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Il numero di ottobre '99

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Gli articoli
La posizione Cisl su Finanziaria e Pensioni
Comunicato Fim Fiom Uilm Aermacchi sulle pensioni
Corso Fim Cisl di alfabetizzazione informatica
La trattativa con Univa su "Patto per il Lavoro"
Il "Patto Territoriale": cos'è
Patto per il Lavoro: le valutazioni della Fim
Cometa operative le clausule contrattate nell'ultimo rinnovo del CCNL
Fondapi: superata la soglia minima per l'avvio del Fondo
La donna nella fabbrica metalmeccanica

 

Finanziaria e pensioni

Le condizioni della Cisl

In queste settimane si sono accavallate le più azzardate interpretazioni degli opinion-maker sulle "reali" intenzioni che hanno portato la Cisl, e soprattutto del suo Segretario Generale, ad un confronto così aspro con il Governo. Secondo questi signori la spiegazione va cercata nel protagonismo politico di D'Antoni e nel supposto ruolo politico giocato dalla Cisl nei rapporti tra Sinistra e Centro. Questione politica quindi e non sindacale. Qualcuno è addirittura arrivato a preconizzare per la Cisl la stessa evoluzione di Solidarnosc, cioè la trasformazione da sindacato a partito.

Ci sembra che queste forzature, non aiutino a comprendere la situazione, anzi aggiungano ulteriore confusione a quella già presente sulla scena politica del nostro paese.

Se dal processo alle intenzioni passiamo all'esame dei fatti, troviamo due ordini del giorno dell'Esecutivo Confederale, approvati all'unanimità e quindi da tutte le categorie, uno nel mese di settembre ed uno nel mese di ottobre, in cui le osservazioni critiche sulla finanziaria e quelle sulla valutazione che il Governo e la Cgil fanno della situazione previdenziale sono fondamentalmente sindacali.

Giova ricordarle, seppur in modo sintetico, per la chiarezza delle posizioni nel dibattito in atto.

Finanziaria .La Cisl già nel mese di settembre ha sollevato in proposito quattro considerazioni critiche.

Occupazione. Su questo tema la Cisl riconosce che nell'ultimo anno sono stati creati nuovi posti di lavoro, ma la loro qualità non corrisponde a quella auspicata dalle parti quando fu firmato il Patto di Natale del 1998. I nuovi posti di lavoro infatti sono prevalentemente precari e soprattutto localizzati al nord del paese, spesso in aree già congestionate. Se la politica occupazionale deve produrre effetti nelle aree in cui il lavoro manca, vanno applicate, finanziate e concordate le soluzioni che in quel Patto erano state individuate. E'proprio ciò che la finanziaria non fa, limitandosi in gran parte ad impegni generici e stanziando risorse comunque non sufficienti, un'impostazione delle "politiche del lavoro", tra l'altro già bocciata nel vertice dell'Unione Europea tenuto lo scorso inverno a Colonia.

Fisco. Il Patto di Natale aveva stabilito che a partire dal 1999 il fisco avrebbe iniziato a restituire ai "contribuenti onesti," e quindi in primo luogo ai lavoratori dipendenti, quanto recuperato all'evasione fiscale. Ora, dopo che nei mesi scorsi si è fatto un gran parlare di recuperi consistenti, la finanziaria ne sposta la "restituzione" tutta al 2000, senza nemmeno chiarire quanto è stato recuperato all'evasione. Se questo è un patto contrattato con il sindacato come è possibile dribblarlo, applicarlo solo parzialmente o trasporlo nel tempo fuori da un confronto e da un'intesa con chi l'ha sottoscritto? Oltre agli aspetti di merito ne va anche della buona fede con cui si fanno gli accordi.

Inflazione. Se è vero che i prezzi in Italia non lievitano più ai ritmi di qualche anno fa, è anche vero che sta crescendo il differenziale tra l'inflazione italiana e quella media dell'Unità Europea. Ciò genera problemi di competitività, che poi ricadono in termini di ristrutturazioni sulle spalle dei lavoratori. Dato che il differenziale è causato, come illustrato sul numero precedente di "Informazione Fim", dal prezzo dei prodotti petroliferi e da quello dei servizi, molti dei quali in regime di prezzo controllato, è sorprendente che il Governo nel momento in cui presenta la finanziaria non si ponga neppure il problema, ben sapendo che il tasso d'inflazione è il perno di tutta la politica dei redditi concordata con il movimento sindacale. La Cisl fa anche delle proposte, come quella di sterilizzare l'aumento dell'iva sugli incrementi del prezzo della benzina legati a incrementi del prezzo internazionale del petrolio: perché non vengono prese in esame?

Contratti pubblici. Dopo aver applicato la disciplina sulla contrattazione prevista dall'accordo del 1993 anche ai dipendenti pubblici, il Governo non mette in finanziaria le risorse minime necessarie per gli adeguamenti salariali conseguenti, vanificando nei fatti una regola concordata con tutto il movimento sindacale. Anche questo aspetto non può essere accettabile o sottovalutabile proprio da un punto di vista strettamente sindacale.

Dopo le critiche della Cisl il Governo è in parte corso ai ripari, sia per quanto riguarda le risorse per i dipendenti pubblici, sia sul fisco che sul problema dell'inflazione, ma il tutto nell'ottica del "metterci una toppa" e in modo del tutto unilaterale. La Cisl si aspettava invece l'apertura di un confronto sull'insieme delle osservazioni sollevate ed una ridefinizione conseguente dei provvedimenti interessati. Ciò non è avvenuto e quindi la posizione critica della nostra Confederazione non ha motivi per cambiare.

Pensioni. Le posizioni sono ormai note. La Cisl, contro le tesi della Cgil ed in coerenza con quelle sostenute unitariamente dal sindacato fino allo scorso mese di luglio, non ritiene modificabile l'equilibrio trovato con la riforma del 1995 tra pensioni liquidate con il metodo retributivo e pensioni liquidate con quello contributivo. In secondo luogo ritiene prematuro l'avvio di un confronto sulla riforma delle pensioni, visto che c'è una verifica programmata per il 2001. Inoltre il tema di quella verifica –quando la si dovrà aprire- non potrà essere disatteso. Si tratterà di valutare la tenuta del sistema pensionistico con il livello di contribuzione attuale e non, come vuole la Confindustria e forse in modo un po' più velato anche il Governo, la possibile riduzione delle pensioni per ridurre il peso dei contributi. Al massimo si potrà discutere di un eventuale riequilibrio delle prestazioni a favore degli attuali "giovani".

La posizione della Cisl comunque sta ricevendo consensi da molte Rsu, anche con forte presenza di Fiom e Uilm. Ciò è avvenuto anche nella nostra provincia con un documento unitario della Rsu dell'Aermacchi. E' un incoraggiamento ad andare avanti. Se poi il Governo dovesse insistere sulla richiesta di rivedere la riforma pensionistica procedendo unilateralmente, non resterà che chiamare i lavoratori alla lotta. E in questo caso anche Cgil e Uil non potranno certo stare alla finestra a guardare.

S.M.

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RSU Aermacchi

COMUNICATO SINDACALE

Sul dibattito circa la questione delle pensioni la R.S.U FIM FIOM UILM Aermacchi esprime le seguenti valutazioni che sottopone ai lavoratori.

Va rispettata la scadenza del 2001 per la verifica della riforma delle pensioni, che va completata con gli interventi di equità concordati con il Sindacato e non ancora attuati:

eliminazione di intollerabili situazioni di privilegio, interventi sui fondi pensionistici speciali, separazione dell'assistenza dalla previdenza, previdenza integrativa a disposizione di tutti.

La discussione sul sistema previdenziale non può precedere le scadenze concordate e deve essere inquadrata nel contesto della riforma complessiva dello stato sociale nel nostro Paese.

Occorre moltiplicare le energie anche per il recupero dell'evasione contributiva oltre che di quella fiscale.

Devono essere rafforzate le misure tese a contenere la dinamica di prezzi e tariffe.

La R.S.U. FIM FIOM UILM Aermacchi ritiene inoltre che pur nell'ambito delle autonomie di organizzazione qualsiasi discussione con le controparti (Governo e Confindustria) dovrà essere preceduta da un confronto unitario all'interno del Sindacato: metodo, questo, che deve essere prioritario, a partire dai luoghi di lavoro.

Infine va mantenuta la pratica che prevede che qualsiasi ipotesi (compreso l'ipotetico utilizzo del T.F.R. per le pensioni integrative, peraltro già definito contrattualmente nella nostra categoria) debba essere discussa e approvata dai lavoratori.

Rsu Fim Fiom Uilm Aermacchi Venegono S., 22 ottobre 1999

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Delegati sindacali e informatica

Un rapporto obbligato

Tra le iniziative che la Fim di Varese propone ai propri delegati nel 1999 arriva anche quella sull'informatica.

La Fim provinciale ha spinto molto in questi mesi perché il dialogo interno all'organizzazione utilizzasse in modo sempre più esteso gli strumenti telematici ed informatici.

Non lo ha fatto per conformarsi ad una delle "mode" del nostro tempo, ma per gli indubbi vantaggi che questi strumenti dimostrano di avere rispetto a quelli più tradizionali, sia termini di efficacia, che di partecipazione al processo decisionale, che di costo.

Il messaggio non è andato a vuoto: la Fim di Varese è, anche a livello informatico, sempre più un'organizzazione a rete. Al punto tale che sono gli stessi delegati oggi a chiedere di essere formati per una maggiore integrazione in questo nuovo sistema.

E' una richiesta non solo legittima, ma anche opportuna.

La Segreteria ha pertanto deliberato l'avvio di un primo modulo di alfabetizzazione informatica già a partire dalla prossime settimane.

Per questo primo corso i posti sono 16, riservati ai delegati/e Fim che si iscriveranno per primi. L'obiettivo è di mettere in grado i partecipanti di dialogare all'interno di una rete internet. Non si richiedono requisiti informatici di ingresso. Il corso si terrà a Gallarate.

Per maggiori informazioni e per iscrizioni rivolgersi alla sede Fim di Varese tel 0332 283285, e-mail fim_varese@cisl.it).

Ufficio formazione Fim Cisl Varese

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Tra Cgil Cisl Uil e Univa

Alla fase finale la trattativa sul "Patto per il Lavoro"

A un anno dall'avvio del negoziato, il sindacato provinciale ha presentato un documento unitario come base di discussione per un possibile accordo le cui ricadute potrebbero interessare tutte le categorie dell'industria e dei servizi.

Nei prossimi giorni pertanto si avvierà l'ultima fase di trattativa tra Cgil, Cisl, Uil e Univa per dotare anche la nostra provincia del "Patto per il Lavoro," ossia di un contributo delle parti sociali alla piena operatività del Patto territoriale siglato in provincia nella primavera scorsa.

Il Patto Territoriale "Malpensa-Sempione-Valle Olona", che oltre alle associazioni sindacali ed imprenditoriali della nostra provincia ha coinvolto l'Amministrazione Provinciale e 53 comuni, parte dalla considerazione che il nuovo insediamento di "Malpensa 2000", se ben governato, potrebbe costituire un fattore strategico di sviluppo del nostro territorio, senza rappresentarne però una conseguenza automatica. Nel Patto Territoriale si prendono in considerazione tutte le variabili e gli interventi necessari, perché il nuovo aeroporto, e soprattutto le sue attività indotte, si trasformino in occasione di sviluppo per il territorio provinciale. In questo contesto è stata avviata ormai da un anno la trattativa tra Sindacato e Associazione degli Industriali per dotare il Patto Territoriale di un Patto per il Lavoro, un ulteriore strumento che aiuti le iniziative previste nel primo documento a decollare con effetti significativi sul piano occupazionale.

Il "Patto per il Lavoro"

All'inizio del negoziato si è dovuto imporre alla nostra controparte una riflessione di metodo sull'individuazione degli obiettivi che una tale trattativa doveva proporsi. Per Univa infatti il Patto per il Lavoro doveva consistere in un elenco di rapporti di lavoro flessibili che, in deroga ai contratti nazionali di lavoro, dovevano esser concessi alle aziende, se queste promettevano di assumere di più. Quindi più contratti a termine, più contratti a tempo parziale, più contratti week end e via di questo passo. Non è un caso che il documento inizialmente presentato dall'Univa al sindacato era lo stesso presentato dall'Associazione locale degli industriali ai sindacati di Manfredonia, come se in provincia di Varese ci siano gli stessi problemi di un'area territoriale meridionale con più del 20% di disoccupazione.

Il metodo imposto da Cgil, Cisl, Uil è stato appunto quello di legare il confronto tra le parti alle condizioni specifiche della provincia di Varese, un territorio che ha insieme condizioni di disoccupazione in certe fasce sociali, ma anche carenza diffusa di figure professionali specifiche, che creano veri e propri "colli di bottiglia" nel mercato del lavoro.

Da questa impostazione è nato un confronto complesso, che si è tradotto in un nuovo documento proposto da Univa nel mese di settembre a cui Cgil, Cisl, Uil hanno risposto con una propria proposta nei giorni scorsi, dichiarandosi disponibili, su questa base, ad aprire una fase stringente e finale del negoziato.

I punti del Patto

Il documento di Cgil, Cisl, Uil tocca una serie di punti normalmente affrontati da questi testi, in particolare centrati sulla flessibilità del rapporto di lavoro. E' però originale il metodo di approccio. Il sindacato infatti non si limita, così come è avvenuto in altri casi, a prendere atto delle richieste di maggiori flessibilità come scotto da pagare per avere più investimenti e quindi più occupazione, cercando unicamente di contenerne gli aspetti su cui è più difficile costruire un consenso sociale. Cgil, Cisl, Uil nel nostro caso non si accontentano di valutare le richieste della controparte, ma fanno a loro volta proposte, accettando la sfida anche nelle soluzioni di merito ai problemi.

Ma proviamo ad esaminare più nello specifico i punti del documento.

Il primo riguarda gli orari di lavoro. In questo caso si valuta di comune interesse valorizzare gli istituti di flessibilità contenuti nei diversi contratti di lavoro e contribuire ad un superamento dei contenziosi che si possono creare nella fase di applicazione. La proposta è quindi di creare una "Commissione Flessibilità", con composizione paritetica, che può intervenire a dirimere le controversie su richiesta di una delle parti interessate.

Il punto successivo riguarda il lavoro a tempo parziale. In questo caso il sindacato accetta la proposta di Univa di inserire nel Patto la clausola, già concordata nel contratto dei metalmeccanici, secondo la quale l'azienda ha facoltà di variare la dislocazione degli orari previsti nelle assunzioni a tempo parziale, con il consenso preventivo del lavoratore. Il sindacato chiede però che le nuove assunzioni a tempo parziale avvengano solo quando l'azienda ha accolto le eventuali richieste di trasformazione di rapporti, da tempo pieno a parziale, di lavoratrici/lavoratori dell'azienda interessata. Chiedono inoltre di alzare la percentuale prevista nei contratti dell'industria in proposito (in quello dei metalmeccanici è al 4%), fissandola al 6%. Anche in questo caso la "Commissione Flessibilità" dovrà occuparsi dei contenziosi non risolvibili in azienda o nella categoria.

Un altro punto riguarda il lavoro a tempo determinato. A fronte della richiesta di Univa di aumentarne la percentuale di utilizzo, in deroga ai contratti di lavoro, a cui sommare un'ulteriore deroga sulla percentuale di utilizzo dei contratti di lavoro interinale, Cgil, Cisl, Uil si dichiarano disponibili a concedere più flessibilità, senza però derogare alle percentuali massime previste dai contratti di lavoro. Propongono cioè di sommare le percentuali previste dai contratti per i due istituti (nel caso del CCNL metalmeccanici: 10% dei dipendenti aziendali a tempo indeterminato per i rapporti a termine e 8% per quelli temporanei) e di utilizzare la percentuale che ne deriva indifferentemente o per un istituto o per l'altro. Ad esempio, se un'azienda metalmeccanica non utilizza il contratto interinale, può utilizzare quello a tempo determinato fino al 18% e viceversa. Propongono inoltre di assorbire in questa percentuale quella a suo tempo concessa per l'assunzione di studenti nei periodi di vacanza scolastica. In cambio chiedono un titolo di preferenza per i lavoratori assunti a tempo determinato nel caso di assunzioni a tempo indeterminato ed una conferma del rapporto a tempo indeterminato alla terza assunzione a termine presso la stessa azienda.

Sul lavoro interinale il documento sindacale, oltre a quanto già detto sul punto che precede, prevede la creazione di una Commissione provinciale di monitoraggio di questo fenomeno, anche con il concorso delle agenzie interinali e dei sindacati di categoria. Prevede inoltre il decollo della formazione dei lavoratori temporanei sugli aspetti relativi all'igiene e sicurezza nei posti di lavoro.

La formazione è anche oggetto di un punto specifico rivolto in particolare ai giovani. In proposito si punta al rilancio del rapporto di apprendistato, così come previsto del resto dagli orientamenti nazionali, ma anche ad un rapporto più strutturato tra scuola e fabbrica. Il sindacato chiede ad esempio alle aziende di riservare una percentuale pari all'1% degli addetti agli studenti in stage, sulla base di convenzioni stipulate con Istituti tecnici o Centri di formazione professionale. E' una richiesta innovativa ed interessante, che mette al centro uno degli aspetti più deboli della struttura produttiva della nostra provincia: il rapporto con la scuola.

Sempre sulla formazione il documento sindacale chiede la diffusione di percorsi di formazione professionale per i lavoratori con l'uso delle 150 ore.

In chiusura il documento di Cgil, Cisl, Uil affronta il tema delle Pari Opportunità e della Contrattazione territoriale. Nel primo caso il sindacato chiede un 'attenzione particolare per l'occupazione femminile nell'applicazione di tutti gli strumenti previsti dal documento. Nel secondo caso si propone un "salario integrativo di area" per tutte le aziende presenti nell'ambito del Patto territoriale e che non abbiano concluso accordi aziendali a contenuto salariale. E' questa una richiesta molto interessante, anche perché formulata unitariamente. Non è infatti un mistero per nessuno la freddezza con cui Cofferati ha sempre affrontato questa materia.

Questi i punti che saranno oggetto di trattativa nelle prossime settimane. "Informazione Fim" non perderà occasione per un'informazione puntuale degli iscritti sugli sviluppi della vertenza, anche perché su una questione che interessa decina di migliaia di lavoratori nella nostra provincia pare che tutti i "media" locali abbiano messo la sordina.

S.M.

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Il "Patto territoriale": cos'è?

La legislazione italiana degli ultimi anni, spinta dalle forze sociali e dalle direttive dell'Unione Europea, ha introdotto la possibilità di stipulare Patti territoriali convenuti tra le istituzioni e le forze sociali di determinate aree territoriali. Con il Patto, le parti stipulanti assumono degli impegni reciproci per favorire nell'area considerata lo sviluppo occupazionale, sia in senso generale che finalizzato a fasce sociali deboli, a partire da una comune valutazione delle potenzialità e caratteristiche socio-economiche che il territorio può offrire. La parte istituzionale, coincidente con la Provincia ed i comuni dell'area territoriale coinvolta, di norma si assume impegni di valorizzazione ambientale, di semplificazione burocratica, di intervento infrastrutturale. Le parti sociali, in questo contesto, sono invece chiamate a stipulare un Patto per il Lavoro, ossia un contratto territoriale che introduca norme, anche in deroga ai contratti nazionali di lavoro, atte a favorire maggiori investimenti nell'area e quindi a rafforzarne le dinamiche occupazionali. Lo Stato e soprattutto l'Unione Europea, dove c'è l'accordo di tutte le parti interessate, mettono a disposizione un numero consistente di risorse tramite i cosiddetti Fondi Strutturali.

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Patto per il Lavoro

Le valutazioni della Fim

La Fim provinciale di Varese valuta positivamente il documento con cui Cgil, Cisl e Uil hanno risposto in modo tempestivo ed unitario alle proposte di Univa in materia di Patto per il Lavoro territoriale. Nel momento in cui analoghe discussioni hanno portato a divisioni anche laceranti, come nel caso del Patto territoriale di Gioia Tauro e di Milano, è senz'altro positivo che in provincia di Varese il sindacato confederale sappia misurarsi con questi temi dimostrando una forte capacità di sintesi unitaria. Ciò ha consentito di introdurre richieste forti, come quella della contrattazione territoriale, da sempre sostenute dalla nostra organizzazione, e di valorizzare proposte portate dalla Fim nel dibattito interno alla Cisl, come quelle tese a rafforzare il rapporto tra sistema produttivo e scuola o quelle che rispondono all'esigenza di flessibilità del lavoro senza però derogare alle percentuali previste dai CCNL (come nel caso del rapporto a termine o interinale).

Ugualmente apprezzabili paiono le proposte in merito al lavoro a tempo parziale, quelle in merito alla formazione nei luoghi di lavoro e quelle sul tempo determinato. In quest'ultimo caso il documento va oltre i risultati ottenuti con il contratto dei metalmeccanici, prevedendo la conferma a tempo indeterminato a partire dal terzo rapporto a termine presso la stessa azienda. Il sindacato dimostra insomma su tutte queste questioni di non limitarsi a subire l'iniziativa della controparte, che le richiede come condizioni per nuova occupazione, ma di saper rilanciare nel merito, con un'adeguata capacità propositiva che, senza sottrarsi alla sfida, sa tener conto anche delle esigenze presenti tra i lavoratori occupati.

La Fim darà senz'altro il suo contributo per raggiungere gli obiettivi del documento confederale. Invita nel contempo Cgil, Cisl e Uil a promuovere il coinvolgimento dei delegati e dei lavoratori per la costruzione del necessario consenso attorno ai risultati che si intendono perseguire.

Varese, 22 ottobre 1999

Segreteria provinciale Fim Cisl Varese

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Inserto sulla previdenza complementare

COMETA

Operative le clausole contrattate nell'ultimo rinnovo del CCNL

In data 4 ottobre 1999 è stato sottoscritto l'accordo, tra Federmeccanica e Fim Fiom Uilm, che definisce le modalità d'applicazione di quanto stipulato nell'ultimo rinnovo del Contratto Nazionale in merito alla previdenza complementare "Cometa".

A decorrere dal 1 gennaio 2000 la contribuzione a carico dell'azienda passerà dal 1% al 1,20% della retribuzione convenzionale. Le modalità di calcolo del contributo rimangono quelle attualmente in vigore, secondo le disposizioni dell'accordo dell'8 maggio 1998.

La quota di TFR da versare a Cometa, per i lavoratori già occupati alla data del 28 aprile 1993, varierà dall'attuale 18% al 40% (passerà cioè dall'attuale 1,24% al 2,76% se riferita alla retribuzione utile al calcolo del TFR); per i lavoratori neo-occupati alla data del 28 aprile 1993 rimane prevista l'integrale destinazione del TFR maturando.

Il contributo a carico del singolo lavoratore sarà innalzato secondo le seguenti modalità:

Dal 1% al 1,20% della retribuzione convenzionale, per il lavoratore che aveva scelto il contributo minimo

Dal 1,24% al 2% della retribuzione utile al TFR, per il lavoratore che aveva scelto il contributo massimo.

L'accordo prevede anche forme di flessibilità della contribuzione che potranno essere liberamente scelte da ciascun aderente a Cometa.

A) Il lavoratore che intende mantenere l'entità del proprio contributo nella misura dell'1,24%, dovrà darne comunicazione scritta all'azienda entro il 30 novembre 1999 con effetto dal 1 gennaio 2000, oppure entro il 28 febbraio 2000 con effetto dal 1 aprile 2000.

B) Il lavoratore che aveva optato per la contribuzione minima potrà richiedere di variarla al 1,24% oppure al 2% manifestando la sua decisione con una comunicazione scritta all'azienda entro il 30 novembre 1999 con effetto dal 1 gennaio 2000.

Questa possibilità di scelta sarà consentita annualmente con le stesse modalità e scadenze.

N.B. Il modulo per la scelta contributiva a Cometa, relativamente ai punti A) e B), deve essere distribuito dalle aziende con la busta paga d'ottobre.

Inoltre l'accordo prevede che a partire dal gennaio 2000 le aziende dovranno esporre, in luogo accessibile al lavoratore, copia del bonifico trimestrale effettuato a Cometa entro i 15 giorni successivi al versamento stesso.

Entro il 31 marzo 2000 Cometa invierà a ciascun aderente il rendiconto della propria posizione contributiva. relativo a tutto il 1999.

Contestualmente sarà comunicato un codice personale con il quale ognuno potrà accedere alla propria posizione attraverso il sito internet di Cometa.

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Inserto sulla previdenza complementare

FONDAPI

Superata la soglia minima per l'avvio del Fondo

Il primo atto sarà la convocazione delle elezioni per la nomina dell'assemblea dei soci

Nel corso del mese di ottobre si è finalmente doppiata la boa delle 5.000 adesioni al Fondo complementare Cometa. A metà ottobre le adesioni erano 6.156 con un contributo dei metalmeccanici "sceso" dall'88,78% di settembre all'86,57% di ottobre (5.329 adesioni rispetto alle 4.045 di settembre).

Il risultato di ottobre consente di programmare l'elezione dell'assemblea dei soci e quindi la nomina degli organismi statutari (Consiglio di Amministrazione e Presidente) che consentiranno al Fondo di adempiere a tutte le pratiche formali per la raccolta della contribuzione dalle aziende e dai lavoratori, per la stipula delle convenzioni con le banche d'appoggio e gli altri operatori finanziari e quindi per la piena operatività del Fondo.

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Gruppi del Direttivo sulle Pari Opportunità

La donna nella fabbrica metalmeccanica

Ricerca della Fim di Varese sulla condizione, le aspettative e le esigenze delle iscritte alla Fim in quattro fabbriche metalmeccaniche della provincia. Interessate Whirlpool, L'Atea, la Delta Elettronica, la Polti. Oltre ai risultati la ricerca propone un metodo di indagine tra i lavoratori utile al sindacato ed alle sue politiche rivendicative.

Nel corso della riunione del Direttivo della FIM di Varese che si è tenuto a Gallarate il 30 settembre, il gruppo di lavoro sul tema delle "pari opportunità" ha presentato i risultati di una ricerca fatta ed elaborata durante il primo biennio di attività, tra il 1998 e il 1999.

La ricerca effettuata risponde alla esigenza di conoscere le problematiche vissute dalle donne che lavorano in alcune aziende della provincia per arrivare, attraverso un percorso di analisi, alla formulazione di proposte contrattuali e operative per la nostra organizzazione sindacale.

Già dalle prime riunioni del gruppo di lavoro sul tema delle pari opportunità era infatti nata la consapevolezza del fatto che, trovandosi a ragionare di problemi delle lavoratrici, non si aveva una comune e condivisa percezione dei problemi e delle priorità da affrontare e che le opinioni di ognuno erano tanto legate al vissuto e all'esperienza personale da rendere difficile l'individuazione di una strategia e di obiettivi condivisi.

Si è pertanto ritenuto importante iniziare a lavorare per costruire un dialogo con le donne che lavorano nelle aziende del territorio, a partire dalle lavoratrici che sono iscritte alla FIM, per arrivare a progettare per loro e per le altre donne interventi volti a risolvere i problemi posti con più forza.

In sintesi l'indagine ha avuto lo scopo di comprendere il grado di coinvolgimento e di soddisfazione offerto alle intervistate dal lavoro che esse svolgono, la percezione della realizzabilità di miglioramenti professionali, l'interesse e la disponibilità a fare corsi di formazione professionale, la presenza di discriminazioni , la concezione del lavoro e le aspettative nei confronti dell'attività contrattuale del sindacato.

La femminilizzazione del lavoro è certamente uno dei più importanti fenomeni registrati nella nostra società nel corso degli ultimi trent'anni e, nonostante il settore metalmeccanico sia ancora un settore prevalentemente maschile, (79,47% di addetti e 20,53% di addette nella provincia di Varese), è per noi molto importante conoscere le opinioni e le attese di soggetti, le donne, al nostro interno frequentemente sottorappresentati e delle quali un'organizzazione maschile come il sindacato rischia di non avere consapevolezza.

Le interviste sono state rivolte dalle delegate FIM a lavoratrici iscritte alla FIM di quattro aziende metalmeccaniche della provincia tutte appartenenti al settore manifatturiero.

Le quattro aziende hanno dimensioni diverse, diverso assetto proprietario e diversa organizzazione del lavoro.

Le interviste fatte sono in tutto 172 e le intervistate sono prevalentemente operaie, in qualche caso impiegate . Altra caratteristica delle intervistate da tenere in evidenza è quella relativa al titolo di studio: il 75% indica di avere la licenzia media inferiore; il 14% la scuola superiore; l'11% la scuola professionale, nessuna la laurea.

Le interviste sono distribuite come segue :

All'Atea, che risultava avere al momento della rilevazione 301 dipendenti (90 uomini; 211 donne) e produce apparecchiature elettroniche, sono state fatte 63 interviste.

Alla Delta elettronica, con 117 dipendenti (55 uomini e 62 donne), sono state fatte 24 interviste.

Alla Polti, che aveva 40 dipendenti, (9 uomini ; 31 donne), sono state fatte 6 interviste. Questo stabilimento è stato chiuso alcuni mesi fa.

Alla Whirlpool, sede centrale di una multinazionale che aveva in questo stabilimento 3610 dipendenti,(1617 donne e 1993 uomini) sono state fatte 78 interviste .

In tutte e quattro le aziende è presente il sindacato, si svolge la contrattazione aziendale e i lavoratori hanno rappresentanze sindacali in azienda.

I questionari somministrati alle iscritte sono suddivisibili in quattro parti :

- la prima sezione chiede loro di esprimersi circa le soddisfazioni derivanti dall'attività lavorativa svolta e ne sonda positività e negatività,

- la seconda sezione indaga la realizzazione delle pari opportunità all'interno di queste quattro aziende e tenta di esplorare le ragioni per cui le pari opportunità sono negate, dove questo avviene;

- la terza parte verifica la disponibilità a spendersi da parte di queste donne nell'obiettivo di migliorare la propria posizione professionale e le interroga circa i desideri, le speranze e i programmi futuri;

- la parte conclusiva mette in relazione le aspettative di queste donne con l'attività contrattuale del sindacato.

Ecco in sintesi i contenuti delle domande poste e delle risposte ricevute.

Le risposte date alla domanda "il lavoro che svolgi attualmente ti soddisfa?" fanno emergere una vasta area di insoddisfazione nei confronti dell'attività lavorativa svolta. Tuttavia va evidenziato un atteggiamento maggiormente positivo da parte delle donne più giovani e di quelle al di sopra dei 45 anni di età.

Il gruppo di donne con percezione più fortemente negativa è quello tra i 36 e i 45 anni di età.

Nella scelta degli aspetti positivi del proprio lavoro prevale l'indicazione degli orari e della stabilità del posto

di lavoro. E' considerata esigenza primaria quella di conciliare il tempo dedicato al lavoro e quello dedicato al lavoro di cura .

Il lavoro fatto risponde prevalentemente al bisogno di reddito per il nostro campione se lo si considera collettivamente. Considerazioni diverse possono però essere fatte analizzando i dati suddividendo le intervistate per fasce di età. Per le più giovani risultano essere importanti e positive le amicizie create nel luogo di lavoro ed il "buon clima" con colleghi e colleghe. La preferenza accordata da parte loro alle soddisfazioni legate alla socializzazione ed ai rapporti interpersonali le distingue in modo rilevante dalle compagne di lavoro delle altre fasce di età.

Sono invece rare, per tutte le fasce di età, le soddisfazioni derivanti dai riconoscimenti per il ruolo professionale svolto.

A conferma di quanto indicato in relazione alla seconda domanda, quando si chiede quali siano gli aspetti negativi del proprio lavoro, prevalgono risposte quali la monotonia, la ripetitività, lo stress psicologico e le basse retribuzioni.

La fascia del campione tra i 26 e i 45 anni segnala anche in misura consistente come aspetto negativo della propria situazione lavorativa la mancanza di informazioni e di aggiornamento.

Le discriminazioni in azienda rispetto ai miglioramenti professionali sono percepite dalle donne di tutte le fasce di età, nonostante anche in questo caso la realtà sia interpretata diversamente dalle donne più giovani.

Le ultraquarantacinquenni riscontrano di avere minori opportunità nel 70 % dei casi, le donne tra i 26 e i 35 anni si vedono discriminate al 45 % e per le giovanissime, sotto i 25 anni, la percentuale scende ancora, al 33 %. In quest'ultima fascia di età il 61 % delle intervistate ritiene di avere le medesime opportunità di miglioramento professionale rispetto ai propri compagni di lavoro.

Forse questo dipende da una evoluzione dell'atteggiamento culturale da parte delle più giovani, oppure da una reale maggiore apertura da parte delle direzioni aziendali nei loro confronti, oppure ancora dall'ottimismo e dalla fiducia nel futuro delle giovani che lasciano il posto al pessimismo di chi ha qualche anno in più di esperienza lavorativa.

Le donne che rispondono di avere minori opportunità ne attribuiscono le cause soprattutto alle politiche aziendali e ai pregiudizi .

Solo nella fascia tra i 36 e i 45 anni danno una rilevante parte di responsabilità (34,9%) alle donne stesse, perché per impegni famigliari avrebbero più difficoltà a svolgere lavori più qualificati e di maggiore responsabilità.

Alla richiesta di interesse e disponibilità a frequentare corsi di formazione professionale proposti dall'azienda per migliorare l'attuale lavoro le donne del campione si dividono nettamente. Anche in questo caso le risposte delle giovani donne si differenziano dalle altre .

Il 44% delle donne sotto i 25 anni e il 35 % di quelle tra i 26 e i 35 anni si dichiarano disponibili a frequentare corsi senza porre condizioni di orario.

Le ultraquarantacinquenni dichiarano al 34,2 % di non avere alcuna disponibilità e al 26,3% non ci hanno mai pensato.

"Tra cinque anni cosa vorresti fare": di fronte a questa domanda, pensando al proprio futuro, la maggior parte delle donne esprime il desiderio di restare nell'attuale azienda, ma il 30% di loro vorrebbe un lavoro più qualificato di quello svolto ora. Questa volontà è ancora più significativa se messa in relazione con la disponibilità a fare formazione espressa prima. Vi è poi una parte del campione (19%) che dichiara di volere stare a casa, ma si tratta prevalentemente di donne nella più elevata fascia di età.

Per le donne del nostro campione il lavoro rappresenta innanzitutto uno stipendio in più in famiglia (40%) , in secondo luogo una fonte di indipendenza economica (30%) e solo per il 17% una opportunità per realizzare la propria personalità. L'11% di loro indica il lavoro come un peso necessario per vivere .

Anche in questo caso, però, le risposte si differenziano a seconda dell'età anagrafica delle intervistate. Le fasce di età più elevata minimizzano gli aspetti positivi di opportunità di realizzazione, invece prioritari per le più giovani. Lo stesso reddito percepito ha una connotazione differente: per le prime è soprattutto uno stipendio in più, per le seconde fonte di indipendenza.

Anche quando si chiede cosa rappresenti il lavoro in generale per le donne, le risposte coincidono con quelle relative alla percezione individuale, salvo il fatto che anche le più giovani non se la sentono proprio di affermare che le donne in generale attraverso il lavoro hanno una opportunità di realizzare le propria personalità, nonostante ritengano che questa possibilità sia data a loro .

L'ultimo quesito posto per noi è a maggior ragione significativo perché è quello che più direttamente contiene indicazioni operative e politiche.

La priorità assoluta della contrattazione, nazionale o di secondo livello, per le donne del nostro campione, è il salario.

Le risposte successive si differenziano in base all'età.

Per le più giovani, fino ai 35 anni, seguono per importanza i corsi di aggiornamento e di riqualificazione professionale e il tema dell'inquadramento. Solo successivamente, ma con notevole distacco, entrano in campo i temi degli orari di lavoro.

La fascia 36/45 anni indica tra le priorità dei temi da affrontare attraverso la contrattazione, dopo il salario, l'ambiente di lavoro, l'inquadramento e gli orari.La fascia over 45 infine segnala con forza la necessità di contrattare nuova riduzione degli orari di lavoro e azioni positive rivolte alle donne. Nell'ambito di questa variegata articolazione per età delle risposte, sono risultate marginali un po' per tutte, invece, le rivendicazioni in materia di aspettative, previdenza integrativa e turnistiche.

Anna Trovò

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