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Il numero di gennaio '02

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Gli articoli
Verso lo sciopero generale
Immigrazione: perché il Governo sbaglia
Le novità della finanziaria 2002
Il SICET: un servizio a tutela degli inquilini
Utensilerie Associate: cresce una nuova Fim
Aermacchi: ali "frenate"
Cometa: nuova modulistica
IVC: adeguamento   per i settori artigiani.
 

VERSO LO SCIOPERO GENERALE

In questi giorni si stanno tenendo le 4 ore di sciopero organizzate regionalmente da Cgil-Cisl-Uil, per protestare contro le posizioni del Governo sulla leggi delega relative a: Mercato del Lavoro, Previdenza e Fisco.

Le decisioni del Governo, assunte con il chiaro avallo della Confindustria, mentre non aiutano lo sviluppo del Sud e delle aree svantaggiate introducono chiari elementi di penalizzazione per ampie fasce di lavoratori giovani e pensionati.

L'intera manovra economica del Governo è il risultato di un confronto che non è mai decollato. Tutto appare chiaramente sbilanciato a favore dell'impresa o di un modello economico che sembra affidarsi alla crescita spontanea generata dal mercato. L'andamento della congiuntura internazionale e quella interna richiedono chiare politiche di sostegno pubblico agli investimenti per sostenere lo sviluppo e favorire la domanda dei consumi interni.

Cgil-Cisl-Uil, rivendicano nei confronti del Governo e delle Organizzazioni Imprenditoriali una svolta espansiva nella politica di sviluppo, non affidata esclusivamente ai meccanismi spontanei del mercato, ma articolata su adeguati interventi di sostegno sia sulla domanda e quindi sui redditi, in particolare quelli medio bassi, sia sul sistema produttivo e dei servizi, perseguendo politiche di rafforzamento delle qualità della ricerca, dell'innovazione e il completamento della dotazione di infrastrutturale.

In particolare sono urgenti e imprescindibili politiche di riequilibrio dello sviluppo, e quindi interventi mirati per il Sud e le aree depresse, contrassegnati da pesantissimi problemi occupazionali, attraverso:

- il ripristino del flusso di stanziamento di risorse per le aree depresse, la programmazione negoziata, le politiche di incentivo fortemente ridotte con l'ultima legge Finanziaria;

- un progetto di infrastrutture materiali e immateriali (viabilità, alta capacità ferroviaria, portualità, logistica, energia, telecomunicazioni);

- l'utilizzo corretto e tempestivo dei Fondi Comunitari;

- un programma di attrazione al Sud di investimenti dalle aree sature del Nord e dall'estero.

Ma, come se ciò non bastasse, il Governo ha messo il sindacato di fronte al fatto compiuto pretendendo la modifica dell'art. 18 dello Statuto dei lavoratori relativo ai licenziamenti senza giusta causa. In tal modo, non solo ha scelto di annullare un diritto dei lavoratori, ma ha interrotto la possibilità di confronto ed impedito che si raggiungessero soluzioni concordate su altri temi quali:

- la riforma della cassa integrazione, della indennità di disoccupazione e della mobilità dove le iniquità attuali non possono essere superate a costo zero, come vuole il governo;

- la rapida messa a regime della riforma del collocamento, centrata su efficienti servizi ai disoccupati e non su nuove leggi che allungano i tempi;

- infine, una maggiore tutela delle forme di lavoro flessibile (tempi determinati, interinali, ecc¼ ).

Anche il disegno di legge delega approvato dal Governo in materia previdenziale, contiene alcuni aspetti sui quali vi è il netto dissenso di Cgil-Cisl-Uil.

Per continuare l'attività lavorativa usufruendo degli incentivi salariali (una volta maturati i requisiti per la pensione di anzianità) il lavoratore deve infatti prima cessare il rapporto di lavoro esistente per poi accenderne uno nuovo a tempo determinato, sempre con lo stesso datore di lavoro. Ciò determina un notevole grado di discrezionalità nelle mani del datore di lavoro, che potrà decidere se fare usufruire o meno al lavoratore di un suo diritto.

Inoltre, il sistema di decontribuzione previsto da 3 a 5 punti per agevolare la previdenza complementare e la riduzione del costo del lavoro comporterà in prospettiva trattamenti previdenziali più bassi è un disequilibrio nei bilanci degli enti previdenziali con il conseguente rischio di dover tra qualche anno peggiorare ulteriormente i trattamenti.

Infine, anche sul fisco, la riforma presentata dal Governo, oltre a non essere stata oggetto di confronto con le parti sociali, indispensabile per le ricadute che ne deriveranno sulle condizioni economiche e di vita dei lavoratori e dei pensionati, apre uno scenario preoccupante in tema di coesione e giustizia sociale poiché, riducendo le aliquote dei redditi più alti, tende a privilegiare in maniera sperequata i ceti più abbienti .

Il sindacato ha sempre privilegiato il confronto come strumento di lavoro, ma per fare ciò occorre che si superino gli argomenti di ostacolo a partire dagli articoli che modificano i licenziamenti che, lungi dal risolvere il problema dell'occupazione, serve solo a colpire i più deboli.

In tale situazione, il rischio è di trovarsi di fronte ad una fase di forte conflittualità e diventa sempre più probabile la necessità del ricorso allo sciopero generale.

Andreotti 

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Immigrazione

Perché il Governo sbaglia

Un convegno di Cgil Cisl Uil sulla proposta di legge del Governo per la revisione dei diritti degli immigrati nel nostro paese.

L'attuale maggioranza ha fatto del contrasto all'immigrazione un cavallo di battaglia nell'ultima campagna elettorale ed anche prima. Il presupposto che ha sostenuto questo orientamento è che i flussi di immigrazione clandestina sono stati alti perché la legislazione italiana è troppo permissiva. L'attuale governo ha quindi presentato in parlamento una proposta di legge che prevede il classico "giro di vite". In sostanza si propone di rendere più difficile la concessione del permesso di lavoro agli immigrati, di ostacolare le ricongiunzioni famigliari, di rendere più precaria la loro presenza nel paese quando viene meno per qualsiasi motivo il premesso di lavoro, di colpire con misure analoghe di espulsione sia l'immigrato che ha commesso dei reati, sia quello che non ha mai avuto problemi con la giustizia. In sostanza si vuole disincentivare il flusso degli immigrati in Italia rendendo più difficoltosa la regolarizzazione della loro presenza. Il sindacato è convinto che questo modo di procedere, oltre ad essere vessatorio nei confronti degli immigrati, aumenterà i problemi del lavoro sommerso e dell'ordine pubblico. Il flusso degli immigrati non è infatti determinato dalle disposizioni di legge, ma dalle condizioni di sottosviluppo dei paesi di origine e dall'alta offerta di lavoro, sia regolare che no, nel nostro paese. Ne sono un'ulteriore prova le recenti file di stranieri e di datori di lavoro agli sportelli degli uffici provinciali del lavoro per richiedere permessi di ingresso. Una legge che ostacola le regolarizzazioni è quindi destinata con tutta probabilità solo ad aumentare la presenza dei clandestini e del mercato irregolare del lavoro, ciò che proprio non serve all'ordine pubblico e al paese. Per questo Cgil Cisl e Uil unitariamente dicono NO!

Il convegno si terrà a Varese, il 13 febbraio 2002 alle ore 14.30, presso la sala polivalente della nuova urbanistica in piazza De Salvo, n. 9 (quartiere Bustecche. Sono invitati tutti i delegati.

ANOLF Varese

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Le novità della finanziaria 2002

ALIQUOTE FISCALI

La legge finanziaria del 2002 ha introdotto due novità una positiva, riguardante l'aumento delle detrazioni per figli a carico per alcuni soggetti con reddito limitato, e l'altra negativa, perché ha eliminato gli effetti della vecchia legge che prevedeva per quest'anno una diminuzione delle tasse.

Infatti la Finanziaria 2002 (L. 28.12.2001, n. 448) ha sospeso le riduzioni di un punto dell'aliquota che oggi è del 24% e di mezzo punto delle aliquote che oggi sono del 39% e 45% previste per il 2002 dal precedente governo. Le aliquote fiscali per il 2002 (salvo cambiamenti dell'ultimo momento) sono quelle indicate nella tabellache segue.

Si ricorda che alle aliquote sopra indicate vanno sommate le addizionali regionali e comunali (stabilite dai singoli comuni) con aliquote variabili e riferite al reddito percepito nell'anno precedente. In Lombardia sono presenti tre aliquote:

- dell'1,20% fino a 13.493,71 euro;

- dell'1,30% da 3.493,71 fino a 30.987,41 euro;

- dell'1,40% sulle cifre superiori.

Scaglioni reddito

Aliquote per scaglione

In Euro

in milioni di lire

2001-2002

fino a 10.329,14

fino a 20

18%

oltre  10.329,14  fino a   15.493,71

oltre 20 fino a 30

24%

oltre  15.493,71  fino a   30.987,41

oltre 30 fino a 60

32%

oltre  30.987,41 fino a   69.721,68

oltre 60 fino a 135

39%

oltre   69.721,68

oltre 135

45%

DETRAZIONI PER FAMILIARI A CARICO

I familiari sono considerati a carico se il loro reddito complessivo non supera i 2840.51Euro (Lire 5.500.000) .

Le detrazioni per i familiari a carico sono per il coniuge e per i figli.

La detrazione può essere ripartita fra i coniugi (o tra coloro che ne hanno diritto) in misura diversa in proporzione alle spese effettivamente sostenute.

Le detrazioni spettano secondo quanto stabilito, per i mesi interi in cui i familiari sono stati a carico del contribuente.

 

CONIUGE A CARICO

La finanziaria 2002 non ha modificato le detrazioni per il coniuge a carico che sono rimaste uguali allo scorso anno, la riportiamo vedi tabella per ricordare i valori in lire e in Euro.

 

FIGLI E ALTRE PERSONE A CARICO - CONDIZIONI GENERALI

La detrazione per i figli è molto complessa. Essa varia in ragione del reddito, varia tra il primo figlio e quelli successivi, varia se i figli hanno più o meno di tre anni, come pure se manca il coniuge. Nella tabella che segue riportiamo le regole generali.

 

 FIGLI A CARICO - IN FUNZIONE DEL NUMERO DI FIGLI E DELLE FASCE DI REDDITO PER IL 2002

In alternativa alle condizioni generali sopra riportate, sono previste delle condizioni migliori per chi non supera alcuni limiti di reddito familiare.

Per tali situazioni le detrazioni diventano di 516,46 Euro (1 milione di lire) per ogni figlio.

Una precauzione da fare è controllare il reddito corrispondente al numero dei figli.

Con 4 figli e oltre non sono previsti limiti di reddito per il diritto alla detrazione.

 

REDDITO COMPLESSIVO FIGLI A CARICO

Per ogni figlio portatore di handicap ai sensi dell'articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, la detrazione è di 774,69 euro (lire 1.500.000).

 

DETRAZIONE PRE LAVORO DIPENDENTE

Per completare il quadro ricordiamo che esistono poi le detrazioni per lavoro dipendente che però non riproduciamo in quanto non sono state modificate.

Spettano in proporzione al periodi di lavoro o pensione dell'anno calcolato in giorni (compresi i festivi) escludendo i periodi per cui non spetta la retribuzione (es. aspettativa).

Non deve essere ridotta per lavoro part-time.

Se l'obiettivo era quello di semplificare la vita, forse il risultato non ha centrato l'obiettivo, comunque è sempre possibile rivolgersi per chiarimenti agli operatori sindacali.

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Il SICET: un servizio a tutela degli inquilini

Il SICET e' un'Associazione Sindacale aderente alla CISL che rappresenta e tutela gli interessi abitativi dei ceti popolari, fornisce informazioni e consulenze su tutte le problematiche legate alla locazione di immobili, siano essi di privati che pubblici.

Il SICET raccoglie domande individuali perseguendo la logica di trasformarle in vertenze e piattaforme collettive nei confronti degli interlocutori ai vari livelli : Governo Nazionale e Regionale, Enti Locali, Aziende per l'Edilizia Pubblica, Associazioni della Proprieta' Edilizia.

I campi di intervento sono:

- la verifica e stipulazione dei contratti di locazione e il controllo delle spese condominiali;

- la gestione della legge 431 del 1998 che regolamenta le locazioni private (Accordi Territoriali sui canoni concordati, detrazioni fiscali agli inquilini e ai proprietari, riduzione aliquote ICI, ecc.);

- la gestione delle domande di contributo al Fondo di Sostegno alla Locazione;

- le piattaforme comunali per l'emergenza sfratti.

- la contrattazione con la Regione Lombardia rispetto alla determinazione dei canoni di locazione applicati nelle case popolari e definizione dei criteri di gestione delle Aziende Lombarde per l'Edilizia Pubblica (ALER);

- la definizione dei piani di intervento manutentivo sugli stabili popolari e localizzazione dei nuovi insediamenti di edilizia pubblica.

E' quindi opportuno rivolgersi al Sicet per la verifica degli aumenti degli affitti e la presentazione della domanda per i contributi di sostegno all'affitto la cui riapertura è prevista per aprile/maggio 2002. 

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Rinnovata la Rsu alla Usag

Utensilerie Associate: cresce una nuova Fim

L'Usag (Utensilerie Associate), con sito produttivo a Gemonio, magazzino e centro direzionale a Monvalle, è un'azienda leader nel settore dell'utensileria a mano con quasi 550 dipendenti. L'azienda è stata acquistata nel 1990 dal gruppo francese Facom-Strator, secondo gruppo mondiale del settore, con una decina di unità produttive nel mondo.

Nel 1999 la Facom-Strator è stata scalata in borsa da una finanziaria sempre francese, la FIMALAC che ne ha acquisito il 100% del capitale.

Nell'autunno del 2000 la multinazionale francese lancia una riorganizzazione nell'intero gruppo che investe anche i siti italiani, in particolare Gemonio: si apre a quel punto un difficile confronto sindacale, con varie iniziative di informazione sul territorio, compresa una manifestazione davanti ai cancelli presso la sede direzionale di Monvalle. L'impatto con l'opinione pubblica è molto positiva e ne parlano giornali e televisioni locali: il problema Usag non è più solo del sindacato e dei lavoratori ma riguarda l'intero territorio.

Ne segue una trattativa e un accordo siglato all'inizio dello scorso anno che ne ha definito il percorso di riorganizzazione, le condizioni di lavoro e dei premi, le assunzioni a termine per permettere lo spostamento delle lavorazioni, gli investimenti e gli assetti finali.

Nel mese di novembre dello scorso anno sono state rinnovate le Rsu nei due siti produttivi, con una partecipazione positiva dei dipendenti. I risultati hanno premiato la lista Fim a Monvalle con 2 delegati su 3 (in passato la Fim non era presente), ha inoltre confermato i due rappresentanti della Fim (su 8 delegati) nello stabilimento di Gemonio.

Un buon risultato, che premia lo sforzo della Fim fatto in questa azienda, sia per arrivare all'accordo dello scorso anno sul piano di riorganizzazione, sia nel presentare il contratto nazionale di lavoro.

Una scelta di presentare nuovi candidati (infatti solamente 1 era presente nella Rsu precedente) che è stato apprezzato dagli iscritti e dai lavoratori e per la prima volta, almeno per la Fim, la nostra rappresentanza si tinge di¼ rosa: infatti a Monvalle è stata eletta Adami Nadia.

In un incontro, presso la sede Cisl di Besozzo, abbiamo posto alcune domande ai quattro delegati Fim (Cogo Angelo e Falzone Pietro a Gemonio, Nasoni Marco e Adami Nadia a Monvalle) della Usag.

Come e perché avete deciso di candidarvi?

Cogo: mi sono candidato perché i delegati Fim di Gemonio avevano lasciato la fabbrica e serviva qualcuno di nuovo per il sindacato. Penso sia importante riuscire a fare qualcosa di positivo per i lavoratori, per il sindacato e per la Fim.

Nasoni: mi sono candidato perché nel sito di Monvalle mancava un rappresentante della organizzazione Fim. Visto che da quando è aperto il sito di Monvalle (10 anni) c'è sempre stata l'egemonia della Fiom, mi sembrava giusto presentarmi per la Fim per bilanciare un pò la situazione all'interno dell'azienda.

Falzone: prima di tutto voglio ringraziare tutti coloro che hanno creduto in me e mi hanno votato. Mi sono candidato perché mi affascina moltissimo il mondo del sindacato, spero quindi di fare qualcosa di utile in questi tre anni, sia per me che per i nostri iscritti.

Adami: io mi sono candidata per fare qualcosa di utile per la Cisl e per i dipendenti di Monvalle.

Dopo l'elezione cos'è cambiato con i colleghi di lavoro? E con i rappresentanti della Fiom?

Cogo: alcuni rapporti che si stavano deteriorando si sono stabilizzati un pò con i rappresentanti della Fiom. Alcuni operai iscritti o vicini a noi hanno apprezzato il fatto che mi sono ripresentato.

Nasoni: c'è maggiore attenzione e penso in futuro di avere rapporti più stretti con i miei colleghi.

Falzone: è cambiato poco, anche se vedo l'avvicinamento dei nostri iscritti per avere maggiori informazioni. Per quanto riguarda i delegati della Cgil, credo che ci possa essere una buona intesa.

Quali sono le cose che ritieni di affrontare nei prossimi tre anni? Cosa chiedi alla Fim?

Cogo: miglioramento come delegato e soprattutto un migliore servizio agli attuali e ai futuri iscritti. Nella mia esperienza manca la conoscenza approfondita del contratto nazionale di lavoro. Perché è lo strumento base della attività di un delegato in azienda chiedo alla Fim di avere una preparazione su questi temi.

Nasoni: la qualità della vita in azienda può migliorare e questo è l'auspicio di tutti noi. Chiedo alla Fim di darmi maggiori capacità per affrontare la contrattazione in azienda e una maggiore conoscenza di quanto avviene a livello nazionale.

Falzone: una buona collaborazione come Rsu e nei confronti della Direzione per migliorare la vita lavorativa in azienda. Alla Fim chiedo di potermi affacciare al mondo sindacale in modo preparato, ad esempio mi piacerebbe approfondire tutti gli aspetti della retribuzione e della busta paga.

Un sogno?

Cogo: riuscire a portare a casa un salario migliore per i dipendenti Usag.

Nasoni: avere la maggioranza, come Fim, nelle prossime elezioni della Rsu sia a Monvalle che a Gemonio.

Falzone: di poter gestire al meglio, dentro l'azienda, l'attività sindacale.

Adami: migliorare le condizioni di lavoro in azienda e concordare miglioramenti salariali.

(a cura di Rinaldo Franzetti)

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La crisi del trasporto aereo

ALI "FRENATE"

In Aermacchi un accordo per 6 mesi di cassa integrazione ordinaria

L'Aermacchi torna a far parlare di sé sui giornali a causa del ricorso alla cassa integrazione.

A differenza degli anni '90, però, il provvedimento non è legato ad una crisi strutturale ma ad un momentaneo scarico di lavoro conseguente alla crisi del trasporto aereo civile, causata dai gravissimi attentati dello scorso settembre. L'azienda di Venegono Superiore, a partire dalla fine degli anni '80, ha infatti affiancato alla sua tradizionale produzione di velivoli da addestramento e militari, la progettazione e la costruzione di importanti parti di velivoli civili, in particolare la cabina e la fusoliera del Dornier 328 e le gondole dei motori a reazione degli Airbus e di altri aerei. Questa produzione ha raggiunto dei livelli rilevanti nel fatturato aziendale, e in questi ultimi due anni ne rappresenta addirittura poco più della metà.

Cassa integrazione ordinaria, dunque: si tratta di una sospensione a rotazione dell'attività di alcuni reparti produttivi, da gennaio a giugno, che riguarderà complessivamente circa 500 tra operai e impiegati, pari al carico complessivo equivalente di 80 lavoratori, con fermate al massimo di due settimane al mese. Contemporaneamente in azienda si provvederà al trasferimento di personale, anche attivando corsi di formazione e riqualificazione professionale, dalle aree in crisi alle aree dove la produzione si prevede in crescita.

In questo modo l'attività del settore aeronautico si conferma una sorta di pendolo che oscilla tra la produzione militare e quella civile, assecondando le esigenze congiunturali.

La FIM ha però rivendicato, e lo fa tuttora, la necessità di un vero controllo della spesa militare e del suo contenimento, soprattutto attraverso il controllo dell'export di armi verso i paesi cosiddetti in via di sviluppo: i "mostri" come Saddam Hussein o Osama Binladen sono stati armati e si sono armati in occidente. Possiamo dire senza tema di smentite che non è bello avere il sospetto che il KC130 dell'aviazione USA precipitato il 9 gennaio scorso sia stato abbattuto da un missile che gli stessi USA avevano fornito agli afgani quando questi erano impegnati nella guerra contro l'URSS.

Tornando all'argomento dell'attuale crisi dell'aviazione civile, dallo scorso settembre in tutto il mondo occidentale è stato un continuo susseguirsi di notizie di fallimenti o ridimensionamenti di compagnie aeree e di conseguenza delle aziende costruttrici di aeromobili.

Una crisi, quella derivata dagli attentati di settembre, che si è inserita in un contesto già critico, che vedeva le compagnie aeree impegnate in una lotta senza esclusione di colpi per l'accaparramento di importanti quote di mercato, lotta che aveva indebolito, soprattutto dal punto di vista finanziario, le compagnie stesse (vedi ad esempio il caso Swissair – Sabena).

A livello internazionale le aziende hanno risposto in diversi modi a questi eventi: il colosso statunitense Boeing ha immediatamente annunciato tagli alla sua produzione, lo stesso ha fatto l'Embraer brasiliana, mentre le aziende europee hanno scelto una strada più prudente, anche per il diverso ordinamento giuridico dei vari paesi. Non tutti, infatti, hanno a disposizione, come ad esempio da noi, degli ammortizzatori sociali come la cassa integrazione ordinaria.

Ma al di là di questo aspetto vorrei evidenziare la spregiudicatezza di quelle aziende che hanno annunciato immediatamente, nella settimana successiva agli attentati, un taglio consistente degli organici, forse, e anche senza il forse, per poter condizionare i governi ad avviare politiche di sostegno alle aziende che erano già in una situazione difficile.

In Europa, in campo aerospaziale, stiamo poi assistendo in questi ultimi anni al formarsi di alleanze tra le diverse aziende nazionali. In alcuni casi queste fusioni, che riguardano anche aziende del nostro territorio come ad esempio nell'elicotteristica la società Agusta-Westland, hanno visto le aziende italiane in prima linea, garantendosi leadership e, soprattutto lavoro.

Nel caso della annunciata creazione di una società aeronautica questo non si è ancora verificato, almeno per le nostre aziende: infatti le imprese tedesche, francesi e spagnole hanno dato vita all'EADS, una società che rappresenta il terzo polo mondiale nel campo aeronautico dopo la Boieng americana e la Bae inglese. Ma perché le aziende italiane ne sono rimaste fuori? Dare una risposta è difficile, ma i perché sono molti e vanno ricercati prima di tutto nella scelta che fece l'Italia di non entrare nel consorzio Airbus quando questo fu istituito negli anni'80, privilegiando la collaborazione di fornitura di produzioni dell'Alenia con la Boeing. Le polemiche di questi giorni sul programma militare A400M (oltre ad evidenziare la sprovvedutezza di chi nel governo pensa che rimanere fuori da questo programma non costituisce alcun rischio per il nostro paese evidenziando una forte propensione filo statunitense e, in qualche modo, poco europeista), fanno emergere in tutta la sua gravità la mancanza, da decenni, di una vera politica di settore. Certamente non è rincorrendo lo zio Sam (con gli acquisti dei C130 e degli F16 che fece il governo D'Alema o con l'attivismo interventista in Afganistan dell'attuale governo) che si trovano le soluzioni per le nostre aziende. La parte più importante di una azienda di alto contenuto tecnologico, e che ne garantisce la continuità e tenuta, non è la sola produzione, bensì la ricerca e lo sviluppo di nuovi progetti che garantiscano anche una buona autonomia economica e finanziaria.

Finmeccanica, che detiene il controllo di Alenia e un quarto delle azioni di Aermacchi, ha assunto la decisione di conferire le sue attività di aviazione militare ad una società da fondare con EADS, ma il progetto si è arenato in questi ultimi mesi, oltre che per le difficoltà del settore anche a causa della situazione interna a Finmeccanica con un management, messo in discussione dal nuovo governo (un po' come il vertice della RAI) che non ha potuto concludere in tempi utili questo negoziato.

Ora attendiamo, in questo scenario, che qualcosa accada perché tutti, le lavoratrici e i lavoratori per primi, vogliono sapere quale sarà il futuro di queste aziende e le prospettive del loro lavoro.

Noi pensiamo che queste risorse, umane ed economiche, rappresentino per il nostro Paese, e soprattutto per il nostro territorio, una ricchezza da difendere e da sostenere. Le scelte che il governo ed i nostri amministratori compieranno devono tenere conto di tutto ciò, all'interno di un progetto di alleanze che sappia valorizzare il patrimonio di conoscenze tecniche e gestionali che la storia, anche di Aermacchi e SIAI Marchetti, ha permesso di realizzare.

Graziano Resteghini, coordinatore FIM CISL Aermacchi.

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NUOVA MODULISTICA COMETA

Il fondo di pensione integrativa Cometa, è ormai diventata una realtà che riscuote sempre più adesioni.

Cometa consente in caso di risoluzione del rapporto di lavoro il trasferimento dei versamenti ad altro fondo o il riscatto.

Al momento del riscatto è accaduto che qualche lavoratore abbia incontrato dei problemi e dalle verifiche fatte, sono da imputarsi alla mancata o ritardata comunicazione da parte dell'azienda, della risoluzione del rapporto di lavoro.

Per evitare il ripetersi di situazioni simili, è stato predisposto un nuovo modulo da compilarsi: la prima parte a carico dell'azienda e la seconda parte a carico del lavoratore che provvede poi alla spedizione.

Consigliamo a tutti di dotarsi di questo nuovo modulo, reperibile presso gli uffici Fim o scaricandolo dal sito www.cometafondo.it

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Adeguamento indennità di vacanza contrattuale per i settori artigiani.

Non essendo ancora stato rinnovato il contratto nazionale, dal 1° gennaio 2002 scattano i nuovi valori dell'IVC (indennità di vacanza contrattuale) per tutto l'artigianato.

Secondo l'interpretazione delle nostre controparti l'Ivc da corrispondere è solo quella relativa al 50% dell'inflazione programmata per il 2002, dimenticando che i contratti sono scaduti rispettivamente al 30.6.2000 per i metalmeccanici e al 31.12.2000 per orafi e odontotecnici.

Nel caso degli artigiani meccanici, a fronte di un inflazione programmata nel triennio del 5,7%, si avrebbe così un indennità pari allo 0,85%

Tale diversa interpretazione ha portato le Associazioni Artigiane a dare indicazioni alle aziende con dei valori più bassi.

Fino ad ora non abbiamo spinto molto sulle cause, anche perché le cifre in gioco erano basse e si pensava di risolvere il tutto con le una tantum al momento della firma del contratto nazionale, ma adesso si parla di quantità salariali più che apprezzabili e i tempi dei rinnovi contrattuali sono ancora molto lontani, per cui dobbiamo evitare che i lavoratori, in particolare quelli che lasciano nel frattempo le aziende, ci rimettano un bel po' di soldi.

A sostegno della nostra tesi ricordiamo che nel rinnovo del biennio economico del 1997 tutte le nostre controparti industriali pagarono l'IVC come sosteniamo noi oggi.

Dato che l'interpretazione degli artigiani non sta in piedi, non ci rimane che aprire il contenzioso legale, a partire dai lavoratori che lasciano le aziende per qualsiasi motivo.

Andreotti

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