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Il numero di luglio '02

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Agli iscritti Fim

Le nostre valutazioni sul "Patto per il Lavoro"

Il 5 luglio passerà alla storia per il "Patto per il lavoro", un'intesa che lascia molte perplessità e dubbi agli uomini e donne della Fim che circa un anno fa vivevano una situazione difficile con il Contratto Nazionale. Era chiaro allora che partendo dai contenuti dell'accordo difficilmente attaccabile e dalla coerenza della Fim fin dalla elaborazione della piattaforma, potevamo evidenziare le bugie della Fiom e le nostre buone ragioni. Oggi è tutto maledettamente più complicato.

E' chiaro che l'accordo ha valenze che vanno ben al di là del merito. Ma per amore di chiarezza, oltre che per rispetto a una buona norma di mestiere sindacale, un giudizio di merito occorre pur darlo.

Ci sono dei danni. L'art. 18 non è uscito illeso come noi volevamo. Si tratta di un danno grave? Pensiamo di no: gli effetti pratici sono minimi e possono essere ingigantiti solo richiamandosi a quelli simbolici. Infatti le aziende dove oggi c'è il reintegro in caso di licenziamento illegittimo del lavoratore, non vengono coinvolte. Per le altre (le aziende che supereranno la soglia dei 15 dipendenti) c'è una sospensione per tre anni del diritto e l'impossibilità a una proroga del provvedimento senza il nostro accordo. Il tutto è perciò limitato, come campo di applicazione, temporaneo, per tre anni, e reversibile.

Ci sono alcuni risultati immediati, anche se non di portata sconvolgente, su fisco e ammortizzatori sociali. Ci sono interessanti impegni programmatici sul sud, il collocamento, i diritti per i più deboli (Statuto dei lavori) per non limitarci a difendere i diritti acquisiti, ma provare a conquistarne di nuovi per chi non ne ha, anche se ha di fronte un Governo di Centro-destra.

C'è la conferma della crisi della politica dei redditi, visto che non si concorda il tasso di inflazione programmata ( e questo sarà un problema in più per il nostro CCNL).

Tutto ciò non è il roboante "Patto per l'Italia" della retorica Berlusconiana, ma nemmeno il patto "scellerato" della propaganda di Cofferati (in passato ne sono accadute di peggio con i governi di centro sinistra e guarda caso con il consenso della CGIL).

E', più modestamente, un accordo che limita i danni rispetto alle iniziali intenzioni liberiste di Governo e Confindustria e mette nel terreno alcuni buoni semi. E va confrontato prima di tutto con quanto sarebbe accaduto se non avessimo fatto la trattativa (vedi scheda più avanti).

E' un accordo di transizione che chiude la fase decennale della grande concertazione e ne apre una nuova che non è affatto chiara. E qui cominciano i veri problemi.

Certo la Cisl non è esente da responsabilità. Le varie incertezze e sbandamenti che hanno portato dopo molti mesi ad un repentino contrordine non fanno parte della nostra cultura, senza un dibattito vero, senza una preparazione. Non a caso quando ciò è accaduto la FIM ha preso le distanze.

Certo ha prevalso la preoccupazione di perdere in Parlamento con la conseguente prospettiva di doversi rifugiare nel referendum, sarebbe stato peggiore non solo per i suoi effetti pratici immediati a causa delle conseguenze molto negative per le modifiche consistenti sull'art. 18, ma anche per i rischi di insuccesso.

Non sarà che la riscoperta dell'autonomia è solo un modo più astuto per portare la CISL al collateralismo verso il centro-destra seguendo le orme del precedente segretario generale?

Questa domanda ce la siamo fatta in tanti e non solo nella FIM.

Noi pensiamo che la CISL sia alla ricerca di una autonomia possibile nello scenario del bipolarismo. E' una ricerca difficile perché ostacolata da molti, solitaria perché da molti incompresa. Ma è la nostra ricerca.

L'interlocuzione pluralista con tutti i partiti e la scelta del riformismo sindacale ne sono gli assi portanti. Probabilmente anche in casa nostra c'è chi preferirebbe accasarsi individuando un partito amico. Ma è ben lontano dall'aver vinto.

E allora? Allora la partita è aperta ed è, per tutti noi, di vitale importanza.

In tale situazione l'abbandono prematuro del campo è un regalo da un lato a chi ha progetti sbagliati in casa nostra e, dall'altro, allo sciagurato disegno di Cofferati che vuole due sindacati politicamente schierati in campi opposti.

Oggi come un anno fa credo siano chiari a tutti noi le strumentalità e gli errori della CGIL. Il bipolarismo sindacale che Cofferati indica come pericoloso è in realtà il suo obiettivo sostanziale.

Ma, anche accettando questo schema, la CGIL in realtà non si propone di stare con l'insieme del centro sinistra, ma di condizionarlo pesantemente per imporgli una politica radicale e massimalista. Un estremismo che non è solo di merito, ma anche di toni. La logica che prevale è: chi non sta con lei a sinistra non può che essere l'avversario di destra.

Nel sistema politico bipolare la CGIL non vede spazi per l'autonomia del sociale.

L'abbiamo già visto col contratto: chi non è d'accordo con loro è venduto, traditore, complice dei padroni. E in questo delirio di arroganza negli ultimi giorni non sono stati risparmiati neppure i dirigenti politici del centro-sinistra. Non a caso tale politica è oggi osteggiata anche nel centro- sinistra (compresi i DS).

I danni di questa scelta sono sotto gli occhi di tutti. Danni per il sindacato e i lavoratori. Danni anche per la politica e la sinistra, che finalmente sta cominciando a discuterne.

Non dimentichiamo la nostra battaglia quando D'Antoni propose alla

CISL una scelta analoga! Non dimentichiamo di averla vinta, anche se l'autonomia va riconquistata ogni giorno. Questa partita è, più che mai, la partita della FIM e se vogliamo giocarla mettendoci l'anima sappiamo tutti di non poterne uscire senza aver sporcato i pantaloncini di fango e le magliette di sudore.

Per questo abbiamo deciso di partecipare attivamente alla discussione interna alla CISL, riuscendo insieme a tanti altri, a condizionare il documento finale e quindi l'accordo.

Ora c'è un accordo che risponde positivamente ad alcuni aspetti e quantomeno ferma certe pericolose intenzioni del governo.

Credo di poter dire che la FIM ha fatto tutto il possibile. Ma anche che da soli certe partite non si possono vincere.

Certo le delusioni e i dubbi, possono farci sentire insopportabile la partita, suggerirci l'abbandono. Ma ogni abbandono indebolisce la squadra, non rafforza le nostre ragioni e soprattutto le prospettive di un sindacato libero, autonomo, pluralista e propositivo che non guarda solo al passato ma cerca di governare il futuro, come la Fim ha fatto nei suoi 50 anni di storia.

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Patto per il Lavoro

 

L’obiettivo del patto è quello di incrementare il tasso di occupazione Italiano portandolo nella media che si è prefissa anche l’Europea del 70% entro il 2010. Oggi l’Italia è lo stato con il più basso livello occupazionale e con squilibri interni tra Nord e Sud.

A tale scopo gli elementi fondamentali individuati sono:

  • riorganizzazione del mercato del lavoro e emersione del lavoro sommerso;
  • le politiche della formazione anche per gli adulti; si passa gradatamente dall’assistenza ai lavoratori che perdono il lavoro attraverso una indennità, al concetto di politica attiva del lavoro per aiutarli a trovare lavoro, anche attraverso la formazione;
  • la politica della riduzione della pressione fiscale sui redditi più bassi non solo per difendere il potere d’acquisto ma anche per stimolare i consumi e di conseguenza lo sviluppo;
  • la riaffermazione della necessità del dialogo tra le parti sociali per realizzare questi obiettivi e per porre un quadro di riferimento ai contratti di lavoro.

 

Proposte iniziali del Governo Cosa prevede il Patto per il lavoro
Art. 18
  • Non valido nei casi di assunzione con passaggio da tempo determinato a tempo indeterminato indipendentemente dal numero degli occupati.
  • Non valido per le fabbriche che emergono dal sommerso.
  • Non valido per le fabbriche oggi fino a 15 dipendenti che dovessero assumere e quindi oltrepassare la soglia dei 15 addetti. Tale norma è aggiuntiva ai casi di assunzione di lavoratori già previsti dall’attuale normativa e che non fanno scattare la soglia dei 15 dipendenti e cioè l’assunzione di: apprendisti, contratti di formazione lavoro, contratti di reinserimento (assunti dalla mobilità), i lavoratori interinali e i lavoratori socialmente utili.
Art. 18
  • Rimane solo il terzo caso ovvero quando le eventuali assunzioni fanno oltrepassare la soglia dei 15 dipendenti. In questo caso i nuovi assunti non vengono computati con alcune precisazioni:
  1. il non computo dei nuovi assunti vale solo per tre anni e solo ai fini dell’art. 18; le altre regole dello statuto dei lavoratori sono invece valide anche per loro;
  2. vengono evitate le furbate di chi intende scendere di numero per poi risalire, infatti saranno conteggiati gli addetti degli ultimi 12 mesi;
  3. al termine non è previsto l’automatismo del proseguo ma occorre un avviso comune delle parti sociali.

Così recita l’accordo: "le eventuali ulteriori iniziative legislative conseguenti a questa sperimentazione saranno definite sulla base di un necessario avviso comune tra le parti sociali." Non può quindi essere una iniziativa unilaterale o automatica.

Arbitrato
  • Possibilità che il giudice decida rispetto ad un licenziamento secondo "il suo buon senso o interpretazione della giustizia", mentre oggi deve applicare quanto previsto dai contratti o dalle leggi.

Sarebbe stato uno dei modi per licenziare

anche senza "toccare l’art. 18".

Arbitrato
  • La proposta del governo viene tolta dalla delega.
  • Verrà chiesto un avviso comune alle parti sociali da trasformare successivamente in legge.
Cessione ramo d’azienda
  • Il governo aveva inserito nelle deleghe la possibilità di cessioni di rami d’azienda senza tenere conto dell’autonomia funzionale del pezzo da cedere, ovvero si sarebbero potuti cedere anche particolari di lavorazioni non complete e piccole (per esempio due, tre posizioni) compresi i lavoratori addetti. Era un altro modo di licenziare e ricollocare le persone senza "toccare l’art.18".
Cessione ramo d’azienda
  • Viene ripresa la normativa europea sulla garanzia dei diritti dei lavoratori nei casi di cessione dei rami d’azienda.
  • Viene reinserita la normativa attuale che prevede l’autonomia funzionale della lavorazione nei casi di cessione del ramo d’azienda.
Tutele e sostegno al lavoro
  • La normativa attuale prevede nei casi di licenziamenti collettivi:
  1. per le aziende superiori a 15 dipendenti l’istituto della mobilità.(pagamento 80% per un periodo variabile da uno a tre anni a secondo dell’età anagrafica con il tetto massimo);
  2. per le aziende inferiori a 15 dipendenti l’istituto della disoccupazione (40% dello stipendio per 6 mesi).
  • Nei casi di licenziamenti individuali per entrambi i casi sopraccitati è prevista la disoccupazione ordinaria.
  • Esistono poi lavoratori che non hanno né l’uno né l’altro istituto, né altri strumenti quali la Cig, la malattia, la maternità ecc.
Tutele e sostegno al lavoro

Il tentativo è quello di passare in modo graduale dal contributo a chi perde il lavoro ad una politica attiva del lavoro attraverso:

  • riordino delle regole del collocamento (anagrafe, indennità di disoccupazione, formazione orientata al lavoro);
  • diffusione dei servizi (incontro domanda – offerta, selezione, formazione, ricollocamento) con gestione anche privata;
  • grande importanza viene data alla formazione anche dell’adulto come un elemento importante per la ricollocabilità;
  • viene migliorato l’istituto della disoccupazione, utilizzato maggiormente dalle piccole fabbriche, che prevederà:
  1. pagamento della disoccupazione per 12 mesi di cui i primi 6 mesi il 60% della retribuzione, per tre mesi il 40% e il 30% per i successivi 3 mesi;
  2. definizione di programmi formativi con certificazione finale per facilitare il reinserimento lavorativo;
  3. la durata massima della disoccupazione è di 24 mesi;
  4. si perde il diritto nei casi in cui non si partecipa alla formazione, non si accetta il lavoro oppure l’interessato viene trovato a fare del lavoro in nero.
  • Per i settori che oggi non usufruiscono di ammortizzatori sociali sostitutivi o aggiuntivi della disoccupazione si promuoveranno accordi collettivi per la gestione di enti bilaterali del tipo definito nel maggio del 2002 con gli artigiani.
Fisco
  • Riduzione dalle attuali 5 aliquote a 2 aliquote, una al 23%, per i redditi fino a 200 milioni, e l’altra al 33% per i redditi superiori. Ciò avrebbe comportato:
  1. Una riduzione della tassazione ma solo per i più ricchi a scapito dei lavoratori e pensionati che non avrebbero avuto nessun beneficio;
  2. il reale pericolo che per fare pagare meno tasse ai più ricchi si tagliassero le risorse oggi spese per Sanità, Scuola e Spese sociali in genere;
  3. il reale pericolo che diminuite le tasse dei ricchi a livello nazionale aumentassero le tasse locali, Regione e Comuni per compensare i minori introiti dallo Stato e per pagare le spese non più coperte a livello nazionale sulla Sanità, Scuole ecc.
Fisco (riferito al DPEF per il 2003)

nell’ambito delle risorse disponibili annualmente verrà data priorità alla riduzione della tassazione personale sia nei tempi che nel volume della riduzione del prelievo.

  • Per il 2003 vengono messe a disposizione 5,5 miliardi di Euro per ridurre le tasse delle persone fisiche concentrate fino ad un reddito di 25 mila euro (50 milioni) che portino i vantaggi riportati negli esempi successivi:
  1. 500 euro di riduzione di tasse (1 milione) su base annua, per i redditi fino a 9 mila euro (18 milioni) senza carichi familiari (40% di riduzione) e maggiori risparmi sono previsti per chi ha carichi familiari;
  2. 250 euro di riduzioni di tasse (500 mila lire) su base annua per redditi fino a 35 milioni e senza carichi familiari con percentuali maggiori per chi ha familiari a carico;
  3. 250  euro (500 mila lire) di riduzione di tasse su base annua per i redditi fino a 7,5 mila euro (15 milioni di lire) con maggiori percentuali per chi ha carichi familiari.
  • Garantire l’esenzione da tasse per le pensioni fino a 516 euro (1 milione di lire)
  • Vengono istituiti strumenti di monitoraggio della pressione fiscale locale con l’obiettivo di una riduzione tributaria complessiva tra nazionale e locale.
Dialogo sociale

La posizione iniziale del governo era di chiusura sulla possibilità di concertazione.

Il sindacato poteva essere ascoltato ma a decidere era il governo.

Dopo lo sciopero generale il governo accetta di trattare con il sindacato impegnandosi a trasformare in legge gli esiti di eventuali accordi.

 

 

Dialogo sociale
  • si conviene che la materia delle tutele sociali ha un carattere più ampio e riguarda lavoratori oggi non coperti, a questo scopo viene istituita una commissione con il compito di presentare proposte su uno Statuto dei Lavori valevole per tutti i lavoratori e imprese piccole e grandi.
  • Confronto entro luglio sulla politica sociale (sanità, scuola), partendo dal fatto che la legge finanziaria prossima non dovrà prevedere riduzioni della spesa.
  Sud
  • Garantire le risorse necessarie agli investimenti e snellimento della burocrazia, in particolare:
  1. attuazione rete idriche;
  2. reti energetiche;
  3. sistema integrato dei trasporti sull’asse Napoli, Bari, Catania, Palermo;
  4. entro 36 mesi inizio avvio procedure per ponte sullo stretto.
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UNA TANTUM CONTRATTUALE

Con la busta paga del mese di luglio ai dipendenti delle aziende che applicano il contratto Federmeccanica sarà erogata la seconda parte della UNA TANTUM prevista dal contratto siglato il 3 luglio 2001 dalla Fim-Cisl e dalla Uilm-Uil.

Tale quota è pari a Euro 77,47 (150.000 lire) in proporzione ai mesi di lavoro prestati tra gennaio 2001 e giugno 2002.

Complessivamente l'accordo ha già portato ai lavoratori 748,87 Euro (1.450.000 lire) di aumento medio.

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