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Il numero di giugno '02

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Gli articoli
Parte la trattativa
Verbale d'intesa tra governo e parti sociali
Le opinioni, le aspettative, del "mondo" Fim
Contributi Svizzeri
Riparte il negoziato con il Governo e Confindustria
Trattativa: cosa vogliamo ottenere
La Fim Cisl premia i delegati più attivi
Convention: la Fim presentati i programmi
Sices: raggiunto l'accordo
PdR alla Mobert
Anolf di Varese: "La legge Bossi-Fini? Punisce l'immigrato
Harambee-festa: Italiani e immigrati insieme
 

PARTE LA TRATTATIVA MA...

Lo sapevamo, la straordinaria riuscita dello sciopero generale e delle manifestazioni sindacali del 16 aprile scorso che aveva rappresentato una grande prova di forza del sindacalismo italiano, non aveva risolto i problemi. Occorre allora ragionare su quello che abbiamo vissuto e soprattutto su quello che ci attende.

Negli ultimi difficili mesi abbiamo sofferto di una sorta di scissione tra ragione e passione. Avevamo la chiara percezione delle buone ragioni della Cisl, ma avvertivamo che qualcosa non andava. Mentre la passione ci spingeva a manifestare contro un governo inaffidabile, la ragione ci suggeriva di ricercare un dialogo negoziale, impostato con il massimo rigore su materie vitali per il sindacato, altrimenti esposte a essere regolate unilateralmente dal governo. Ora il governo è stato costretto ad offrire questa possibilità e sono tornate le divisioni tra i sindacati. Le posizioni della Fim e della Cisl non sono cambiate (vedi documenti più avanti). Ma su tutta questa vicenda continuano a pesare questioni che vanno ben oltre le problematiche sindacali contingenti.

Più volte si è detto che la politica della concertazione è in crisi. Ciò non è imputabile semplicemente al fatto che abbiamo un governo di centro-destra; tra l'altro, i primi sintomi di crisi si erano già annunciati nell'ultima fase del governo di centro-sinistra.

Per dieci anni le parti sociali, sindacato e imprese, hanno goduto di un forte potere di intervento nella politica, soprattutto per la debolezza di partiti e istituzioni. Oggi, dopo quasi un decennio di concertazione, le cose sono cambiate. Le elezioni del 2001 hanno prodotto una maggioranza forte e un governo prevedibilmente stabile per l'intera legislatura. La nuova situazione ha restituito vigore ai soggetti tradizionali della politica, e ha indebolito il ruolo delle parti sociali che si erano abituate (anche Confindustria) a condizionare in modo spesso decisivo le scelte sociali ed economiche dei governi (ricordiamo l'accordo del 1993, la riforma delle pensioni, il "Patto di Natale"¼ ).

Dall'abitudine a contare molto in politica le parti sociali hanno contratto una sorta di virus politico. E la febbre della politica è altissima anche in Confindustria, che mai come oggi si era esposta in un appoggio così smaccatamente esplicito al governo. D'Amato, se ha bisogno di ottenere qualcosa, non cerca di negoziare con il sindacato, ma va direttamente a battere cassa da Berlusconi.

Questa politicizzazione delle relazioni industriali non può produrre nulla di buono. Bisogna allora spostare i pesi da dove la politica conta molto, alla contrattazione tra le parti sociali. In questa prospettiva torna ad avere un ruolo primario il contratto nazionale di categoria. Vi sono temi tra quelli che rientrano nel contenzioso tra sindacato e governo (come, ad esempio, il collocamento e la formazione) che potrebbero stare anche sul tavolo della contrattazione nazionale, più al riparo dalla tentazione di farne un pretesto di scontro politico.

Il ripetuto richiamo della Cisl all'autonomia negli ultimi tempi aveva proprio il senso di aprire il confronto nel merito delle proposte, con una piattaforma che lo esprimesse senza equivoci. Una piattaforma c'era: l'articolo 18, con una sorta di effetto flash, ha lasciato in ombra tutto quanto ci stava dentro. Se però è giusta e sacrosanta la difesa dell'articolo 18, sarebbe sbagliato trascurare temi di fondamentale importanza per il nostro futuro e l'interesse dei lavoratori:

- la riforma del collocamento, per la quale chiediamo norme capaci di supportare enti bilaterali generati attraverso il contratto nazionale, per tutelare i lavoratori che perdono il lavoro o ne cercano uno nuovo;

- la tutela dei lavoratori con età oltre i 45 anni, che magari maturano la pensione a 65 anni e non hanno quindi la possibilità di stare tanto a lungo in cassa integrazione o in mobilità;

- una seria formazione professionale, da trasformare in pratica costante e soprattutto in diritto soggettivo;

- la revisione degli ammortizzatori sociali: è inaccettabile la differenza tra il lavoratore che tra cassa integrazione e mobilità lunga ha ancora otto o nove anni di copertura, e l'altra metà del mondo, cioè i lavoratori che hanno soltanto sei mesi di indennità di disoccupazione al 40 per cento. È una ingiustizia interna al mondo del lavoro, che dobbiamo risolvere;

- infine, le tutele per tutti quei lavoratori, a partire dalle collaborazioni coordinate e continuative, privi di diritti, di coperture assistenziali e previdenziali, di diritto alle ferie, e così via, i quali hanno bisogno che venga scritto uno "statuto dei lavori" in grado di rispondere anche alle loro esigenze.

E poi ci sono i problemi del fisco, delle pensioni, del Mezzogiorno¼

In breve: c'è tanta carne al fuoco, e per questo la Cisl ha fortemente cercato il tavolo di trattativa. Ma l'articolo 18 ha oscurato tutto. La Fim non è disponibile a modificare l'articolo 18, ma su tutti i temi che ho elencato è necessario che il sindacato si mobiliti. In caso contrario, sappiamo che il governo procederà unilateralmente.

L'articolo 18 non si tocca, ma quando dovremo fare un bilancio sulla fase che stiamo attraversando, non potremo farlo sola sulla base dell'esito della vicenda sull'articolo 18. Al riguardo, sono possibili tre soluzioni.

Il primo è quello di una onorevole sconfitta: noi non scendiamo giustamente a patti, ma il governo, tra una delega e l'altra, tira diritto per la sua strada anche sugli altri aspetti, forte della maggioranza in parlamento.

Un secondo esito possibile è che riusciamo a cavarcela sull'articolo 18, magari alla fine di un lungo percorso comprendente anche il referendum abrogativo. Ciò potrebbe avere un certo valore simbolico, ma sarebbe un esito del tutto insoddisfacente, perché sul resto non avremmo portato a casa nulla. Non sarebbe una grande vittoria.

Il terzo esito possibile è che si riesca a trovare il modo di fare un negoziato su tutti i punti citati, ponendo al centro una questione, secondo il parere di molti esperti, cruciale: il passaggio dalla difesa del posto di lavoro alla difesa sul mercato del lavoro. Intendo con ciò la costruzione di norme e garanzie in base alle quali il lavoratore che cerca un lavoro per la prima volta, o perché ha perduto quello che aveva, non è abbandonato alla solitudine. Cioè non limitarci a difendere i diritti che abbiamo, ma conquistarne di nuovi.

È necessario allora introdurre nuove norme: il richiamo agli ultimi non può limitarsi a un proclama etico-valoriale, ma deve tradursi in pratica concreta, con tutte le fatiche e le mediazioni che ciò comporta.

Ma in questo quadro di difficoltà è necessaria una forte unità sindacale. Questo governo è inaffidabile e ha come vero obiettivo l'indebolimento strutturale di tutto il sindacato. Ma la scelta della CGIL di non partecipare alla trattativa rischia di prestare il fianco. La decisione del governo di trasferire le norme relative all'art. 18 e arbitrato ad altro disegno di legge con l'impegno di recepire l'esito del negoziato apre spazi nuovi. Primo fra tutti tira in ballo le eventuali responsabilità di Confindustria che deve decidere a questo punto se affrontare i problemi veri o continuare a fare melina su quelli presunti, rimette al centro la contrattazione fra le parti e apre la possibilità di iniziative unitarie a sostegno del confronto per indebolire i nuovi falchi del padronato Italiano.

Ma su tali basi è possibile anche costruire i presupposti per il prossimo rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici, che avrà al centro temi cruciali quali la riforma dell'inquadramento professionale, la formazione professionale, il collocamento, i quadri, la possibilità di far partecipare tutti i lavoratori ai benefici della produttività. Il nostro impegno è di farlo unitariamente, sulla base di regole condivise. Il nostro criterio guida resta come sempre il merito dei problemi. Quando l'anno scorso ci siamo decisi a firmare il contratto salariale biennale separatamente insieme alla Uilm, siamo stati guidati dal medesimo criterio: il merito era buono, e il risultato sarebbe stato peggiore se avessimo aspettato oltre l'estate. Anche questa volta decideremo rispetto al merito.

Ma senza trattativa non si va da nessuna parte. Oggi noi possiamo credere ancora di avere buone ragioni e sane passioni per costruire più uguaglianza e nuove libertà.

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Verbale d'intesa tra governo e parti sociali

"Il governo ribadisce l'importanza della politica dei redditi e di coesione sociale così come definita nel protocollo del 23 luglio 1993. Il governo si impegna altresì a convocare le parti sociali prima della presentazione del Dpef per un approfondito confronto sulla definizione di obiettivi comuni in merito alla crescita del Pil e dell'occupazione nonchè ai tassi d'inflazione programmati.

In relazione alla riforma del mercato del lavoro, il governo proporrà al Parlamento la immediata approvazione delle materie contenute nel ddl 848 ad eccezione delle disposizioni in materia di riordino degli incentivi, ammortizzatori sociali, art.18 e arbitrato.

Il governo proporrà al parlamento di trasferire le norme relative a tali materie dal ddl 848 ad un separato disegno di legge il cui esame sarà avviato alla conclusione del confronto con le parti sociali che dovrà svolgersi entro il 31 luglio 2002.

Il governo proporrà al parlamento emendamenti a questo secondo ddl coerenti con l'esito e lo svolgimento del negoziato.

Il governo crede in relazioni collaborative tra le parti sociali e a questo scopo intende favorire e incentivare lo sviluppo di tutte le modalità che essi liberamente intendono adottare, con particolare attenzione al recepimento delle direttive europee in materia.

Il governo nel quadro di una complessiva regia della presidenza del Consiglio dei ministri aprirà articolate sedi di confronto con le parti sociali sulla riforma fiscale, sulla politica per il mezzogiorno e sulla lotta all'economia sommersa oltre a quella dedicata ai sovraindicati temi del lavoro.

In materia fiscale lo scopo del confronto è quello di condividere con le parti sociali gli obiettivi di riduzione della pressione fiscale, definire le modalità e i tempi di attuazione della riforma, rendere evidenti le compatibilità di finanza pubblica.

Per il mezzogiorno, infine, il confronto verterà sull'utilizzo dei fondi strutturali, sulle politiche e le procedure di delocalizzazione produttiva, sulla infrastrutture e sulla sicurezza. Per la lotta al sommerso il confronto ha lo scopo di realizzare il pieno e attivo coinvolgimento delle parti".

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Le opinioni, le aspettative, le preoccupazioni del "mondo" Fim

"L'articolo 18 non si tocca " – partiamo da questa parola d'ordine che ci ha accompagnato per quasi un anno, per fare il giro tra le opinioni, le aspettative, le preoccupazioni nel mondo del lavoro metalmeccanico varesino.

In particolare nelle aziende dove sono presenti delegati ed attivisti della Fim: un mondo senza dubbio importante per il sindacato in generale e lo dimostrano la partecipazione determinante alle iniziative del contratto nazionale lo scorso anno e il confronto con il governo e gli industriali da settembre in poi.

Un mondo talmente ampio, aperto e generoso che racchiude al proprio interno sensibilità ed opinioni a volte diverse sui singoli problemi, ma sempre convinti del ruolo sindacale che dobbiamo avere. Obiettivi e valori sostenuti con forza, confrontati duramente nel confronto con gli altri, mai "gridati contro"¼ .e questo in un periodo complicato come l'attuale non è qualità diffusa dappertutto.

"La nostra convinzione che non servono modifiche sull'art. 18 è concreta e la viviamo tutti i giorni. Quello che manca nelle aziende non sono le flessibilità, ma le relazioni sindacali. Le aziende non ritengono le Rsu importanti per affrontare le scelte strategiche, ma solo quando bisogna risolvere le rogne.."

Quindi le grandi intese a livello nazionale mancano di concretezza quando vengono calate nella realtà locale. Perché?

"La nostra contraddizione è quella di riuscire ad esprimere un buon potenziale critico e di lotta su argomenti generali, ma di essere insufficienti, di non incidere quando si affrontano gli stessi temi in fabbrica".

Questa frase la raccogliamo all'interno di un'azienda di ridotte dimensioni, ma con una struttura sindacale interna.

" Non c'è bisogno dell'articolo 18, so ben io come risolvere i casi anomali nella mia azienda " -afferma con un ghigno il "padrone" di un'azienda – "ma con la scarsità della manodopera presente nel nostro territorio a volte devo sorvolare anche di fronte a palesi violazioni del contratto nazionale¼ "

Che siamo di fronte ad una "forzatura" del problema non c'è dubbio, anche se l'opinione prevalente nelle piccole o medie aziende è quello di un utilizzo "politico" delle modifiche sull'art. 18:

"Non credo proprio che le aziende siano contrarie ad una eventuale modifica dello Statuto, basta chiederlo alle decine di contratti a termine che transitano da noi e in altre aziende, per capire cosa vuol dire subire ricatti o pressioni e stare zitti, altrimenti non ti rinnovano e non ti assumono fisso.

E questo in una situazione di occupazione alta, se ci fosse lo stesso livello del meridione cosa succederebbe¼ "

In effetti la posizione di D'Amato e Confindustria non sembrano molto sensibili a sospendere l'art. 18 per le aziende che emergono dal "nero", ma acquisirebbero "uno strapotere se ci fossero davvero modifiche verso i contratti a termine trasformati in definitivi. In pochi anni avresti nella stessa azienda due mondi diversi ed ostili tra loro: i vecchi e garantiti e i giovani, pieni di paura e lontani dal sindacato" questa in sintesi è l'opinione raccolta tra i delegati Fim di una media fabbrica, ma la stessa preoccupazione la possiamo trovare in tutte le aziende associate a Federmeccanica.

" Vi preoccupate solo di chi sta bene, che può far valere le proprie ragioni, ma del mondo artigiano voi del sindacato fate finta di nulla. E' un mondo a parte, il mio rapporto con il principale è filato liscio per anni: minimo sindacale, trasferte e straordinari in nero e forfetario fino a quando non ho avuto la brutta idea di farmi male sul lavoro. In quei mesi pressioni e telefonate perché mi licenziassi e al rientro rimproveri e lettere e il mio lavoro che non va mai bene. E pensare che ero portato su un palmo di mano, prima. Che devo fare?"

Cosa può fare il dipendente di un'azienda artigiana che lavoro fianco a fianco con un principale che "a perso la fiducia" oppure il dipendente della cooperativa (vera e solidale oppure fasulla per sfruttare meglio i soci-dipendenti) che lavora fianco a fianco con alcuni nostri iscritti di un'azienda di una cinquantina di dipendenti in prima fila nella lotta per il contratto e nei confronti delle scelte del governo Berlusconi?

"Noi siamo in grado di difenderci, mentre loro no, perché hanno paura. Bisogna in fretta estendere diritti ed organizzare anche loro, oppure le aziende si riempiranno di questi lavoratori invisibili e sarebbe la fine del sindacato. Va bene il no alle modifiche all'articolo 18, ma il futuro della nostra organizzazione e legato al fatto di riuscire ad organizzare questi lavoratori".

Un mondo che tutti conoscono, che spesso abbiamo visto crescere facendo finta di nulla, che abbiamo deciso di concordare negli anni scorsi con accordi generali, ma che poi nelle realtà siamo incapaci di organizzare e di tutelare.

"Il sindacato si deve fermare un attimo e spendere una iniziativa di lotta di tutti i lavoratori per la tutela di chi non ne ha" – mi ripetono – "la vera emergenza diritti sta dentro i nuovi lavori.

Forse era questo il vero obiettivo di Berlusconi e di D'Amato: avanzare modifiche provocatorie sui diritti che già esistevano, in modo da lasciarli tranquilli nello sfruttamento dei milioni non garantiti".

Anche se i fatti di questi mesi hanno dimostrato che l'attacco era portato su entrambi i fronti: togliere a chi aveva diritti e non darne (o in misura molto labile) a chi non ne aveva.

"Si tratta a questo punto con una trattativa serrata di dimostrare che il sindacato , la Cisl in particolare, è in grado di portare dei risultati positivi per tutti, altrimenti saranno guai per tutti".

Come non condividere questa che mi sembra sintetizzi le scelte, le opinioni, le speranze dell'universo Fim del nostro territorio¼

  (a cura di Rinaldo Franzetti)

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Contributi Svizzeri, il Decreto Legge 06.06.02 rinvia il blocco al 31.12.2003

Il decreto legge del 6 giugno, approvato dal Consiglio dei Ministri, affronta, tra gli altri argomenti, quello del blocco dei trasferimenti dei contributi dall'assicurazione svizzera a quella italiana, diretta conseguenza dell'entrata in vigore degli Accordi bilaterali tra Unione Europea e Confederazione Elvetica.

La Convenzione bilaterale di sicurezza sociale tra Svizzera e Italia prevedeva la possibilità, per i lavoratori italiani rientrati definitivamente nel nostro Paese, di "trasferire" i contributi maturati in Svizzera nella loro posizione assicurativa italiana (Accordo aggiuntivo alla Convenzione italo svizzera entrato in vigore nel 1973).

Gli accordi tra Unione Europea e Svizzera, entrati in vigore lo 01.06.02, hanno inserito la Svizzera nel campo di applicazione dei Regolamenti europei di sicurezza sociale e questo ha comportato, dal 31 maggio 2002, l'impossibilità di richiedere il trasferimento dei contributi. Le conseguenze del venir meno di tale possibilità sono molto negative soprattutto per quei lavoratori che hanno maturato lunghe carriere lavorative in Svizzera, compresi i frontalieri.

Le disposizioni contenute nel nuovo Decreto Legge, mirano a neutralizzare parzialmente, seppur per un periodo di tempo limitato (fino al 31 dicembre 2003), tali effetti negativi.

Il decreto legge, all'art. 3, stabilisce infatti quanto segue:

1. Fino alla data di entrata in vigore del provvedimento di riforma delle pensioni, e comunque non oltre il 31 dicembre 2003, nei confronti dei cittadini italiani rientrati definitivamente in Italia in stato di disoccupazione che maturino, a decorrere dalla data di

entrata in vigore dell'Accordo tra la Comunità europea e la Confederazione svizzera sulla libera circolazione delle persone, ratificato con legge 15 novembre 2000, n. 364, il diritto a pensione anche con il computo dei periodi contributivi maturati in Svizzera,

tale pensione è calcolata sulla retribuzione pensionabile italiana tenendo conto dell'anzianità contributiva maturata in Svizzera.

2. L'importo della pensione calcolato ai sensi del comma 1 viene corrisposto sino al compimento da parte dell'interessato dell'età pensionabile prevista nell'ordinamento pensionistico svizzero. Dal mese successivo al compimento dell'età di cui al comma 2,

l'importo della pensione è ricalcolato in pro-rata secondo la normativa comunitaria di sicurezza sociale".

Gli interessati possono avere altre informazione agli uffici Inas tel 0332.283601

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L'ART. 18 NON SI TOCCA

RIPARTE IL NEGOZIATO CON GOVERNO E CONFINDUSTRIA

Le iniziative di sciopero degli ultimi periodi sono stati importanti perché unitari e perché contenenti obiettivi che hanno espresso valori di solidarietà quali la difesa dai licenziamenti senza giusta causa (art. 18) condivisi dai lavoratori.

Compito del sindacato è quello non solo di enunciare obiettivi giusti ma anche quello di raggiungerli e lo sforzo fatto in questi giorni è stato proprio quello di trovare strade che portino a questo risultato. Dopo lo sciopero generale del 16 aprile e "l'impasse" delle elezioni amministrative era doveroso riprendere il confronto con il governo per dare risposte concrete ai lavoratori. Con questo spirito il giorno 31 maggio è stato firmato un verbale, che di seguito riportiamo in modo integrale, tra governo, Cisl - Uil e altre organizzazioni sindacali che prevede:

Il governo riconosce l'importanza della Concertazione

Il governo toglie dalla delega ogni riferimento ad ammortizzatori sociali, arbitrato e art. 18 e proporrà al parlamento un futuro disegno di legge che tenga conto dell'esito del negoziato tra le parti sociali su questi argomenti.

Il governo accetta di trattare con le parti sociali materie importanti come la riforma fiscale, il rilancio del mezzogiorno e la lotta al lavoro nero.

Il governo accetta di trattare con le parti sociali le riforme del mercato del lavoro (estensione degli ammortizzatori sociali a tutti i lavoratori scoperti, riforma del collocamento, rilancio della formazione professionale¼ )

E' vero che non c'è lo stralcio definitivo dell'art.18, ma contiene lo spostamento in un disegno di legge. Questo dovrebbe consentire al sindacato e alle parti sociali di trovare soluzioni che evitino qualunque intervento sull'articolo 18 (lo si deduce al comma 3 e comma 4).

La Fim-Cisl di Varese ritiene necessario conseguire risultati positivi a difesa e a tutela di tutti i lavoratori compresi quelli che oggi non li hanno. Così come pure è per noi vincolante quanto da noi discusso con i lavoratori, ovvero che l'art. 18 non deve essere modificato.

La Fim-Cisl di Varese auspica che si possa ricomporre una unità del sindacato sui suddetti obiettivi e che oltre alla partecipazione della Cgil ai tre tavoli di fisco, mezzogiorno e lavoro nero, possa prevedere la stessa partecipazione della Cgil anche sul quarto tavolo degli ammortizzatori sociali e del lavoro.

L'unità delle lotte ha bisogno anche dell'unità delle trattative per ottenere risultati positivi per tutti i lavoratori, anche quelli che oggi non sono tutelati. Solo così riusciremo a svolgere il nostro ruolo di sindacato: allargare la tutela a tutto il mondo del lavoro impedendo a Confindustria e governo di modificare l'art. 18.

Fim-Cisl Varese

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Cosa vogliamo ottenere dai tavoli di trattativa ?

Negoziato sul lavoro

Confermare le tutele oggi previste dall'art. 18 dello Statuto.

Devono essere estese e migliorate le tutele attraverso la definizione di regole (lo Statuto dei lavori) per milioni di lavoratori che ne sono esclusi.

Gli ammortizzatori sociali devono essere finanziati, riformati ed estesi a tutti i lavoratori: il diritto alla cassa integrazione, l'indennità di disoccupazione (da aumentare negli importi ed estendere nella durata), la formazione professionale permanente.

Si deve dare più spazio alla contrattazione aziendale sui salari, sull'organizzazione del lavoro, sulle professionalità.

Negoziato sul fisco

La riforma garantisca una riduzione reale delle tasse per i redditi più bassi: cioè quelli dei lavoratori dipendenti e dei pensionati.

Vengano ridotte le tasse per le famiglie numerose (sulla base del reddito e dei familiari a carico).

Venga alzata la soglia di reddito di coloro che sono esenti dalle tasse.

Venga alzata l'aliquota fiscale prevista per i redditi più alti.

La riduzione delle tasse non comporti un taglio della spesa sociale.

Negoziato sul sommerso

Si concordino regole ed incentivi per favorire l'emersione dell'economia sommersa e del lavoro nero, dando maggior valore alla concertazione territoriale e agli accordi tra le parti sociali. Questa scelta è più che mai necessaria dopo il totale fallimento delle politiche del governo in materia.

Negoziato sul mezzogiorno

Vogliamo un concreto programma di investimenti e le risorse economiche aggiuntive che diano impulso allo sviluppo delle aree deboli e nuova occupazione non assistenziale al Sud.

Verifica del piano economico nella finanziaria

Nella programmazione economica del 2003 ci devono essere le risorse per finanziare le riforme sociali, per ridurre le tasse, per finanziare lo sviluppo e non ci devono essere tagli alla spesa per i servizi sociali.

Non c'è un tavolo sulla previdenza, perché ci siamo opposti a nuove riforme

Restiamo contrari alla decontribuzione e al rinnovo del rapporto di lavoro di chi ha maturato la pensione e continua a lavorare. Siamo invece favorevoli al Tfr destinato alla previdenza complementare e agli incentivi per chi rimane al lavoro. Temi che discuteremo al tavolo della finanziaria.

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L'orologio della Fim Cisl premia i delegati più attivi

La Convention è stata anche l'occasione per riconoscere concretamente il contributo di quei delegati che, più di altri, hanno saputo raggiungere risultati significativi per la Fim in provincia di Varese.

Il regolamento definito dalla Segreteria per l'assegnazione di questo premio prevede che un orologio sia consegnato direttamente dalla Segreteria provinciale e costituisca un "premio alla carriera" per un/una delegato/a della Fim che abbia impegnato la sua presenza in azienda a favore del sindacato, conseguendovi un'affermazione significativa della Fim.

Altri orologi possono essere consegnati dai responsabili di quelle zone e grandi fabbriche che hanno raggiunto l'obiettivo del tesseramento, per premiare i/le delegati/e che hanno dato il maggiore contributo a questo risultato.

Quest'anno l'evento ha inoltre avuto un testimonial particolare il segretario generale della Fim Giorgio Caprioli.

Sono così stati premiati: Ricci Rolando della Whirlpool, Vitalone Fabio per la zona Saronno, Marini Alberto per la zona Laghi e per la zona di Busto Arsizio Bettinelli Gisella.

Infine è stato dato un premio particolare di riconoscimento a Pucci Angelo, rappresentante sindacale alla Sessa di Castronno che, dopo anni lavoro e di militanza nella Fim-Cisl come delegato e componente del Direttivo, ha raggiunto l'età del pensionamento.

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I gruppi di lavoro del Direttivo Fim

Alla Convention della Fim presentati i programmi.

La Convention è stata l'occasione per fare il punto della situazione organizzativa ad un anno dal Congresso e presentare il programmi di lavoro dei prossimi mesi.

Sono stati quindi presentati gli obiettivi del tesseramento definiti dall'esecutivo provinciale, i corsi di formazione in programma, gli strumenti di informazione ecc...

Anche i gruppi di lavoro del Direttivo deciso all'inizio dell'anno hanno quindi presentato gli obiettivi definiti nelle specifiche riunioni tenutesi tra febbraio e marzo.

L'impegno di tutti i gruppi è di mantenere l'informazione sull'evoluzione dei lavori per produrre materiali che possano aiutare i delegati o i singoli lavoratori.

Gli obiettivi dei gruppo sono i seguenti:

Gruppo di lavoro su "MERCATO DEL LAVORO"

- Sono stati decisi confronti con esperti, raccolta di dati sull'utilizzo nella provincia di Varese ed elaborazione schede sinottiche sulle caratteristiche salienti dei principali contratti a causa mista, atipici ed interinali da distribuirsi alle RSU Fim.

- Analizzare alcuni contratti di 2° livello stipulati a livello regionale al fine di elaborare semplici strategie di tutela dei lavoratori atipici, interinali e con contratti a causa mista.

Gruppo di lavoro su "ORARI E FLESSIBILITA'"

Partendo dalla conoscenza delle norme contrattuali nazionali e legislative, degli accordi e della loro gestione, dalla verifica a livello territoriale degli orari di fatto e degli straordinari, elaborare un documento di indirizzo della FIM provinciale sull'argomento in aiuto ai delegati.

Gruppo di lavoro su "CONGEDI PARENTALI, MOBING, DISABILI"

L'obiettivo complessivo è di costruire dei punti di riferimento nel territorio a partire dai delegati del Direttivo, per meglio affrontare queste tematiche troppo spesso lasciate solo alla sensibilità delle singole persone, senza un necessario supporto di esperienze e di conoscenza, utilizzando anche il giornalino per divulgare a tutta la FIM di Varese una sintesi delle conclusioni del gruppo di lavoro.

Gruppo di lavoro su "INQUADRAMENTI PROFESSIONALI"

Partendo dall'esame delle esperienze fatte nelle fabbriche tramite la contrattazione aziendale in particolare alla Aermacchi e alla Delta Elettronica si punta ad individuare una proposta applicabile a tutte le realtà produttive.

Gruppo di lavoro sulla "SICUREZZA SUL LAVORO"

Oltre a coordinare gli RLS si è dato il seguente programma di lavoro in collaborazione con la Cisl:

- campagna su tutto il nostro territorio per far rispettare dalle aziende i due accordi provinciali (API,FEDERMECCANICA) sulla formazione dei lavoratori previsto dalla 626;

- individuazione 15/20 aziende dove non è stata fatta la formazione ai lavoratori o fatta in modo insufficiente;

-assemblee nelle aziende coinvolte per coinvolgere i lavoratori;

- apertura formale della vertenza;

- stato dei lavori con il coinvolgimento di tutti gli RLS e dei direttivi di CISL CGIL UIL.

Costruzione rete per gli RLS sul rischi mobbing in collaborazione con lo sportello nazionale e la clinica del lavoro di Milano.

L.A.

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UN'ACCORDO FORTEMENTE CERCATO

Dopo una trattativa durata quasi un anno è stato raggiunto l'accordo alla Sices

Dopo una trattativa durata mesi, è stato finalmente raggiunto l'accordo per le tre realtà produttive che fanno capo al gruppo Sices (Sices Montaggi, Sices Spa).

La trattativa è stata complessa per vari motivi: i vincoli contrattuali/legislativi che prevedono agevolazioni contributive solo in caso di premi variabili e la necessità di individuare comunque forme di garanzia che potessero evitare le esperienze negative degli anni precedenti; la difficoltà a trovare meccanismi identici per le tre realtà produttive in modo che i risultati economici possano essere comunque simili; il clima di sfiducia dopo l'esperienza degli ultimi anni; ecc¼ .. Il risultato raggiunto risente ovviamente di tutto ciò.

Su alcuni questioni si è dovuto trovare una mediazione difficile poiché le opinioni delle parti sono rimaste differenti. In particolare l'indice di sicurezza è stato uno degli elementi di maggiore contrasto, fortemente voluto dalla Direzione Aziendale e ritenuto invece di scarsa efficacia da parte della RSU e delle OO.SS.

Complessivamente il risultato raggiunto è da considerarsi positivo e infatti è stato approvato tramite referendum con il 90% di consensi.

L' accordo prevede l'istituzione di un Premio di Risultato da valere per gli anni 2002 – 2005

costruito sulla base di tre indici: indice di puntualità, indice di qualità, indice di sicurezza.

Il Premio conseguito sui tre indici sarà poi moltiplicato per un primo fattore di adeguamento denominato MOL. Successivamente l'importo del premio maturato sarà differenziato in funzione dei livelli di inquadramento e del tasso individuale di assenteismo.

L'indice di puntualità misura il rapporto percentuale fra le penali corrisposte ai clienti, nel periodo gennaio-dicembre di ogni anno, in diretta dipendenza dei ritardi registrati nell'esecuzione delle commesse, e l'ammontare complessivo del fatturato dell'anno di riferimento. I valori definiti sono la risultante della media dell'ultimo triennio risultata pari a 0,16.

Penale su fatturato

Valori premio in Euro

Tra 0 e 0,10

180,00

0,11 e 0,20

138,00

0,21 e 0,30

67,00

Maggiore di 0,30

=

L'indice di qualità intende misurare il rapporto fra il numero delle lastre radiografiche che evidenzino difetti di saldatura e il numero totale delle lastre effettuate nel periodo di riferimento.

I valori definiti sono la risultante della media dell'ultimo triennio che risulta essere pari a 3,18.

Percentuale di difettosità

Valori premio in Euro

0,00- 2,00

190,00

2,01-3,50

148,00

3,51-5,00

67,00

Maggiore di 5,00

=

L'indice di sicurezza misura il rapporto percentuale fra il numero degli infortuni professionali occorsi nell'anno e le ore complessivamente lavorate da tutto il personale della società nell'anno di riferimento.

Anche in questo caso, i valori sono stati definiti sulla base dei dati dell'ultimo triennio che risulta essere stata pari a 30.

Indice frequenza

Valori premio in Euro

Inferiore uguale a 25

155,00

da 26 a 30

123,00

da 31 a 40

52,00

Maggiore di 40

=

Una volta definito l'ammontare del premio, lo stesso viene moltiplicato per i fattori di adeguamento.

Il primo moltiplicatore è dato dal rapporto tra il MOL (margine operativo lordo) ed il valore della produzione secondo le modalità stabilite nella tabella:

Valori dell'indice

Coefficiente

Inferiore /uguale 4,5%

1,00

da 4,6% a 6,5%

1,10

da 6,6% a 7,5% 1,20
da 7,6 a 9,5% 1,30
da 9,6% a 11,5% 1,40
da 11,6% a13,5% 1,60
Oltre 13,6% 2,00

Il secondo fattore di adeguamento fattore di adeguamento è l'inquadramento professionale così come stabilito nella tabella.

lavoratori di 1,2,3^ categoria 0,80

lavoratori di 4^ categoria 0,90

lavoratori di 5^ categoria 1,00

lavoratori di 5^ super 1,15

lavoratori di 6^ categoria 1,15

lavoratori di 7^ categoria 1,20

Il terzo fattore di adeguamento è la presenza individuale (o indice di assenteismo) secondo la seguente formula:

Indice Assenteismo =  M/N %, dove - M misura le ore di malattia e le assenze ingiustificate

- N misura le ore lavorate (e questa è la novità), i permessi sindacali e le ore di assemblea, secondo quanto stabilito nella tabella.

Dal calcolo delle malattie sono escluse: i periodi di ospedalizzazione e le convalescenze nel caso di ricoveri ospedalieri superiori a 20 giorni, le malattie di durata consecutiva complessivamente superiore a 30 giorni, malattie professionali, le malattie ricomprese nell'elenco di cui alla nota a verbale dell'art. 19 – disciplina speciale parte prima del vigente c.c.n.l.

Classe assenteismo

Parametro
0 1,30
da 0,01 a 1,00 1,25
da 1.01 a 2,00 1,15
da 2,01 a 3,00 1.10
da 3,01 a 4,00 1,05
da 4,01 a 5,00 1,00
da 5,01 a 6,00 0,90
da 6,01 a 8,00 0,85
da 8,01 a 10,00 0,80
Oltre 10,00 0,70

L.Andreotti

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Premio di risultato anche alle officine meccaniche Mobert

Dopo oltre un anno di trattative anche per i dipendenti della Ditta Mobert si è raggiunto un accordo sul P.d.R.

I problemi incontrati nascevano dall'inesperienza totale a qualsiasi trattativa sia da parte dei dipendenti che della Direzione Aziendale.

La Rappresentanza Sindacale Unitaria costituita solo da un anno ha avuto la necessità di capire come muoversi e acquisire le basi di partenza.

Un'altro problema incontrato è stato quello di vincere la diffidenza dei dipendenti stessi ad accettare il sindacato che ha contribuito alla costituzione della rappresentanza sindacale e poi al premio di risultato.

Il raggiungimento di un accordo non è stato facile soprattutto per individuare le modalità (o per meglio dire, i parametri a cui legarlo) e per definire le quantità anche se bisogna ammettere comunque che lo scontro con la Direzione non è mai stato aspro.

Le uniche differenze effettive erano dovute all'impostazione aziendale che puntava a legare metà del premio alla presenza e l'altra metà al fatturato, ma un'impostazione che dava troppo peso alla presenza finiva per essere troppo penalizzante e vanificare così il senso stesso del premio, inoltre per noi profani, il controllo del fatturato ci sembrava troppo difficile ed evanescente.

Dopo vari incontri e varie smussature della posizione aziendale, si è arrivati ad un accordo che definisce l'istiuzione di un premio di risultato legato al fatturato procapite 2001,secondo la seguente tabella:

Indice di produttività

Premio in Euro

Inferiore al 75% 0
dal 75% al 95% 568,00
dal 95% al 105% 723,00
Superiore al 105% 930,00

Una volta poi stabilito il premio, lo stesso sarà riproporzionato in base alla presenza, con una riduzione di 18 euro per ogni giorno di assenza con esclusione di:

- primi 5 giorni complessivi annui di malattia;

- ricovero ospedaliero e relativa convalescenza;

- infortunio;

- ferie e permessi retribuiti.

Un accordo della durata di quattro anni con la possibilità di revisione annuale che soddisfa entrambe le parti. Ciò è stato raggiunto grazie all'impegno di tutte le parti in causa, la RSU, la Fim-Cisl e anche della disponibilità della Direzione aziendale.

RSU Mobert

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Thierry Dieng, portavoce di più di tremila immigrati in provincia, spiega il suo punto di vista sulla proposta all'esame del Governo

L'Anolf di Varese: "La legge Bossi-Fini? Punisce l'immigrato

"Quello che più mi spaventa della legge Bossi-Fini è che non punisce l'immigrazione clandestina ma punisce l'immigrato".

Thierry Dieng, co presidente della sede varesina dell'Anolf, l'Associazione Nazionale Oltre le Frontiere, si fa portavoce di tutti gli stranieri, non importa che vivano a Varese o in Sicilia.

E la situazione dell'immigrato, Thierry Dieng, dipendente della Whirlpool la conosce molto bene: perché l'ha vissuta sulla propria pelle nera (è franco senegalese) e perché quasi ogni giorno deve dare una mano a chi arriva a Varese e si trova smarrito e senza punti di riferimento. In Provincia di Varese gli stranieri sono tra i 3 e i 5 mila; una cifra esatta, se si cerca di censire anche i clandestini, è praticamente impossibile.

"Forse dirò una cosa ovvia ma quello che mi dà più fastidio è che si stia studiando una legge sull'immigrazione senza coinvolgere gli immigrati o le associazioni che si occupano degli stranieri. Mi sembra un atto di presunzione pericoloso: noi abbiamo un'esperienza maturata in anni di lavoro sul campo.

Molti di noi all'Anolf, che è un'associazione che opera su tutto il territorio nazionale, hanno una certezza: la legge Bossi-Fini non fermerà mai le carrette dei mari, né il flusso dell'immigrazione. Ci vuole ben altro. Bisogna andare alla radice del problema il che significa analizzare il fenomeno dell'immigrazione nel suo insieme.

Non è facile e richiede una forte collaborazione con gli altri paesi per spiegare che l'Italia non può risolvere i problemi di chi ha fame ed è disperato e per studiare insieme una politica di integrazione culturale dell'altro".

Ma quali sono i punti "negativi" della legge, secondo voi dell'Anolf? L'obbligo delle impronte digitali?

"Non direi proprio. Questa cosa è stata enfatizzata ma non è il vero problema. Tra l'altro gli stranieri sono abituati a mettere le loro impronte sulla carta d'identità e la cosa non li mortifica.

No, i problemi sono altri come ad esempio l'abrogazione della figura dello sponsor, prevista dalla Turco-Napolitano, e usata soprattutto dalle famiglie per assumere nuove colf. E poi ci sono tanti altri aspetti nelle pieghe di questa legge che secondo noi, davvero, colpiscono l'immigrato e non l'immigrazione clandestina.

E la cosa peggiore è essere spettatori impotenti".

Intervista di Roberta Bertolini

(Varese News del 3 giugno 2002)

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Italiani e immigrati insieme

Harambee-festa

Harambee in lingua swahili significa:lavorare insieme, nell' interesse comune.

L'ANOLF (Associazione nazionale oltre le frontiere ) con il patrocinio del Comune di Ternate e con la partecipazione degli lavoratore della Whirlpool, delle comunità di stranieri residenti nel territorio, della Rsu Whirlpool, della Pro Loco di Ternate e di Cgil Cisl Uil, organizza una Festa interetnica, che si terrà a Ternate nel parco Comunale nei giorni 28 29 30 giugno.

La festa e un momento importante che appartiene a tutti le culture, dalle più primitive alle più moderne poiché essa è un elemento essenziale di coesione sociale e di espressione personale.

Riteniamo che sia un buono metodo per contribuire alla crescita della fratellanza tra i popoli e alla creazione di una società aperta alle diversità di un mondo sempre più multietnico e multiculturale e che deve saper generare una sensibilità sempre più alta al rispetto delle specificità storiche, etniche, religiose di ogni cultura.

Per le comunità straniere sarà un'occasione per presentare una parte del loro patrimonio culturale (arte, artigianato, cucina, musica). Questi scambi ci faranno di sicuro vivere delle forti e positive emozioni e far crescere la coscienza collettiva di appartenenza ad una unica grande famiglia umana senza cui si può avere carità ma non solidarietà.

Oltre ai concerti ed ai vari laboratori, la festa sarà un momento di approfondimento e sensibilizzazione sui grandi temi che l'uomo del ventunesimo secolo deve risolvere per raggiungere il nostro bisogno comune di pace.

Thierry Dieng

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