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Il numero di febbraio '01

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Gli articoli
D'Antoni? Un capitolo chiuso
Rinnovo CCNL: siamo alle prime schermaglie
Approvata la piattaforma del contratto
Festività 2 giugno: Federmeccanica insiste
Festività 2 giugno: il testo della dichiarazione comune
Festività 2 giugno: la posizione di Fim Fiom Uilm nazionali
Usag: chiusa la vertenza per la ristrutturazione aziendale
Carozzeria Chinetti: ottimi risultati dal PdR
Artigiani: accordo integrativa regionale
Artigiani: la Cgil lombarda ritira la firma dall'accordo
Permessi per assenze per gravi motivi di famiglia
L'assenza di maternità diventa flessibile
Fondo Cometa: un buon rendimento nel 2000
Fondo Cometa: arrivano gli estratti conto
Adiconsum: un'associazione per la tutela dei consumatori
Sportello 626: un nuovo servizio della Cisl di Varese

 

Autonomia sindacale e Cisl

D'Antoni? Un capitolo chiuso

Alla fine dello scorso anno qualche iscritto alla nostra organizzazione ha presentato la disdetta della sua adesione, motivata dalle scelte politiche di D'Antoni, giudicate incompatibili con le proprie convinzioni personali. All'inizio di quest'anno, con le stesse motivazioni, qualche lavoratore ha rinunciato ad aderire. Sono pochi, pochissimi casi, ma denunciano un disagio presente nella nostra categoria e quindi invitano la Fim a fare la massima chiarezza sull'argomento.

La Cisl ha sofferto negli ultimi tre anni l'ambiguità con cui il suo segretario generale ha guidato la confederazione sui temi della politica e del rapporto con il governo. A partire dall'infelice accordo tra il governo Prodi e Rifondazione Comunista sulla riduzione dell'orario di lavoro per legge -accordo che fu poi gettato alle ortiche dallo stesso governo causando la crisi di fine `98-, la Cisl assunse una posizione sempre più critica nei confronti dell'esecutivo. Al di là delle questioni di merito, questa posizione fu motivata dall'invadenza della "politica", e quindi della legislazione, nelle materie proprie del confronto sindacale, senza seguire le strade della ricerca di un'intesa preventiva previste dalla concertazione.

Ciò è avvenuto con le ultime tre leggi finanziarie, con provvedimenti sugli orari di lavoro come il part time, con il tentativo del Parlamento di regolare la rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro e la riforma del TFR e con quello di anticipare la riforma delle pensioni.

Le critiche della Cisl furono in un primo tempo in gran parte condivise unitariamente da Cgil e Uil, ma successivamente i giudizi si differenziarono progressivamente, soprattutto con la Cgil, a partire dal 1999. Cofferati cambiò infatti le posizioni del proprio sindacato in merito alla concertazione, rivendicando al governo ed alla politica il diritto di occuparsi di materie del lavoro anche senza l'intesa preventiva con il sindacato. Dietro la svolta della Cgil è stato fin troppo facile vederci l'accresciuta influenza di questo sindacato all'interno dei DS e quindi, per questa strada, la sua possibilità di incidere pesantemente sulle scelte del governo e della maggioranza parlamentare.

In pratica, di fronte alle difficoltà a trovare posizioni comuni interne al movimento sindacale su temi importanti come le pensioni, la flessibilità, la riforma del mercato del lavoro, le rappresentanze sindacali aziendali, etc. la Cgil ha preferito fare da sponda al governo ed alla maggioranza, spingendola a legiferare in tutti questi campi o a non farlo, a seconda delle esigenze del proprio dibattito interno, evitando con questo i percorsi della concertazione, che mettevano tutte le confederazioni allo stesso livello di fronte alle controparti ed all'esecutivo.

Questa politica della Cgil, ed il credito che ha avuto in una parte del governo e della maggioranza parlamentare, ha spinto, come era inevitabile, la Cisl ad una linea sempre più accentuata di opposizione critica nei confronti di questi ultimi, rivendicando, come detto sopra, il ripristino delle politiche concertative vanificate dai fatti.

Fino a qui le posizioni assunte dalla Cisl erano inevitabili sul piano sindacale, anche a prescindere da D'Antoni. Semmai il segretario della Cisl poteva essere criticato per l'uso spesso troppo spregiudicato della sua immagine sulla stampa e nei media e per qualche dichiarazione di troppo, che aiutava le interpretazioni giornalistiche sul ruolo politico pro-opposizione che gli veniva sempre più spesso attribuito. In sintesi, in questione non c'era la linea della segreteria D'Antoni, ma i modi con cui il segretario la conduceva.

Una profonda svolta si è invece determinata in occasione della campagna sui referendum radicali. In questo caso D'Antoni ha condizionato con la sua autorevolezza di segretario generale consolidato la linea della segreteria confederale della Cisl a favore dell'astensionismo, fondamentalmente perché non passasse il referendum sul maggioritario. D'Antoni non si limitò ad esprimere un'opinione, cosa più che rispettabile, ma si propose come un riferimento per i "proporzionalisti" ed insieme per la ricostruzione di un centro politico, che avrebbe potuto utilizzare per la propria aggregazione lo strumento di una fondazione promossa dalla Cisl. In quel momento l'autonomia della Cisl dalla politica fu effettivamente lesa, D'Antoni andò palesemente oltre i confini del proprio mandato ed all'interno della confederazione si aprì un serrato dibattito ed un inevitabile scontro sulla proposta della "fondazione", lo strumento richiesto da D'Antoni con una finalità eminentemente politica. La Fim gli si è posta contro in termini decisi ed è stata in grado di costruire dentro alla Cisl un fronte contrario a quella scelta, deciso ad arrivare anche ad una drammatica frattura interna all'organizzazione se la segreteria confederale avesse insistito nel perseguirla.

Nei mesi successivi la fondazione è nata, ma fuori dalla Cisl.

D'Antoni è stato chiamato a presiederla, ma dopo le sue dimissioni da segretario generale e da tutte le cariche interne al sindacato.

Molti dirigenti della Cisl nazionale hanno aderito, ma una gran parte lo ha fatto più come omaggio al segretario uscente che per convinzione personale. Tra questi non mancano infatti coloro che hanno apprezzato la nascita della fondazione, ma non quella successiva del partito.

Un certo numero di dirigenti locali della Cisl, soprattutto in Sicilia, ma non solo, hanno voluto seguire D'Antoni anche nel nuovo partito. Qualcuno ha assunto anche ruoli di responsabilità, traendone, o dovendone trarre le conseguenze sulle cariche sindacali. Qualche struttura sindacale potrebbe anche andare "sopra le righe" nella prossima campagna elettorale, ma si tratterà di episodi.

Una pagina della storia della Cisl è stata chiusa definitivamente, con frasi in bello stile, ma anche con errori segnati in blu. Un'altra se ne è aperta.

Nella sua intestazione "Autonomia" è sempre scritta in grassetto.

Sergio Moia

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Rinnovo del contratto nazionale

Siamo alle prime schermaglie

Dopo l'approvazione della piattaforma per il rinnovo della parte economica del contratto si sono tenuti i primi incontri con le controparti. Con la Federmeccanica il tavolo negoziale è stato riunito il 9 ed il 20 febbraio, con la Confapi il 12 febbraio ed il 1 marzo. Nei primi due incontri con Federmeccanica e nel primo con Confapi le parti si sono limitate ad esporre le proprie posizioni. Le organizzazioni sindacali hanno quindi ribadito che la richiesta salariale di 135.000 lire sta all'interno delle compatibilità dell'accordo del 23 luglio 1993, sulla base del quale si avanzano le richieste per il rinnovo del contratto nazionale. Hanno anche argomentato che effettivamente la richiesta è superiore al semplice recupero dell'inflazione, ma che ciò può essere giustificato da più di una considerazione. Innanzitutto la motiva il buon andamento del settore, che permane anche nelle prospettive dei prossimi mesi, in secondo luogo la rilevazione dell'inflazione di inizio 2001, più alta di quella pianificata dal governo, infine il tetto di inflazione su cui il governo italiano si è impegnato nel Patto di stabilità con gli altri paesi europei aderenti all'Euro, che è più alto di quello programmato.

Le nostre controparti hanno ribadito che non sono disponibili a contrattare aumenti salariali che eccedano il semplice recupero del potere d'acquisto, che anche all'interno di questo l'inflazione di fatto va depurata da quella importata a causa dell'aumento di prezzo delle materie prime ed in particolare del petrolio ed infine che va considerato il trascinamento degli aumenti del rinnovo del 1999 nel periodo gennaio-giugno 2001. In sostanza individuano uno "spazio" negoziale per aumenti compresi tra il 2,4% ed il 4.0%. contro il 4,65% richiesto dal sindacato. All'obiezione che l'inflazione sta marciando più veloce di quella programmata, hanno risposto che ciò non è un motivo per concedere aumenti salariali più alti, perché finirebbero per alimentare ulteriormente l'inflazione stessa con un danno per la competitività del nostro sistema produttivo. Né Federmeccanica né Confapi hanno voluto però opporre alla richiesta del sindacato una propria offerta e ciò ha impedito l'avvio concreto di una trattativa.

Tutto è rimandato nel mese di marzo, con l'auspicio che la trattativa si faccia più serrata. Con la Federmeccanica gli incontri sono stati programmati per il 7 e 19 marzo.

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Piattaforma di rinnovo del contratto

Approvata a larga maggioranza dai lavoratori

Riportiamo di seguito i dati della consultazione nelle zone sindacali della nostra provincia. Anche in Lombardia la piattaforma è stata approvata con un alto numero di consensi, per la precisione il 76,52%. In Italia la piattaforma è stata votata da 518.379 metalmeccanici su 813.248 aventi diritto. I voti favorevoli sono stati 397.721, pari al 78,84% dei voti validi.

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Festività del 2 giungo

Federmeccanica mantiene le posizioni

Nel numero scorso Informazione Fim ha riportato la notizia che Federmeccanica intende assorbire 8 ore di PAR (permessi retribuiti) a seguito del ripristino della festività del 2 giugno e sostiene che ciò avviene a seguito di un accordo con Fim Fiom Uilm. Le Segreterie delle tre organizzazioni sindacali hanno confermato l'esistenza di una dichiarazione comune, sottoscritta nel momento della stesura finale del nuovo contratto di lavoro, nel novembre del 1999, ma negano ch e quel documento potesse riferirsi al 2 giugno.

Nella dichiarazione infatti si parla di 4 gruppi di 8 ore riferiti all'art.5 del Contratto nazionale, dove è esplicitamente riconosciuto che derivano dalle festività abolite e non hanno quindi relazione con quelle spostate, come nel caso appunto del 2 giugno. Il 16 ed il 19 febbraio le parti hanno tentato in due incontri di dirimere il contenzioso, ma non si è trovata una soluzione, perché la disponibilità di Federmeccanica si sarebbe limitata a riconoscere solo il diritto alla monetizzazione delle 8 ore di PAR che intende tagliare. Le segreterie nazionali metalmeccaniche hanno quindi deciso di dirimere la questione in sede legale. Informazione Fim ha ritenuto opportuno a questo punto fornire la documentazione sulla vicenda. In particolare riportiamo nella pagina precedente il testo della Dichiarazione comune e la lettera unitaria di Fim Fiom Uilm alle strutture periferiche con la puntualizzazione della posizione sindacale. Ciascuno avrà così la possibilità di farsi un giudizio esaustivo su questa assurda vicenda.

S.M.

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Il testo della dichiarazione comune sottoscritto dalla Federmeccanica e dai Segretari Generali di Fim Fiom Uilm

DICHIARAZIONE COMUNE

"Nel corso dell'incontro intervenuto in data odierna, in relazione ai quattro gruppi di 8 ore di permesso individuale retribuite di cui al paragrafo Permessi annui retribuiti dell'art. 5, Disciplina generale, Sezione terza, del Contratto collettivo nazionale di lavoro 8 giugno 1999 per l'industria metalmeccanica e della installazione di impianti, Federmeccanica-Assistal e Fim-Fiom-Uilm concordano che, in caso di eventuali provvedimenti di ripristino di festività di cui alla legge 5 marzo 1977, n.54, i richiamati permessi annui retribuiti saranno ridotti fino a concorrenza".

Roma, 18 novembre 1999

Federmeccanica Assistal Fim-Cisl Fiom-Cgil Uilm-Uil

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La posizione dei segretari sindacali nazionali di Fim Fiom Uilm

In una lettera alle strutture territoriali vengono ribadite le ragioni sindacali sulla festività del 2 giugno.

Alle strutture Fim Fiom Uilm

Provinciali e Regionali

LL.SS.

Cari amici e compagni, come già comunicato nella precedente circolare del 20 dicembre 2000, vi riconfermiamo che la Dichiarazione comune sottoscritta dai Segretari Generali di Fim, Fiom e Uilm è da intendersi riferita esclusivamente all'ipotesi di ripristino delle festività che con la legge 54/1977 avevano dato origine ai quattro gruppi di 8 ore di ex festività confluiti, con il Ccnl 1999, nei Permessi annui retribuiti (PAR).

Su questo argomento si sono svolti, in data 6 e 19 febbraio, due incontri con la Federmeccanica, nel corso dei quali si è tentato di giungere a un'interpretazione che risolvesse il contenzioso. Tentativi che, purtroppo, si sono rivelati infruttuosi.

La Federmeccanica, in particolare, ha sostenuto le proprie interpretazioni che pretendono di sottrarre 8 ore ai PAR con il ripristino della celebrazione della festa della Repubblica nella data del 2 giugno. La stessa Federmeccanica ha proposto nella sostanza di "monetizzare" il PAR in questione per "non perdere produzione e non penalizzare dal punto di vista economico i lavoratori".

Tali tesi sono state contestate dalle Segreterie Nazionali che hanno pertanto convocato il collegio unitario dei legali per approfondire la problematica e per predisporre la modulistica per il tentativo di conciliazione obbligatorio, passaggio preliminare per l'instaurazione del contenzioso in Magistratura che intendiamo affrontare con un coordinamento tra nazionale e territori per le cause pilota.

Successivamente alla verifica del collegio legale unitario, invieremo una nota più dettagliata.

Fraternamente

Roma, 20 febbraio 2001

FIM/CISL FIOM/CGIL UILM/UIL

G. Farina)  (F. Re David) (L.M. Colonna)

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USAG

Chiusa la vertenza sulla ristrutturazione aziendale

Il giorno 11/01/01 presso l'associazione degli industriali di Varese è stata raggiunta l'intesa sulla lunga vertenza Usag. Informazione Fim ne aveva parlato nel numero di ottobre dello scorso anno. Tutto è nato dalla cessione della Usag dalla Strator Facom alla Fimalac, entrambe aziende francesi. La Fimalac, dopo l'acquisizione, ha assunto la determinazione di razionalizzare il settore spostando una parte delle lavorazioni della Usag in Francia e sostituendole con altre.

Ciò ha implicato l'apertura di un piano di riorganizzazione e del confronto sindacale conseguente a tutela dell'occupazione, delle condizioni di lavoro e del salario dei lavoratori.

La vertenza con l'azienda è durata alcuni mesi, ha attraversato anche momenti di forte conflittualità, con un'ampia partecipazione dei lavoratori agli scioperi ed alle manifestazio- ni, che si sono tenute ai cancelli della società.

Nei primi giorni di gennaio si sono create le condizioni per l'accordo.

L'intesa, raggiunta l'11 di gennaio, è stata approvata dalle assemblee dei lavoratori a larghissima maggioranza, perché fuga tutte le preoccupazioni che si erano addensate circa le possibilità di realizzare un piano industriale che si presentava, almeno sulla carta, di difficile attuazione.

Lo spostamento delle lavorazioni attuali prevedeva infatti l'accumulo di una scorta straordinaria di prodotti, con un forte incremento produttivo di

alcuni mesi per realizzarla, e poi la riconversione dei lavoratori anche su attività profondamente diverse dalle attuali.

Non ultimo preoccupava anche l'aspetto salariale, poiché una grossa fetta del salario della Usag deriva dal cottimo e un'altra dal premio di risultato, due istituti strettamente legati all'organizzazione del lavoro, che si sarebbe dovuta completamente rivoluzionare, con possibili effetti consistenti quindi anche sulle retribuzioni.

L'accordo sottoscritto prevede:

- una garanzia che l'attuale assetto dei cottimi non verrà modificato;

- l'impalcatura del nuovo premio di risultato, che comunque nei primi anni viene garantito ad un livello sicuro di erogazione;

- un percorso concordato per il lavoro al sabato con la libertà dei lavoratori di scegliere tra incentivo e recupero della giornata;

- un numero di assunzioni a termine per far fronte alle punte di produzione;

- un incremento del numero degli occupati a fine piano;

- garanzie sull'ambiente e sulla sicurezza dei lavoratori;

- un piano preciso di investimenti.

In corso d'anno saranno una serie di verifiche periodiche a monitorare la corretta gestione degli accordi sottoscritti.

G.Marasco

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Carrozzeria Chinetti

Anche quest'anno ottimi risultati del PDR

Anche quest'anno, alla Carrozzeria Chinetti, si profila un ottimo risultato del Pdr. La verifica finale fatta in questi giorni ha portato infatti ad un risultato che dovrebbe consentire la distribuzione mediamente di un premio pari a £. 3.200.000.

Come già spiegato nell'articolo pubblicato lo scorso anno sul numero di febbraio, il premio alla Chinetti è determinato dal rapporto tra il fatturato realizzato nell'anno e le spese fatte per il suo conseguimento (materie prime, personale, ecc..). Il risultato di tale rapporto deve essere superiore ad un indice prestabilito e, una volta superato tale indice, il premio è raggiunto e aumenta o diminuisce in base al fatturato. Per tenere monitorata la situazione sono previste verifiche periodiche.

Una volta definito l'ammontare, il premio viene distribuito ai lavoratori in parti uguali, con un meccanismo di ricalcolo che tiene conto unicamente della presenza al lavoro.

Su tale questione si è aperto un dibattito tra i lavoratori, che ha evidenziato la necessità di differenziare il premio sulla base del contributo individuale. E' un problema che spesso viene posto, anche in altre aziende, ma non si riesce poi ad essere conseguenti ed andare fino in fondo. Intendo dire che ormai sono maturi i tempi per cui si possa incominciare a contrattare anche la prestazione individuale, consapevoli che farlo, vuol dire accettare di definire meccanismi che vanno a misurare l'effettivo contributo delle singole persone, quindi, di fatto, danno un giudizio alle persone, o almeno al lavoro da queste realizzato. A questo punto di solito la discussione si ferma e non si ha il coraggio di andare oltre, delegando tale onere al responsabile aziendale, che peraltro non sempre lo fa con criteri oggettivi. E' frequente il caso ad esempio del responsabile che si ricorda dell'unico fatto negativo, magari perché appena accaduto, e non di tutti i fatti positivi successi durante l'anno. Oppure come rischia di avvenire alla Chinetti, nessuno si prende la responsabilità di fare la valutazione individuale.

Nei prossimi giorni si terranno delle assemblee apposite con lo scopo di approfondire il tema.

A.L.

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ARTIGIANI: ACCORDO INTEGRATIVO REGIONALE E¼ NON SOLO.

Nei giorni scorsi è stato finalmente siglato l'Accordo Regionale che regola i rapporti tra Organizzazioni Sindacali e Organizzazioni Artigiane.

E' stato cioè riconfermato tutto il pacchetto che va dalla gestione dei fondi ELBA, alla riconferma dei due livelli di contrattazione. L'accordo consente quindi di ripristinare il sistema di relazioni sindacali in vigore e inoltre di sveltire le pratiche da tempo in giagenza agli sportelli ELBA.

Questa intesa ha consentito anche di segnare la traccia per il rinnovo degli accordi categoriali.

A trenta mesi dalla scadenza del Contratto Collettivo Regionale, il 15 febbraio si è così giunti al suo rinnovo. Nelle tabelle   riportiamo i nuovi valori del premio regionale, che variano dalle 29.000 lire per un quinto livello alle 35.000 per un terzo livello.

Non sono le cifre che avevamo richiesto, ma era importante giungere ad una conclusione in una situazione che rischiava di diventare disperata. Ora tutta l'attenzione e gli sforzi dovranno concentrarsi per rinnovare il Contratto Nazionale, anche questo ormai scaduto da 8 mesi e con una trattativa ancora bloccata. E' importante che tutti i lavoratori artigiani si facciano sentire, sia aderendo alle iniziative che saranno organizzate nelle prossime settimane, sia inviandoci le proprie opinioni, anche utilizzando il nostro sito web all'indirizzo      fimva.zonavarese@cisl.it

Andreotti

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Ultim'ora

La Cgil Lombarda ritira la firma sull'accordo degli artigiani

Possibili ripercussioni sugli integrativi di categoria

Mentre Informzione Fim sta andando in stampa ci giunge la notizia del ritiro della firma della Cgil dall'accordo degli artigiani siglato il 2 febbraio scorso e avente per oggetto l'impegno a riformare i due livelli di contrattazione e la nuova regolazione dell'ente bilaterale Elba.

E' difficile dire oggi quali conseguenze possa avere questo atto, tra l'altro poco comprensibile, e se sussiste la possibilità che le confederazioni artigiane come atto di ritorsione sospendano gli effetti degli aumenti salariali concessi con l'integrativo regionale.

La Cisl ha subito condannato l'iniziativa della Cgil, dichiarando di confermare per intero quanto sottoscritto e che pertanto tutti gli impegni assunti negli accordi devono essere rispettati.

Non sono chiari i motivi che hanno portato la Cgil al ritiro della firma, dopo una trattativa durata più di un anno e a quasi un mese dalla sigla dell'accordo. Si parla di pressioni in questo senso venute dalla confederazione nazionale, come era successo un'anno fa per il Patto di Milano. Comunque sia, è senz'altro un episodio grave, perché dà titolo a tutte le componenti anti-sindacali dello schieramento padronale di accusare di inaffidabilità tutto il sindacato, rafforzando l'opinione di chi vuole farne a meno.

S.M.

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Assenze dal lavoro per gravi motivi di famiglia

Tre giorni di permesso, due anni di congedo

I lavoratori dipendenti hanno diritto a permessi retribuiti per complessivi tre giorni nell'anno per decesso o grave infermità del coniuge o di un parente stretto.

Possono inoltre richiedere un periodo di congedo, senza diritto a retribuzione, per una durata massima di due anni nell'arco della vita lavorativa per gravi motivi relativi alla situazione personale o di un familiare.

La disposizione, introdotta con la legge 53/2000 sui congedi parentali, trova applicazione con le disposizioni impartite dal Governo con decreto 278/2000.

Vediamo in sintesi le possibilità riconosciute al lavoratore relativamente ai due tipi di congedo dal lavoro.

Permessi retribuiti

Sono riconosciuti nella misura di tre giorni l'anno al lavoratore dipendente per decesso o grave infermità del coniuge, anche se separato o non convivente; di parente entro il secondo grado anche non convivente; di soggetto componente la famiglia anagrafica (quella che risulta dallo stato di famiglia).

I giorni di permesso devono essere fruiti entro sette giorni dal decesso o dall'insorgere dell'infermità.

Nel conteggio non vengono valutate le giornate festive o comunque non lavorative.

Per fruire dell'assenza è sufficiente darne comunicazione al proprio datore di lavoro. In alternativa al permesso di tre giorni, lavoratore e datore di lavoro possono concordare una diversa modalità di svolgimento dell'attività lavorativa (per esempio un lavoro "ridotto" per un numero di ore tale da compensare la mancata fruizione dei tre giorni di permesso).

Congedi non retribuiti

La possibilità di fruire di un'assenza più lunga dal lavoro, in questo caso non retribuita, è concessa al lavoratore dipendente qualora ricorrano situazioni gravi che coinvolgano il lavoratore stesso o un componente della propria famiglia, anche se non convivente, oppure parenti o affini entro il terzo grado, portatori di handicap. Sono gravi motivi, per esempio, la necessità di assistere i familiari, situazioni di grave disagio personale, presenza di patologie acute o croniche quali le affezioni reumatiche, infettive, neurologiche, psichiatriche, patologie dell'infanzia, ecc...

Il congedo può essere fruito in modo continuativo o frazionato per due anni nell'arco della vita lavorativa. Tale limite si calcola secondo il comune calendario, comprendendo quindi nel congedo anche le festività e le giornate non lavorative.

Documentazione

Alla domanda da presentare al datore di lavoro occorre aggiungere - nei casi di permessi per gravi infermità o di congedi per patologie - idonea documentazione del medico specialista del Servizio sanitario nazionale o con esso convenzionato, oppure del medico di libera scelta o, in caso di ricovero o intervento chirurgico, della struttura sanitaria.

G. Bianchi

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L'assenza per maternità diventa flessibile

Le donne in maternità ora possono scegliere, fermo restando il periodo di astensione obbligatoria dal lavoro fissato in cinque mesi, di poter posticipare fino a un mese il periodo di astensione precedente il parto e prendersi cura del neonato fino al quarto mese dalla nascita. Le lavoratrici pertanto possono superare il principio generale secondo cui l'assenza obbligatoria parte da due mesi prima la data presunta del parto e termina tre mesi dopo la data effettiva del parto. Il periodo di flessibilità può andare da un minimo di un giorno a un massimo di un mese. L'interessata deve presentare domanda al datore di lavoro e all'Inps corredata della certificazione sanitaria, acquisita nel corso del settimo mese di gravidanza, rilasciata dal medico specialista (ostetrico/ginecologo) del Servizio sanitario nazionale o con esso convenzionato. Dovrà essere presentata anche la certificazione del medico aziendale, qualora la richiedente dipenda da azienda soggetta alla sorveglianza sanitaria sul lavoro.

Ovviamente i medici rilasceranno il nullaosta al prolungamento del lavoro fino al termine dell'ottavo mese di gravidanza a condizione che nel caso specifico non esistano rischi per la salute della donna e del nascituro o controindicazioni allo stato di gestazione.

G. Bianchi

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Fondo Cometa

Nel 2000 il miglior rendimento del settore

Entro marzo invio degli estratti conto a tutti i lavoratori associati

Ai primo di febbraio il Consiglio di amministrazione di Cometa ha comunicato il risultato di gestione del 2000: il valore della quota a fine esercizio indica un incremento del 3.9% rispetto all'anno precedente, passando da 20.770 lire a 21.590.

Ciò a fronte di un patrimonio che ha ormai raggiunto i 1.000 miliardi, derivante dalle contribuzioni dei circa 350.000 associati, di cui l'80% ha scelto il versamento della quota massima.

Con il rendimento del 2000, Cometa ha superato il proprio benchmark (l'indice di riferimento con il quale si compara rischio e rendimento di un portafoglio gestito) e il confronto con il rendimento del Tfr, entrambi collocati sul 3.5% (inflazione, 2.7%). Il risultato è ancora più positivo se raffrontato con gli indici dei Fondi bilanciati (negativi intorno a –1.34%). Si pone inoltre in testa ai fondi previdenziali collettivi di diritto italiano quali Fonchim, il fondo pensione dei lavoratori chimici, (+3.2%), Fondenergia (+3.85%), Fondo quadri e capi Fiat (+2%)

E' comunque utile ricordare che l'attività di investimento di un fondo pensione è tarata sul medio-lungo periodo ed è quindi soprattutto su questo orizzonte temporale che tradizionalmente i fondi risultano vincenti, coerentemente con la missione loro affidata, che appunto non è né a breve termine, né speculativa.

Positivo si è rivelato il risultato anche riferito alle spese di gestione, contenute nello 0.6% del patrimonio, vale a dire al di sotto delle 24.000 lire stabilite dall'Assemblea per ogni associato.

E' stata inoltre rivista e sveltita la procedura dei riscatti da parte dei lavoratori che si dimettono: nel corso del 2000 sono state liquidate circa 7.500 posizioni.

Da una nota dei responsabili nazionali di Fim Fiom Uilm Fismic.

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Arrivano gli estratti conto

Negli ultimi giorni di febbraio avrà inizio l’invio della comunicazione periodica agli iscritti per l’esercizio 2000 (estratto conto): si comincerà con l’invio agli iscritti delle grandi fabbriche, per seguire poi con due spedizioni per le due grandi aree del Paese (Nord e Centro-Sud). Tale fase si concluderà entro marzo. Lo scaglionamento dell’invio vuole innanzitutto evitare intasamenti nel dialogo con il servizio di informazione telefonica di Cometa (call center, tel.:02-393371; orario:09.00-19.00 con 9 risponditori tra fine febbraio e maggio).

Ogni iscritto può comunque chiedere in qualsiasi momento presso il Collettivo Fim della sua azienda o presso qualunque sede della Fim il controllo della propria posizione via internet (portare sempre l’ultimo estratto conto con la propria password)

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Adiconsum

Un'associazione della Cisl per la tutela dei consumatori

Da alcuni anni opera in Italia ed è presente anche presso la Cisl di Varese l'Adiconsum, un'associazione per la tutela dei consumatori aperta a tutti i cittadini. Il nome di questa associazione lo si è sentito alla televisione, o lo si è visto pubblicato sui giornali, insieme a quello di altre associazioni analoghe, anche recentemente, in occasione del confronto con il Governo, che ha favorito una soluzione legislativa positiva per i cittadini al problema dei cosiddetti mutui usurari.

Adiconsum si occupa infatti dei problemi che il consumatore può incontrare nel suo rapporto con il mercato privato, ma anche con le utenze pubbliche. Adiconsum aiuta nei contenziosi con le banche, con le assicurazioni, con le compagnie telefoniche o di distribuzione dell'energia, ma anche nei contenziosi con le aziende in genere, con i negozi; si occupa delle clausole vessatorie nei contratti, delle contravvenzioni e di molte altre cose.

Per gli iscritti alla Fim il servizio di tutela è gratuito e può essere richiesto presso gli sportelli che Adiconsum ha anche nella nostra provincia.

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"Ricorsi parere medico competente"

Un servizio dello sportello 626 Cisl di Varese

l servizio si rivolge a tutti gli iscritti e lavoratori che hanno l'esigenza di valutare e nel caso di contrapporsi ai pareri espressi dal medico competente sull'idoneità o meno della mansione svolta rispetto al proprio stato di salute.

Il servizio, attualmente nella sua fase sperimentale, è gratuito per gli iscritti, a pagamento per gli altri lavoratori e si avvale della struttura medico-legale della Cisl.

Informazioni più precise possono essere richieste al "Punto incontro salute e sicurezza 626" telefonando il venerdì dalle 15.00 alle 18.00 allo 0332.283654 fax 0332.240579, e mail: 626varese@cisl.it

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