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Il numero di giugno '01

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Gli articoli
Contratto: una soluzione rapida e positiva
Contratto: come si è arrivati alla rottura
Aermacchi: rinnovata RSU
Accordo Ficep
Una storia quasi ... irreale
Il mestiere del rappresentante sindacale
CAE: piccolo ma bello
Il nuovo assegno per il nucleo familiare
Contratto: Ordine del giorno Della Fim Cisl (Inserto)
Un buon contratto ... a portata di mano (Inserto)

 

Contratto

I lavoratori si aspettano una soluzione rapida epositiva

Le iniziative di lotta, con scioperi e blocco degli straordinari, hanno costretto Federmeccanica a modificare la propria posizione passando dalle 85.000 lire precedenti a una proposta di 115.000 lire.

Le 115.000 lire prposte da Federmecanica sono così articolate:

- 85.000 lire quale recupero dell'inflazione programmata 2001- 2002 pari al 2,9% così come da richiesta.

- 12.000 lire quale recupero della differenza di inflazione dei due anni precedenti e andamento di settore. Quantità questa dichiarata suscettibile di modifica.

- 18.000 lire quale differenza di inflazione dei primi 6 mesi del 2001 che è arrivata al 3%.

La Fiom considera negativamente la proposta di 18.000 lire sulla differenza di inflazione dei primi sei mesi del 2001, ritenendo che comunque andrebbe data ai lavoratori nel 2003, e insiste perché al suo posto ci sia una quota per il buon andamento del settore.

Per la Fim invece la proposta delle 18.000 lire è utile per arrivare comunque alla cifra richiesta ed è apprezzabile in quanto risponde ad una esigenza reale dei lavoratori che hanno visto nei primi 6 mesi del 2001 un'inflazione superiore a quanto programmato e questo lo hanno fatto notare più volte nelle assemblee. Ne è comprensibile perché dovrebbero aspettare due anni una cifra che gli può essere riconosciuta da subito.

Le 12.000 lire offerte quale recupero dell'inflazione dei due anni precedenti e dell'andamento di settore sono troppo poche confrontate con la nostra richiesta di 50.000 lire. E' vero che, come in ogni richiesta, è difficile ottenere tutto e quindi necessita una mediazione, ma è altrettanto vero che la differenza è troppo alta.

Per la Fim è possibile arrivare ad un accordo se la somma delle diverse cifre, comprese le 18.000 del 2001, portano comunque alle 130.000 – 135.000 lire che è quanto da noi richiesto in piattaforma.

Quindi le 115.000 lire proposte ad oggi da Federmeccanica (sia pure non ultimative) sono ancora troppo poche; va riaperta la contrattazione supportata da iniziative di lotta.

E' su questa proposta che la Fim ha dichiarato la disponibilità-necessità di un confronto in assemblea con i lavoratori e, chiariti gli obiettivi, dichiarare, assieme alle altre organizzazioni sindacali, 8 ore di sciopero a sostegno delle richieste.

Ma ancora una volta la Fiom non ci sta e va per la sua strada decidendo da sola la proclamazione di uno sciopero nazionale e la convocazione di un attivo dei delegati Fiom per decidere appunto lo sciopero stesso. L'atto diventa ancora più grave in quanto nel comunicato la Fiom dice "che è impossibile dichiarare insieme lo sciopero" poichè esistono divergenze.

Questo è un atto gravissimo. Nonostante la nostra disponibilità al confronto la Fiom decide da sola e da sola proclama lo sciopero.

Mai successo dagli anni '60!

Questi sono atti che compie solo chi è convinto di essere l'unico, vero, ecc¼ ., sindacato, e su questo non potremo mai essere d'accordo.

Quali siano le ragioni di un tale atteggiamento si possono solo supporre, ma sicuramente si fa fatica a comprenderle da un punto di vista puramente contrattuale visto che la proposta della Fim rimane nella quantità uguale a quella della piattaforma sia pure utilizzando una voce dell'inflazione del 2001.

Sarebbe grave utilizzare il contratto dei metalmeccanici in funzione pro o contro questo o quel governo, come pure per la definizione di linee o di dirigenti di partiti.

La Fim ritiene ancora oggi possibile una positiva conclusione del contratto e, a sostegno degli obiettivi enunciati, ha proclamato 8 ore di sciopero articolato da fare entro il 5 luglio, invitando le altre organizzazioni a decidere modalità analoghe che permettano di mantenere almeno l'unità di azione.

A. Vassallo

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COME SI È ARRIVATI ALLA ROTTURA ?

Fine maggio: la riuscita della mobilitazione del 18 determina un ripensamento di Federmeccanica fino ad allora aveva offerto solo 85.000 lire ), che prospetta una nuova offerta: 85.000 inflazione programmata 2001/2002, 12.000 per recupero inflazione 1999/2000 e andamento settore, 18.000 come riconoscimento per l'inflazione reale del 1° semestre 2001, Totale lire115.000.

Primi di giugno: FIM, FIOM E UILM si confrontano sulla proposta: utti sono d'accordo nel dire che le 12.000 lire sono insufficienti. Sulle 18.000 lire di anticipo la FIOM dice che sono inaccoglibili, perché costituiscono uno stravolgimento della piattaforma presentata, mentre FIM sostiene che sono un'ulteriore recupero del potere d'acquisto e uno strumento utile a costruire una soluzione positiva dell'accordo. Viene chiesto un incontro con CGIL CISL e UIL per trovare una soluzione unitaria; la CGIL prima dell'incontro dichiara che la proposta non è condivisibile e l'incontro unitario non ha successo.

12 giugno: l'Esecutivo della FIM nazionale propone un confronto con i lavoratori e iniziative di mobilitazione unitarie per far crescere le 12.000 e arrivare alla chiusura.

18 giugno: il Comitato centrale Fiom indice un'assemblea delle RSU FIOM per il 27 e propone alle altre Organizzazioni un referendum da sottoporre ai lavoratori: continuare la battaglia sulla base della piattaforma rivendicativa oppure accettare la pregiudiziale della Federmeccanica (le 18.000 lire di anticipo). La FIM propone una formulazione più incentrata sui contenuti, ma la proposta non viene accettata.

19 giugno: la Segreteria FIM prende atto della indisponibilità sostanziale delle altre Organizzazioni ad un percorso unitario di consultazione dei lavoratori, invita perciò le proprie strutture alla consultazione degli iscritti, propone di indire durante il proprio Esecutivo di lunedì una giornata di sciopero nazionale da concordare unitariamente a sostegno di una ripresa della trattativa per la conclusione positiva del negoziato.

21 giugno sera: viene resa pubblica la decisione della Segreteria Nazionale FIOM di proclamare uno sciopero con manifestazioni, separatamente dalle altre Organizzazioni, di fatto dichiarando conclusa l'unità d'azione tra FIM, FIOM e UILM.

25 Giugno: la Fim riconferma gli obiettivi per arrivare alla fine del contratto e indice assemblee regionali dei delegati Fim. Proclama otto ore di sciopero articolato a sostegno degli obiettivi invitando le altre organizzazioni ad aderire.

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Rinnovata la RSU negli stabilimenti di Venegono

La FIM si riconferma il primo sindacato in Aermacchi

Si sono tenute il 24 e 25 maggio scorso le elezioni per il rinnovo della RSU Aermacchi. L'alta partecipazione al voto (più del 70% degli aventi diritto) conferma l'attenzione che i lavoratori assegnano a questo momento e insieme, conferisce alla RSU un mandato pieno.

L'esito delle elezioni ha riconfermato il primato del sindacato confederale, pur in presenza di due liste autonome che hanno di fatto trasformato le votazioni in una specie di referendum anticonfederale.

FIM FIOM e UILM hanno avuto più del 75% dei consensi, con punte oltre il 90% tra gli impiegati.

La FIM viene riconfermata, con più del 30% dei voti e un terzo dei delegati, la prima organizzazione sindacale in azienda sia come iscritti che come consensi.

La delegazione della FIM può contare su 8 delegati tra cui alcune importanti conferme che garantiscono capacità ed esperienza. Ma allo stesso tempo è stata rinnovata e può contare anche su giovani delegati che rappresentano insieme un elemento di novità e di importante prospettiva per la nostra organizzazione.

Saranno supportati nel loro impegno dal Collettivo di Fabbrica che è stato scelto con le elezioni primarie dagli iscritti.

La FIM in questi anni ha condotto con autorevolezza il confronto sindacale in azienda, concretizzando nel lavoro unitario il programma di lavoro che aveva presentato ai lavoratori in occasione delle scorse elezioni del 1998.

Questo impegno si è realizzato in particolare con gli accordi di chiusura del processo di ristrutturazione (durato quasi un decennio e che ha visto un drastico ridimensionamento degli occupati ed anche l'incorporazione di SIAI Marchetti), dell'istituzione del premio di risultato e con l'accordo sui ruoli professionali.

Quest'ultimo accordo, che si basa su un importante lavoro di una commissione paritetica costituita da azienda e sindacato, contiene notevoli elementi di novità tra cui la trasparenza del sistema di valutazione, rappresenterà certamente una guida per il nuovo inquadramento del contratto nazionale, impegno indicato come prioritario da FIM FIOM UILM e ribadito nel recente congresso nazionale della FIM.

La complessa gestione di questi accordi, specie quello sui ruoli professionali che ha richiesto tempi più lunghi di quelli preventivati (anche per l'atteggiamento ostruzionistico di alcuni delegati), ha creato delle incomprensioni tra le organizzazioni sindacali e gruppi consistenti di lavoratori.

Questa situazione ha creato le premesse per l'altro dato evidente di queste elezioni, e cioè la sensibile crescita di voti della FLMU nel collegio operai, che ha costruito il suo consenso più sulla contestazione e sul malumore che su un vero programma di lavoro.

Riteniamo però importante rilanciare con i lavoratori l'impegno ad una maggior partecipazione e comprensione reciproca, a partire dai giovani che numerosi sono stati assunti recentemente e che possono trovare, all'interno della delegazione della FIM, degli interlocutori seri e affidabili.

Da ultimo alcune riflessioni sulla situazione aziendale. L'avvio in Aermacchi di programmi civili e del nuovo addestratore ha consentito in questi anni una ripresa delle attività e dell'occupazione, con una produzione che si è spostata sensibilmente dal mercato militare a quello civile (oltre il 50% del fatturato ed oltre il 60% della produzione).

La produzione civile (l'aereo da trasporto regionale Dornier 328 e le gondole motore dei jet) voluta con forza dalla FIM negli anni '80, ha permesso il mantenimento dell'occupazione, che in questi ultimi anni era messa in forte discussione dalla crisi del mercato militare.

Si sono però determinate delle condizioni che richiedono maggior attenzione nell'utilizzo delle risorse, soprattutto in attesa delle evoluzioni (prima annunciate e poi rimandate) del settore aeronautico verso la costituzione dell'azienda europea con EADS in cui dovrebbero confluire le attività delle aziende italiane del settore e, quindi, anche quelle di Aermacchi.

In questo contesto è importante che il sindacato confederale e la FIM in particolare abbiano saputo imporsi nella competizione per l'elezione della RSU, permettendo una continuità degli accordi raggiunti, in primo luogo il completamento del progetto ruoli sul versante delle prestazioni, come pure la ridefinizione di alcuni parametri dell'attuale Premio di Risultato.

Graziano Resteghini

Coordinatore della FIM CISL Aermacchi

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Ficep

Raggiunto l'accordo dopo più di 50 ore di sciopero

La FLMU sta sbandierando in lungo ed in largo un accordo siglato con la direzione della FICEP di Gazzada, dove questo sindacato ha l'esclusiva della rappresentanza sindacale.

Questa intesa non è certamente trascurabile dal punto di vista salariale, ma vale la pena comunque farci due ragionamenti.

Il primo è sindacale e cerca di fare un bilancio tra richieste iniziali e risultato ottenuto: sono stati richiesti in piattaforma più di 5 milioni (consolidamento di lire 2.400.000 di un precedente premio e lire 3.000.000 di salario fresco) e ne arrivano in busta lire 1.200.000 fisse del vecchio accordo ed un massimo di lire 2.700.000 variabili, di cui lire 1.500.000 praticamente fisse perché legano l'erogazione del minimo ad obiettivi molto generosi (fino al 26% del rapporto tra margine operativo lordo e valore aggiunto) mentre il restante 1.200.000 lire è condizionato anche pesantemente da un indicatore legato all'assenteismo.

Insieme a questo si deve fare un bilancio "spese": più di 50 ore di sciopero sono costate ai lavoratori mediamente lire 750.000, solo parzialmente ripagati dalle 400.000 lire di cui non troviamo traccia nell'accordo, ma che riteniamo pattuiti in altro modo e che nel volantino, vengono presentati come una regalia aziendale.

Inoltre queste 50 ore sono già una bella zavorra per il moltiplicatore di assenteismo.

Il secondo ragionamento riguarda la metamorfosi della FLMU: questo sindacato, udite udite, ha sottoscritto un accordo in cui il salario è legato non all'andamento del fatturato (massima concessione che FLMU ha sempre fatto nelle discussioni assembleari o nelle rare RSU dove è presente), ma a indici di bilancio, con l'aggiunta che se un lavoratore ha la sventura di beccarsi un'influenza rischia di perdersi una parte del salario, mentre se è bravo e va a lavorare anche se ha la febbre guadagna di più.

Infine una considerazione sulla coerenza non tanto della FLMU ma della proprietà: sappiamo che rappresenta l'UCIMU e che comunque ha nel panorama provinciale una posizione rilevante nell'UNIVA.

Ci aspettiamo da lor signori non tanto che si straccino le vesti per questa trasgressione alle regole contrattuali, ma che almeno avviino una intima riflessione.

G.R.

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Una storia quasi¼ irreale!

Quando il sindacato serve... ma fuori dai cancelli

Sono da poco passate le diciotto di giovedì 31 maggio, il tempo è pessimo a Gallarate e in fondo, questa estate non ne vuole proprio sapere di sbocciare.

Ricevo una telefonata da Pattini, responsabile della Cisl di Besozzo, che mi dice pressappoco cosi: la sede è occupata dai lavoratori della Sar Tek che si sono presentati in Cisl accompagnati dalla loro datrice di lavoro e non se ne vanno se prima non hanno parlato con uno del sindacato.

Mai mi ero trovato in una situazione del genere. Di fronte alla crisi di una azienda (e in questo caso la situazione della Sar Tek non è certo rosea) semmai era il sindacalista che organizzava i lavoratori a occupare l'azienda, non certo il contrario.

Dopo un primo momento di smarrimento, fisso telefonicamente un appuntamento con i lavoratori per la sera dopo: venerdì 1 giugno.

Si presentano in molti dei 25 dipendenti o ex dipendenti di questa azienda di serramenti in alluminio con sede a Besozzo.

Una azienda fino a pochi mesi fa solida, con molto lavoro in preventivo e un ottimo portafoglio di commesse, come mi conferma la titolare durante un confronto.

Ma i dipendenti dal mese di marzo non ricevono lo stipendio, a parte un acconto e la proprietà, conferma di non essere in grado di pagare le retribuzioni arretrate.

In molti si rifiutano di proseguire il lavoro, specie in trasferta nei vari cantieri aperti e questo complica ulteriormente la situazione economica dell'azienda.

I cantieri non completati comportano penalità, quindi non vengono pagati i lavori eseguiti e la scelta della banca di chiudere i rubinetti dei crediti fanno precipitare la situazione, pur in presenza di un discreto portafoglio di commesse.

Passa aprile e maggio, ma i dipendenti non ricevono nulla, in molti si dimettono per giusta causa e gli spostamenti continui dei tempi non fanno altro che esasperare gli animi: ai primi di giugno sono solamente tre i dipendenti ancora in attività, anticipando di tasca propria i costi della trasferta.

La situazione degenera giorno per giorno, le promesse fatte dalla proprietà non si concretizzano, ma questo era oramai evidente a tutti e si giunge così all'estremo tentativo: chiedere l'intervento del sindacato.

Interviene l'Ufficio Vertenze, insieme alla categoria, con la raccolta della documentazione necessaria e dei mandati per poter aprire la vertenza, perché a questo punto è veramente problematica una soluzione sindacale.

Per azzerare le esposizioni retributive e contributive consentendo di rientrare nella normalità, sarebbero necessari i liquidi che la proprietà non ha e che difficilmente riuscirà a reperire altrove (cantieri aperti, banca, nuovi soci).

Nei prossimi numeri di Informazione Fim vi diremo come è andata l'intera vicenda, oggi vogliamo segnalare che, anche nel nostro territorio, maturano queste situazioni estreme, spesso conseguenza di un giudizio negativo che hanno le aziende del ruolo "preventivo" del sindacato (il sindacato serve, ma fuori dai cancelli) e dalla sottovalutazione di molti dipendenti della loro situazione lavorativa (se non si riceve la retribuzione ci si deve preoccupare per tempo)

F. R.

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Il mestiere del rappresentante sindacale

Com' è il "mestiere" del rappresentante sindacale in una piccola realtà? Quali sono gli argomenti più richiesti dai lavoratori? Come viene vissuta la linea sindacale dai delegati e come viene trasmessa ai lavoratori? C'è un'etica nel loro lavoro?

Di questo, in maniera certamente non esauriente, ne abbiamo parlato con i due rappresentanti Fim presenti nella Rsu della Zamark di Somma Lombardo: Sogni e Morello ci rispondono così:

Sogni: " Il discorso Zamark è particolare, perché nei delegati che si sono succeduti fino ad oggi non era presente la diversità di componente, ma in qualche misura si lavorava all'interno di una gestione unitaria.

La nostra esperienza proveniva dalla FLM (sindacato unitario formato da Fim, Fiom, Uilm attivo dal 1973 fino al 1985, ndr) e alla fine ci siamo trovati a fare una scelta di organizzazione.

Alla Zamark in quel periodo eravamo due delegati che avevamo fatto la scelta Fim.

In generale non ci siamo trovati quasi mai in linea con il sindacato, compresa quella volta dove si era deciso di sciogliere la Flm e fare la scelta confederale.

In quegli anni lasciai il sindacato, un po' perché non condividevo le scelte che si stavano facendo, ma principalmente perché ritenevo importante un ricambio all'interno del Consiglio di fabbrica (la struttura sindacale unitaria presente nelle aziende in quel periodo,ndr)

Nelle piccole aziende è difficile trovare lavoratori disponibili a fare attività sindacale, ma alla fine due di loro accettarono (uno per la Fim e uno per la Fiom), anche se nei lavoratori non era così evidente questa differenza tra le organizzazioni.

La Zamark ha avuto grossi problemi tra il 1990 e il 1995 che ha portato a una forte riduzione di personale: infatti i dipendenti passarono da 82 a 42.

Restammo, dopo quel periodo, senza struttura sindacale e i colleghi di lavoro, conoscendo il mio impegno nel passato mi chiesero di seguire i passaggi più difficili. Ho ricominciato a fare il delegato e in seguito sono rientrato nel direttivo Fim (attorno al 1997).

Devo riconoscere che le mie posizioni sul sindacato in questi anni sono cambiate anche perché tutto è cambiato, nella fabbrica e nella società, il modo di pensare e quello di fare.

Oggi devo riconoscere che anche all'interno della Zamark le differenze cominciano a marcarsi, mentre fra i lavoratori le differenze sono meno evidenti e c'è bisogno di più chiarezza per poter sciegliere.

Se uno mi chiede "chi scelgo?" Io gli rispondo: io rappresento la Fim e se vuoi fare una scelta Fim mi fa piacere.

Se invece la sua scelta è di iscriversi ad altra organizzazione non sarò certo io a dirgli di non fare la tessera, perché ritengo che la cosa più importante, per un lavoratore, è quella di iscriversi al sindacato.

In passato, alla Zamark, non abbiamo mai fatto una campagna di tesseramento e le adesioni non erano tantissime. Quando l'azienda si è trovata in difficoltà, alla fine delle lunghe e difficili trattative, salvati i posti di lavoro, abbiamo detto alla gente: se volete essere riconoscenti per il lavoro fatto iscrivetevi al sindacato.

Alla fine ci siamo trovati, come Fim, ad essere il sindacato più importante all'interno dell'azienda.

Da quel momento ho cominciato a fare qualche tessera ed oggi, che il sindacato è sottoposto a vari attacchi e non godendo certo di ottima salute, è giusto rimarcare ai lavoratori che rimane la cosa più importante che hanno. Se uno mi chiede: "perché mi devo iscrivere?" gli do questa risposta: secondo te il sindacato deve esserci? Tutti mi dicono si e quindi ecco la risposta alla domanda iniziale."

La priorità del nostro operato è quella di raccogliere le esigenze dei lavoratori, portarle all'azienda e se è possibile trovare una soluzione positiva. La nostra attività è legata a passaggi di categoria, ad aumenti salariali, a richieste di cambiamenti dell'orario anche per risolvere qualche problema familiare, ecc. Poi c'è la parte del rapporto con l'azienda, perché qui in Zamark il rapporto non è molto conflittuale, ma quasi di concertazione. La contrattazione collettiva negli anni è cambiata: in passato ogni anno affrontavamo un argomento (premio di produzione, ecc.) ora con i premi di risultato che durano 4 anni, a parte il momento dell'accordo il resto viene dato per scontato.

Un sogno? Per essere un po' utopisti, mi piacerebbe come sindacato convincere le persone che non è importante lavorare tanto, ma vivere al meglio la vita: più tempo per noi e per la famiglia.

Nel 1983 nel contratto volevamo 35 ore e 50.000 lire al mese, nel 2001 abbiamo chiesto 135.000 lire al mese (che non ci vogliono dare) ma abbiamo una media di lavoro, in provincia, di 46 ore settimanali!

Il sindacato dovrebbe riprendere a fare cultura, una cultura alternativa al modello di sviluppo capitalista che non mi sembra produrre molti valori positivi .

Morello: " La mia esperienza alla Zamark è decisamente più recente: sono entrato da pochi anni, provenendo da un periodo di lavoro alla Zanussi di Angera, un'azienda di circa 200 dipendenti che ha chiuso per scelte di riorganizzazione del gruppo multinazionale.

Un' esperienza comunque positiva che mi ha permesso di partecipare attivamente alla vita e alla attività di quella azienda, pur non essendo mai stato rappresentante sindacale.

Entrando in Zamark mi è sembrato di entrare in una altra dimensione, come tornare indietro nel tempo. Un po' perché si viaggiava con sistemi vecchi, l'operaio mi sembrava chiedere i propri diritti con timidezza: evidente che dei cambiamenti erano in corso, ma mi sembravano lenti e la mia esperienza passata mi portava ad avere un approccio della vita sindacale più immediata, più viva e più precisa.

All'inizio avevo fatto qualcosina, ma solo dopo la mia elezione nella Rsu (due anni fa) mi ha permesso di muovermi maggiormente e la cosa, mi è sembrata non dispiacere ad una parte di lavoratori dell'azienda.

Sul nostro ruolo non posso che condividere quanto già detto, in sintesi l'azienda ha bisogno della nostra collaborazione e noi di portare dei risultati

ai lavoratori, ovviamente ognuno nel proprio ruolo.

La condizione resta naturalmente la trasparenza e la lealtà nelle relazioni tra le parti, in una parola lo "stile di negoziato", sia nei rapporti tra i rappresentanti sindacali, sia quelli con la direzione e, non è tanto pericoloso che si manifestino legittimi conflitti, quanto che possa nascere della sfiducia. Sfiducia e fiducia sono infatti sentimenti che crescono su loro stessi.

Costruire le Rsu vuol dire principalmente investire in fiducia.

La soddisfazione del nostro lavoro è anche sulle piccole cose, come quando riusciamo a dare una risposta alle richieste dei singoli, come abbiamo fatto con il patronato sulla verifica dei contributi che è stato molto apprezzato dai lavoratori.

Poi magari, su questioni come il contratto nazionale di lavoro, le difficoltà si fanno evidenti e il rapporto difficile. Un sogno? Lavorare anche meno di 35 ore, ma lavorare tutti

R.F.

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Comitati Aziendali Europei

Piccolo, ma bello!

L'esperienza del delegato di una fabbrica che fa parte di una multinazionale

La Gea è una multinazionale europea, con sede in Germania, e stabilimenti in tutta Europa oltre che negli Stati Uniti.

La produzione è prevalentemente indirizzata al settore petrolifero (condotte, tubature, ecc.) e quindi i clienti sono altre grandi multinazionali.

La mia partecipazione al Cae è iniziata nel 1997: la Fim mi ha chiesto di partecipare alla costituzione del comitato aziendale europeo.

Un po' per curiosità, un po' per conoscere le altre realtà, decisi di accettare questa proposta.

L'accordo è stato firmato due anni dopo, nella primavera del 1999 e il periodo intercorso tra la prima riunione e l'accordo è servito per mettere insieme le varie delegazioni, e approfondire il testo da sottoscrivere.

Nel 1999 finalmente la conclusione della trattativa e ad ottobre la prima riunione ufficiale del comitato aziendale europeo del gruppo Gea.

Le riunioni finora si sono tenute tutte a Bachum in Germania, presso la sede centrale della multinazionale.

Pur essendo io, dipendente della più piccola azienda del gruppo (sono infatti 20 i lavoratori occupati a Monvalle), come dicevo prima con molta curiosità, ho partecipato a questa esperienza trovando elementi interessanti.

La lingua rimane comunque l'ostacolo maggiore, pur essendo prevista la traduzione simultanea. Una delle prime decisioni è stata quella di obbligare tutti i componenti del Cae di partecipare ad un corso intensivo di inglese. I corsi si sono tenuti in Inghilterra e termineranno a novembre di quest'anno.

Le valutazioni, come delegato sindacale, sono senza dubbio positive: si impara a conoscere e capire le altre realtà.

Nel Cae Gea io rappresento un po' tutte le realtà Italiane (circa 250 dipendenti) anche se non c'è un vero e proprio coordinamento tra di noi: sono in contatto solo con il rappresentante Fiom che lavora presso la Industria Tenchofrigo di Castelmaggiore (Bo) e in futuro ci alterneremo all'interno del Cae Gea.

La mia partecipazione al Comitato Europeo non ha cambiato la realtà locale che continua con i ritmi e i problemi precedenti, anche se le informazioni che ho ricevuto mi hanno permesso di capire meglio come si muove il gruppo Gea nel mondo.

Io ho provato a proporre la realtà di Monvalle (circa 20 dipendenti) dentro la discussione dell'ultimo Cae, ma (anche perché sono l'unico operaio presente, gli altri sono tutti impiegati o tecnici) l'attenzione di tutti è prevalentemente rivolta alle scelte generali.

Il lavoro è stato suddiviso in gruppi e le varie realtà saranno coordinate da un responsabile: io infatti farò riferimento al rappresentante Olandese. Queste riunioni (almeno una all'anno) saranno in aggiunta al Meeteng annuale che ci vedrà di nuovo tutti insieme nel confronto con la Direzione generale del gruppo Gea.

Per il futuro, vorrei riuscire ad avere maggiore coordinamento con le altre realtà Italiane in modo di poter intervenire esponendo i problemi presenti nella mia azienda.

L'ultima riunione, dal 3 al 6 aprile scorso, sempre organizzata a Bochum, ha approfondito in particolare le varie realtà sindacali presenti in Europa e le prospettive del sindacato europeo.

Inoltre nell'incontro con la Direzione, la stessa ci ha informati sulla realtà e sulle prospettive/aspettative del gruppo.

La riunione è servita anche ad eleggere il nuovo Presidente del Cae.

L'appuntamento è al prossimo anno.

Piergiorgio Furiga

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Ordine del giorno approvato dal Direttivo Provinciale della Fim di Varese

Il Direttivo Provinciale della Fim di Varese, riunito il 21 giugno 2001, esprime serie preoccupazioni in merito allo stato della vertenza per il rinnovo del Contratto Nazionale.

Da ormai sei mesi le lavoratrici ed i lavoratori metalmeccanici attendono il contratto nazionale per la tutela del proprio salario reale.

Dopo i primi tre mesi di discussioni infruttuose per le indisponibilità di Federmeccanica ed Api (anche se quest’ultima aveva fatto una controproposta meno provocatoria di 98.000 lire), le lotte dei lavoratori fatte nel mese di maggio hanno costretto Federmeccanica ad una nuova proposta che prevede:

  • 85.000 lire riferite all’inflazione programmata;
  • altre 12.000 lire di aumento quale recupero dell’inflazione pregressa e andamento di settore;
  • altre 18.000 lire di aumento quale differenziale tra l’inflazione programmata per il 2001 e quella che effettivamente si è riscontrata nei primi sei mesi.

Quest’ultima cifra effettivamente risponde ad un malessere generalizzato anche tra i lavoratori, dovuto al fatto che si è costruita una piattaforma rivendicativa su un livello di inflazione (1,7%) che nei fatti si è determinato più alto (3%).

La disponibilità a riconoscere 12.000 lire sull’inflazione pregressa è invece insufficiente.

Non è escluso quindi che sia necessario un altro momento di mobilitazione generale per arrivare alle 135.000 lire richieste. Crediamo quindi, condividendo il documento dell’Esecutivo Nazionale della Fim, sia necessario aprire una fase di forte pressione sulle controparti per arrivare il più presto possibile alle quantità richieste in piattaforma, così come crediamo sia necessario uno sforzo unitario per chiudere bene un contratto che tutti i lavoratori si aspettano.

La convocazione dell’attivo dei delegati deciso dalla Fiom costituisce un segnale di debolezza sul piano dei rapporti unitari. Il pericolo è che la vertenza per il rinnovo del CCNL venga utilizzata da spinte che provengono dal mondo politico ed imprenditoriale, finalizzate al ridimensionamento delle conquiste dei lavoratori e dello stato sociale.

Tale situazione crea inoltre confusione e disorientamento tra i lavoratori , che faticano a comprendere le motivazioni e si attendono invece una soluzione in tempi rapidi.

In questo quadro, il Direttivo Provinciale della Fim di Varese ritiene importante avviare momenti di informazione più puntuali, anche con assemblee nei luoghi di lavoro, e fa appello a Fim-Fiom-Uilm per mettere in campo tutte le iniziative necessarie per raggiungere un’intesa in tempi brevi.

Gallarate, 21 giugno 2001

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Un buon contratto  ... a portata di mano

Piattaforma sindacale unitaria

Inflazione programmata 2001-2002 Recupero inflazione 1999-2000 + buon andamento    settore Totale lire 135.000
lire 85.000

lire 50.000

 

Proposta Federmeccanica

Inflazione programmata 2001-2002

Recupero inflazione 1999-2000 + buon andamento    settore

Recupero inflazione reale 1° sem. 2001

Totale  lire 115.000

lire 85.000

lire 12.000

lire 18.000

 

Obiettivo Fim Cisl

Inflazione programmata 2001-2002

Recupero inflazione 1999-2000 + buon andamento    settore

Recupero inflazione reale 1° sem. 2001

Totale  lire 130.000/ 135.000

lire 85.000

lire 26.000

lire 18.000

dopo la grande riuscita delle lotte di maggio, Federmeccanica ha fatto una nuova proposta, superiore di lire 30.000 alla precedente, ma ancora insufficiente.

Le 12.000 lire offerte da Federmeccanica per il recupero del potere d'acquisto sono infatti poche. devono crescere almeno fino a superare la metà delle 50.000 lire richieste.

Noi crediamo che ciò sia possibile entro giugno.

Si realizzerebbe così un risultato tra le 130.000 e le 135.000 lire (vedi tabella). Chiediamo a tutti i lavoratori un ultimo sforzo unitario a sostegno di un buon contratto a portata di mano.

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