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Il numero di ottobre '00

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Gli articoli
Rinnovo biennale del contratto nazionale
Rinnovo del contratto: divisione nella Fiom
Finanziaria 2001: recepiti impegni con il sindacato
Cisam: raggiunto accordo sul Pdr
Zona Varese: i delegati vogliono essere protagonisti del cambiamento
Atea: la gestione dell'accordo sul Pdr
Condenser: aumentano i volumi, crescerà anche l'occupazione
Usag: un nuovo piano di riorganizzazione
34 mila pensioni di anzianità in meno
Inps: il requisito minimo per la liquidazione della "contributiva"
L'assenza per maternità diventa flessibile
Il punto sulla formazione Fim
Elba: rinnovato l'accordo per le provvidenze ai lavoratori artigiani
Lavoratori socialmente utili, paga l'Inps
Cometa: i lavoratori possono aumentare il proprio contributo fino al 4%
Contributi all'affitto per i redditi deboli
 

Rinnovo biennale della parte economica del contratto

Più 4% la richiesta conforme alle regole

Il contratto scade il 31 dicembre 2000. Divisioni tra Fim, Fiom e Uilm sulla piattaforma da presentare a Federmeccanica

Sono iniziati in settembre i primi contatti tra le Segreterie nazionali di Fim, Fiom, Uilm per definire i contenuti della piattaforma da presentare a Federmeccanica sul rinnovo della parte economica del contratto. Pareva tutto facile, perché la piattaforma deve essere conforme alle regole dell'accordo del luglio 1993, che prevede il recupero del differenziale tra inflazione programmata e reale nell'ultimo biennio (1999-2000) a cui sommare l'inflazione programmata del prossimo. Si tratta nel nostro caso del 4%, 2,9 punti di inflazione programmata per il 2001-2002, 1,1 punti di recupero sugli ultimi due anni. Non c'era nemmeno da litigare sul valore salariale da attribuire ad ogni punto, una discussione che protrasse per mesi il rinnovo del biennio contrattuale di quattro anni fa. Per evitare infatti un conflitto simile a quello, nell'ultimo rinnovo del contratto si fissò il valore del punto in 29.000 lire. La richiesta della piattaforma era (ed è) quindi "scritta nelle cose": 29.000 x 4 = 116.000 lire. Su questa base la discussione con Federmeccanica si sarebbe dovuta limitare ad approfondire solo gli ultimi tre aspetti: il valore dei trascinamenti economici degli ultimi aumenti contrattuali e l'incidenza dell'inflazione importata (petrolio) sul punto percentuale di recupero, che la nostra controparte avrebbe chiesto di defalcare dall'aumento, l'andamento del settore, che avrebbe consentito al sindacato, dal lato opposto, di difendere i 4 punti nella loro interezza, perché nessuno può negare che la congiuntura economica vada molto bene.

Poiché le cose sembravano molto facili, ci si è messo di mezzo il Segretario generale della Fiom a complicarle, dichiarando alla stampa in settembre che la richiesta della sua organizzazione non sarebbe stata di 4 punti, ma di 5,5, per recuperare anche un punto e mezzo di produttività, poichè i lavoratori di molte aziende non hanno la contrattazione aziendale e non possono recuperare al produttività a quel livello.

Il ragionamento avrebbe una sua coerenza se fosse completato, prevedendo anche cosa succederebbe ai lavoratori di quelle aziende che invece la contrattazione articolata la fanno. E' il ragionamento che appunto segue la Uilm nella sua proposta, prevedendo un aumento limitato ai quattro punti per i lavoratori di tutte le aziende, ma aggiungendo una richiesta ulteriore (il punto e mezzo della Fiom?) per i lavoratori che non sono interessati dalla contrattazione aziendale.

Anche questa proposta però, come quella del Segretario della Fiom, ha il limite di non essere conforme all'accordo del 1993 e quindi alle regole che attualmente disciplinano la contrattazione nazionale. Stupisce da questo punto di vista che siano proprio le due categorie legate a Cgil e Uil a fare questi discorsi, quando sono state le loro due confederazioni alla fine del 1998 a non voler nemmeno aprire la discussione su una riforma delle regole stabilite nell'accordo del 1993, come invece avrebbero voluto sia la Fim, che la Cisl.

In apparenza quelle due proposte sembrerebbero più interessanti per i lavoratori, in realtà hanno delle conseguenze che possono essere pesantemente negative. Non rispettare le regole e chiedere di più, come vorrebbe fare la Fiom, darà un chiaro segnale di inaffidabilità e di incoerenza alla nostra controparte, che lo sfrutterà a sua volta per sottrarsi al confronto e per richiedere alla Confindustria di rimettere mano all'accordo del 1993, perché il sindacato non lo rispetta. Si tornerebbe allo scontro sociale di quattro anni fa: dieci mesi di lotte e 40 ore di sciopero per concludere un accordo comunque distante dalla piattaforma. Non pare sia quello che vogliono i lavoratori, che in tutti questi anni si sono chiesti perché, in presenza di regole, il contratto non dovrebbe rinnovarsi in fretta e senza gli scioperi, almeno sulla parte economica.

D'altra parte la proposta della Uilm potrebbe rivelarsi un "invito a nozze" per Federmeccanica, da sempre interessata a ridurre ad uno solo i due livelli di contrattazione: se infatti si deve contrattare a livello centrale anche la produttività per una parte delle aziende, perché non farlo per tutte o per tutte quelle che non fanno parte di gruppi nazionali? Si potrebbe così arrivare alla "semplificazione del sistema" che chiedono i padroni: un livello di contrattazione nazionale per le aziende medie e piccole, un livello di contrattazione aziendale per i grandi gruppi.

Anche questo non è certo quello che vogliamo. Se abbiamo difeso strenuamente fino ad oggi i due livelli di contrattazione una ragione al fondo ci sarà. Solo il contratto nazionale può infatti garantire condizioni minime salariali e soprattutto normative omogenee per tutta la categoria, solo la contrattazione decentrata consente d'altra parte un forte legame del sindacato con i lavoratori e quindi una forte tutela delle loro condizioni di lavoro.

Per questi motivi la Fim ritiene che sia nell'interesse del sindacato e dei lavoratori rispettare le regole nel rinnovo della parte economica del contratto. Così come sarebbe opportuno che Fiom e Cgil ripensassero la loro opposizione ad una riforma dell'accordo del 1993, per consentire, accanto ad un contratto nazionale che salvaguarda le condizioni minime della categoria, l'introduzione di una contrattazione territoriale a favore di tutti quei lavoratori che non dispongono di quella aziendale. E' questa senz'altro, come la Fim sostiene da tempo, l'unica strada che consente di rappresentare con dignità tutti i lavoratori, senza minare, ma anzi rafforzando, il sindacato della periferia, il federalismo dentro il sindacato.

Sergio Moia

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Una parte della Fiom non è d'accordo

Si è riunita a metà ottobre a Milano una "corrente" interna alla Fiom vicina, secondo la stampa, alle posizioni di Cofferati, contestate invece da sinistra da un'altra parte della Fiom, a cui attualmente pare guardare con più simpatia il Segretario generale Sabbatini.

Dai resoconti di stampa è emersa con chiarezza nel convegno la volontà degli intervenuti di opporsi con decisione alla deriva massimalista che rischia di caratterizzare le posizioni della Fiom nella costruzione della piattaforma per il rinnovo del contratto. E' emerso pure che la Fiom di Varese – e questo ci conforta – sia tra gli organizzatori dell'iniziativa, che pare aver avuto un effetto immediato sulle posizioni della categoria. Sabbatini si è infatti sentito in dovere di dichiarare che la richiesta economica pari a 5,5 punti impegna solo chi l'ha fatta (lui stesso?) e non l'organizzazione, che si sarebbe riunita per decidere il 20 ottobre.

La riunione non si è tenuta per "l'impossibilità" della delegazione piemontese a parteciparvi, perché "bloccata" dall'alluvione. Una decisione celere della Fiom sarebbe comunque gradita, poiché Fim e Uilm hanno già definito le proprie posizioni ed è utile che la piattaforma non resti nelle secche per altro tempo ancora.

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Finanziaria 2001

Recepita una parte degli impegni con il sindacato su fisco, pensioni minime e ticket sanitari

Da migliorare le parti sul controllo dell'inflazione, sull'occupazione, sulla famiglia, sugli ammortizzatori sociali.

La legge finanziaria quest'anno "restituisce". Era l'impegno assunto dal governo con il sindacato nel Patto di Natale di fine '98, che inizia ad essere onorato, seppur con un anno di ritardo. Verranno infatti restituiti 13.000 miliardi di irpef nelle retribuzioni di novembre, frutto dei maggiori introiti 1999 dovuti alla lotta all'evasione, ed altri 21.000 miliardi arriveranno nel 2001. Per i lavoratori si tratta di un aumento del salario netto in ragione dell'1% nel 2000 e del 2% nel 2001, a cui va aggiunto un leggero aumento delle detrazioni per i figli.

La Fim sostiene da tempo che il salario non può essere difeso solo con il contratto, se il fisco, dopo l'aumento progressivo del prelievo negli ultimi 10 anni, non inizia a fare la sua parte. Finalmente, grazie anche all'impegno del sindacato nell'opera di risanamento del Paese, questa condizione comincia a darsi concretamente.

Per le pensioni più basse il ritocco arriva alle 80.000 lire al mese, mentre per i tickets la riduzione è rispettivamente di 500 e di 1.000 lire per ricette dei ticket oggi a 3.000 e 6.000 lire. Sulla sanità però si prevede l'eliminazione della fascia B, quella in cui i farmaci si pagano al 50%. Se la parte più significativa sarà spostata in fascia C (quella in cui il costo è al 100%), anziché in A, come chiede il sindacato, l'effetto positivo sui ticket potrebbe essere completamente annullato dal maggior costo di questi farmaci. Così come non vengono toccati i ticket "pesanti", quelli della diagnostica e delle prescrizioni specialistiche, che arrivano alle 70.000 lire, e che riducono decisamente l'effetto annuncio sull'abbattimento dei ticket fatto dal ministro della sanità alla presentazione della legge.

Sul controllo delle tariffe, nonostante le forti denunce della Cisl, c'è ancora poco o niente e questo non aiuta il contenimento dell'inflazione e quindi un rinnovo facile dei contratti. Secondo la Cisl occorrerebbe anche qualche idea innovativa in proposito, come quella di contrastare anche per via indiretta il caro benzina, permettendo la deduzione fiscale degli abbonamenti ai mezzi pubblici per motivi di lavoro e quindi incentivandone l'utilizzo.

Sull'occupazione la finanziaria prevede l'introduzione di un credito d'imposta, cioè di forte sconto fiscale, alle aziende che assumono a tempo indeterminato. Ciò è indubbiamente positivo per una maggior stabilizzazione della nuova occupazione, oggi in gran parte precaria. La troppo scarsa differenziazione tra sconti nelle zone avanzate ed in quelle arretrate del Paese rischia però di non indirizzare con la forza necessaria i nuovi investimenti in queste ultime.

Sempre sul fronte dell'occupazione sono troppo scarse le risorse destinate alla riforma degli ammortizzatori sociali, non consentendo una loro estensione a tutti i lavoratori, come da tempo si richiede e come sarebbe conforme ad un'esigenza di giustizia sociale. La finanziaria infine non prevede adeguamenti degli assegni familiari, fermi da tre anni, dopo che nel periodo precedente il loro ruolo era stato decisamente rivalutato. Anche su questo punto la Cisl richiede con forza un intervento da parte del parlamento, perché non si trascuri uno degli strumenti più importanti per il sostegno al reddito delle famiglie e per la difesa del potere d'acquisto di quelle monoreddito.

S.M.

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CISAM

Raggiunto accordo sul PdR

La Cisam è una piccola azienda di Induno Olona con solo 24 dipendenti, ma con una lunga tradizione sindacale.

Il primo accordo aziendale risale infatti ai primi anni '80. La sua tipologia di prodotto (strumenti per il controllo della durezza dei materiali) necessita di buona tecnologia, di professionalità e di un'attenzione particolare all'innovazione. Proprio questi tre elementi insieme hanno consentito all'azienda di avere un buon risultato sul mercato, in particolare quello di esportazione.

Alla Cisam la discussione per il rinnovo dell'accordo aziendale iniziò in prossimità dell'avvio della discussione per il rinnovo del Contratto Nazionale e l'azienda cercò di trascinare le cose, per poter poi giustificare la sospensione della trattativa con il motivo del rispetto della non sovrapponibilità dei due livelli contrattuali. Il giochetto riuscì solo in parte. Venne infatti concordata una soluzione che prevedeva l'aumento del tiket per la mensa da £. 7.500 a £ 10.000 a partire dal gennaio 1999 e il rinvio della discussione sul premio di risultato a dopo la firma del Contratto Nazionale.

Alla fine dello scorso anno è ripresa puntualmente la trattativa, che si è conclusa lo scorso mese di settembre. L'accordo è arrivato dopo parecchi mesi, sia per le difficoltà ad armonizzare il precedente premio di produzione (chiamato così anche se già legato al numero di macchine effettivamente realizzate) con il nuovo premio di risultato, sia per la differente opinione tra i lavoratori che volevano il premio uguale per tutti (circa il 50%) e quelli che invece ritenevano dovesse essere differenziato per livelli professionali e per numero di ore lavorate, straordinari compresi. La soluzione trovata è una sorta di mediazione tra le diverse posizioni e prevede i seguenti punti.

- Trasformazione del premio vigente in premio di risultato, con l'aumento del valore punto dal £. 300 a £. 350. Tale valore viene poi moltiplicato per i punti complessivamente realizzati nel trimestre e il valore che ne deriva viene distribuito ai lavoratori in base alle ore ordinarie e straordinarie realizzate da ciascuno e in base alla professionalità acquisita.

Istituzione di un nuovo parametro annuale costruito sul rapporto tra numero di punti ed ore effettive lavorate. Il premio aggiuntivo si matura una volta superato l'indice di riferimento ricavato dal rapporto tra il numero di punti e le ore di lavoro che sono servite per realizzarli nella media dell'ultimo triennio. Oltre tale indice sono stati fissati tre gradini pari a: fino a + 5%, fino a +10%, oltre il +10% a cui corrisponde il riconoscimento di un valore pari rispettivamente a 25.000, 40.000, 60.000 punti ( in lire sono: 8.750.000, 14.000.000, 21.000.000). La quota così determinata viene distribuita ai lavoratori sulla base delle ore ordinarie effettivamente prestate da ciascun lavoratore.

L'accordo infine prevede l'impegno delle parti ad incontrarsi per definire gli opportuni aggiustamenti al meccanismo di maturazione del premio individuato in presenza di modifiche dell'organizzazione del lavoro, degli assetti occupazionali, dei lay-out aziendali e del rapporto tra diretti e indiretti.

A.L.

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Attivo zona Varese

I DELEGATI VOGLIONO ESSERE PROTAGONISTI DEL CAMBIAMENTO

Mercoledì 11 ottobre si è tenuta una riunione di tutti i delegati della zona di Varese. Lo scopo della riunione era quello di iniziare una riflessione attorno all'esperienza di questi anni sulla contrattazione aziendale ed in particolare sul Premio di Risultato.

L'iniziativa puntava prioritariamente ad uno scambio di esperienze e di valutazioni, in preparazione del direttivo provinciale che la Fim sta preparando sulla materia.

La riflessione è particolarmente importante in questa fase, perché si va verso di rinnovo del Contratto Nazionale (parte economica) e, visto l'aria che tira, non è escluso che si finisca per dover affrontare una complicata discussione anche sui livelli di contrattazione.

Nella riunione è emerso un giudizio complessivamente positivo sui risultati raggiunti, anche se rimangono forti preoccupazioni sugli atteggiamenti di parecchie aziende, che non hanno ancora accettato completamente l'importanza del coinvolgimento di lavoratori e RSU. Spesso le RSU sono costrette a rincorrere le Direzioni Aziendali, sempre molto titubanti a dare le informazioni previste o i dati che consentano il monitoraggio della situazione, facendo in alcuni casi del vero e proprio boicottaggio.

Vi è quindi un problema di chiarezza da porre a Federmeccanica perché faccia di più su tale tema.

Una seconda problematica sollevata è quella della difficoltà ad interpretare i dati che, nonostante l'intensa formazione della Fim, rimane una cosa complessa per chi purtroppo, come avviene nelle piccole fabbriche, affronta tali argomenti solo in modo molto saltuario e quindi incontra ovvie difficoltà a presentare la situazione ai lavoratori.

Un'altra questione che è emersa con forza da quasi tutti i presenti è la necessità di differenziare i risultati della contrattazione tra iscritti e non iscritti, fino a chiedere in modo esplicito un approfondimento legale sulla possibilità di fare accordi aziendali solo per gli iscritti. Tale problematica è ormai piuttosto ricorrente nel dibattito tra i lavoratori e necessita di una risposta chiara da parte dell'organizzazione.

L'impegno assunto nella riunione è quindi quello di fare tutti gli approfondimenti necessari per dare una risposta.

La riunione è stata anche l'occasione per fare il punto sullo stato organizzativo della Fim. Anche in questo caso il dibattito è stato coinvolgente, evidenziando nei presenti una forte consapevolezza che non c'è sindacato se non ci sono lavoratori che si associano e che le condizioni di lavoro peggiorano se il sindacato manca. E' quindi emerso che per associare i lavoratori occorre un'offerta di servizi qualitativamente buoni, ma soprattutto occorre parlare con la gente per spiegare l'importanza della solidarietà come forma di autodifesa, che si esplicita con la costituzione di associazioni come il sindacato.

Nella riunione è stato infine posta con gran forza l'evoluzione che internet ha portato anche all'interno del sindacato. Non solo infatti i contatti con i delegati diventano più rapidi, ma con First Class (il programma intranet della Cisl) ogni delegato può accedere direttamente alla banca dati della Cisl e quindi cercare in tempi rapidi leggi, contratti ed altro che serve, oltre che scambiare informazioni ed esperienze con altri delegati.

Interessante è l'esperienza fatta in alcune realtà nel rapporto con gli impiegati.

La Fim di zona ha comunicato la disponibilità ad aiutare i delegati interessati sia nel reperimento delle attrezzature necessarie (computer, modem), a prezzi modesti o con contributi particolari, sia nel percorso di addestramento.

A.L.

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Atea

Pdr: la gestione dell'accordo

L'accordo siglato a Varese il 19 luglio scorso per gli oltre 300 dipendenti dell'Atea di Bardello rappresenta uno dei fatti più significativi della contrattazione di secondo livello per la Fim di Varese.

Un accordo che continua il " solco" tracciato dal precedente Premio di risultato, ma che questa volta ha all'interno alcune particolarità significative. Innanzitutto la piattaforma è stata preparata, discussa con le lavoratrici e successivamente contrattata dalla Rsu in cui è rappresentata solo la Fim nonostante in Atea siano presenti iscritti ed ex delegati della Fiom e della Uilm. Secondariamente perché l'accordo è stato frutto di una lunga e a volte difficile trattativa, anche in questo caso condotta unicamente dall'operatore Fim Cisl (il testo dell'accordo è firmato solo dalla nostra organizzazione).

E' un'importante azienda di medie dimensioni della nostra provincia, che conclude positivamente un accordo e che, dopo la pausa feriale, si trova nell'impegnativa prova della gestione, che in questa realtà significa intervenire su questioni importanti come la qualità e l'efficienza.

Di questi argomenti abbiamo parlato con le componenti della Rsu..

E' stata una trattativa complicata? Quali sono stati i punti di maggior attrito con l'azienda?

Una trattativa non certo all'acqua di rose: per sbloccare la vertenza abbiamo dovuto organizzare scioperi e blocco dei cancelli, ma alla fine l'accordo è stato sottoscritto presso l'Univa di Varese.

L'accordo ha avuto il parere favorevole delle lavoratrici, quali le aspettative?

Un accordo che trova il voto favorevole della grande maggioranza delle lavoratrici interessate è senza dubbio un fatto estremamente positivo, perché dimostra il rapporto positivo che esiste tra la Fim Cisl, le delegate della Rsu e i dipendenti. Un risultato che va ben oltre le iscritte alla Fim, che pur son tante, ma che coinvolge la maggioranza della fabbrica.

Oggi, siamo ai primi mesi dopo l'accordo e la gestione è sempre il passaggio più complicato, cosa vi aspettate dalla Direzione aziendale?

Questa domanda trova subito una risposta: siamo di fronte ai primi importanti esempi di come andrebbe gestito un accordo sindacale e all'interno dell'azienda sono ancora molti gli interessi da muovere per indirizzare una positiva strada di gestione. In un recente incontro (fine settembre) abbiamo presentato all'azienda le nostre proposte in merito a come intervenire sul ciclo produttivo e rendere possibile il raggiungimento degli obiettivi prefissati: ad esempio sulla qualità, con interventi mirati sui fornitori esterni, e sulla produttività, con significativi investimenti sulle macchine.

Gestire l'attività sindacale in una azienda importante come l'Atea, con una Rsu solo Fim, può essere un'esperienza positiva, quali sono i rapporti con le altre organizzazioni e in particolare con gli iscritti presenti in azienda?

Se è vero che la scelta di andare soli al rinnovo della Rsu è stata una anomalia che alla fine si è rilevata vincente, il rinnovo dell'accordo integrativo era una sfida, per noi della nuova Rsu, ma anche per la Fim. Con un'importante premessa: noi volevamo continuare la strada dell'accordo precedente, tenendo conto del contributo dei dipendenti (al di là della loro appartenenza).

E su questo pensiamo di aver conseguito un risultato positivo.

 Intervista a cura di R.Franzetti

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Condenser

Aumentano i volumi, crescerà anche l'occupazione?

La Condenser di Ispra, fabbrica dell'indotto del settore elettrodomestico, vive una buona stagione di produzioni aggiuntive: infatti non è mai cessato l'utilizzo del lavoro straordinario. In passato le stesse avevano portato ad un incremento occupazionale consistente e oggi ci troviamo di fronte ad un'azienda che occupa oltre 200 dipendenti e utilizza un discreto numero di lavoratori interinali.

Quindi la contrattazione per il sindacato non dovrebbe trovare ostacoli, anche se gli stessi delegati commentano come sia (ultimamente) complicato realizzarla.

Si punta a una contrattazione centrata sull'applicazione del premio di risultato (circa 1.400.000 annui medi per i prossimi anni) e sul fronte, senz'altro più complesso, dell'incremento occupazionale.

L'incremento del carico di lavoro è confermato anche nell'anno in corso ed è aumentato dopo il rientro dalle ferie estive. L'acquisizione di nuovi clienti "obbliga" ad un ricorso massiccio al lavoro straordinario a partire dal mese di ottobre, compensato solo in parte con l'inserimento di nuova occupazione (una ventina di assunzioni effettuate proprio in questi giorni). E' evidente che questo stato di cose non può reggere a lungo e la stessa azienda ha in progetto, entro il 2001, un ampliamento dell'insediamento produttivo di Ispra. Il sindacato ritiene quindi possibile impostare con l'azienda, fin dai prossimi mesi, un confronto generale sul piano di investimenti e di modifica dell'assetto produttivo e di conseguenza sull'incremento occupazionale.

R.Franzetti

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Usag

Le conseguenze di un... "passaggio di mano"

In questo caso, più che una vertenza per il rinnovo del premio di risultato, siamo di fronte ad una multinazionale che ha deciso un piano di riorganizzazione globale delle proprie attività in Europa (principalmente Francia e Italia).

Protagonista è la finanziaria francese FIMALAC, con sede a Parigi, che ha rilevato le attività industriali del gruppo Strator Facom, di cui le Utensilerie associate facevano parte. Siamo in presenza di un'azienda multinazionale, che rientra quindi sotto la Direttiva europea 94/45 sui diritti di informazione e di consultazione dei dipendenti operanti nelle sue unità produttive insediate in Europa (Cae).

Alla Usag, la trattativa sulla costituzione del Cae era già aperta con la precedente proprietà ed era anche giunta ad un passo dell'accordo. Oggi deve ripartire di nuovo ed è già stato richiesto all'Ufficio Internazionale della Fim di riprendere i contatti con il sindacato Francese a questo scopo.

L'assenza di un Cae operativo rappresenta oggi un ulteriore elemento di difficoltà per il sindacato nell'affrontare un piano di riorganizzazione deciso e gestito da Parigi.

Il piano è destinato a rivoluzionare l'organizzazione del lavoro all'interno degli stabilimenti di Gemonio e quindi la Rsu e il sindacato saranno impegnati e attenti a contrattare e poi gestire tutte le scelte aziendali, che tra l'altro potrebbero comportare lo spostamento in Francia di tutte le produzioni di forgia a freddo e il ritorno negli stabilimenti di Gemonio della "forgiatura a caldo".

L'obiettivo primario per la Fim è quello di avere garanzie sugli investimenti futuri, sui quantitativi di produzione e di conseguenza sui livelli occupazionali.

Su questi aspetti, compresi i livelli qualitativi delle nuove produzioni e di come verranno valutati in questi anni i parametri del premio di risultato e il valore cottimo (che ha un'incidenza significativa nelle buste paghe dei dipendenti), è stato fatto un primo incontro il 6 ottobre presso l'Univa di Varese.

All'incontro la delegazione sindacale si è presentata con una serie di domande: possiamo già definirle richieste concrete per arrivare ad un accordo quadro, che accompagni il piano aziendale con l'obbiettivo di tenere al centro il ruolo strategico degli stabilimenti di Gemonio.

E' chiaro a tutti i dipendenti che questa scelta non sarà semplice, che bisognerà mettere in campo flessibilità e modifiche concrete, che ci sarà bisogno di un coordinamento con il sindacato francese e se il caso anche di azioni di lotta per far emergere le nostre priorità: occupazione, investimenti e mantenimento dei diritti acquisiti.

R.Franzetti

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Inps

34 mila pensioni di anzianità in meno

Diminuisce di 2.286 miliardi il fabbisogno

In netto miglioramento i conti dell'Inps. E' la conclusione che si ricava da una recente nota ufficiale dell'istituto previdenziale. Nei primi sette mesi dell'anno il fabbisogno di cassa è risultato infatti pari a 53.622 miliardi, con una diminuzione di 2.286 miliardi rispetto al preventivo aggiornato per l'anno 2000.

Da rilevare il buon andamento delle riscossioni dalla produzione che, nel periodo 1°gennaio-31 luglio, hanno presentato un incremento di 2.532 miliardi rispetto alle previsioni per i maggiori contributi versati non solo dalle aziende, ma anche da parte di artigiani, commercianti e lavoratori parasubordinati.

Nello stesso periodo i pagamenti si sono attestati in linea con il preventivo. La spesa per pensioni è scesa di 750 miliardi (- 0,73%), attestandosi a 101.330 miliardi contro i 102.080 previsti e confermando il positivo andamento riscontrato in sede di consuntivo 1999. In aumento invece di 939 miliardi (+ 15,41%) i pagamenti per prestazioni temporanee: i maggiori aumenti sono da registrare nell'area della disoccupazione non agricola e in quelle dell'indennità di disoccupazione e degli assegni familiari corrisposti ai lavoratori agricoli.

Anche sul fronte delle pensioni di anzianità si conferma un trend di netto calo rispetto alle previsioni. Nei primi sette mesi dell'anno in corso sono state infatti accertate ben 34.068 pensioni di anzianità in meno. In particolare ammontano a 79.932 i trattamenti liquidati nel periodo gennaio-luglio contro i previsti 114.000.

Il fenomeno interessa sia i lavoratori dipendenti che quelli autonomi ed anche coltivatori diretti, mezzadri e coloni.

G. Bianchi

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Pensione contributiva

Il requisito minimo per la liquidazione

L'Inps ha chiarito che per raggiungere i cinque anni di contributi validi come requisito contributivo minimo richiesto dalla legge per liquidare la pensione contributiva, vale tutta la contribuzione effettivamente versata (cioè quella obbligatoria, da riscatto, da ricongiunzione). Non si tiene invece conto a quel fine della sola contribuzione accreditata figurativamente a qualsiasi titolo (servizio militare, gravidanza e puerperio, cassa integrazione, disoccupazione e mobilità, ecc).

G. Bianchi

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L'assenza per maternità diventa flessibile

Le donne in maternità ora possono scegliere, fermo restando il periodo di astensione obbligatoria dal lavoro fissato in cinque mesi, di poter posticipare fino a un mese il periodo di astensione precedente il parto e prendersi cura del neonato fino al quarto mese dalla nascita. Le lavoratrici pertanto possono superare il principio generale secondo cui l'assenza obbligatoria parte da due mesi prima la data presunta del parto e termina tre mesi dopo la data effettiva del parto. Il periodo di flessibilità può andare da un minimo di un giorno a un massimo di un mese. L'interessata deve presentare domanda al datore di lavoro e all'Inps corredata della certificazione sanitaria, acquisita nel corso del settimo mese di gravidanza, rilasciata dal medico specialista (ostetrico-ginecologo) del Servizio sanitario nazionale o con esso convenzionato. Dovrà essere presentata anche la certificazione del medico aziendale, qualora la richiedente dipenda da azienda soggetta alla sorveglianza sanitaria sul lavoro.

Ovviamente i medici rilasceranno il nullaosta al prolungamento del lavoro fino al termine dell'ottavo mese di gravidanza a condizione che nel caso specifico non esistano rischi per la salute della donna e del nascituro o controindicazioni allo stato di gestazione.

G. Bianchi

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IL PUNTO SULLA FORMAZIONE

I mesi di settembre/ottobre sono normalmente utilizzati per verificare i risultati ottenuti in corso d'anno e misurare la distanza da percorrere per raggiungere i risultati attesi a fine anno.

Anche il gruppo di lavoro della formazione non si sottrae a questa riflessione ed intende riproporla ai lettori del giornalino.

Lo scopo finale è però non solo presentare ciò che si è realizzato fino ad oggi e quello che si realizzerà da qui a fine anno, ma anche cominciare a riflettere sul programma dell'anno prossimo in modo aperto e non preconfezionato.

Questo è il periodo giusto per farlo, per presentare al gruppo di lavoro della formazione, ai delegati, al direttivo e alla segreteria le idee, le richieste i suggerimenti che chiunque di voi ritiene opportuno far presente: saranno ben accolti e certamente vagliati.

Entrando nel merito quindi, a che punto siamo?

CORSI BUSTA PAGA

Sono stati realizzati due corsi a Ispra per le zone di Varese, Laghi e Gallarate; a Busto per le zone di Busto e Saronno. Questo ha favorito una partecipazione di 25 delegati .

Sono stati forniti strumenti aggiornati per una (quasi) totale comprensione della busta paga anche se, per la complessità e la diversità delle casistiche, non è risultato di facile comprensione per tutti.

CORSO COMETA

A gennaio si è svolto un corso sulla previdenza pensionistica integrativa in collaborazione con il patronato INAS-CISL a cui hanno partecipato circa 20 delegati.

L'obiettivo è stato quello di costruire punti di riferimento per le verifiche dei contributi a COMETA, e più in generale per consulenze individuali sulla materia.

CORSO SULL'ANALISI DELL'IMPRESA

E' stato realizzato in collaborazione con l'A.I.S.L., Associazione Italiana di Studio del Lavoro a cavallo dell'estate un corso di 2 + 2 giornate con l'obiettivo di dare ai circa 25 partecipanti appartenenti all'esecutivo della FIM provinciale e coordinatori di medie aziende, ulteriore elementi di analisi aziendale per essere utilizzati nell'ambito delle contrattazione dei premi di risultato e non solo.

Cercando di capire meglio la realtà dell'azienda in cui si opera conoscendone le strategie organizzative è facilitato e più efficiente il compito di chi contratta.

CORSO EUROPA

Il corso è previsto per metà dicembre e tratterrà le modifiche che si sono realizzate nel sistema economico europeo, valutandone le conseguenze sulle aziende e sui lavoratori. Conseguenze che ormai non toccano solo le grandi aziende, ma sempre più spesso le medie .

Inoltre saranno esposte elementi di conoscenza, sul "Governo Europeo" e ovviamente sulle strategie sindacali e sociali.

CORSI BASE

Si è concluso a luglio il 5° corso base FIM. Contrariamente agli anni scorsi non ci sarà la seconda edizione dell'anno. Abbiamo ritenuto che, avendo partecipato circa 100 delegati 240/250 delegati FIM suddivisi nelle cinque zone della provincia, praticamente tutta o quasi la platea degli interessati è stata coinvolta.

Quindi, essendo ormai interessati quasi esclusivamente i nuovi delegati, l'obiettivo è di mettere in cantiere la nuova edizione per il prossimo anno.

Lanciamo comunque un appello a tutti i delegati interessati che non hanno ancora partecipato al corso di base, perchè lo facciano presente al proprio operatore di zona. Le modalità del corso, pur mantenendo gli stessi argomenti trattati, sono state affinate attraverso l'esperienza delle cinque edizioni realizzate.

Forniscono quindi al nuovo delegato o a chi non ha mai frequentato corsi di formazione, una preparazione di primo livello, che potrà essere successivamente integrata da corsi di "secondo livello" come appunto quelli presentati sull'Europa o sulla storia della CISL. Rinviamo l'appuntamento a tutti i delegati nei corsi di formazione dove ognuno, ai vari livelli, potrebbe darsi l'obiettivo di una partecipazione ad un momento formativo all'anno.

Mario Ballante

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Elba

Rinnovato l'accordo per le provvidenze ai lavoratori artigiani

Il 24 gennaio scorso, dopo sette mesi di trattativa, si è concluso il confronto tra le delegazioni delle Organizzazioni Artigiane e quelle di CGIL CISL UIL della Lombardia, che aveva per oggetto la riorganizzazione dell'Ente Bilaterale Lombardo dell'Artigianato.

Dall'1/1/2000 l'ELBA, costituito nel 1993 con lo scopo di erogare prestazioni e servizi concordati tra le organizzazioni artigiane e le organizzazioni sindacali dei lavoratori alle imprese artigiane ed ai loro dipendenti, è regolamentato da un nuovo statuto e da nuovi accordi relativi ai fondi, alla diffusione territoriale degli sportelli ed alle provvidenze.

Nell'accordo sottoscritto vengono innanzitutto formalmente riconfermati l'importanza del sistema degli enti bilaterali e l'impegno a consolidarli e svilupparli ulteriormente.

Tuttavia l'entità del contributo versato all'Ente dalle imprese (80.000 L. all'anno per ogni dipendente in base ad accordi di 12 anni fa) non è stato incrementato a causa della fermissima opposizione ad un aumento di costi per le imprese da parte delle Organizzazioni Artigiane.

Per quanto riguarda le provvidenze, gli accordi hanno validità biennale e prevedono erogazioni a favore dei lavoratori dipendenti dalle imprese artigiane iscritte all'ELBA e a favore delle imprese stesse.

Le provvidenze a favore dei lavoratori hanno l'obiettivo di: integrare il reddito dei dipendenti in caso di crisi dell'impresa, consentendo una maggiore stabilità del rapporto di lavoro anche in settori non coperti dalla cassa integrazione, riconoscere l'anzianità aziendale, premiare coloro i quali superino corsi scolastici di istruzione secondaria universitaria e di formazione professionale, favorire la frequenza di corsi di formazione professionale e di aggiornamento inerenti l'attività aziendale.

Più precisamente le provvidenze a favore dei lavoratori e le relative misure sono:

contratti di solidarietà: in caso di riduzione dell'orario annuo di lavoro previo accordo sindacale il fondo eroga una integrazione della retribuzione che varia dal 20% al 50% della retribuzione persa, a seconda della durata della riduzione;

sospensione dell'attività lavorativa: in caso di sospensione dell'attività lavorativa il fondo eroga un sussidio del 50% della retribuzione contrattuale;

interventi per la disoccupazione: sussidio a favore dei lavoratori licenziati per giustificato motivo connesso a riduzione o cessazione di attività dell'azienda, è concesso nella misura di 200.000 lire alla settimana per un massimo di 15 settimane;

anzianità professionale aziendale: contributo riconosciuto ai dipendenti con 15 anni di anzianità aziendale, è pari a 300.000 lire per ogni biennio;

borse di studio: contributo concesso ai dipendenti al superamento di corsi di studio nella misura di L. 500.000 per i corsi triennali, L.1.000.000 per i diplomi di scuola secondaria, L.1.500.000 per i corsi o diplomi di laurea;

formazione e aggiornamento professionale:  per corsi di formazione ed aggiornamento inerenti l'attività svolta dall'azienda è concesso un contributo del 25% del costo di partecipazione al corso. Per i cittadini stranieri sono ammessi a contributo anche i corsi di apprendimento della lingua italiana .

Per quanto riguarda le provvidenze a favore delle imprese l'ente provvede a erogare contributi:

a fronte di spese sostenute a seguito di danni causati da eventi eccezionali derivanti da fattori esterni all'impresa;

a fronte di costi sostenuti per la certificazione dei sistemi di qualità;

a fronte dei costi sostenuti per retribuire le ore di frequenza ai corsi di formazione esterna per apprendisti;

a fronte di costi per la frequenza di corsi di formazione professionale o aggiornamento da parte degli imprenditori;

alle imprese che incrementino gli organici assumendo a tempo indeterminato.

In base agli accordi sottoscritti le risorse economiche disponibili annualmente sono utilizzate per l'80% per la soddisfazione delle richieste di contributi a favore dei lavoratori e per il 20% per le richieste di contributi a favore delle imprese artigiane.

Le parti hanno inoltre previsto un modello nuovo di gestione dell'Ente a rete sul territorio attraverso la costituzione di 11 EBA, uno per ogni provincia, ai quali viene data la responsabilità di gestire le provvidenze mentre resta di competenza del livello regionale la gestione amministrativa.

In via transitoria, dove non esistono gli EBA, saranno i Comitati Paritetici Territoriali o, in mancanza, gli sportelli convenzionati gestiti dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori o degli artigiani, ad occuparsi delle pratiche.

Tra i tanti ed importanti contenuti di questo complesso e corposo accordo vi è infine quello che definisce l'istituzione dell'Osservatorio Regionale dell'Artigianato che ha lo scopo di monitorare l'andamento del comparto artigiano e coglierne le dinamiche.

Di particolare interesse è la possibile raccolta dei dati per settori merceologici anche al fine di individuare elementi di conoscenza utili per la contrattazione collettiva regionale di categoria.

Anna Trovò

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Lavori socialmente utili, paga l'Inps

Fino al 30 aprile 2000 è stato l'Inps a provvedere al pagamento dell'assegno spettante ai lavoratori impegnati nei lavori socialmente utili, sia che fossero a carico del Fondo per l'occupazione, sia che fossero finanziati con risorse degli Enti promotori o gestori dei lavori.

Dal 10 maggio 2000, come disposto dal decreto legislativo 81/2000, l'Inps provvede al pagamento dell'assegno soltanto se le attività rientrano tra quelle i cui oneri sono posti a carico del Fondo per l'occupazione, mentre per le altre devono provvedere gli Enti utìlizzatori.

Molti Enti hanno chiesto all'Inps di continuare a provvedere al pagamento degli assegni e l'Istituto ha adottato allo scopo uno schema di convenzione tipo a cui dovranno uniformarsi gli accordi da stipulare con i singoli richiedenti.

Secondo la convenzione l'Inps potrà effettivamente continuare a pagare mensilmente l'assegno (compreso, se dovuto, anche quello per il nucleo familiare) soltanto dopo che siano state effettivamente accreditate le somme necessarie alla copertura degli oneri da parte degli Enti interessati.

Dettagliate informazioni e lo schema di convenzione sono contenute nella circolare Inps n.143 del 10 agosto 2000.

G. Bianchi

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Cometa

I lavoratori possono aumentare il proprio contributo fino al 4%

Tra Fim Fiom Uilm e Federmeccanica è stato siglato un accordo alla fine di settembre, che consente a tutti i lavoratori che lo vogliano di aumentare il proprio contributo al fondo Cometa. Oltre alle percentuali definite lo scorso anno (1,2% di salario convenzionale, oppure 1,24% e 2% di salario utile al calcolo del Tfr) l'accordo dà la possibilità ai lavoratori di alzare la propria quota al 3 o al 4% del salario utile al calcolo del Tfr.

Tale facoltà potrà essere esercitata, mediante apposito modulo reperibile in azienda, entro il 30 novembre di ogni anno, a partire dal novembre del 2000, con efficacia a decorrere dal 1 gennaio successivo.

Le medesime aliquote sono applicabili ai nuovi iscritti successivamente al 1 gennaio 2001.

Sindacati e Federmeccanica, al fine di aumentare la trasparenza sulla gestione aziendale in materia di versamento dei contributi, hanno inoltre concordato che, a partire dal gennaio 2001, le aziende, insieme al già previsto adempimento relativo al bonifico trimestrale di versamento dei contributi, provvederanno con le medesime modalità a rendere noto il documento di riscontro rilasciato da Cometa.

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Fondo Sociale per l'Affitto

Riaperto dal 2 ottobre 2000 al 29 dicembre 2000 il bando per la concessione dei contributi

La Regione Lombardia ha riaperto i termini del bando per la presentazione delle domande di concessione dei contributi

del Fondo Sociale per l'Affitto che si era chiuso il 30 giugno 2000, poiché le 18.000 richieste presentate al 31 luglio non hanno esaurito i fondi statali e regionali complessivamente disponibili di 112 miliardi.

Il contributo viene concesso alle famiglie che hanno un limite massimo di reddito netto ed un limite massimo di patrimonio (depositi bancari, postali, BOT, eventuali proprietà di immobili, ecc.) come dalla seguente tabella:

Il reddito da considerare è quello al netto delle tasse e delle spese mediche deducibili.

Chi volesse predisporre la domanda può utilizzare l'assistenza del Sicet, il sindacato inquilini della Cisl, nelle sedi ed agli orari seguenti:

VARESE via B. Luini 5, lunedì dalle ore 10.00 alle 12.00; giovedì dalle ore 15.00 alle 18.00 tel. 0332/283654

BESOZZO via Zangrilli 8, 2° e 4° mercoledì del mese dalle ore 16.00 alle 18.00 tel.0332/771344

LUINO p.zza Marconi 9, venerdì dalle ore 15 alle 18.00 tel.0332/531767

Sarà presto aperto un recapito presso la sede della Cisl di TRADATE per informazioni tel.0332/283654.

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