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Il numero di aprile '00

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Gli articoli
Sciopero della categoria il 17 maggio
In distribuzione il testo del contratto
Il nuovo part time
Collocamento disabili: quale ruolo per il sindacato
Il bilancio '99 della Fim provinciale

 

I padroncini bloccano il rinnovo del contratto metalmeccanico artigiano di secondo livello

Sciopero di tutta la categoria il 17 maggio 2000

8 ore nel settore artigiano, 2 ore nel resto della categoria - La giornata di mobilitazione sarà caratterizzata da iniziative territoriali – Lo sciopero rappresenta anche un segnale preventivo contro l'orientamento diffuso in Confindustria di ridurre i livelli di contrattazione.

Nel settore artigiano da due anni è in atto il blocco di fatto della contrattazione di secondo livello che, a poco più di due mesi dalla scadenza del contratto nazionale di questo settore, configura la precisa volontà della controparte di mettere in discussione il sistema contrattuale basato su due livelli.

Uguale orientamento è presente nella base associativa della Confindustria che ha recentemente portato alla Presidenza D'Amato, cosa che non può essere sottovalutata dal sindacato confederale.

I due livelli di contrattazione rappresentano una caratteristica positiva dell'esperienza sindacale italiana nel panorama internazionale.

La scelta di un solo livello di contrattazione provocherebbe anche in Italia le conseguenze negative che sta mostrando negli altri paesi. Infatti, laddove esiste solo il contratto aziendale, come negli USA o in Giappone, è sempre più evidente e inaccettabile per il sindacato la forte differenza di tutela e di reddito dei lavoratori che esiste tra grandi e piccole aziende, tra imprese sindacalizzate e non.

Ma anche un eccesso di centralizzazione della contrattazione creerebbe problemi, come in Germania, paese in cui molte norme del contratto regionale vengono derogate a livello aziendale per renderle più flessibili e il sindacato ha un grande problema di controllo della reale applicazione del contratto, perché spesso i responsabili sindacali aziendali concordano deroghe con le controparti.

Il doppio livello di contrattazione italiano riesce a garantire meglio l'esigenza di avere tutele minime per tutti i lavoratori e possibilità di adattamento a livello aziendale. Proprio per questo è importante che tutta la categoria si mobiliti in sua difesa, nel momento in cui questo impianto viene messo in discussione, pur in un solo settore, dove comunque è stato praticato fino ad oggi. Nel contesto attuale infatti una sconfitta nel settore artigiano aprirebbe con più facilità l'attacco delle controparti negli altri settori della nostra categoria, in particolare in quello dell'industria.

Da qui la necessità di un momento di mobilitazione di tutta la categoria attorno ai 400.000 lavoratori artigiani metalmeccanici, che da due anni lottano per il rinnovo del contratto regionale, per respingere un vero e proprio attacco politico, riaffermando il diritto alla contrattazione collettiva, che è diritto generale.

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In distribuzione il testo del contratto

Ricordiamo a tutti gli iscritti e a tutti i lavoratori che il Contratto rinnovato lo scorso mese di luglio impegna tutte le aziende a distribuirne il testo entro il mese di aprile 2000. Alla Fim risulta che da alcune settimane è a disposizione di tutte le aziende associate a Federmeccanica e Confapi la cedola libraria per fare gli ordini.

Disporre del testo del contrattoè un diritto del lavoratore, lo si deve quindi esigere.

Se la cedola libraria non fosse a disposizione presso qualche azienda non associata, può essere richiesta in fac simile presso la Fim di Varese.

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Il nuovo part time

Le modifiche introdotte dal decreto legislativo del 28 gennaio 2000 - Il ruolo del contratto – Gli effetti negativi del mancato tavolo di concertazione

Il Governo ha emanato lo scorso 28 gennaio un decreto legislativo che innova profondamente l'istituto del part time. Il provvedimento dà attuazione ad una direttiva comunitaria, che aveva recepito un precedente accordo sindacale, stipulato nel quadro del dialogo sociale europeo.

L'obiettivo dell'intervento legislativo è di concorrere a colmare il divario tra Italia ed Europa nell'uso di questo importante strumento occupazionale, limitato al 7,3% degli occupati in Italia, contro una media europea del 17,4%. A questo fine il Governo ha emanato negli scorsi giorni un altro provvedimento collegato, che stabilisce degli incentivi per le assunzioni part time e di cui diamo notizia nel riquadro.

Tutti si augurano che i 100.000 posti di lavoro previsti vengano effettivamente conseguiti. Tuttavia nella fase di elaborazione del decreto il Governo non ha tenuto fede all'impegno di coinvolgere pienamente le parti sociali. Ciò è costato un impianto eccessivamente burocratico della normativa, senza peraltro riconoscere ai lavoratori l'insieme delle tutele richieste dal sindacato. Ciò rischia di avere delle ripercussioni negative nella sua applicazione, anche se ci si potrà porre rimedio nella verifica prevista alla fine dell'anno.

Venendo ai punti del decreto, viene innanzitutto prevista l'introduzione del principio di non discriminazione, come esplicitamente richiesto dalla normativa europea. Il lavoratore part-time cioè deve avere gli stessi diritti del lavoratore full-time e il suo trattamento deve essere equiparato alla ridotta entità della prestazione lavorativa. Anche i contratti stipulati precedentemente si devono conformare a questo principio. Inoltre, come ogni altro contratto di lavoro, anche quello part time deve essere stipulato in forma scritta, con la specificazione della durata della prestazione lavorativa e della collocazione temporale dell'orario lavorativo (giorni, settimane, mesi) e deve essere accompagnato da un patto scritto in cui il lavoratore esprima il suo consenso alla fascia oraria.

Del contratto va data comunicazione all'Ufficio del Lavoro ed almeno una volta all'anno devono essere informate le Rsu del numero e della tipologia dei contratti part time stipulati dall'azienda, nonché dell' eventuale ricorso al lavoro supplementare.

Il lavoro supplementare può essere richiesto dal datore di lavoro nel rispetto delle norme contrattuali, dove presenti, circa il massimale delle ore lavorabili e delle maggiorazioni relative, e limitatamente ai lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato. Per i lavoratori assunti con contratto part time a termine non è previsto lavoro straordinario. In ogni caso, per tutti i lavoratori part time, il lavoro straordinario non può essere comandato dal datore di lavoro senza in consenso esplicito del lavoratore.

Nel contratto dei metalmeccanici sono previsti due casi di superamento dell'orario di lavoro normale, a seconda che il part time preveda 40 ore settimanali (p.time verticale) o meno di 40 ore.

Nel primo caso i limiti giornalieri e settimanali sono uguali a quelli dei lavoratori a tempo pieno, così come le maggiorazioni. Il limite annuale è proporzionato alle ore annue del contratto. Nel secondo caso resta lo stesso limite annuo, mentre quello settimanale è determinato dal raggiungimento delle 40 ore e comunque per una quantità di ore supplementari non superiore mensilmente al 50% di quelle della prestazione normale prevista. In questo secondo caso la maggiorazione è del 10%.

L'ultimo punto presente nel decreto riguarda le cosiddette "clausole elastiche", l'altro principio espressamente previsto dalla normativa europea. Si tratta della possibilità di variare la distribuzione delle fasce orarie concordate in vigenza del contratto di part time.

In questo caso il decreto prevede che il datore di lavoro possa cambiare la fascia oraria concordata inizialmente nel patto con il lavoratore, se nel patto il lavoratore aveva sottoscritto il suo consenso a questa eventualità. Il cambio di fascia oraria deve comunque essere comunicato con un preavviso di almeno 10 giorni. I contratti collettivi potranno prevedere per i lavoratori a cui viene cambiata la fascia oraria una maggiorazione della retribuzione oraria. Al lavoratore viene concesso un diritto di ripensamento del consenso preventivo al cambiamento di fascia oraria, trascorsi 5 mesi dalla stipulazione del patto e solo in presenza di tre condizioni: esigenze di carattere familiare, esigenze di tutela della salute, esigenze di lavoro. E' lasciata facoltà ai contratti collettivi di prevedere ulteriori condizioni.

Il contratto dei metalmeccanici, nel suo ultimo rinnovo, ha introdotto la flessibiltà degli orari, ma limitatamente ai nuovi contratti part time e

solo a quelli stipulati a tempo indeterminato. Inoltre nel contratto non ci sono vincoli per i lavoratori che decidessero di ritornare all'orario inizialmente concordato, salvo l'obbligo di un congruo preavviso.

In questo caso la legge ha peggiorato il contratto e si apriranno gli inevitabili contenziosi sulla prevalenza di una normativa sull'altra. Questo appunto era ciò che la Cisl voleva evitare richiamando con forza il Governo alla necessità di un confronto serio e preventivo con le parti sociali, quel dialogo che invece non c'è stato.

 SM

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LA NUOVA LEGGE SUL COLLOCAMENTO DEI DISABILI

QUALE RUOLO PER IL SINDACATO?

Un invito a costituire un gruppo di impegno specifico all'interno della Fim di Varese. Gli interessati si facciano avanti.

Nel numero scorso di "Informazione Fim" abbiamo pubblicato due articoli che parlavano della nuova legge sull'inserimento dei disabili nel mondo del lavoro, facendone un'ampia presentazione.

Dando per acquisito il quadro della situazione, con tutti i miglioramenti apportati (almeno sulla carta), qui vogliamo considerarne un aspetto: il fatto che la legge ignora assolutamente il sindacato, non facendone alcun riferimento se non come ente che, in quanto datore di lavoro, è specificatamente coinvolto nell'obbligo di assunzione. Ciò va benissimo, ma bisognerebbe che qualcuno spiegasse al legislatore che siamo anche presenti nelle aziende come attore sociale e quindi non certo estranei alle problematiche dei lavoratori disabili.

Comunque così come abbiamo lavorato secondo i dettami dei nostri valori non mancheremo per questo di continuare nel nostro impegno qualificandoci per le nostre capacità più che per i ruoli che una legge ci può riconoscere.

Nelle grandi aziende della provincia abbiamo collaborato in questi anni non facili, negli inserimenti avvenuti, facendoci un'esperienza anche in situazioni problematiche.

Esistono quindi già delegati della Fim che possono costituire un punto di riferimento per quelle aziende che solo con la nuova legge assumeranno con il collocamento "mirato". Sarà quindi importante individuare quelle posizioni che possano essere occupate da persone con capacità lavorative residue sufficienti per svolgere il ruolo richiesto, orientare il clima del gruppo di lavoro verso un atteggiamento di sostegno, affrontare le delicate tematiche tenendo uno stretto rapporto con i responsabili degli inserimenti.

Perché allora non costituire un gruppo formalizzato che possa far tesoro delle esperienze per trasmetterle a chi solo ora si trova ad affrontare queste tematiche? L'idea è già stata lanciata sulla conference dell'Intranet FIM a dicembre, sull'onda di un convegno per far conoscere la nuova legge organizzato dal C.F.P. della Provincia di Varese. Probabilmente i tempi non sono ancora maturi, nel senso che la legge comincerà a diventare operativa dai prossimi mesi, però sarebbe opportuno attrezzarsi per tempo.

Attenzione che le aziende, in particolare quelle dai 15 ai 35 dipendenti, si stanno giustamente muovendo e addirittura alcune hanno dato la disponibilità per una sperimentazione guidata che anticipa i tempi di applicazione della legge.

Credo che le pagine del numero precedente del giornalino costituiscano una prima valida e tempestiva informazione su quello che succederà nei prossimi mesi. Chi ha bisogno di informazioni o è disponibile a lavorare su queste tematiche può contattarmi presso la FIM di Busto Arsizio 0331 677060 o mandare una E-mail   al seguente indirizzo: fim_busto@cisl.it

 Mario Ballante

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Il bilancio '99 della Fim provinciale

Il piatto piange ancora. Anche nel secondo anno di vita, la Fim provinciale deve registrare un bilancio in disavanzo di portata senz'altro non trascurabile. E' quindi doveroso cercare di capire cosa succede, per evitare possibili pesanti ricadute sul funzionamento della nostra organizzazione.

Lo scorso anno, commentando il disavanzo di 38 milioni, sostenevo che la Segreteria della Fim avrebbe fatto la sua parte nel contenimento dei costi del personale e dei costi di gestione, ma anche che la riduzione progressiva del disavanzo nei due anni successivi dipendeva insieme da un significativo incremento delle entrate e quindi da un aumento altrettanto significativo del tesseramento, verso l'obiettivo dei 4000 iscritti, il livello ottimale per la struttura dei costi della Fim di Varese.

Come vedremo i tagli ci sono stati, nella misura del possibile, ma l'organizzazione nel suo complesso non ha risposto sul terreno del tesseramento e le conseguenze negative non si sono fatte attendere. Le spese straordinarie legate al rinnovo del CCNL e ad alcuni oneri (fiscali) hanno fatto il resto, portando ad una crescita, anziché alla riduzione, del disavanzo.

Veniamo comunque ad un'analisi più articolata del bilancio.

Le entrate, sia da tesseramento che da altre fonti, sono simili, sia nei valori che nella composizione, a quelle dell'esercizio precedente. Non c'è stato, come detto sopra, quell'incremento che avrebbe aiutato una gestione più equilibrata del bilancio. Sui motivi della scarsa aggressività della Fim di Varese circa i temi dell'organizzazione e del proselitismo è già iniziata un'approfondita analisi in occasione dell'ultima Convention dei delegati, di cui ho dato conto nel numero scorso di "Informazione Fim". Non mi sembra quindi il caso di tornarci sopra, se non per riconoscere che qualche prima reazione si comincia finalmente a percepire e che è utile, accanto a questo, accelerare la discussione sull'opportunità dell'introduzione delle quote contratto nelle piattaforme aziendali.

Riguardo al capitolo delle uscite, il discorso si fa più complesso. Come avevo anticipato lo scorso anno, la Fim già dalla metà del '99 ha proceduto a ridurre il personale di un'unità, passando da un'apparato politico di 7 a uno di 6 (-14%). Se questo si è tradotto solamente in un calo dell'1% dei costi per il personale, ciò è dovuto agli adeguamenti salariali effettuati alla fine del '99, quindi con un forte trascinamento nel 2000. Quest'anno la riduzione dell'incidenza di questi costi sul totale delle uscite sarà decisamente più significativa.

D'altra parte sono stati fortemente ridotti i costi di gestione (-22%) con un risparmio di circa 22 milioni. A queste contrazioni di costi hanno fatto però riscontro un aumento della contribuzione a Cisl e Fim di 18 milioni, una crescita degli oneri fiscali di 10 milioni e soprattutto un incremento delle uscite per attività sindacale di 25 milioni che hanno completamente vanificato i risparmi alle voci precedenti. Più nel dettaglio, l'incremento della contribuzione riguarda per buona parte la Cisl del T.Olona ed è un aumento preventivato, perché una parte della contribuzione del '98, nel passaggio di competenze dal territorio alla provincia, finì addebitata alle riserve patrimoniali, anziché all'esercizio.

L'incremento degli oneri fiscali è legato al completamento dell'applicazione dell'Irap, una tassa introdotta nel 1998 anche a carico delle organizzazioni sindacali e che è stata estesa dal 1999 anche ai dipendenti di provenienza ex T.Olona.

L'incremento della voce "attività sindacale" riguarda soprattutto le spese di funzionamento, la formazione, la campagna di tesseramento. Nel primo caso hanno avuto una forte incidenza le spese straordinarie per il rinnovo del CCNL e soprattutto la copertura dei costi relativi alla manifestazione di Roma. Nel secondo caso si è trattato di una scelta politica legata alla riduzione dell'apparato. Sarebbe stata infatti una politica suicida dal punto di vista dell'organizzazione non compensare la riduzione delle risorse a tempo pieno con un rafforzamento dell'autonomia operativa dei delegati. Anche nell'ultimo caso si è trattato di una scelta per supportare una più intensa campagna di proselitismo, come era negli obiettivi.

Nonostante il disavanzo del '99 sia pesante e nonostante ne segua uno altrettanto consistente del '98, la situazione patrimoniale della Fim rimane sostanzialmente sana. Non è più possibile però continuare così. La politica perseguita in questi due anni si è posta il difficile compito di affrontare lo squilibrio tra costi ed entrate ereditato dalle tre zone ex T.Olona e quello che si stava profilando per la parte ex Varese-Laghi, con una razionalizzazione delle spese per il personale e per la gestione, che non penalizzasse l'attività politica, l'attività di servizio agli iscritti, la formazione ed il maggior coinvolgimento nella vita dell'organizzazione dei delegati. La scommessa si basava sulla possibilità di assorbire una parte degli oneri con le riserve accumulate negli anni precedenti e sulla fiducia di dare a tutta l'organizzazione le motivazioni necessarie per consolidare prima e incrementare poi il proselitismo e quindi le risorse con cui finanziare l'attività. Questa fiducia non è venuta meno, anche se i risultati nel '99 non hanno risposto alle aspettative. E' stata una frenata in parte motivata da una serie di circostanze poco favorevoli. Non si può però ripetere per il 2000, è importante che tutta l'organizzazione e soprattutto i delegati della Fim ne abbiano piena consapevolezza. In gioco c'è la Fim che abbiamo conosciuto e che insieme abbiamo costruito in questi anni.

Sergio Moia

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