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Il numero di settembre '01

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Gli articoli
Finaziaria: slittano i tempi
Attentato negli Stati Uniti: che la politica prenda il sopravvento
Contratto: lettera aperta
Referendum contratto: cosa pensano gli iscritti Fim
Oltre il contratto
Fondo Cometa: rinnovo assemblea
Artifond: Fondo Pensione Integrativa anche per i lavoratori artigiani
Indennita di vacanza contrattuale per Orafi-Argentieri e Odontotecnici artigiani
MV Agusta: una storia senza fine
Prime nubi sulle aziende metalmeccaniche
Chiude l' Aga Macchine di Somma Lombardo
Hoonved: rinnovato l'accordo sul premio di risultato
Anolf: un'associazione aperta per un mondo sempre più multietnico
La Cisl si esprime per il "si"

 

Finanziaria

Slittano i tempi della finanziaria

E' difficile in questo momento fare una analisi delle proposte contenute nella finanziaria per il semplice motivo che, ad oggi, non esistono proposte certe. Gli avvenimenti che si susseguono, ultima la drammatica azione terroristica compiuta in America, modificano continuamente il quadro di riferimento. Per questo motivo riteniamo opportuno spostare la nostra riflessione sulla finanziaria nel giornalino di ottobre.

Il periodo feriale è stato comunque caratterizzato da interventi sulla finanziaria, sui provvedimenti dei primi 100 giorni, su pensioni e abolizione dell'articolo 18. Ministri e industriali si sono prodigati nello sfornare proposte come, ad esempio, il passaggio dal sistema retributivo al sistema contributivo per salvare le pensioni, e l'abolizione dell'articolo 18. La Cisl ha già rifiutato questa impostazione con il passato governo e non si capisce perché dovrebbe modificarla oggi, così come ha ribadito la propria contrarietà a modificare le pensioni prima della verifica prevista dalla riforma Dini. I dati forniti dall'INPS dicono infatti che la situazione è in progressivo miglioramento e non ci sono quindi i motivi per abolire o ridimensionare le pensioni di anzianità mentre eventualmente si può intervenire per eliminare i privilegi ancora esistenti in alcuni settori. Lo stesso giudizio vale anche per la proposta di eliminare l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori, ovvero dare libertà di licenziamento in cambio di soldi. Infatti non si capisce qual'è il meccanismo per cui dando la possibilità agli industriali di licenziare liberamente, gli occupati dovrebbero aumentare? Ma è anche un problema di dignità, di una morale che finisce per considerare l'uomo alla pari di una macchina, che si usa solo per il periodo che serve.

Più incerto invece appare il terreno della finanziaria e le azioni terroristiche messe in atto in America, possono portare ulteriori modifiche, secondo quanto preannunciato da Berlusconi che ha già dichiarato come la finanziaria dovrà tener conto dell'impegno dell'Italia sul tema della risposta al terrorismo. Oltre a questo ci sono gli impegni, o promesse, già presi con i provvedimenti dei primi 100 giorni, come l'aumento delle pensioni e l'aumento delle detrazioni per i figli delle famiglie numerose. Il tutto, come dicono autorevoli esponenti del governo," senza togliere soldi dalle tasche degli italiani". Ci sembra difficile prevedere delle spese senza indicare da dove si prendono i soldi (sanità, pensioni?) ma in questo caso è veramente opportuno attendere proposte più precise prima di pronunciarsi sul merito.

Ad oggi comunque due questioni appaiono chiare. La prima è il regalo fatto con la detassazione nei passaggi di eredità milionari. La seconda è la legge Tremonti che, nata per favorire sviluppo e occupazione attraverso una detassazione degli utili reinvestiti, rischia, se non corretta, di aumentare lo squilibrio presente tra Nord e Sud in quanto il beneficio finirebbe per le zone dove il lavoro già esiste.

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Attentato negli Stati Uniti: che la politica prenda il sopravvento

Tutti siamo rimasti fortemente colpiti di quanto avvenuto negli Stati Uniti, e tutti siamo convinti che la storia del mondo non è più la stessa. Nel merito poi gli argomenti sono tanti e sicuramente occorre che ognuno di noi faccia la propria parte. Intanto, dalle singole aziende arrivano comunicati o prese di posizione da parte dei delegati. Riportiamo di seguito l'Ordine del Giorno approvato dalla RSU Aermacchi, (ma di simili c'è ne sono altri) poiché riteniamo utile contributo al dibattito tra i lavoratori.

OdG della RSU Aermacchi

I delegati della RSU Aermacchi riunitisi il giorno 17 settembre 2001 esprimono la più ferma condanna degli atti di terrorismo che hanno colpito, negli Stati Uniti d'America, tante vittime innocenti.

Allo stesso tempo esprime la preoccupazione che in questi giorni accompagna la vita dei colleghi per quanto può accadere nel mondo, alla nostra nazione e alle nostre famiglie, manifestando i timori legati anche alle ripercussioni economiche di questi avvenimenti. Per questo la RSU auspica il sopravvento della ragionevolezza, perché in questi difficili momenti la politica e la diplomazia prevalgano sulla forza e sul desiderio di vendetta.

La politica e la democrazia devono poter ispirare la gestione dell'economia, per abbattere le troppe divisioni e diseguaglianze presenti nel mondo, sconfiggendo la povertà e l'ignoranza da essa derivante: in questa situazione assistiamo alla crescita del risentimento dei poveri contro i ricchi e al radicarsi, in grandi regioni del mondo, del fondamentalismo ideologico e religioso, che vengono utilizzati da pazzi intolleranti e sanguinari per strumentalizzare uomini e donne disposti a perdere quel poco che hanno per sconfiggere ciò che gli viene disegnato come un nemico oppressore.

In questo contesto il movimento sindacale ha il compito di far crescere tra i lavoratori e i cittadini la coscienza che il mondo può essere giusto se ogni persona ha l'opportunità di realizzarsi e di che vivere dignitosamente, come richiama la dichiarazione sui diritti dell'uomo che nel secolo scorso le Nazioni Unite hanno proclamato, ma a tutt'oggi ancora disattese: non possiamo dimenticare le troppe ingiustizie presenti, la fame, la miseria e la mancanza di democrazia.

Solo sconfiggendo questo male potremo sconfiggere anche la pazzia di chi, come i peggiori tiranni che hanno causato le guerre del secolo scorso, vuole portare il nostro pianeta ad un nuovo conflitto.

Invitiamo pertanto tutte le lavoratrici e i lavoratori dell'Aermacchi a manifestare la loro solidarietà alle vittime di questi orrendi attentati e a sostenere la democrazia, la libertà, la pace. Al contempo rivolgiamo alle organizzazioni sindacali l'invito a portare a tutte le istanze la volontà dei lavoratori di creare le condizioni affinché la solidarietà ispiri le iniziative internazionali di politica economica.

Approvato all'unanumità.

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Lettera aperta a tutti i lavoratori e lavoratrici

Riceviamo e pubblichiamo una lettera scritta nei giorni immediatamente successivi alla firma del contratto, quando in alcune aziende il dibattito si era fatta rovente. Poichè evidenzia gli effetti di confusione, sbandamento, demotivazione e scoraggiamento che sono stati vissuti da alcuni delegati. In particolare delegati di aziende dove i rapporti sindacali non sono certo facili e la partecipazione è un obiettivo ancora molto lontano. Crediamo però che oggi, a freddo, possiamo dire abbia prevalso la lucidità e nelle aziende si respira un clima che ha premiato il senso di responsabilità di chi ha sottoscritto una chiusura contrattuale positiva.

Con la presente, noi Delegati sindacali di fabbrica Cisl e Cgil, insieme con i non-tesserati e con tesserati Fim-Fiom-Uilm dipendenti in una media industria dell'hinterland Milanese, desideriamo far giungere la nostra voce di contestazione con riferimento ai recenti avvenimenti che hanno colpito il mondo del sindacato e dei lavoratori metalmeccanici.

Com'è possibile, chiediamo a Voi, egregi Signori, giocare con la vita delle persone per dei servili scopi politici? Come Vi permettete di caricare sulle spalle dei Rappresentanti di Fabbrica queste manovre divisioniste?

A noi Delegati è stata assegnata una sigla uguale a quella dei Rifiuti Solidi Urbani e come tali veniamo trattati, visto che il nostro impegno è sistematicamente buttato in discarica; senza la necessità che la cosa sia alimentata da chi dovrebbe essere nostro alleato.

Dovreste sapere che ci vogliono anni per far comprendere alle persone che non si vive di solo lavoro, che abbiamo dei diritti e non solo dei doveri, che possono fidarsi di noi e soprattutto del Sindacato. Ci vuole tempo e pazienza per fare solo un iscritto, tempo sottratto a se stessi ed alla propria famiglia, dannandoci l'anima per creare unione tra i lavoratori già giornalmente divisi da qualcosa o da qualcuno, e qual è il risultato? Giochi politici.

Tutti noi abbiamo dei problemi, è difficile vivere in questo mondo formato da una società arrivista dove l'illusionismo fa da padrone, dove sono piazzate trappole d'ogni sorta e nelle quali, purtroppo, chi dovrebbe guidarci casca "come un pollo".

Le spese di questi atti, di queste conduzioni politiche, sono pagate nelle aziende, dove il "papiro" è inapplicabile, dove sono violate le regole, gli accordi, dove si viene un po' alla volta defraudati dei diritti, dove si assiste impotenti al dilagare del Mobbing.

Lamentate un abbassamento d'iscrizioni spronandoci al proselitismo, a cosa serve quando poi ti è continuamente chiesta la differenza tra una tessera sindacale e quella d'appartenenza ad un partito politico? Quando nonostante ciò che dici, la vera risposta a questa domanda è data dagli avvenimenti stessi?.

Ormai il campanilismo tra i delegati e tra i lavoratori viene alimentato sempre di più, si creano confusioni che poi non si riescono a riordinare, arrabbiature che sono dure a sbollire, delusioni che lasciano segni indelebili. La controparte tenta di allargare la falla, cercando consenso tra gli iscritti Cisl per l'accordo appena firmato. Se tutto questo non viene fermato, il sindacato sarà famoso in futuro come lo è stato il "Titanic".

Noi lavoratori siamo convinti che sia lecita la discussione, che il torto o la ragione siano soggettivi. Un apparente atto di buona fede può diventare servilismo politico visto l'attuale governo, la contestazione per la firma di un contratto è ragionevole se non si è d'accordo con quanto è stato firmato, ma non è corretta e si trasforma in un sotterfugio politico se è effettuata senza giusta causa nello stesso modo scorretto, tipico delle opposizioni di governo che respingono sistematicamente qualsiasi proposta non perché sia giusta o sbagliata ma perché formulata dalla controparte.

I lavoratori marcano tutti i giorni un cartellino che li trasforma, da esseri umani, a costi di produzione per la durata delle ore di lavoro, tutti i giorni, indipendentemente dal governo in carica nel Paese. La politica oggi non ha più ideali seri, ma soltanto interessi economici e di prestigio personale. Anche nel mondo dei lavoratori non è diverso, non ci sentiamo più popolo che ha di fronte a sé una rivoluzione culturale da mettere in atto, ma solo schiavi del capitalismo, del consumismo che c'è offerto, noi stessi ci vendiamo al miglior offerente, causando così una competizione mercenaria nei confronti del lavoro ma soprattutto di quei lavoratori che non hanno la capacità, la possibilità o la fortuna di competere in tal senso. Cosa potremmo dire a questi ultimi? Il mondo va così arrangiatevi? Classico e veritiero.

Niente politica nel sindacato: l'interesse politico danneggia i lavoratori, abbiamo bisogno di tutele mirate, di diritti garantiti ma soprattutto applicabili senza passare per il tribunale, insomma di tutto quel che serve per la classe sociale a cui apparteniamo fino al giorno in cui per un motivo o per l'altro cambieremo posizione nei confronti del lavoro.

Fuori la politica dal sindacato ripetiamo; se non avviene questo è perché manca il coraggio di affrontare il problema: il sindacato non deve essere un modo per far carriera politica.

La politica è un ideale personale che non ha motivo di interferire con la realtà quotidiana del lavoratore, non potendo dare imparzialità né tanto meno equilibrio.

Un sindacato deve interessarsi dei lavoratori e delle loro necessità, tutto il resto deve restare fuori: non è giusto usare i contributi dei tesserati per scopi politici o di altro genere.

Il sindacato è un'associazione di persone che lavorano, nato da un biso-

gno reale ed intramontabile: aiutare e tutelare i lavoratori, questo è il suo scopo, non ve ne possono essere altri.

6 luglio 2001 I lavoratori e R.S.U

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COSA PENSANO GLI ISCRITTI FIM SUL CONTRATTO FEDERMECCANICA

Le vicende contrattuali sono note a tutti, la decisione della firma separata sul Contratto Federmeccanica, le polemiche sul referendum, ecc…

La Fim si era impegnata a fare un referendum tra i propri iscritti per verificare quale era la loro opinione, proprio perché ritiene che in caso di valutazioni contrastanti, in mancanza di regole precise, devono essere gli iscritti al sindacato (cioè coloro che lo sostengono) ad avere la precedenza nelle decisioni. Nel mese di luglio in molte aziende si è tenuto quindi il referendum con gli esiti che riportiamo nelle tabelle sotostanti. Come si può rilevare dalla  tabella, la fase referendaria ha toccato 2.253 iscritti Fim e di questi ben 2.186 hanno espresso parere favorevole (90%). A titolo informativo possiamo dire che i dati nazionali non si discostano di molto da quelli provinciali, così come i dati delle votazioni fatte nelle aziende che applicano il Contratto Confapi (che ricordiamo è stato siglato da tutte le tre Organizzazioni Sindacali)

Dipendenti

Iscritti

Votanti

% Si

% No

% Astenuti

Federmeccanica

14.061

2.253

2.186

90 %

7 %

2 %

 

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OLTRE IL CONTRATTO

Sappiamo ormai tutto sul contratto dei metalmeccanici delle aziende di Federmeccanica, firmato solo da Fim e Uilm e contrastato dalla Fiom, e sul conflitto tra le organizzazioni che ne è seguito. Di concreto resta l'intesa. Qui voglio solo soffermarmi su alcune considerazioni di prospettiva.

Il modo migliore di difendere l'importante ruolo di solidarietà del contratto nazionale è farlo, ottenendo dei risultati vicini alle richieste della piattaforma e non chiedendo ai lavoratori un impegno di tempo e di ore di sciopero sproporzionato rispetto ai risultati.

I metalmeccanici italiani riconoscono l'importanza del contratto nazionale, ma sanno saggiamente valutare che la questione salariale e quella occupazionale nel nostro paese, diviso da profondi dualismi, possono essere meglio affrontate se si potenzia il secondo livello di contrattazione (aziendale e/o territoriale).

In estrema sintesi, sono questi i due principali motivi per i quali la Fim si è assunta la responsabilità di firmare un contratto separato.

Infatti, da un lato è fin troppo evidente che chiedere che un contratto nazionale redistribuisca produttività, comporterebbe un grandissimo dispendio di tempo ed energie a fronte di risultati comunque modesti. La tensione salariale derivante dal pieno impiego nel Centro-Nord può trovare risposte più adeguate nella contrattazione di secondo livello, generalizzabile a tutti i lavoratori di quelle regioni soltanto attraverso la contrattazione territoriale.

Dall'altro lato, nel Mezzogiorno la vera priorità è il problema dell'occupazione, al quale rischiamo di dedicare molte parole ma pochissime azioni contrattuali concrete.

Alla radice della divisione sul rinnovo contrattuale c'è una diversità di opinioni tra Cgil e Cisl su come riformare l'accordo del luglio 1993. Dal canto suo la Cisl ha detto chiaramente qual è la sua ipotesi. La Cgil, invece, oscilla tra una difesa dell'esistente e l'ipotesi di rafforzare la centralizzazione contrattuale, assegnando al contratto nazionale compiti di redistribuzione della produttività media.

Questa ipotesi è caldeggiata in particolare dalla minoranza interna della Cgil, che rifiuta di prendere atto delle profonde diversità di condizione oggettiva dei lavoratori che caratterizzano il nostro paese. La richiesta della Fiom di distribuire 16.000 lire per l'andamento di settore rivela un maldestro tentativo di mediare tra le due posizioni presenti nella Cgil, in funzione di un congresso di ricomposizione tra maggioranza e minoranza.

Il tentativo è quello di ridare smalto al mito della Cgil come ultima "casa comune" della sinistra. In nome di equilibri interni alla propria confederazione la Fiom voleva imporre a Fim e Uilm una gestione radicale e avventurista della vertenza contrattuale, che nulla ha a che vedere con i reali interessi dei metalmeccanici.

La Fim e la Uilm non hanno accettato di recitare il ruolo di ancelle passive in giochi congressuali che non le riguardano e hanno puntato invece a una buona chiusura, coerente peraltro con l'idea di riforma degli assetti contrattuali che abbiamo discusso e approvato nel nostro congresso.

Con questo esito drammatico finisce la vecchia unità di azione, che si basava su tre presupposti non più accettabili.

Il primo era una sorta di divisione dei compiti tra Fim e Fiom: alla prima il compito di proporre nuove idee, di stimolare l'innovazione, di prendersi la responsabilità di trovare le mediazioni per concludere i negoziati; alla seconda quello del "rapporto di massa", della capacità organizzativa, della "fedeltà" assoluta alle piattaforme:

Il secondo era la centralità della questione della redistribuzione del reddito a favore del lavoro, ritenuta capace di riassumere simbolicamente il conflitto tra capitale e lavoro, che invece negli ultimi quindici anni si è arricchito di questioni relative ai bisogni di libertà, di sapere, di autorealizzazione, non riconducibili alla dimensione salariale.

Il terzo presupposto stava nel rapporto con la politica: i collateralismi e le cinghie di trasmissione tipici del rapporto sindacato-partiti nella Prima Repubblica sono definitivamente saltati a causa della crisi dei partiti di massa di allora (Pci, Psi, Dc), della maggior autonomia di Cgil Cisl e Uil, del progressivo affermarsi del bipola<P8.5MI> - . Cont. pag. 6<P255D>

rismo nel sistema politico italiano.

Di fronte a ciò la Cgil ha chiaramente scelto un modello tradeunionista, in base al quale tenta di giocare in proprio un ruolo nel dibattito e negli equilibri di potere dei partiti della sinistra. La Cisl ha superato non senza difficoltà, e anche grazie alla determinazione della Fim, la tentazione di fare altrettanto nei confronti di un'area centrista. Essa oggi ripropone una concezione rinnovata dell'autonomia, che assegna al sindacato un ruolo di attore politico diretto in quanto rappresentante di una parte della società civile (il mondo del lavoro), senza rinunciare alla ricerca di dialogo e di convergenza con i partiti, basata su una scelta di interlocuzione pluralista.

Un'ultima questione da non dimenticare è la concezione della democrazia nel rapporto tra sindacato, iscritti e lavoratori. La vecchia concezione di "sindacato dei lavoratori", cara alla Cgil, l'ha sempre portata a teorizzare il ricorso al voto di tutti i lavoratori come ultima istanza per assumere decisioni negoziali.

Questa idea non è in grado di dare risposte convincenti a due questioni ripetutamente proposte dalla Cisl.

La prima è la necessità di riconoscere maggior ruolo e potere a chi, attraverso l'iscrizione, consente al sindacato di essere rappresentativo, di mantenere una robusta struttura operativa e di pagarne i costi di funzionamento.

La seconda è il fatto che l'organizzazione di eventi elettorali, che il sindacato può mettere in campo, non è in grado in ogni caso di coinvolgere una parte significativa dei lavoratori cui si rivolge. Sarebbe come se, in occasione di elezioni politiche, il certificato elettorale potesse essere consegnato a poco più della metà degli elettori. Le nostre consultazioni hanno certamente un grande valore politico, ma sono ben lungi dall'avere le caratteristiche necessarie per essere giuridicamente credibili.

Negli ultimi tempi, poi, questa forma, già di per sé imperfetta, di democrazia plebiscitaria è resa ancor meno credibile sul piano democratico dal ruolo di primo piano che nelle decisioni assumono i leader, la cui funzione viene amplificata a dismisura da stampa e televisione. Il segretario generale di turno, che si appella a un voto del popolo (peraltro, come abbiamo visto, non di tutto il popolo) appare più come un piccolo Peron che come un grande democratico.

D'altro canto la sola democrazia degli iscritti sostenuta dalla Cisl affida nei fatti la validità erga omnes dei contratti (soprattutto di quelli nazionali) alla volontà delle controparti.

La questione è seria, ma non può essere affrontata a colpi di clamori propagandistici e nemmeno risolvendo per via legislativa un problema fortemente legato a quello della libertà di associazione sindacale, garantita dalla Costituzione. Una legge non farebbe che aggirare l'una o l'altra opinione in campo: la soluzione va ricercata attraverso la via negoziale, la sola in grado di comporre con equilibrio le diverse opinioni.

La nuova unità di azione è un compito a cui dedicarsi al più presto. Essa deve basarsi sulla pari dignità tra le tre confederazioni, su un'idea comune circa l'assetto delle relazioni contrattuali e le regole della democrazia, sulla modifica dei tre presupposti, prima descritti, su cui la vecchia si fondava e che ora non reggono più.

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Rinnovo Assemblea del Fondo Cometa

Nei giorni scorsi sono arrivate per posta agli iscritti a CO.MET.A. le schede per eleggere i componenti dell'Assemblea del Fondo pensioni che, ogni tre anni va rinnovata.

Le schede contenenti l'espressione di voto degli iscritti dovranno essere inviate per posta all'indirizzo indicato sull'apposita busta. Saranno considerate utili le schede ricevute alla Casella postale entro l'8 Ottobre 2001.

Un'ampia partecipazione degli iscritti al voto che determina la composizione dell'Assemblea e che, a sua volta eleggerà i componenti del Consiglio di Amministrazione in rappresentanza dei lavoratori e delle lavoratrici iscritti a CO.MET.A. è indubbiamente un fatto molto rilevante: la partecipazione nel processo di formazione delle decisioni del fondo pensioni è senz'altro un elemento distintivo dei fondi negoziali, come CO.MET.A. rispetto a quelli "aperti".

E' importante che a votare siano in tanti, ricordandovi che basta il voto di lista, ovviamente quella di Fim, Fiom, Uilm.

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ARTIFOND: 10.000 FIRME ENTRO OTTOBRE

Finalmente parte il Fondo Pensione Integrativa anche per i lavoratori artigiani

E' partita la campagna di promozione e di raccolta delle adesioni ad Artifond, il Fondo di previdenza complementare per le lavoratrici e i lavoratori dell'artigianato.

A livello nazionale tutte le parti sociali hanno convenuto di avviare la campagna di adesioni, pur permanendo opinioni diverse da parte di alcune Associazioni artigiane, le stesse che hanno tentato di impedirne l'effettiva operatività.

Ma per fare ciò, occorre raccogliere entro ottobre 10.000 adesioni su tutto il territorio nazionale, requisito minimo per l'effettiva partenza del Fondo.

Questo per evitare l'ulteriore dilatazione dei tempi e un drastico intervento della COVIP che può arrivare sino alla decadenza del Fondo.

Un tale possibile risultato rappresenterebbe una sconfitta per il sindacato sul tema dei Fondi pensione contrattuali (che hanno evidenti maggiori garanzie di trasparenza e democrazia rispetto ai fondi aperti), sarebbe comunque una inadempienza contrattuale che, di fatto, inciderebbe sul ruolo stesso del contratto nazionale e costituirebbe un grave precedente che può mettere in discussione uno dei pilastri su cui si regge la riforma delle pensioni.

Il tutto rappresenterebbe, comunque, un danno economico non più recuperabile per tutti i lavoratori del settore che si vedrebbero negata la possibilità, già operante per i dipendenti di aziende Federmeccanica, Unionmeccanica e Cooperative, di poter utilizzare uno strumento del loro contratto nazionale per costruirsi un'integrazione alla pensione pubblica.

Il materiale promozionale e le schede di adesione sono disponibili presso le sedi della Fim, gli Enti Bilaterali e sul sito internet www.artifond.it.

AL

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MV Agusta

"Una storia senza fine¼ ¼ di problemi"

Sono ormai mesi che alla MV Agusta (ex Cagiva) si vivono momenti di grande preoccupazione. Dal luglio 2000 infatti, la produzione è proceduta a singhiozzo per la mancanza di semilavorati e, da aprile 2001 la maggior parte dei lavoratori ha passato il proprio tempo in azienda a" tagliare i prati o verniciare cancellate". Si è ripresentata la situazione di quattro anni fa, quando l'allora Cagiva arrivò ad una sospensione dell'attività produttiva per l'insufficienza dei mezzi finanziari necessari ad alimentarla regolarmente.

Allora la situazione fu risolta con la vendita del pacchetto azionario di controllo della Ducati spa di Bologna e grazie ad un finanziamento del Medio Credito Lombardo. La situazione si è ripresentata con tutti i problemi, a causa della scarsa attenzione posta all'organizzazione del lavoro, al tipo di investimenti, alla gestione aziendale impegnata più nella repressione dell'attività sindacale che non alla salvaguardia dell'attività produttiva.

E' stata così colta con soddisfazione alla fine di luglio, la notizia dell'accordo raggiunto con il gruppo Piaggio, poiché ritenuta l'ultima spiaggia anche in considerazione del forte indebitamento raggiunto (le fonti ufficiali parlano di 300 miliardi contro un fatturato 2000 di 240 miliardi).

L'accordo prevede l'acquisizione iniziale da parte della Piaggio Holding di una quota pari al 20% di MV Agusta ma, se tutto andrà secondo i programmi, entro fine ottobre si dovrebbe concludere con l'acquisizione dell'80%. L'interesse di Piaggio per MV è dovuto alla scelta di incrementare la gamma dei prodotti con l'offerta ai clienti di moto di grossa cilindrata.

Secondo quanto spiegato alle organizzazioni sindacali, l'accordo prevederebbe i seguenti impegni:

- la possibilità di sviluppare immediate sinergie di natura finanziaria, industriale e commerciale tra i due gruppi, in particolare, sarà importante l'apporto che potrà dare Piaggio a MV per quanto riguarda l'industrializzazione del prodotto e viceversa, MV a Piaggio sulle questioni dell'innovazione del prodotto e il completamento della gamma con grosse cilindrate;

- l'impegno a mantenere le produzioni nelle sedi attuali;

- la ripresa produttiva da settembre, seppur in modo graduale che dovrebbe consentire di mantenere gli attuali organici o addirittura di aumentarli, anche se, la delicata fase di ripresa necessita di un momentaneo ricorso alla cassa integrazione guadagni per consentire il ripristino delle scorte di materie prime e semilavorati.

All'inizio di settembre, le Organizzazioni Sindacali e la Rsu incontratesi con la Direzione Aziendale per concordare la fase di ripresa, si vedevano confermare la necessità di due settimane di CIGO per circa 350 persone (circa i 2/3 del personale occupato) e la probabilità di un'ulteriore settimana all'inizio di ottobre con l'impegno ad un incontro di approfondimento sul futuro dell'Azienda per esaminare lo stato della ripresa dei lavori ed eventuali piani di riorganizzazione.

Purtroppo però, ancora una volta, si sono dovuti fare i conti con i soliti problemi derivanti dalla scarsa sensibilità/serietà della Dirigenza Aziendale. All'inizio della seconda settimana di CIGO, la RSU e le OOSS venivano infatti informate, di difficoltà nel reperimento di semilavorati e sulla conseguente necessità di prorogare la Cigo per altre due settimane seppur per un numero ridotto di lavoratori (circa 35).

Già tale fatto non poteva che creare parecchie perplessità, sfocianti poi in protesta, nel momento in cui si veniva a scoprire che, un po' dovunque, la CIGO era utilizzata per penalizzare i lavoratori "meno simpatici" , al punto tale che nello stabilimento di Cassinetta venivano lasciati a casa 7 lavoratori, quasi tutti invalidi.

La protesta si generalizzava portando alla decisione di invitare tutti i lavoratori a tornare al lavoro e alla dichiarazione di uno sciopero ad oltranza, sospeso solo dopo la decisione della proprietà di sospendere per tutta la settimana la Cigo e fissare un incontro urgente per definire regole più precise.

Nell'incontro fatto il giorno seguente all'Unione degli Industriali, venivano così definiti impegni più precisi che si spera vengano finalmente rispettati. Al momento in cui scrivo, la situazione è in continua evoluzione ed è probabile che quando si legge questo

articolo siano avvenuti altri fatti nuovi, ma ciò che ci interessa rimarcare è che nell'anno 2001, nonostante le tante parole spese sull'importanza delle relazioni sindacali, del coinvolgimento dei lavoratori agli obiettivi di fabbrica, siamo in presenza di un'Azienda che rischia di andare alla deriva, con la conseguente perdita di 600 posti di lavoro, per colpa di una mentalità d'altri tempi del management aziendale.

AL

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Prime nubi sulle aziende metalmeccaniche

Si affacciano con preoccupazione le prime nubi sopra le aziende metalmeccaniche del nostro territorio: sono infatti segnalate richieste di cassa integrazione in alcune grandi aziende con ricadute negative sull'indotto.

Quindi, a differenza dello scorso anno, non ci sono molti movimenti occupazionali positivi previsti per il prossimo autunno, è in aumento la richiesta di cassa integrazione nelle piccole realtà, sono in calo le ore di lavoro straordinario utilizzato, e tutto questo fa pensare ad un utilizzo minore degli impianti.

R. Franzetti

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Chiude l'Aga Macchine di Somma Lombardo

Un'altro pezzo di storia dell'industria varesina che se ne va

Dopo alcuni mesi di agonia, chiude definitivamente l'Aga Macchine di Somma Lombardo, un'azienda metalmeccanica che produceva particolari per il settore delle cartiere.

Un'azienda che aveva assorbito una parte degli occupati provenienti da un'altra esperienza conclusa negativamente, all'inizio degli anni novanta, quella della Aga Pompe.

In effetti nell' ultimo anno erano rimasti in pochi, appena 5 dipendenti, ma fino a giugno nessuno si aspettava una soluzione drastica e in tempi brevi: la notizia del fallimento è trapelata quando la situazione era già stata decisa dal tribunale di Busto Arsizio con una sentenza del 3 luglio 2001.

Una situazione intollerabile anche da parte della proprietà della azienda, che ha messo in mezzo ad una strada i dipendenti senza stipendio dal mese di giugno.

Il subentro del curatore fallimentare non ha certo portato un miglioramento per queste persone, considerando che dal 3 luglio scorso, giorno del fallime nto, hanno ricevuto la lettera di licenziamento solamente nella giornata di mercoledì 12 settembre 2001 (e dopo vari tentativi da parte del sindacato di sollecitare una decisione).

Senza stipendio dal mese di giugno, senza la preoccupazione, da parte della proprietà, di chiedere per questi lavoratori la cassa integrazione o la mobilità, il trattamento di fine rapporto da recuperare e i contributi Inps da verificare, sono la conclusione di una scelta, quella di porre in liquidazione l'azienda, che senz'altro mira ad utilizzare l'area per altri scopi (e la vicinanza dello scalo Malpensa lo fa pensare).

I lavoratori, tutti con un'età compresa tra i 40 e i 50 anni, dovranno quindi cercarsi un nuovo lavoro pur avendo alle spalle una buona professionalità in un settore dove non c'è molta concorrenza: possibile, si chiedono i dipendenti, che nessun imprenditore era disponibile a rilevare l'azienda?

A questa denuncia politica è seguita nei giorni scorsi, il mandato all'ufficio vertenze della Cisl di tutelare i dipendenti della (ex) Aga Macchine e a recuperare le spettanze.

Ci chiediamo se e per quanto tempo rimarrà chiusa e vuota.

Franzetti

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Hoonved: rinnovato l'accordo sul premio di risultato

Quando le relazioni sindacali sono davvero partecipative

Anche alla Hoonved di Venegono, azienda produttrice di lavastoviglie per negozi, il 31 agosto è stato rinnovato l'accordo sul premio di risultato.

L'accordo in vigore era stato siglato nel 1997, dopo un anno dalla ristrutturazione e rappresenta sicuramente un esempio di come la partecipazione dei lavoratori possa portare al successo di un'azienda e contemporaneamente, a buoni risultati per i lavoratori.

La Hoonved è infatti nata e sviluppata negli anni 60/70, grazie al suo fondatore Dall'Oglio, arrivando ad avere notevole successo in tutto il mondo. Alla fine degli anni 80 però è iniziata la crisi dovuta soprattutto ad una gestione poco attenta e che non ha saputo rinnovarsi secondo le nuove esigenze chieste dal mercato.

La crisi si è protratta aggravandosi nei primi anni novanta, portando ad una continua riduzione di personale con la necessità di ricercare continuamente soluzioni diverse per farvi fronte.

Purtroppo, la gestione superficiale e poco attenta della proprietà, vanificavano ogni sforzo, e nel '94/'95 sembrava di essere giunti proprio al capolinea.

La proprietà decise così di vendere l'azienda al gruppo ALE, interessato all'acquisizione sia perché il prodotto Hoonved era ancora richiesto dal mercato, sia perché tale prodotto serviva a completare la gamma di prodotti del gruppo.

Tra le maestranze e le Organizzazioni Sindacali nacquero ovviamente una serie di preoccupazioni derivanti dalla possibilità che la produzione potesse nel giro di poco tempo essere trasferita in altra sede.

Ma così non avvenne anzi, la nuova gestione, molto più attenta a tutti gli aspetti organizzativi, produttivi e commerciali, portò immediatamente ad ottimi risultati e al rilancio dell'azienda stessa.

Si decide così, dopo alcuni mesi, di proporre alla nuova proprietà, la scommessa di realizzare un accordo per un premio di risultato che servisse ad incentivare il personale a fronte del raggiungimento di obbiettivi concordati. Dopo un primo anno di sperimentazione l'accordo venne stipulato in via definitiva, portando nei primi quattro anni al raggiungimento del 100% dell'obbiettivo che per il 2000 è voluto dire £. 1.250.000.

Nel 2001 l'accordo scadeva e così le parti si sono incontrate nel mese di luglio per avviare la discussione per il suo rinnovo.

Nel giro di pochi giorni è stato raggiunto l'accordo che mantenendo l'impostazione del vecchio, ha adeguato gli obiettivi.

L'accordo prevede tre indici di riferimento (qualità, fatturato, produttività) che concorrono autonomamente alla determinazione del premio e, il risultato ottenuto, viene ricalcolato sulla base della presenza.

Nel merito:

Per qualità si intendono le ore perse impiegate per la ripresa di componenti difettosi, difetti di montaggio, o interventi presso clienti a causa di difetti di fabbricazione; il premio può variare da 100% a 0.

Per fatturato si intende l'obiettivo di fatturato complessivo da raggiungere ogni anno, oltre il quale viene riconosciuto il 100% e l'obiettivo minimo al disotto del quale il premio si azzera.

Per produttività si intende quella stabilita in azienda e depurata dai tempi morti non imputabili ai reparti di produzione.

Il correttivo individuale è rappresentato dalle ore di assenza escludendo le ferie, i permessi retribuiti e non retribuiti autorizzati, le malattie superiori a 15 giorni, gli infortuni ed i ricoveri ospedalieri e, il 100% viene garantito comunque fino al quindicesimo giorno di assenza.

Per tutti gli indici, sono previsti incontri mensili di verifica. Il raggiungimento del 100% del premio prevede un riconoscimento che cresce negli anni secondo i seguenti valori: anno 2001 – E 620, anno 2002-E 672, anno 2003 – E 723, anno 2004 – E 775.

Andreotti

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Solidarietà

ANOLF : UN'ASSOCIAZIONE APERTA PER UN MONDO SEMPRE PIU' MULTIETCNICO

L'ANOLF (Associazione Nazionale Oltre Le Frontiere) è un'associazione a carattere volontario, democratico senza scopo di lucro che ha come scopo la crescita dell'amicizia e della fratellanza tra i popoli, nello spirito della Costituzione Italiana.

L'ANOLF, promossa e sostenuta dalla Cisl, è nata per realizzare un obiettivo ambizioso, difficile ma profondamente giusto: contribuire a creare una società aperta verso le diversità in un mondo sempre più multietnico, multiculturale, nel rispetto e nella valorizzazione delle specificità storiche, culturali e religiose.

Gli interventi che si propone sono:

- attività informativa diffusa, consulenza, assistenza, finalizzate alla promozione dei diritti degli immigrati;

- processi formativi per l'acquisizione degli strumenti ( lingua, cultura, normative, preparazione professionale) necessari per essere soggetti attivi di integrazione nel lavoro e nella società;

- azioni intese a favorire socializzazione ed associazionismo attivo tra gli immigrati, nel rispetto delle proprie origini etniche e culturali;

- ricerche, studi, seminari, feste di incontro tra i popoli;

- promozione di progetti, anche in partenariato, riguardanti gli immigrati;

- rapporti e collaborazioni in Italia ed in Europa con istituzioni, enti, organizzazioni politiche e sindacali, associazioni, per affrontare il fenomeno migratorio nel contesto dello squilibrio Nord-Sud;

- interventi ed accordi di cooperazione con i paesi di provenienza degli immigrati.

Inizialmente, sarà aperto uno sportello con cadenza quindicinale, la seconda e la quarte settimana del mese a partire dal mese di ottobre in due sedi: a Varese il lunedì dalle 15.30 alle 18.30 ed a Besozzo il giovedì, negli stessi orari.

Il responsabile del servizio sarà Thierry Dieng, attivista sindacale Fim della Whirlpool.

Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere negli orari si sportello o scrivere all'indirizzo anolf.varese@cisl.it

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La CISL si esprime per il "SI" al quesito referendario del 7 ottobre 2001.

Per la CISL un risultato referendario confermativo di questa legge è la condizione essenziale per avviare una nuova fase delle riforme istituzionali che consenta di realizzare gli ulteriori obiettivi:

-costituzione della Camera delle Regioni (che del federalismo è un caposaldo indispensabile);

-affermazione in termini meno generici e sfuggenti del principio di sussidiarietà sia verticale che orizzontale, precisando meglio le procedure di cooperazione ed integrazione normativa fra Stato e Regioni e delimitando con maggior chiarezza le materie su cui andrà esercitata la podestà legislativa esclusiva o concorrente;

-definizione della forma di Stato e di Governo;

-riforma dell'attuale legge elettorale.

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