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16 APRILE: UNA GRANDE GIORNATA DI LOTTA E PARTECIPAZIONE Ma il grande risultato dello sciopero generale non ci deve far dimenticare che i risultati sono ancora lontani. Il giorno 16 aprile è stata una grande giornata: è stata la giornata dello sciopero generale di tutte le categorie dei lavoratori dipendenti ed è stato uno Sciopero Unitario. Erano vent'anni che non si arrivava ad uno sciopero generale; quelli fatti in precedenza a partire dal 1982 sono stati scioperi di singole categorie di lavoratori o manifestazioni generali. E' stato un evento da ricordare perché non assimilabile ai normali momenti di confronto e scontro nella vita del sindacato e quindi eccezionale. Tanto eccezionale che prima di proclamare lo sciopero generale unitario si era arrivati ad una spaccatura all'interno delle confederazioni sindacali Cgil Cisl Uil sulle risposte possibili da dare al governo. Il tema centrale della discussione era l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori (licenziamento senza giusta causa), difeso in modo unanime da tutti i sindacati. Ma se le valutazioni sull'articolo 18 erano unanimi, si assisteva poi ad una divisione tra chi (Cisl e Uil) sosteneva la necessità di aprire una trattativa di merito per allargare le tutele a chi oggi non le ha, dimostrando così che eventuali iniziative di lotta non venivano dichiarate per partito preso (sciopero politico) e chi ( Cgil), considerava la trattativa un cappio da cui sfuggire. Il governo ha riunificato tutti: ha deciso che non gli interessava trattare e che l'articolo 18 andava modificato per permettere maggiori libertà di licenziamento. Lo sciopero e le manifestazioni che ne sono seguite sono stati imponenti, tant'è che Confindustria è stata costretta ad ammettere che la maggioranza dei lavoratori dipendenti di tutti i settori vi aveva aderito. Poco importa se nei giorni successivi il presidente della stessa organizzazione D'Amato, per ovvie ragioni politiche si sgolava gridando a tutti che lo sciopero non era riuscito: e poi dicono che la matematica non è un'opinione. Ma dopo lo sciopero si deve pensare a quanto è successo e a quanto potrà accadere. In particolare occorre precisare i contenuti delle nostre rivendicazioni nel confronto con il governo sui temi del collocamento, occupazione, ammortizzatori sociali e nuove tutele, ma anche al prossimo rinnovo del contratto nazionale di lavoro. Così come non è possibile rimanere indifferenti di fronte ai provvedimenti sulla giustizia, il conflitto d'interessi, l'informazione a senso unico di chi (Berlusconi) arriva perfino a chiedere il licenziamento di alcune persone colpevoli di pensarla in modo diverso da se stesso come Biagi, Santoro, Luttazzi. Temi su cui è opportuno che il sindacato si esprima se vuole essere soggetto attivo a difesa dei valori sociali importanti di libertà, democrazia e a difesa dei più deboli. Ma, nell'affrontare questi temi occorre anche tenere conto del contesto in cui ci si colloca, e di quale ruolo si vuole svolgere: quale rapporto con il governo, con i partiti, con le istituzioni, ecc¼ , e ciò è ancora più importante per un sindacato come il nostro che dell'autonomia ha sempre fatto uno dei valori fondanti. Per sviluppare questi temi la segreteria della Fim di Varese ha deciso di aprire una discussione sul concetto dell'autonomia e sul rapporto tra sindacato e politica per rafforzare l'idea di un sindacato solidale e a difesa delle libertà e non del liberismo: questa è la sfida di questi giorni. Questa decisione si concretizza con un primo intervento di Giorgio Caprioli segretario generale nazionale della Fim Cisl ripreso dal giornale "lettera Fim" e a cui speriamo facciano seguito contributi di nostri militanti tesi ad arricchire il dibattito nei prossimi numeri. BIPOLARISMO POLITICO E SINDACATO di GIORGIO CAPRIOLI Le recenti vicende hanno fatto venire alla luce in modo drammatico alcuni problemi con i quali dovremo fare i conti nei prossimi anni. Per la prima volta nella storia repubblicana abbiamo un governo di centrodestra con ampia maggioranza parlamentare e la quasi certezza di restare in carica per tutta la legislatura. La maggioranza è frutto di un'abile regia politica che ha saputo unire diverse culture intorno a un nocciolo duro liberista. La politica che ne deriva oscilla tra il tentativo di una resa dei conti definitiva (alla Tatcher) con il sindacato e quello, non meno insidioso, di dividere i sindacati tra "buoni" e "cattivi". A queste due tendenze corrispondono due argomentazioni "tipiche". La prima è che il sindacato è irrimediabilmente succube agli interessi politici della sinistra. La seconda è che il sindacato non si preoccupa dei lavoratori precari e disoccupati, limitandosi a difendere i più forti. Sul tema specifico dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori Berlusconi sa di essere in minoranza nel paese (per questo non ha ancora esibito un sondaggio), ma ha anche una cambiale da pagare a Confindustria. Farà partire senz'altro una grande campagna pubblicitaria mirando a colpirci al cuore, cioè a toglierci il consenso dei lavoratori. La prudenza della Cisl, che ad alcuni è sembrata eccessiva, deriva dalla consapevolezza dei grandi rischi che corriamo, non da subalternità o patti segreti. La Cisl vuole difendere uno spazio sindacale autonomo, ma anche costruire contrattualmente diritti per chi non ne ha, per guadagnarsi sul campo una rappresentanza più ampia, spesso auspicata, ma mai seriamente perseguita. Da qui la scelta, ostinata e difficile, di trattare, di andare al tavolo proposto dal governo. Da buoni contrattualisti molti temono che l'esito possa essere uno scambio inaccettabile tra l'articolo 18 e qualcos'altro. Non sarà così. Tenteremo di ottenere buoni accordi sul collocamento, gli ammortizzatori sociali, i diritti minimi per i lavoratori precari. Ma se la condizione dovesse essere lo scambio, abbandoneremo il tavolo. Questo orientamento risulta incerto o addirittura sospetto sia a causa delle poderosa offensiva politica della Cgil, che ha indubbiamente una sua capacità di richiamo per tutti quelli di noi che sono di sinistra, sia per vicende e prese di posizione interne all'organizzazione che avallano il timore che la Cisl si appresti a diventare il sindacato del centrodestra. Il secondo cambiamento stabile riguarda la Cgil. La scelta di diventare un sindacato politico, con un forte peso nella sinistra, è irreversibile. È un altro modello, che a noi non piace, ma dovremo imparare a conviverci superando il timore che siamo quasi obbligati, per sopravvivere, a fare una scelta analoga ma collocata diversamente nello scacchiere politico. La competizione è e sarà tra diversi modelli, non tra diversi riferimenti politici. Ma la scelta di modello della Cgil avviene in un contesto di crisi della sinistra che le fa assumere (almeno per ora) caratteristiche diverse da quelle della tradizione nordeuropea. Infatti la Cgil non si propone tanto come sindacato del centrosinistra, quanto come polo intorno a cui aggregare la sinistra della sinistra (minoranza Ds, Pdc e Rifondazione) e i nuovi movimenti di vario genere (dai girotondi per la giustizia ai no-global) che stanno dando voce e visibilità all'opposizione al centrodestra, anche in contestazione della proposta dell'Ulivo. La caratterizzazione di questa inedita alleanza è più sui no che sulle proposte. Non a caso la parola d'ordine che meglio la riassume è "resistenza". Essa richiama un'analisi sbagliata e pericolosa che, partendo da giustissime critiche alla concentrazione di poteri e alle evidenti lesioni di alcuni fondamentali principi di democrazia liberale, conclude che già siamo in un regime, dimenticando che questo governo è stato eletto democraticamente. Meno evidente, ma altrettanto importante, è la scelta della Cgil di non tentare una strategia di rappresentanza dei lavoratori più deboli (se non attraverso un richiamo di appartenenza politico-ideologica), arroccandosi nella difesa dell'esistente. Sarà così per molto tempo. Il venir meno dell'autonomia della Cgil impedisce la riproposizione dell'unità organica in tempi brevi, ma anche il ritorno all'unità di azione che abbiamo conosciuto. Ciò non significa però conflitto permanente tra Cgil, Cisl e Uil. Se ciascuno saprà accettare, pur senza condividerlo, il modello altrui e pertanto rinuncerà a forzare gli altri verso il proprio, è possibile progettare un'unità di azione meno stabile, ma non per questo meno efficace. Ma perché ciò sia possibile, devono cessare al più presto i continui sforzi propagandistici, spesso accompagnati da accuse infamanti, per dipingerci come un sindacato di destra e colluso con le controparti. La Cisl, infine, è assai vicina a riaffermare il proprio modello di sindacato autonomo e contrattualista nel nuovo scenario politico bipolare. La prova del nove sarà quella di rifiutare ogni compromesso sull'articolo 18. E sarà superata. Non era una scelta facile né scontata. È una scelta che non significa né distanza né assenza dalla politica. Significa anzi grande attenzione, sforzo di dialogo con tutti (interlocuzione pluralista, come abbiamo detto al congresso), a partire da quelli che esprimono culture e sensibilità vicine alla nostra. Ma questa rinnovata autonomia sarebbe monca se non fosse accompagnata da un forte pluralismo interno che consenta a tutti di sinistra, di centro, di destra di sentirsi a casa propria: non tollerati, non ospiti, ma a casa propria. Il riflesso condizionato delle scelte della Cgil non sarà una Cisl di destra, ma non deve essere nemmeno una limitazione del pluralismo interno che dipenda dai territori politici occupati esplicitamente dalla Cgil. Nei giorni infuocati che stiamo vivendo è inevitabile che nell'organizzazione scatti l'ordine di serrare le fila. Ciò non può significare la legittimazione di un clima di caccia alle streghe, né l'esclusione di nessuno. Infine autonomia significa dialogo e concrete azioni comuni con parte del mondo associativo che, rifiutando la violenza e l'intolleranza, è pronto a mobilitarsi con noi con campagne di azione che riguardano i temi dell'uguaglianza e delle nuove libertà a livello nazionale e internazionale. Essere autonomi non significa affatto essere soli. E l'autonomia senza il pluralismo è come il pane senza sapore e senza lievito. CONVENTION FIM CISL DI VARESE Il giorno 24 maggio 02 la Fim Cisl di Varese riunisce i componenti la RSU eletti nelle sue liste e i componenti del Comitato Direttivo Provinciale in una Convention che si terrà a Gallarate, presso l'Aloisianum in via L. Gonzaga, 7. Durante la Convention verranno illustrati i dati più significativi dell'organizzazione stessa: dai dati di chiusura del tesseramento del 2001 agli obiettivi del 02, alla presenza dell'organizzazione sul territorio e nelle grandi fabbriche. Ospite d'onore il segretario nazionale Giorgio Caprioli che premierà le zone e le fabbriche che hanno raggiunto l'obiettivo del tesseramento prefissato nel 2001 e che sono: Busto, Saronno, Laghi e Whirlpool. L'anno 2001 si è chiuso con un incremento di iscritti alla Fim-Cisl di 110 persone raggiungendo la cifra totale di 3910 iscritti. Questo grazie all'impegno di tutti e alle soluzioni organizzative messe in atto su tutto il territorio della provincia di Varese. Ovviamente il segretario nazionale non se la caverà solo con le premiazioni, ma dovrà raccontarci le novità del momento rispetto al confronto con il governo e le prime riflessioni che la Fim si appresta a fare sul prossimo rinnovo del contratto nazionale di lavoro. Tutti i delegati che intendono partecipare sono invitati a comunicarlo alla segreteria provinciale o ai propri operatori sindacali. Articolo 18 o non articolo 18? I dati dell'Ufficio Vertenze Cisl e degli Enti Ispettivi dicono che il problema è un altro. Mentre fra sindacati e governo è scontro sull'articolo 18, la Cisl di Varese ha diffuso i dati in merito alle richieste di assistenza giunte al proprio ufficio vertenze nel 2001. Sono dati che sicuramente possono aiutare a capire meglio i problemi legati al mercato del lavoro e alle esigenze di rinnovamento della legislazione. I settori di impiego in cui risultano maggiori violazioni nel 2001 sono quelli del commercio e della ristorazione, seguiti dal meccanico e dall'edilizia (tab. a). Il raffronto sugli ultimi tre anni ci dicono che sono in aumento i casi di vertenza per recupero crediti e differenze riscontrate sulla retribuzione, sono sostanzialmente stabili (seppure i casi sono tanti) le vertenze per lavoro nero o irregolarità di lavori atipici (riscontrati sostanzialmente nel settore dell'edilizia, ristorazione, lavoro domestico) e sono in diminuzione i casi di vertenza per licenziamento (tab. b). Se poi si vanno ad approfondire i dati si scopre che i casi di licenziamento ingiustificato e dunque riferiti all'ormai famoso articolo 18, nel 2001 sono stati solo una decina, in media con gli anni precedenti e la maggior parte di questi vengono conciliati prima di andare in sede giudiziaria. Sono casi che nulla hanno a che fare con la flessibilità lavorativa e per l'esiguità percentuale non appaiono certo fondamentali ai fini occupazionali a cui Governo e Confindustria fanno riferimento. Viene quindi spontaneo chiedersi se le volontà di modificare l'articolo 18 giustifichi lo scontro sociale in atto. Ci sembra invece che i dati riportati confermino le necessità di dare regolamentazione più certa al mercato del lavoro (lavori atipici in particolare) oltre che una maggiore attenzione al lavoro nero o irregolare, molto diffuso anche in provincia di Varese soprattutto nelle realtà dove non trova applicazione l'art 18 (ristorazione, edilizia, lavoro domestico, cooperative). La preoccupazione del diffondersi del lavoro nero e irregolare era già stata oggetto di segnalazione in varie sedi al punto da spingere la Camera di Commercio di Varese a commissionare un lavoro di ricerca al dipartimento di sociologia dell'Università di Milano. Il risultato di tale ricerca portò ad evidenziare una presenza di lavoro irregolare nella nostra provincia intorno al 30%. Cosa sia cambiato da quel rapporto non è ancora possibile dirlo. I dati riguardanti le ispezioni effettuate nell'anno 2001 sembrano confermarlo. Le aziende controllate nel 2001 sono state 3299, per un totale di 35 mila lavoratori occupati. La metà di queste (1581) sono risultate irregolari e il 10% circa dei lavoratori (3565) non in regola, tra cui 20 minori e 72 stranieri. Le evasioni contributive ammontano a 17 miliardi di lire, mentre superano i 27 miliardi i contributi versati in ritardo, 338 le notizie di reato e 10.031 gli illeciti amministrativi. Da tali dati si evidenzia che il lavoro irregolare si attesta intorno al 4% facendo segnare un punto più alto della media regionale e come tale pratica sia legata in modo particolare al diffondersi delle cooperative di lavoro che avrebbero dovuto cessare di avere senso dopo l'emanazione della legge sul lavoro interinale. Va infine richiamata la responsabilità pesante delle imprese che spesso avvallano questo meccanismo. Andreotti Tab A
Tab B
Definiti gli obiettivi del tesseramento per il 2002 Dopo il brillante risultato del 2001 che ha visto per la prima volta nella sua storia la Fim-Cisl della provincia di Varese superare a 3.900 tesserati, sono stati definiti gli obiettivi da raggiungere nel 2002. Il sindacato è infatti fondamentalmente un'associazione, la cui forza è strettamente legata alla rappresentatività di cui sa essere portatrice e quindi, in ultima analisi, al numero di associati su cui può contare. Il lavoro di proselitismo è pertanto fondamentale per l'affermazione anche politica del sindacato. Per il 2002 l'obiettivo stabilito dall'Esecutivo provinciale e una riconferma del dato maturato nel 2001 e, tenendo conto della situazione di stallo dell'economia, il conseguente calo di assunzioni o di non conferma dei tempi determinati, oltre che ai problemi di tensione tra le Organizzazioni Sindacali nella difficile vertenza con il Governo, non è un risultato così scontato. E' però necessario che tutti si sentano coinvolti nel lavoro. Solo il raggiungimento dell'obiettivo può consentire il mantenimento dei servizi fino ad ora dati (giornalino, internet, compilazione 730 in fabbrica, ecc¼ ). L'Esecutivo provinciale, conscio delle difficoltà nel confermare l'obiettivo,ha deciso anche un rafforzamento della struttura e, per quest'anno potremo contare del contributo volontario del neo pensionato Cervellino Antonio (ex delegato della Whirlpool) che collaborerà con i diretti responsabili nella zona tra Varese e Busto. Lo sciopero generale del 16 aprile 2002 visto da vicino L'opinione di alcuni delegati di fabbrica La partecipazione alle iniziative sindacali in questi mesi è stata in continua crescita fino a raggiungere la punta più importante in occasione dello sciopero generale del 16 aprile scorso. Risultati sorprendenti in tutti i settori e in tutte le regioni del paese hanno confermato in misura superiore alle più rosee previsioni che le scelte effettuate dal sindacato sono condivise dalla stragrande maggioranza dei lavoratori dipendenti (pubblici e privati), ma trovano consenso molto ampio tra i pensionati e l'opinione pubblica. Nelle aziende metalmeccaniche, in prima fila nell'organizzare la partecipazione allo sciopero e alle manifestazioni, sono presenti i rappresentanti della Fim ed a loro abbiamo chiesto come è andato lo sciopero, l'opinione dei lavoratori iscritti e di quelli che hanno votato per i partiti del governo, le preoccupazioni e le aspettative del difficile confronto con il governo e gli industriali. Ecco le risposte. Colangelo Michele (Fossa di Gallarate) "Lo sciopero è andato molto bene tra gli operai, un po' meno tra gli impiegati: l'opinione di tutti è di una iniziativa comunque giusta e condivisa. I lavoratori erano d'accordo in particolare perché l'iniziativa è stata indetta unitariamente dal sindacato e le manifestazioni in piazza sono state recepite con la speranza che servano a sbloccare la situazione generale. Il dialogo deve riprendere, ma sull'art. 18 non si deve accettare nessuna modifica, il resto fa parte della trattativa. Le informazioni sono stato abbastanza buone sugli argomenti più spinosi come l'art. 18 e la decontribuzione e in azienda ci sono simpatizzanti della Lega che hanno condiviso la nostra iniziativa". Sogni Gianni (Zamark di Somma Lombardo) "Lo sciopero generale è andato molto bene, oltre il 90% compresi gli impiegati con una partecipazione convinta, molto di più che in passato. Lo sciopero dei giornalisti il 16 ha penalizzato "visivamente" le manifestazioni sindacali che avevano senz'altro bisogno di un maggior riscontro con l'opinione pubblica. Iniziativa dunque positiva, ottima partecipazione: siamo in attesa di qualcosa che sarà difficile da ottenere. Il sindacato ha il consenso dei lavoratori, quindi deve incidere anche nel merito della trattativa, ma le posizioni mi sembrano lontanissime. L'informazione è stata sufficiente fino a 15 giorni prima dello sciopero, in particolare sull'art. 18, poi si è fermato. Ora si tratta di riprenderla e di dare una maggiore chiarezza sugli altri punti del confronto con il Governo". Zago Claudio (Galdabini di Cardano al Campo) "Lo sciopero è andato benissimo, il 98% degli operai e degli impiegati di officina hanno aderito, un po di difficoltà tra gli impiegati amministrativi. Iniziativa condivisa dalla gente che ora si aspetta che non passi nessuna modifica all'art. 18. Il resto della trattativa, che ritengo complicata, è aperta al confronto e il sindacato deve fare la propria parte. Maggiore informazione ai lavoratori è quindi indispensabile su tutto il resto della piattaforma." Falsetti Giuseppe (Condenser di Ispra) "Lo sciopero è riuscito molto bene: oltre l'80% ha aderito alle scelte sindacali. La gente, con il lavoro che abbiamo fatto negli ultimi mesi, ha risposto positivamente perché convinta che all'art. 18 non si devono fare modifiche. Altro argomento che preoccupa molto è la modifica fiscale proposta dal governo e su questo bisogna ritornarci. Sarà molto complicato trovare una soluzione che tenga conto delle nostre posizioni, ma è comunque necessario un confronto serrato sugli altri argomenti". Franzetti Rinaldo Luoni Sistemi di Gallarate Rinnovata la Rsu Il mese scorso è stata rinnovata la Rsu alla Luoni Sistemi, un'azienda metalmeccanica di Gallarate che produce sistemi intgrati di scaffalatura e di archivio. Una piccola azienda, meno di venti dipendenti, con una tradizione di iscrizione alla Fim Cisl e di partecipazione alle attività sindacali. In scadenza anche un accordo sul premio aziendale. Gli eletti sono Frazzitta Antonio e Baroffio Alessandro. IBEA una trattativa durata anni, finalmente l'accordo La Ibea di Tradate è un'azienda che produce taglia erba. Presente nel Tradatese con uno stabilimento produttivo che conta mediamente una trentina di persone dall'inizio degli anni novanta, ha la sede principale a Luisago (CO) dove sono allocati gli uffici amministrativi e commerciali oltre ad un magazzino dei prodotti commercializzati. L'azienda è nata infatti come commerciale e solo successivamente ha iniziato una produzione in proprio. Le difficoltà a realizzare un accordo sul premio di risultato derivano in parte anche da tale fatto, infatti l'attività produttiva in proprio non ha mai dato i risulti sperati e ciò è servito come motivazione alla proprietà per respingere le varie richieste dei lavoratori sostenendo che non vi erano i presupposti per poter dare condizioni migliorative rispetto a quanto stabilito dal contratto nazionale. Tale motivazione però è stata anche quella che ha consentito al sindacato di insistere per l'istituzione di un premio di risultato, ritenuto l'unico strumento capace di incentivare, motivare e coinvolgere i lavoratori al miglioramento dei risultati aziendali. Finalmente, nel settembre dello scorso anno, la proprietà si decideva ad accettare il confronto nel merito (forse anche perché si stava evidenziando un sempre maggior consenso dei lavoratori alla tesi del sindacato) e formulava così una prima proposta. Tale proposta veniva però respinta dai lavoratori e dal sindacato poiché legava la disponibilità alla definizione di un premio di risultato (peraltro con obiettivi difficilmente raggiungibili e con cifre di modesta entità) all'accettazione di un sistema di flessibilità degli orari di lavoro: o si accettavano tutti e due o non ci sarebbe stato il premio. La proposta dell'azienda che nasceva da un dato oggettivo (l'Ibea ha infatti una produzione fortemente legata alla stagionalità: si lavora molto tra ottobre e maggio dove si ricorre parecchio allo straordinario e ad assunzioni a tempo determinato per poi avere una situazione calante nei restanti mesi con la necessità in qualche caso del ricorso alla CIGO) si presentava però come una specie di ricatto e, dopo una breve fase di disorientamento ed imbarazzo, veniva respinta dai lavoratori. Con l'arrivo di novembre e dicembre, le esigenze produttive aumentavano, ma la"produttività dei lavoratori diminuiva a causa del deludente atteggiamento della proprietà. Con gennaio venivano organizzati anche momenti di sciopero che portavano la proprietà a dare mandato all'Unione degli Industriali di cercare un accordo. Nei giorni scorsi, dopo una trattativa complicata, finalmente l'accordo è arrivato. L'accordo (approvato con due contrari) risente ovviamente della difficile trattativa e come tutti gli accordi ha degli aspetti positivi e degli aspetti negativi. Gli aspetti positivi. Il PDR è legato al raggiungimento di un indice di produttività dato dal rapporto tra i pezzi prodotti e le ore effettivamente impiegate per produrli (esclusi dal calcolo quindi i giorni di assenza a vario titolo). Prendendo a riferimento la media degli ultimi anni, risulta un coeficente medio al raggiungimento del quale viene riconosciuto £. 1.000.000. Tale premio può poi variare, in relazione al coefficiente raggiunto tra un minimo di £. 300.000 ad un massimo di £. 1.800.000. Una volta poi definito, il premio viene ricalcolato sulla presenza individuale (non sono considerate le assenze per infortunio, permessi sindacali, scioperi) e può variare da un minimo pari al 30% in caso di assenze superiori ai 35 giorni di effettivo lavoro fino ad un massimo del 130% per assenze fino a 5 giorni. (il 100% viene garantito in caso di assenze fino a 15 giorni lavorativi). Sono previste verifiche trimestrali e, con il mese di luglio (sulla base dei risultati raggiunti a giugno) verrà dato un acconto pari al 50% dell'obiettivo raggiunto. Gli aspetti negativi. L'accordo viene applicato unicamente ai lavoratori della produzione, logistica, collaudo, accettazione dello stabilimento di Tradate, sono cioè esclusi tutti quelli non collegati alla produzione (progettisti, centralinisti, capi). L'azienda è riuscita ad imporre la sua logica di privilegiare il rapporto individuale con una parte degli indiretti e, proprio perché nel nostro caso si tratterà di 5/6 persone, è chiaro che a pagarne le conseguenze saranno i più deboli. Come per altri accordi, il premio viene riconosciuto solo ai dipendenti in forza al momento dell'erogazione con contratto a tempo determinato. Andreotti Omas di Oggiona Da tempo volevamo sentire le altre proposte Intervista a Ganassin Camillo, Rsu della Omas, eletto nel mese di marzo 2002 come candidato Fim Cisl. Parlaci della Omas? Un'azienda nata oltre cinquant'anni fa, tramandata da padre in figlio, con sede ad Oggiona con Santo Stefano. Produce macchine per alimenti (affettatrici, tritacarne, inteneritrici,ecc.) ed esporta in tutto il mondo. Ha 90 dipendenti, compresi 15 impiegati , con un orario di lavoro a giornata. Azienda di manodopera maschile: infatti solo 4 sono donne. Da quanti anni ci lavori, com'è la produzione? Ci lavoro da oltre 12 anni, come operaio i primi due al montaggio e poi al reparto officina dove opero su macchine utensili a controllo numerico. La produzione è molto diversificata . Il contratto applicato, la presenza del sindacato, la tua candidatura al rinnovo della Rsu. Quello Federmeccanica, essendo l'azienda associata. Il sindacato c'è da molti anni e la Rsu ha quasi sempre avuto solo delegati Cgil. Nell'ultimo rinnovo contrattuale abbiamo assistito a valutazioni di un solo sindacato e in contrasto con gli altri. In molti in azienda si sono chiesti il perché di questa divergenza tra le organizzazioni e si diceva: noi sentiamo una sola voce, ma non le altre opinioni. E' nata così l'idea di sentire anche la Cisl. In quel periodo era pronto il rinnovo della Rsu (essendo i delegati dimissionari da tempo) e abbiamo deciso di fare le elezioni in maniera diversa: sentire un altro sindacato. Io ero disponibile a candidarmi e presi contatto con la Fim di Gallarate che mi propose in lista. In passato ero stato iscritto per un solo anno (1989) in un'azienda diversa della Omas. Le elezioni si sono svolte nel mese di marzo, eravamo 5 candidati ,4 nella lista Fiom e io nella lista Cisl. Nella nostra azienda si poteva eleggere 3 rappresentati, alle votazioni hanno partecipato in 67,e sono stato eletto con 21 voti, i restanti 46 sono andati ai rappresentanti Fiom. Non è stata una sorpresa perché all'interno della azienda si guarda al senso pratico del lavoro sindacale, anche tra gli iscritti della Cgil non prevale l'ideologia. I tesserati Cgil sono 32, quelli Cisl 8. Io personalmente approvo il comportamento di Pezzotta (segretario della Cisl) sulle questioni generali, perché sono d'accordo che il sindacato deve avere molta attenzione al dialogo e un comportamento contrattuale lineare, questo comportamento vale a maggior ragione sull'art. 18 che non deve essere modificato perché la conquista dello Statuto è costato molti sacrifici ai nostri genitori. Il resto delle questioni vanno discusse e bisogna ottenere dei risultati a favore dei lavoratori. La scelta del sindacato non può essere solo di difendere i principi, cosa importante, ma di allargare le tutele con la contrattazione. Il sindacato in Omas: risultati ed obiettivi. Abbiamo il contratto interno, come altre aziende, con un premio annuo legato alla presenza (per cui variabile) in base ai livelli: 870.000 lire al 3^ livello, 1.050.000 al 4^, 1.200.000 al 5^.. (non per tutti uguale). Il premio è fermo dal 1996 ed ora la nuova r.s.u si presta a contrattare una modifica della cifra annua, e altre richieste dei lavoratori. L'andamento del mercato viene gestito dall'azienda senza ricorrere alla cassa integrazione nei momenti bassi. C'è una sostituzione dei lavoratori che si dimettono senza far ricorso alla manodopera precaria ma con inserimenti a tempo indeterminato. Come rappresentante sindacale spero fare onestamente il mio dovere. Nessun cambiamento dopo la scelta di candidarmi ho avuto sul lavoro e nella mia vita familiare, come non è cambiato il rapporto con gli altri rappresentanti della rsu iscritti alla Cgil: tutti sappiamo che per fare bene il nostro lavoro abbiamo bisogno del consenso di tutti i lavoratori della Omas. Intervista a cura di Rinaldo Franzetti Parker Hannifin Qualcosa di nuovo si muove dentro l'azienda di Arsago La Parker Hannifin è una multinazionale americana con siti in molti paesi europei, tra cui 2 in Italia: la sede e il magazzino a Corsico (Milano), a Gessate e lo stabilimento di Arsago Seprio in provincia di Varese. Una fabbrica di oltre 60 dipendenti che non aveva nessuna conoscenza all'interno della Fim Cisl, fino al giorno che Valenti Mario, non ha deciso di candidarsi al rinnovo della Rsu e ottiene un risultato veramente positivo: con 18 voti risulta il primo degli eletti di una lista unitaria proposta da Fim e Fiom. Inizia cosi la sua avventura di Rappresentante sindacale all'interno dell'azienda ed inoltre viene votato come RLS. Cos'è la Parker Hannifin? E' una multinazionale americana con vari stabilimenti in tutto i mondo. In Europa è presente in Inghilterra, in Francia, in Germania, in Italia. La Parker si occupa della componentistica, sia dei cilindri che dei prodotti idraulici e pneumatici. Tubi ad alta e bassa pressione, valvole, motori idraulici e pompe idrauliche, che trovano applicazione in vari settori dell'automazione industriale. In Italia? Ha una sede a Corsico (amministrazione più magazzino dei tubi e guarnizioni) , e uno stabilimemento a Gessate oltre quello di Arsago. I clienti principali? Sono ovviamente diversi, i principali sono importanti aziende che costruiscono impianti per laminatoi e macchine per iniezione plastica. Com'è la stabilimento di Arsago, quale prodotto? Siamo circa 70 dipendenti, di cui una ventina di impiegati. La produzione avviene sia su macchine tradizionali che a controllo numerico. L'orario è prevalente, per la produzione sui due turni alternati oltre a quello a giornata. La professionalità è buona per alcuni, mentre per altri non è molto elevata perché noi trattiamo un prodotto semilavorato e poi l'assemblaggio. Quindi siamo di fronte a lavorazioni simili, sia che il cilindro sia piccolo o grande, cambia solo nella pesantezza del pezzo. E' cambiato il lavoro? Io sono in azienda da 11 anni e in questo tempo è incrementato il lavoro e l'occupazione. Da un paio di anni questa è stabile. L'avventura di candidarti nella Rsu? E' partita dai primi tempi che sono entrato in azienda, anche perché ero stato messo in condizioni di far valere le mie ragioni in alcune occasioni e mi avevano chiesto di candidarmi. Allora non mi sentivo parte della azienda ed era prematura la mia candidatura. Dopo 10 anni conosco abbastanza bene l'ambiente e la realtà e allora mi sono candidato: una scelta condivisa dai compagni di lavoro. Unico eletto Fim nella Rsu: quale rapporto con gli altri due eletti? Senz'altro ottimo, penso proprio ad un lavoro unitario. Quali gli argomenti da affrontare nei prossimi mesi? C'è un grosso progetto elaborato dall'azienda a livello di divisione che verrà proposto anche nello stabilimento di Arsago che dovrebbe migliorare il sistema di lavoro in azienda. Dovremmo adattarci ad un modello giapponese che pur non cambiando la mansione prevede un collegamento delle varie lavorazioni, una specie di catena con dei tempi di lavoro adattabili. Prima di dare un nostro parere vorremmo capire meglio le conseguenze organizzative. Un altro argomento, anche se non ne abbiamo ancora parlato con l'azienda, è quello di individuare alcuni criteri di miglioramento della qualità attraverso aree di lavoro e la preparazione di sostituti in grado di integrarsi all'interno dei gruppi. Quando parlo di professionalità intendo per tutti, quindi settori operai ed impiegatizi. Avete degli accordi interni, un premio di risultato? Si, contrattiamo il calendario annuo ed un premio di risultato che è scaduto e dovremmo rinnovare nei prossimi mesi. Un premio di 1.700.000 lire annue diviso in una parte fissa e una variabile. La parte variabile è prodotta dalla qualità (40%), produttività (40%) e servizio al cliente (20%). Il premio prodotto collettivamente varia a seconda della presenza (-50% / +50%). Cosa chiedi al sindacato, alla Fim? Inizialmente chiedo l'assistenza, perché di questo ho bisogno e poi di formazione, in particolare come RLS. Intervista a cura di Rinaldo Franzetti Fondo Cometa - Fondapi Arrivano gli estratti conto 2001 a tutti i lavoratori associati In questi giorni stanno arrivando gli estratti conti relativi al 2001. Il valore della quota a fine esercizio indica un leggero incremento rispetto all'anno precedente, passando da 20.770 lire a 21.590 e ciò nonostante tutte le avversità e i problemi dei mercati finanziari dell'anno appena concluso. Ricordiamo a tutti di controllare i propri versamenti se sono regolari e conservare il documento. Negli estratti conto sono riportati il numero di identificazione personale e la password necessari per le eventuali verifiche via internet. Nella tabellina che segue sono riportati gli aderenti per classe di azienda, differenziando gli iscritti al sindacato dai non iscritti. Per quanto riguarda invece gli estratti conto Fondapi, a causa dei problemi di avvio, saranno inviati per quest'anno un po' in ritardo, comunque entro il mese di giugno. Anche in questo caso si raccomanda di conservare la documentazione e in caso di problemi, rivolgersi al proprio operatore sindacale per le opportune verifiche.
Orafi Argentieri Industria In attesa del contratto scatta la indennità di vacanza contrattuale l Ccnl dell'industria orafo-argentiera è scaduto il 31.12.2001, per cui dal 1° di aprile 2002 scatta l'indennità di vacanza contrattuale, nella misura dello 0,51% Nella tabella riportiamo le retribuzioni per livello professionale e gli adeguamenti previsiti dal 1° aprile.
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