.mail fimva_aermacchi@cisl.it

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Polizza Unionvita

Un servizio utile e gratuito per gli iscritti Fim

All'inizio dell'anno insieme alla tessera, tutti gli iscritti alla Fim Cisl si sono trovati un deplian dell'Uinonvita che li informava come per il 2002, sia stata stipulata la polizza Unionvita Salute.

Unionvita Salute, è una polizza offerta gratuitamente a tutti gli iscritti che prevede, in caso di infortunio con ricovero ospedaliero, un'indennità giornaliere di euro 25,82 (£ 50.000) a partire dal quarto giorno di degenza e per un massimo di 90 giorni per ogni evento.

La copertura è valida per tutti gli infortuni occorsi sul lavoro e nel tempo libero, in tutto il mondo, 24 ore su 24.

La polizza prevede inoltre il rimborso del 50%, con un massimo di euro 129,11 (£.250.000) per ogni evento, delle spese effettivamente sostenute e documentate (al netto di quanto corrisposto dal Servizio Sanitario Nazionale) per l'acquisto o noleggio di carrozzelle ortopediche, apparecchi protesici ed apparecchi terapeutici.

Tale rimborso sarà dovuto per gli infortuni che comportino ricoveri indennizabili a termini di polizza; l'indennizzo dovrà intendersi aggiuntivo rispetto alla somma liquidabile come indennità giornaliera.

In caso di infortunio si dovrà richiedere al proprio operatore sindacale o alla segreteria della fim, l'apposito modulo da compilare in ogni sua parte e inviare a UNIONVITA spa entro 30 giorni dalla data di dimissione dall'istituto di cura.

La convenzione con Unionvita da poi la possibilità, di migliorare tale copertura assicurativa o allargarla ai propri famigliari a condizioni agevolate.

Gli ineressati potranno contattare direttamente gli uffici Unionvita telefonando al n. 02-24426221 per fissare un appuntamento senza impegno o avere chiarimenti.

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Esportazione di armi

Le posizioni della Fim e della Cisl

Sarà in discussione in Parlamento nei prossimi giorni un disegno di legge che modifica la regolamentazione dell'esportazione di armi in Italia.

La normativa attuale (legge N.185) è stata approvata in una congiuntura che ha visto insieme una forte spinta dei movimenti pacifisti e sindacali tra cui la FIM e la CISL e una situazione di crisi della produzione bellica in Italia e in Europa, senza precedenti dalla fine della seconda guerra mondiale.

In quegli anni ci si è sottratti al ricatto occupazionale (liberalizzazione dell'esportazione per garantire i posti di lavoro), attraverso una forte pressione sindacale nelle aziende, anche nell'area varesina, con l'obiettivo di conseguire una significativa diversificazione/riconversione dalle produzioni armiere in produzioni civili.

Il sindacato ha puntato sin dall'inizio ad un intervento credibile e concreto sulla tipologia delle produzioni, evitando il facile rischio di una posizione schizofrenica che da una parte declama a gran voce parole d'ordine di alto contenuto morale mentre dall'altra accetta nei fatti le strategie produttive aziendali.

Non è un caso che la produzione civile sia diventata significativa nel campo elicotteristico e, in Aermacchi, è arrivata anche a superare il 50% delle ore produttive.

Gli accordi di unificazione di parte delle aziende europee del settore hanno messo in seria discussione il controllo e la trasparenza dell'export.

E' facile prevedere infatti che le aziende sovranazionali tenderanno a spostare le fasi di assemblaggio dei sistemi d'arma nei paesi in cui la legislazione è meno rigorosa, con le conseguenti ricadute occupazionali.

Attualmente il problema è stato affrontato da un accordo internazionale firmato e ratificato da Italia, Francia, Gran Bretagna, Germania, Spagna e Svezia. In questo accordo è prevista la possibilità di veto per ogni singolo paese, nel caso in cui vengano richieste esportazioni con destinazioni finali in Paesi ritenuti a rischio.

Il pericolo principale risiede nella possibilità che le modifiche alla legge 185 aprano la cosiddetta "licenza globale" anche a paesi dell'Unione Europea o della Nato che non hanno sottoscritto il succitato accordo.

Da qui il giusto timore che si possa creare un percorso che sfugga al controllo ed alla regolamentazione prevista nei singoli Paesi, i cui Governi e Parlamenti non sarebbero più in grado di conoscere e controllare le destinazioni ultime delle esportazioni.

Crediamo quindi che la FIM e la CISL debbano impegnarsi per:

- appoggiare la campagna di denuncia e di sensibilizzazione dell'opinione pubblica operata dalla Rete Lilliput.

- realizzare un contributo specifico sindacale relativo alla stesura di proposte di emendamenti orientati ad un maggior rigore nel controllo delle esportazioni di armi da tutta l'Unione Europea.

- organizzare un'iniziativa pubblica di discussione e confronto, coinvolgendo i delegati delle aziende interessate, i movimenti sensibili a queste problematiche e le strutture sindacali FIM e CISL.

Solo così, pur in un nuovo contesto di integrazione europea anche nel settore armiero, sarà possibile continuare ad attuare il principio della sovranità della politica, escludendo vendite di armi a paesi in contrasto con la lotta al terrorismo internazionale e con la pace e la sicurezza.

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