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La Cisl, l'autonomia, l'unità sindacale Si è tenuta il 20 novembre a Roma la preannunciata manifestazione della Cisl contro la Legge Finanziaria e contro la volontà dichiarata del Presidente del Consiglio di mettere mano alle pensioni prima della verifica prevista alla scadenza del 2001. La manifestazione, che ha avuto un'ampia partecipazione di iscritti e di delegati sindacali, è stata preparata da analoghe iniziative in tutte le regioni italiane, che hanno permesso un ampio confronto tra il gruppo dirigente centrale della Cisl e tutte le realtà periferiche. I temi affrontati in queste assemblee sono stati oggetto di discussione anche nelle singole categorie. La Fim ne ha discusso nel Consiglio Nazionale del 19 novembre, votando un ordine del giorno che condivide la linea sindacale perseguita dalla Cisl. I contenuti delle posizioni della Cisl sulla finanziaria e sulle pensioni sono già stati illustrati nel numero precedente di "Informazione Fim" e non è quindi il caso di tornarci sopra. E' invece opportuno esaminare ora le implicazioni che porta con sé la strategia della nostra confederazione su punti molto delicati per la cultura ed i valori presenti tra noi. Ci riferiamo al tema dell'autonomia ed a quello dell'unità sindacale. In entrambi i casi infatti ci sono degli interessi sia nel mondo politico, sia in quello giornalistico a forzare, e a volte a deformare, le posizioni, per cui è utile tornare su questi temi al fine di evitare le confusioni che si possono ingenerare. Sull'autonomia occorre valutare se le posizioni attuali della Cisl sono influenzate dal quadro politico o hanno fondamento nella linea sindacale e negli impegni contrattuali. E' possibile dimostrare facilmente, come abbiamo ricordato nel numero scorso, che sulla Finanziaria il Governo si è presentato inadempiente sia rispetto all'accordo del luglio 1993, per quanto riguarda gli stanziamenti per il rinnovo dei contratti pubblici e l'attenzione alla politica dei redditi, sia il Patto di Natale, per quanto riguarda la restituzione fiscale nei confronti delle famiglie. Sulle pensioni le posizioni del Governo hanno apertamente e ripetutamente contraddetto gli impegni presi con la riforma del 1995. Si è creata quindi un'ampia materia di contenzioso con l'Esecutivo ed era nelle cose che il sindacato prendesse posizione. Il problema va semmai posto a chi una posizione analoga non l'ha presa. Chiarito questo, va da sé che una posizione critica nei confronti della maggioranza politica dia fiato all'opposizione. Ma da qui a dire che le posizioni della Cisl sono preordinate ad un gioco politico ce ne corre. Si dovrebbe dire infatti la stessa cosa tutte le volte che si fa un accordo con il Governo in carica. Non potrebbe esistere cioè il sindacato confederale, che per sua natura gioca un ruolo rivendicativo e contrattuale che ha inevitabili conseguenze sul piano politico. Idem dicasi per Sergio D'Antoni. E' ormai da settimane tutta una rincorsa ad accreditarlo legato a questo o a quel progetto politico, con le smentite puntuali d'obbligo. Alle volte anche da queste colonne abbiamo criticato l'eccessiva sovraesposizione politica del leader della Cisl, ma dobbiamo riconoscere che oggi è in atto una forte strumentalizzazione delle sue presunte intenzioni, da parte di certa stampa e anche da parte di forze politiche, sia della maggioranza che dell'opposizione, per indebolire le ragioni di merito della Cisl o, per converso, per accreditarle a questo piuttosto che a quel partito. La battaglia politica si fa anche così. E' importante saperlo, per mantenere sempre una valutazione obiettiva dei fatti. Se poi, terminati i mandati sindacali, D'Antoni dovesse scegliere uno sbocco politico, è una scelta personale e, come tale, non può essere che rispettata. Sull'unità sindacale occorre valutare le responsabilità dell'attuale situazione e le conseguenze di aver pubblicamente riconosciuto che un periodo è finito. Circa le prime, il documento finale del Consiglio nazionale della Fim è molto esplicito, poiché riconosce che "la responsabilità di tale fallimento grava sul gruppo dirigente della CGIL che ha opposto continui rifiuti alle proposte della CISL formulate in questi anni, rinunciando alla concreta possibilità di realizzare un obiettivo storico per tutto il movimento sindacale, nonostante il venir meno degli ostacoli ideologici e politici che lo impedirono negli anni '70, e assumendo un nuovo collateralismo verso l'attuale partito di maggioranza nel Governo." Che le cose stiano così è la storia degli ultimi quattro anni a dimostrarlo. E anche sul neo-collateralismo della Cgil, ed in parte della Uil, stanno i recenti rapporti dei segretari generali di queste due confederazioni con il partito di Veltroni, sostanzialmente tesi a rafforzare la posizione del segretario dei DS in vista del congresso di quel partito. In questo caso non si tratta di illazioni ma di atti politici, come la firma della mozione di maggioranza al congresso dei DS o la sponda sulla questione delle pensioni chiarita definitivamente dalla dichiarazioni di Veltroni riprese da "Conquiste del Lavoro" del 23.11 99 che riportiamo nel riquadro. Deve però essere chiaro che dichiarare la morte del processo unitario che si è tentato di realizzare in questi anni e che avrebbe dovuto dar vita, secondo le proposte della Cisl, ad una Costituente unitaria già nello scorso anno, non significa la rinuncia a questo progetto. Significa solo prendere atto che non può più essere tenuto nell'agenda odierna. Si apre quindi uno scenario in cui si dovrà ricercare il percorso alternativo per riportare all'ordine del giorno la questione dell'unità sindacale e al tempo stesso porsi il problema dei rapporti quotidiani, che saranno determinati volta per volta dalle posizioni di merito su ogni questione. E' una situazione in cui l'unità d'azione dovrà essere realizzata sul campo, a partire dalle posizioni di ogni organizzazione che, di fronte ai lavoratori, potranno anche entrare in competizione tra loro. Nella Fim non ci siamo certo rallegrati della caduta del processo unitario, ma questo stesso numero di "Informazione Fim" è la dimostrazione di come non fossero certo necessarie le dichiarazioni di D'Antoni a Roma per certificare lo stato dei rapporti all'interno del sindacato confederale. La competizione dentro la categoria dei metalmeccanici esiste dallo scioglimento della Flm ed ha generato anche una certa dose di scetticismo sulla possibilità di cambiare sostanzialmente ed in tempi ravvicinati questa situazione. Da questo punto di vista la manifestazione di Roma non è quindi una sorpresa. Qualche perplessità ha generato invece l'avvicinamento alla Cisl del sindacalismo autonomo. Anche in questo caso però è sbagliato avere posizioni pregiudiziali, ma occorre discernere tra le posizioni strumentali e quelle che segnano un ripensamento delle posizioni sbagliate del passato. Nella nostra categoria, prima la Fim e poi anche Fiom e Uilm sono state in grado di costruire un rapporto di unità d'azione con un sindacato, il Fismic, che solo alcuni anni fa era considerato espressione del sindacalismo giallo. Un rapporto analogo può essere costruito anche con altre espressioni del sindacalismo autonomo. Del resto è comprensibile la crisi di identità di un sindacalismo che è vissuto per decenni soprattutto grazie alla "clientela politica" di partiti e di un sistema che oggi non c'è più. A fronte di problemi reali, anche i ripensamenti possono essere concreti ed effettivi. Anche in questo caso ci sembra corretta la recente posizione della Fim Nazionale, che valuta in termini positivi la possibilità che aree del sindacalismo autonomo confluiscano in quello confederale, "ma-cita il documento del Consiglio Nazionale- ciò può avvenire solo a precise condizioni. Riteniamo che la sconfessione fatta dalla CISAL al suo congresso di pratiche sindacali inaccettabili, come i contratti pirata, sia positiva, ma costituisce solo l'inizio di un percorso nel quale occorrerà verificare attentamente i comportamenti concreti." Segreteria Fim Cisl Varese Le rivelazioni di Veltroni C'è un'ipotesi di accordo raggiunta in agosto che va portata al tavolo della concertazione, senza disperdere la convergenza che si era registrata con la Cgil, la Uil e tutta la maggioranza". Lo ha rivelato ieri Veltroni. Che ricorda: "All'accordo lavorammo io e Cofferati, dopo la confusione creatasi nel giugno scorso prima delle elezioni per il sindaco di Bologna. Un accordo serio e responsabile che stabiliva il passaggio nel sistema previdenziale dal retributivo al contributivo". Ecco che ora molte cose si spiegano. Da Conquiste del Lavoro 25.11.99 Un'iniziativa del Ministero delle Finanze Sportello informazioni Lo sportello self service del Ministero delle Finanze fornisce informazioni fiscali di tipo generale ed informazioni fiscali di tipo individuale; per accedere alle informazioni individuali viene richiesto il tesserino magnetico con il proprio codice fiscale. Lo sportello di Varese è attivo in Via Frattini n° 1, al primo piano degli Uffici Finanziari. La Via Frattini, per chi non è pratico di Varese, si trova dietro alla piazza della Motta, prima dell'imbocco di Viale Europa. Il servizio si attiva con estrema facilità e personalmente ogni lavoratore dipendente può verificare una delle sue posizioni, che in alcuni periodi della attività lavorativa destano apprensione e la cui conoscenza può tranquillizzarlo. Di cosa si sta parlando? Estratto contributi Inps L'applicazione fornisce al richiedente la stampa dei dati relativi ai contributi assicurativi registrati a suo nome presso gli archivi nazionali e regionali dell'Inps. Copia del tessirino magnetico con il codice fiscale Per chi non avesse o ha smarrito il tesserino magnetico del codice fiscale, lo stesso terminale consente di richiedere il duplicato. L'applicazione consente ai cittadini di richiedere il duplicato del tesserino plastificato di codice fiscale digitando il codice fiscale stesso oppure i dati anagrafici (cognome, nome e data di nascita). Il tesserino plastificato verrà inviato direttamente all'indirizzo del richiedente. Situazione infortunistica e certificazione Inail L'applicazione permette la consultazione della situazione relativa agli infortuni sul lavoro o alle malattie professionali per gli assicurati Inail, con possibilità di ottenere ulteriori informazioni sulle rendite eventualmente attribuite ed il rilascio a vista di certificati in carta semplice. Giovanni Bianchi Delta Elettronica Professionalità fa rima con trasparenza ed obiettività Dopo anni di confronto intermittente, finalmente siglato l'accordo che regola in modo congiunto la classificazione della professionalità in azienda, secondo regole di trasparenza ed obiettività. Introdotta una Commissione Paritetica tra Azienda e Rsu Il 25 novembre, con la sigla dell'accordo, ha avuto termine un lungo lavoro sulla riforma delle regole dell'inquadramento professionale in Delta Elettronica, che ha coinvolto per un anno una commissione specifica, costituita congiuntamente da azienda e Rsu. Il confronto tra le parti in verità è iniziato all'inizio degli anni '90, fino alla sigla di un primo accordo nel 1992. L'accordo impegnava le parti nella definizione di regole comuni per il governo congiunto ed il più possibile obiettivo e trasparente dei riconoscimenti professionali in azienda. Già allora la Fim aveva elaborato precise proposte di merito, ai vari livelli dell'organizzazione e soprattutto in Lombardia, che portarono nel 1995 ad un primo e significativo accordo alla Dalmine di Bergamo. Si trattava però di un'azienda a partecipazione statale. Nelle aziende private l'ostilità ad affrontare la materia con il sindacato è sempre stata grande, per la convinzione delle direzioni aziendali di poter gestire meglio il rapporto con i lavoratori, su questo delicato aspetto, con l'unilateralità o con la contrattazione strettamente individuale. Anche alla Delta il passaggio dal dire al fare non è stato semplice. Si sono dovute arricchire e consolidare progressivamente le relazioni sindacali interne, accrescendo il ruolo e l'importanza del sindacato, per poter disporre delle condizioni di un confronto concreto e innovativo sul tema della professionalità. L'impegno del 1992 fu infatti ripreso in un accordo del 1996, un accordo che costituì la pietra miliare delle relazioni sindacali interne alla Delta. Quell'intesa toccava infatti ben undici punti del rapporto di lavoro, dall'elasticità degli orari, alla gestione dei permessi, al premio di risultato, alle trasferte, alla professionalità, alle relazioni sindacali, alla sicurezza, ad altro ancora. Alcune di queste materie, in particolare il premio di risultato e la professionalità, erano affrontate in modo programmatico, rinviando ad ulteriori intese applicative. Si giunge così alla metà del 1998, quando finalmente si realizzano le condizioni per passare dalle intenzioni al negoziato concreto sull'inquadramento professionale. Ci si rende conto che la delicatezza della materia non consente improvvisazioni, ma richiede modelli precisi di riferimento a cui richiamarsi e che il vuoto di soluzioni operative e di accordi in materia non consente un lavoro limitato alle sole due parti, aziendale e sindacale. Viene quindi convenuto consensualmente di appoggiarsi ad una consulenza esterna e di scegliere la stessa che già aveva lavorato sul progetto Dalmine, una soluzione ritenuta interessante sia dall'azienda che dal sindacato. Anche con l'aiuto della consulenza il lavoro non è stato semplice, ma ha richiesto un anno di confronto congiunto, di ridefinizione dei ruoli professionali, di indagine sulla realtà esistente, di test e di sperimentazioni, che hanno coinvolto la commissione ad hoc creata congiuntamente dal sindacato e dall'azienda. Si è trattato in sostanza di elencare tutti i ruoli professionali presenti in azienda, di raccoglierne le caratteristiche in un "catalogo delle professionalità", di creare un loro legame -coerente e condiviso- con le declaratorie contrattuali, di creare ex-novo un "manuale della professionalità" che ne misurasse la valenza sul piano organizzativo -un aspetto del tutto trascurato dal CCNL, ma sempre più strategico nell'organizzazione del lavoro e nell'organizzazione aziendale-, di testare il tutto ed infine di applicarlo alla situazione esistente. E' evidente sia il lavoro di coinvolgimento e coordinamento richiesto da questo programma, che ha toccato ripetutamente tutte le funzioni aziendali, sia la strategicità per il sindacato, rappresentato nella commissione che lo ha attuato. Oggi è infatti patrimonio della Rsu una "conoscenza fine" di tutta l'organizzazione reale dell'azienda, dei ruoli professionali presenti, dei lavoratori che li ricoprono. Anche per questo si possono ben capire le resistenze che la maggior parte delle aziende frappongono ad un confronto del genere, che porta a condividere conoscenze custodite gelosamente dalle direzioni del personale nei casi, in verità poco frequenti, in cui ne dispongano. Questo infatti si è dimostrato il valore aggiunto anche per l'azienda. Non portare alla luce del sole la realtà effettiva dell'organizzazione aziendale e delle aspettative professionali attese dai singoli ruoli, non consente alla stessa azienda un uso razionale delle risorse di cui dispone ed un loro riconoscimento equo, stabilito da un unico metro di misura e quindi accettato come giusto dai lavoratori. D'altra parte questo lavoro comporta un flusso di informazioni verificate da tutte le aree aziendali, con il contributo attivo e senza "filtri" delle diverse direzioni, tutte convergenti verso la direzione del personale. E' quindi evidente che, se è difficile e coraggioso per un'azienda coinvolgere il sindacato, è altrettanto difficile, per non dire impossibile, che un lavoro analogo si possa fare senza l'aiuto dell'organizzazione dei lavoratori. Rinunciare significa non perseguire un valore aggiunto possibile, costituito da un'organizzazione condivisa, partecipata ed equa, capace di ridurre la microconflittualità informale e la disaffezione derivante, in un certo numero di lavoratori, dalla convinzione di essere discriminati. E' un modo positivo ed accettato di porsi un target di competitività: perché non farlo? Sergio Moia I punti dell'accordo 1)I lavoratori risultanti correttamente inquadrati dalla comparazione tra il livello professionale ricoperto e quello riconosciuto al ruolo assegnato non subiscono alcuna variazione di inquadramento. I lavoratori risultanti sotto inquadrati conseguono il corretto livello professionale subito o con un intervallo di sei mesi dall'attribuzione del livello precedente, nel caso di più passaggi di livello. I lavoratori risultanti sovra inquadrati mantengono il loro livello professionale, ma l'azienda opererà per assegnare loro un ruolo coerente con il livello ricoperto. 2)Tra un livello e l'altro vengono definite sei fasce salariali con un valore minimo di Lit. 20.000 e massimo di Lit. 70.000. Le fasce salariali riconoscono per ogni livello professionale il valore attribuito al ruolo dal "Manuale di valutazione", in base a parametri tipo l'autonomia decisionale, la scolarità, le relazioni interpersonali, il contributo al risultato, etc. Ai lavoratori sovra inquadrati viene riconosciuta di "default" la fascia minima. L'importo salariale della fascia è parificato a tutti gli effetti al salario professionale, incide su tutti gli istituti, non è reversibile. 3)Le parti si impegnano ad avviare la seconda fase del progetto, legata alla definizione di un elemento salariale premiante e quindi reversibile:il premio di prestazione. 4)La scheda con le descrizioni del ruolo ed i relativi punteggi e legami con il livello contrattuale, viene consegnata ad ogni lavoratore. Viene inoltre introdotta una procedura per la revisione del ruolo su richiesta del lavoratore o di una funzione direttiva aziendale. 5) Viene costituita una Commissione paritetica tra azienda e Rsu con il compito di effettuare il riesame delle schede relative ai ruoli, su richiesta dei soggetti di cui al punto precedente, di regolare eventuali contenziosi circa l'applicazione del "Manuale di valutazione", di garantire una manutenzione ed un aggiornamento del manuale medesimo. Quando un componente la commissione dovesse essere sostituito, l'azienda deve garantire al subentrante la formazione necessaria alla competenza richiesta per adempiere alla funzione. Rinnovo Rsu Whirlpool Varese Successo delle liste Fim Cisl Il rinnovo della Rsu in una grande azienda come la Whirlpool di Varese non può essere un fatto normale, ma diventa, suo malgrado, uno specchio reale del dibattito presente nel sindacato. In verifica, il 28 e 29 ottobre 1999, non c'erano solamente le scelte sindacali degli ultimi 3 o 4 anni, ma anche le contraddizioni e le preoccupazioni di un futuro, che seppure positivo, obbligherà molti a rifare i conti. E' certamente positiva un'azienda che si muove verso un futuro fatto di investimenti e di volumi produttivi in crescita, ma tutto questo si trascina un complicato discorso sulle flessibilità e sugli orari. La discussione in fabbrica sta partendo con fatica. Come se tutti i protagonisti volevano prima capire quale risultato usciva dal rinnovo della Rsu. A questa scadenza si erano presentati oltre 120 candidati nel collegio operai, in rappresentanza di 4 liste (Fim Cisl, Fiom Cgil, Uil Uil oltre al sindacato autonomo Flmu Cub) e 15 candidati nel collegio impiegati, in rappresentanza di 3 liste (Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm Uil). Il dato di partenza, se confrontato alle votazioni del 1996, è di una fabbrica con un organico sostanzialmente invariato (intorno ai 3.500 dipendenti fra Cassinetta e Comerio) anche grazie all'aumento dei volumi produttivi. Di questi si sono recati a votare 2.697 lavoratori, pari all' 88% dei presenti in fabbrica. Quasi il 91,5% dei voti validi sono stati indirizzati alle liste Fim, Fiom, Uilm mentre solo l'8,5% di consensi è andato alla Flmu. Sono passati tre anni e, nonostante abbiano giocato il ruolo di chi è "sempre contro", i delegati Flmu non hanno trovato spazio tra i lavoratori della Whirlpool. Non sono cresciuti, nonostante una campagna elettorale pressante e questo deve diventare un monito per il futuro: non basta il bla-bla, la gente dal sindacato vuole risultati! Per il resto si è manifestato un consenso "confermato" (e sperato) a Fim, Fiom, Uilm, ma con una distribuzione interna del voto che modifica profondamente la fisionomia della prossima Rsu. Una Rsu da 62 componenti (nel 1996 erano 65) di cui 21 nominati e 41 eletti direttamente dai lavoratori. Di questi 41, 27 provengono dal collegio operai e 14 da quello impiegati. Nel 1996, su 65 delegati, 24 erano stati nominati e 41 eletti (solamente 6 nel collegio impiegati e ben 35 in quello operai). E' evidente che la composizione uscita in queste votazioni rappresentanza in maniera più coerente la composizione dei lavoratori in azienda (2.170 operai e 1.264 impiegati). In questa Rsu vengono assegnati realmente i 14 posti che spettano agli impiegati che hanno votato in massa (ben 865, pari al 76%) : questa è la grande novità. Nel collegio impiegati la Fim ha ottenuto 5 seggi con 284 voti, pari al 35%. Un aumento di voti, in confronto al 1996 (oltre 150) e di seggi (da 1 a 5 componenti!) che premia la scelta fatta in Cassinetta: presentare candidati motivati, credibili e riconosciuti da tutti. Tra gli impiegati scende drasticamente la Uilm (ma il dato era prevedibile) che passa da 130 a 38 voti e ottiene un solo eletto (con i resti). Conferma i suoi 500 voti (506, pari al 61%) come nel 1996 la Fiom, in particolare facendo il pieno tra gli oltre 300 votanti di Comerio, unità produttiva in cui si sono presentati solo candidati Fiom, passando dai 3 seggi del 1996 agli 8 del 1999. E' stata una grande soddisfazione per la Fim Cisl di fabbrica e per i candidati che hanno deciso di mettersi in discussione in un'azienda che non ha grandi tradizioni di partecipazione diretta degli impiegati all'attività sindacale e della Rsu. Diversa, e molto più complicata, è la valutazione del voto nel collegio operai, sia per l'alto numero dei candidati, che per la presenza del sindacato autonomo, che per una "maschia" concorrenza all'interno del sindacato confederale. I votanti, 1733, portano la percentuale oltre l'88% dei presenti e questo rende visibile la tensione presente in fabbrica. Di questi, 421 vanno alla Fim (24,2% e 7 seggi), con un incremento di 50 voti e un 5% se confrontato al 1996. Alla Fiom 816 voti (47% e 13 seggi) con 280 voti e il 12% in meno sul '96. Raddoppia i voti la Uilm (da 137 a 283 voti) passando dal 7% al 16% e portando i seggi da 2 a 4. Stabile Flmu (214 voti, cioè il 12%, nel 1999, 218 voti nel 1996) ma riduce da 4 a 3 i propri rappresentanti nella Rsu, a causa della riduzione del numero complessivo degli Rsu. E' il collegio operaio che rappresenta concretamente la capacità di aggregazione di una organizzazione sindacale (perché è nei reparti produttivi che avvengono i cambiamenti più radicali e si consumano a fondo le passioni politiche). Questo voto di fine ottobre ha dato alcuni segnali concreti, riequilibrando a favore della Fim i seggi nella Rsu. Al di là dei numeri (importanti per ogni organizzazione, in particolare per la Fim) è essenziale capire anche le indicazioni di voto verso i singoli candidati, in modo da comprenderne fino in fondo quanti e quali messaggi i lavoratori hanno voluto dare. Le rappresentanze sono state completate con i nominati e il giorno 17 novembre la Rsu si è insediata, eleggendo la Segreteria e l'Esecutivo e approvando il Regolamento interno. Componenti Rsu
Rinaldo Franzetti Strage in Cecenia In questi giorni Grozny, la capitale della Cecenia, è bombardata dall'esercito e dall'aviazione russa. Nonostante gli impegni internazionali presi da Eltsin, i più elementari diritti umanitari vengono calpestati. Una popolazione civile di centinaia di migliaia di persone è costretta a scegliere tra le bombe o la fuga, la triste alternativa toccata nel recente passato alle popolazioni di Timor Est, del Kosovo, della Bosnia. Le giuste esigenze russe di garantire il paese contro gli efferati attentati del terrorismo islamico, con basi in Cecenia, e contro i tentativi di minarne l'unità territoriale, si stanno trasformando in pretesti per una vera e propria pulizia etnica della regione e insieme nella campagna elettorale di un regime che ormai da mesi è alla corda. Anche in questa occasione la Fim di Varese esprime la sua ferma protesta, per quanto possa servire una voce così piccola. Ci dispiace di doverlo fare, in questa occasione, fuori dal solito coro. S.M. Della serie "le pagine nere del sindacato" La Cagiva licenzia un delegato della Fim... la Fiom dà una mano, anzi due. Non è certo questa la competizione che vogliamo Non si vorrebbe mai né parlare, né scrivere di fatti del genere, perché purtroppo sono tanto gravi da gettare discredito su tutto il sindacato, indipendentemente dalle responsabilità di chi li compie. Ma non è nemmeno possibile tacerli, perché, che lo si voglia o no, segnano i rapporti politici tra le organizzazioni ed è giusto che tutti i delegati sindacali e gli iscritti della Fim ne conoscano le motivazioni. Questi i fatti. Ai primi di novembre, un lavoratore della MV Agusta (questa è la nuova denominazione sociale della Cagiva dallo scorso mese di settembre) bevendo da un bicchiere scheggiato nella mensa aziendale ingoia un frammento di vetro. Non è la prima volta che -a detta di delegati e lavoratori- fatti del genere succedono presso questa mensa; le lamentele in proposito nei mesi precedenti non erano mancate. Il lavoratore in questione, irritato, si rivolge ad un delegato presente e lo invita a prendere provvedimenti. A seguito della denuncia dell'episodio fatta dal delegato al personale della mensa presente, nasce un diverbio con una delle inservienti in cui, stando alle contestazioni dell'azienda -peraltro decisamente ridimensionate dalle giustificazioni del delegato e del lavoratore, corredate da precise testimonianze- il delegato avrebbe insultato l'inserviente ed il lavoratore l'avrebbe spintonata. Seguono come prevedibile le contestazioni disciplinari ai due, unite alla sospensione cautelare per il lavoratore. Decorsi i giorni canonici per le giustificazioni, scattano i provvedimenti: licenziamento in tutti e due i casi. Prevedibile -anche se sproporzionato- in un caso, il licenziamento è incomprensibile nell'altro, anche per un'azienda dal licenziamento "facile" come è stata, e continua ad essere, la MV Agusta, e questo nonostante i continui cambiamenti di nome e di gruppo dirigente, che si sono seguiti in questi ultimi anni. Tuttavia l'incompresibilità diminuisce considerando altri fatti, seguiti alle contestazioni aziendali. Con una tempestività tale da suscitare anche qualche sospetto, il giorno immediatamente successivo a quello delle contestazioni disciplinari, la Fiom di fabbrica, unitamente a quella territoriale, escono con un comunicato, affisso a tutte le bacheche dell'azienda, dai toni tali, che definire farneticanti è poco. Ne riproduciamo il testo nel riquadro, perché è più chiaro di qualsiasi commento. L'intento del comunicato è evidente: aggravare il peso delle responsabilità dei due lavoratori, addirittura oltre le contestazioni dell'azienda, e soprattutto spostarle a carico del delegato. L'indicazione è più che chiara: se uno è stato sospeso cautelarmente, cioè sta nell'anticamera del licenziamento, l'altro non può avere un trattamento differente. E l'azienda tempestivamente risponde, citando nella lettera di licenziamento del delegato, di cui riportiamo lo stralcio, l'aggravante della "stigmatizzazione" dei colleghi della Rsu. Ci si può chiedere a questo punto il perché di questo "tribunale del popolo". Le antipatie esistenti con qualche delegato, le posizioni chiacchierate di "filo-aziendalismo" di qualcun altro, la competitività tra le due organizzazioni sindacali presenti avrebbero potuto giustificare qualche iniziativa "sopra le righe" di questo o quell'altro delegato. Non possono giustificare invece una posizione così grave, contraria alla stessa ragion d'essere del sindacato, siglata in forma collettiva e controfirmata da un Segretario della Fiom provinciale. Di quella stessa Fiom che in più di un'occasione, negli anni passati, ha accusato di protervia ed arroganza questa azienda per aver licenziato altri lavoratori. La Fim ha chiesto un chiarimento, che nel momento in cui scriviamo questo articolo non è ancora arrivato. Auspichiamo che ci sia. Nei rapporti sindacali locali un fatto del genere non può infatti né essere rimosso, né restare privo di conseguenze. Ci giunge voce che qualcuno dei delegati coinvolti, dopo essersi subito dichiarato a voce in disaccordo con l'iniziativa di quel comunicato, voglia ora rendere pubblica la propria dissociazione. Sarebbe senz'altro un ritorno al buon senso. Ma ¼ la Fiom? M.S. Il comunicato della Fiom Comunicato a tutti i lavoratori MV Agusta Motor Spa Nella giornata di ieri durante il turno di mensa nello stabilimento Agusta Motor di Cassinetta, ai danni della Signora che lavora presso questa mensa si è consumata una vile, ignobile barbara aggressione (non solo verbale purtroppo) !!! da parte di due lavoratori di cui uno noto, in quanto ricopre la carica di delegato della Fim-Cisl. Noi tutti delegati della Fiom-Cgil membri della RSU unitamente alla Fiom Territoriale condanniamo questo atteggiamento violento e bestiale, non è malmenando una donna che si risolvono i problemi della qualità del servizio mensa! I noltre non ci resta che dimostrare tutta la nostra solidarietà a questa lavoratrice in questo momento difficile. L'insieme dei delegati Fiom-Cgil ritiene che non vi possa essere cittadinanza all'interno della RSU di membri che fanno della propria forza fisica e della violenza uno strumento per il lavoro sindacale. Pertanto: decide di rassegnare le dimissioni in blocco dalla RSU decretandone quindi la decadenza immediata e quella di tutti i membri così come previsto dal regolamento Fim-Fiom-Uilm affinchè siano i lavoratori i migliori giudici di questa inaudita vicenda quando questi saranno chiamati a rieleggere RSU degne di essere davvero rappresentative dei lavoratori. Varese 5.11.99 Le RSU FIOM-CGIL Spinazzola L.-Mazza P.- Manfredi R. -Rossi O. Seddio A.- Franzetti C. p. la FIOM-CGIL Territoriale C. Cauzzo Ad oggi, 30 novembre 1999, non risulta che nessun Rsu della fiom abbia formalmente presentato le proprie dimissioni nelle nmani della Commissione elettorale. La Rsu continua ad essere in carica ovviamente senza il delegato della Fim. Dalla lettera di licenziamento del delegato sindacale (...) In riferimento alla contestazione disciplinare ¼ e alle giustificazioni da Lei rassegnate con la presente Le comunichiamo di non poter ritenere fondate le stesse per i seguenti motivi: Gli accertamenti svolti circa gli incresciosi fatti verificatisi nella mensa aziendale in data 4.11.99, alle ore 12,30 circa, hanno confermato la dinamica descritta nella lettera di contestazione; Lei si è reso responsabile di gravi atti di intolleranza nei confronti di una dipendente della Società appaltatrice del servizio mensa, che stava svolgendo la sua attività lavorativa, insultandola e proferendo le frasi già testualmente riportate nella lettera di contestazione. Tale Suo comportamento è inammissibile, tenuto anche conto del Suo status di componente della R.S.U. e, per quanto è a nostra conoscenza, lo stesso è stato severamente stigmatizzato anche da altri membri dell'organo di rappresentanza dei lavoratori¼ . Alla luce di quanto sopra esposto Le comunichiamo la risoluzione del rapporto di lavoro¼ . MV Agusta Motor La sofferta storia di una votazione¼ con epilogo felice. La Fiom, dopo essersi auto-esclusa dalla competizione elettorale, ora tenta di far invalidare, con argomenti burocratici, un risultato pienamente legittimato dal voto dei lavoratori. A Bardello, in provincia di Varese, c'è l'ATEA, una fabbrica di termostati.Ha circa 300 dipendenti, in gran parte donne. La RSU è composta da otto componenti. Negli ultimi anni la FIM ha subito una scissione interna, con tre delegate che sono passate alla FIOM. Questo, al di là delle tre delegate, non comportò nessuna perdita in termini di iscritti. Anzi, mentre la FIOM ha subito un lento ma inesorabile declino, pur avendo la maggioranza nella RSU, la FIM è cresciuta di oltre il 30%. La situazione prima dell'attuale votazione vede la FIM con 110 iscritti, la FIOM con 25 e la UILM con cinque iscritti. In RSU la FIOM contava quattro delegate la FIM tre delegate la UILM una delegata. Gli ultimi anni hanno visto un'altissima conflittualità all'interno della RSU, non tanto per problematiche sindacali, quanto per personalismi sempre più marcati. Nel frattempo si è portata avanti con gran fatica, vista la situazione, la contrattazione, con un forte e costante impegno di attenzione verso le delegate da parte della Fim, cosa che non tutti hanno saputo fare. Vediamo ora come sono andate le cose. Febbraio 1999 Scade il mandato della RSU. Siamo in pieno rinnovo del contratto nazionale di lavoro e le organizzazioni sindacali concordano, con la RSU, di fare le votazioni nel mese di settembre 99. (Nei primi giorni di settembre ero in ferie e un pomeriggio, in spiaggia, ho ricevuto dall'operatore FIOM una telefonata con la quale mi confermava che al mio rientro avremmo fatto partire la procedura per le votazioni.). Settembre 1999 La procedura per il rinnovo viene bloccata dalla FIOM; si discute, si tergiversa, molte lavoratrici cominciano a chiedere perché non si vota. Il 28/09/99 la FIM chiede una RSU e in quella occasione ufficializza la sua volontà di voler procedere alle elezioni. La FIM emette un comunicato cui rispondono con lo stile che è possibile immaginare FIOM, UILM e le rispettive delegate. Ottobre 1999 Le posizioni ormai irrigidite si scontrano il 14 ottobre in assemblea, convocata su iniziativa della FIM. La Fim ovviamente si assume l'onere della relazione introduttiva in tutte e tre le assemblee, mentre la FIOM arriva agli insulti, prima nei confronti delle delegate e poi anche contro gli stessi lavoratori. Alla FIM non resta altro da fare che applicare le regole che riguardano i rinnovi delle RSU. Novembre 1999 Siamo in piena procedura, aperta dalla FIM secondo le regole. La UILM presenta una lista con una candidata, la FIM presenta una lista con sette candidate e la FIOM volantina in forze davanti ai cancelli un'altro "elegante" volantino. Mentre la FIOM si dibatte per tutta la provincia per far annullare la procedura la candidata della UILM si ritira. L'epilogo Il 15-16 novembre 1999 si vota e nonostante le intimidazioni, la confusione e le cattiverie (si pensi che in questi giorni il direttore generale riprese duramente le delegate FIM per un articolo comparso sulla stampa, mentre le delegate FIOM gli davano ragione) la gente va alle urne, il quorum è raggiunto, le votazioni sono valide. Ora c'è il lavoro più duro da affrontare, quello di tutti i giorni, con un'azienda che certo non è tenera. Ma noi siamo comunque abituati (lo abbiamo imparato in questi anni) a fare gli interessi di chi rappresentiamo, sapendo che dobbiamo guardarci dall'azienda e dalla FIOM. Un grazie a tutte le lavoratrici che ci hanno dato fiducia. A loro diciamo che continueremo con impegno. Giuseppe Marasco PIATTAFORMA 2000 Prima tra le grandi aziende della provincia ad aprire la discussione sul rinnovo del contratto Con la chiusura della tornata contrattuale del luglio scorso, da dove è uscito, tra le altre cose, il mantenimento della doppia contrattazione, nazionale e aziendale, e in vista della prossima scadenza dell'accordo aziendale, il collettivo della Fim della Bticino ha iniziato la discussione al proprio interno sul premio di risultato per il prossimo quadriennio. La riflessione è partita dall'analisi della prima esperienza aziendale in merito al premio di risultato e, tutto sommato, è emerso che l'impianto attuale ha dato buoni risultati, anche se in alcuni capitoli non si è arrivati alla piena applicazione di quanto ci si era proposti. Da questa prima conclusione è partita la discussione all'interno del collettivo per migliorare e integrare il contratto aziendale. Ci si è divisi in piccoli gruppi di lavoro, per coinvolgere tutti i delegati e per la possibilità di analizzare a fondo tutte le problematiche esistenti, e devo dire che come metodo di lavoro ha dato ottimi risultati, creando così un documento da presentare alle altre organizzazioni sindacali. Nel merito dei singoli punti, un piccolo approfondimento merita il capitolo degli aumenti salariali. Dopo un' analisi attenta dei bilanci aziendali degli ultimi anni, alla ricerca di quanto Bticino eroga come salario non contrattato, ci siamo accorti che c'era un ampio margine per poter chiedere dei consistenti aumenti salariali. Non accontentandoci di questi dati, abbiamo fatto un ulteriore approfondimento sul risultato operativo aziendale, e anche da qui è scaturita una costante crescita negli anni degli utili. Come conseguenza di questa analisi, abbiamo deciso di proporre una richiesta di nuovi aumenti salariali non quantficati in cifra, ma in percentuale del Risultato Operativo Lordo, una delle voci più importanti a cui è legato il premio in Bticino. In questo caso la percentuale del ROL genererebbe un "fondo salariale" che sarebbe poi diviso, con le regole contrattate, tra i lavoratori. A questo punto gli aumenti salariali sul premio di risultato sarebbero la somma di due importi. Il primo sarebbe quello maturato con l'accordo precedente (1996), il secondo deriverebbe dalla divisione del fondo, ottenuto con l'applicazione della percentuale concordata al ROL, per il numero dei lavoratori in forza al momento dell'erogazione. La percentuale sul ROL proposta per la costituzione del fondo è del 7%. Negli altri punti del documento del collettivo si richiama anche l'occupazione, gli orari, l'inquadramento e la professionalità. In particolare, circa l'occupazione, che sempre più è fatta di assunzioni atipiche, alle volte con forzatura stessa del contratto e della legge, come nel caso di contratti a termine rinnovati fino a 10 volte, chiediamo un'applicazione più rigida delle regole, e comunque una conferma a tempo indeterminato dei contratti a termine a fronte di un andamento positivo del fatturato. Nel metodo della consultazione tra i lavoratori, abbiamo pensato di introdurre qualcosa che facesse la differenza tra iscritto al sindacato e non. La proposta è quella di una prima fase di discussione tra le organizzazioni sindacali confederali presenti in Bticino, fino alla definizione di una scaletta unitaria. Questa sarebbe presentata in seguito agli iscritti nella forma del questionario, per rilevarne commenti, integrazioni, priorità. Sulla base dei risultati del questionario verrebbe definito un documento da proporre alla RSU come piattaforma rivendicativa. Dopo l'approvazione della Rsu la stessa sarebbe presentata in assemblea a tutti i lavoratori e approvata tramite referendum come prevedono i patti unitari di Fim Fiom Uilm. In occasione della presentazione in assemblea verrebbe chiesto ai non iscritti di rafforzare la rappresentatività del sindacato sottoscrivendo una delega a trattare, comprensiva di quota contratto da trattenere al pagamento della prima erogazione del Premio. L'augurio che ci facciamo a questo punto è che il confronto unitario serva ad arricchire ulteriormente questa impostazione e non a "sterilizzarla" come purtroppo avviene in molte altre situazioni. Ermanno Pagani Attenzione al licenziamento Non si vuole fare inutili allarmismi, ma un po' di preoccupazione c'è. Succede ormai con una certa frequenza che le aziende licenzino i lavoratori in malattia che superano il periodo massimo previsto dal contratto collettivo. Non è il caso solo della solita Cagiva, abituata a licenziare anche per una pluralità di altri motivi. E' il caso, per farne uno recente, anche della Bticino, di un'azienda cioè che ha cura di dare di sé un' immagine ben diversa. Ma la lista si potrebbe allungare. Alla base di queste situazioni ci sono due motivi. Il primo riguarda l'orientamento della magistratura, che alcuni anni fa fu necessariamente recepito anche nel rinnovo del contratto di lavoro. Ci si riferisce alla possibilità di calcolare il periodo massimo di malattia non solo sulla singola malattia, ma anche tramite la somma delle malattie intercorse nel triennio. Ovviamente con questo nuovo sistema di calcolo, introdotto dal CCNL del 1994, raggiungere il periodo massimo di malattia è relativamente più facile. In realtà nel contratto ci sono altri punti che permettono al lavoratore di tutelarsi anche in questa evenienza, ma qui scatta il secondo motivo, ossia la scarsa conoscenza dei lavoratori del problema e di come farvi fronte. Nonostante nelle assemblee seguite all'ultimo rinnovo del contratto si sia parlato molto di malattia, restano tra i lavoratori larghe zone di "ombra" e di sottovalutazione del problema. In particolare non si conoscono due punti fondamentali per garantirsi una seria autotutela. Il primo riguarda il periodo di aspettativa non retribuita che scatta, ma solo su richiesta del lavoratore, al termine del periodo massimo di malattia. L'aspettativa in questo caso consente al lavoratore di mantenere il posto di lavoro, ma va richiesta prima che scada il periodo massimo di malattia. E' pertanto opportuno che ogni lavoratore, almeno una volta all'anno, richieda all'azienda il suo prospetto riassuntivo di malattia, per avere sempre sottomano la propria situazione. La richiesta del prospetto, fino a due volte l'anno, è stata riconosciuta come diritto del lavoratore dall'ultimo rinnovo del contratto, a partire dal mese di gennaio prossimo. Il secondo riguarda l'allungamento del periodo massimo di malattia per ricaduta. Il contratto cioè, nel caso in cui un lavoratore, dopo una malattia ed un successivo rientro al lavoro non superiore a due mesi, si assenti per un nuovo periodo a causa della ricaduta nella stessa malattia, riconosce al lavoratore un periodo massimo di malattia superiore del 50% a quello ordinario. In questo caso però la ricaduta deve essere certificata dal medico sullo stesso foglio che riporta la richiesta dei giorni di malattia. Ed è questo che comunemente non viene fatto, perché i medici sono soliti segnare "nuova malattia" anche nel caso della ricaduta, non essendo informati del diverso trattamento contrattuale in un caso o nell'altro. Sta quindi al lavoratore di richiederlo, anche tenendosi la fotocopia dei certificati precedenti da cui desumere che di ricaduta si tratta. S.M. La sindrome di Robin Hood Ci risiamo, un altro governo afflitto dalla "Sindrome di Robin Hood". La missione degli ultimi esecutivi sembra infatti quella di dover togliere ai padri ricchi per redistribuire ai figli poveri Occorre fare in fretta prima che, in futuro, ci metta mano "lo sceriffo di Nottingham" (Silvio Berlusconi). Non ci sono vie duscita: lunica (terza ?) via per assicurare un futuro dignitoso alle future generazioni passa attraverso la mortificazione di quella attuale. Eppure riteniamo siano altre le priorità da affrontare. Subito. Una vera solidarietà verso le giovani generazioni non può che passare attraverso:
Questa è una strada, immediatamente percorribile, che ha il prezioso "effetto collaterale" di consentire ai giovani la costruzione di un accantonamento previdenziale sufficientemente tranquillo. Tuttavia questi temi non sembrano trovare collocazione nellagenda del dibattito politico. Lunico imperativo sembra essere la ridefinizione dei privilegi dei padri senza nessuna chiarezza sulle azioni a tutela dei figli. Si tratta dellormai famosa politica dei due tempi, dove le uniche date certe sono quelle dei tagli. Per questo motivo chi come la CISL, facendo dellautonomia la sua ragion dessere indica altre vie, non può fare sconti a nessuno, soprattutto allennesimo governo afflitto dalla sindrome di Robin Hood. Stefano A proposito di patti non mantenuti La finanziaria 2000 non si dimentica solo degli accordi presi sulle pensioni ma anche del ben più recente Patto di Natale. Da qualche anno quando si sente parlare di manovra finanziaria in Italia sentiamo parlare di riforme o di ritocchi alle riforme sulle pensioni dei lavoratori dipendenti, come se tutto il resto fosse d'importanza irrilevante o fosse fuori degli interessi dei target dei TG. Di fatto, però siamo costretti a costatare che i telegiornali non fanno altro che tenere in considerazione, nella selezione delle notizie, dell'apatia politica di cui il popolo italiano è sempre più afflitto. Apatia che è alimentata dai difficili giochi politici extraparlamentari che sono incomprensibili e inavvicinabili alla maggior parte dei cittadini, apatia che è alimentata dalla continua incoerenza con cui i governi fanno le loro scelte politiche mancando non solo alle promesse elettorali ma anche agli accordi presi in concertazione con le parti sociali. Si perché non è solo con la richiesta di revisione della riforma Dini che il governo dimostra la sua incoerenza politica, ma anche con le politiche occupazionali ed economiche che attraverso la finanziaria vuole mettere in essere. Sono passate ormai tre finanziarie da quando il governo (questo e quello da cui questo si è formato) ha affermato che nel paese la disoccupazione è un problema serio, ma a quanto pare non abbastanza serio da essere considerato un problema primario. Soprattutto quando la disoccupazione serviva a mantenere basso il costo del lavoro e quindi a contribuire ad abbassare l'inflazione per entrare in Europa. Lanno scorso il governo cadde proprio per come aveva impostato le politiche occupazionali nella finanziaria e ora questo rimpasto di governo che sembra continui a fermentare, non rispetta gli accordi presi con le parti sociali nel Patto di Natale. Sul tema delloccupazione la finanziaria 2000 prevede semplicemente uno stanziamento economico leggermente più consistente di quello scorso, ma le proposte politiche su come spendere quei soldi sono generiche e imprecisate nei tempi di realizzazione. Non tengono in considerazione le disuguaglianze occupazionali presenti sul territorio nazionale e sono completamente dimentiche delle proposte di riduzione dellorario di lavoro già avanzate da tempo. Il Patto di Natale concordava anche che il recupero dallevasione fiscale doveva essere ridistribuito ai contribuenti onesti. Fino ad oggi non si conosce lentità del recupero e ancor meno si conosce quanto e come sia stata ridistribuita. Inoltre lincoerenza del governo si manifesta anche nella condotta dei rapporti di lavoro con i dipendenti pubblici. Dopo aver concordato con il sindacato che la contrattazione per i dipendenti pubblici deve essere assoggettata allaccordo di Luglio 93, non provvede al completo riadeguamento salariale mancando lobiettivo di ben 500 mila miliardi. Quindi a conti fatti, la finanziaria 2000 denuncia che le iniziative politiche del governo sono completamente indipendenti dalle regole della concertazione. Il governo "amico" si sta rivelando molto meno amico di quanto tanti credevano, e coprendosi con la maschera della sinistra (che a dir il vero gli si addice assai poco) dice al sindacato di star buonino che ai problemi sociali ci pensa lui. In realtà svilisce il ruolo politico del sindacato infrangendo le regole della concertazione e condannandoci al ruolo di semplici spettatori. Dietro una manovra finanziaria che fa poco "rumore" per i suoi contenuti quantitativi, il governo promuove iniziative che difficilmente si riescono valutare pro-stato sociale. Una manovra composta di 11 mila miliardi di tagli distribuiti maggiormente nella sanità (dato che funziona molto bene può permettersi di tirare la cinghia) e da quattro mila miliardi di maggiori entrate derivanti dalla privatizzazione degli immobili di proprietà dello stato, degli enti previdenziali, delle FS e delle Poste. Una manovra che non cura che la crescita dellinflazione è disomogenea da quella media europea a causa soprattutto del costo della benzina (a proposito, non era la scala mobile a causare inflazione ?), una manovra che affronta con sufficienza il problema della disoccupazione e che non si fa scrupoli a ridurre gli occupati nel pubblico impiego di ben 45 mila unità. Una manovra che trasferisce risorse economiche dalla scuola pubblica a quella privata accontentando il clero mentre gli innalza letà minima pensionabile a 68 anni con rispettivo aumento dei contributi di 800 mila lire lanno (chissà che non si possa estendere a tutti?!). Una finanziaria che si pone il problema di come gestire il TFR dei lavoratori anche se i lavoratori non hanno nessun problema di gestione del proprio salario differito. Così ancora una volta è il lavoratore a pagare di più per compensare un diritto in meno. Il risultato sarà che si andrà in pensione con la pensione più bassa e senza neanche il trattamento di fine rapporto ( il quale perderà il suo senso di essere. Dovremo chiamarlo TSP, trattamento sussidio pensione!). E quando un lavoratore si troverà di fronte a bisogno di comprarsi una casa o di sostenere ingenti spese sanitarie o semplicemente quando si troverà senza lavoro su quale capitale potrà fare affidamento? Non mi sembra proprio una brillante idea ridurre gli ammortizzatori sociali proprio quando la flessibilità sta diventando sempre di più una condizione di lavoro. E davvero difficile credere che il Dpef sia stato steso da un governo che si dichiara di centro-sinistra. Tutti i lavoratori devono rendersi conto che dietro la maschera dei difensori del popolo ci sono astuti commediografi che davanti alle telecamere e ai microfoni inscenano attenzioni sociali che riguardano i problemi dei cittadini e che nella realtà perseguono le regole dettate dalla macroeconomia moderna, le stesse regole su cui si fonda il neoliberismo della composizione parlamentare di destra. E poiché il liberismo prevede la concentrazione oligarchica del potere economico e politico, si può dedurre con semplicità quanto sia ottima alleata lapatia politica del popolo. Proprio quellapatia che il governo sembra coltivare anche mancando in coerenza agli accordi presi con il sindacato. Angelo Re STORIA DEL MOVIMENTO SINDACALE E DELLA CISL " Il futuro è di chi ha un passato" (Lupo Alberto) A partire da questo numero de "La Sirena" troverete una breve storia della Cisl e del movimento sindacale, pubblicata a puntate. Lo scopo è quello di fornire ad iscritti e militanti una conoscenza di base delle proprie "origini sindacali", così da poter meglio interpretare le motivazioni di scelte passate e future. LORIGINE E LEVOLUZIONE DEL SINDACATO Si usa dire che il sindacato sia figlio dellindustria. La sua origine, infatti, si collega con quegli eventi che, dalla metà del Settecento, a partire dalla Gran Bretagna, diedero vita alla "rivoluzione industriale". Rivoluzione perché cambia il modo di produrre, distribuire, consumare. Simbolo della nuova era è la macchina. Cambia il lavoro delluomo che conosce un degrado spaventoso, perché la guida dellindustrializzazione è assunta dalla borghesia industriale e finanziaria che considera lutile suo fine e il lavoro una merce. "Di fronte alla solidarietà di interessi e di iniziative in sostanza in mano al mondo capitale, il mondo del lavoro non può che opporre analoga solidarietà". E questa la radice del sindacato. Ma, soppresse le vecchie corporazioni di mestiere, si proibisce qualsiasi associazione di autotutela e del resto nelle nuove manifatture conta il lavoro esecutivo, non la professione. Sono consentite solo le associazioni assistenziali e di mutualità. Il sindacato, così, nasce illegale, ma i lavoratori scoprono di avere unarma: lo sciopero. Le coalizioni per gli scioperi da occasionali diventano via via permanenti; nasce un nuovo associazionismo che, alla sua origine, è volontario, senza fini ideologici, capace di esprimere le esigenze concrete del soggetto più debole: il proletariato. La rivoluzione industriale, però, non si espande in modo uniforme; nellarea che c'interessa da vicino (Europa e Nord America) viene ad intrecciarsi, a partire dal secolo scorso, con lo sviluppo dei nuovi regimi democratici. Il capitalismo conosce fenomeni di concentrazione produttiva e si evolve verso la produzione e il consumo di massa. Il progresso tecnico integra la macchina in unorganizzazione "scientifica" dei processi produttivi sempre più dominata dallautomazione. Si avvia un recupero della professionalità. I nuovi regimi democratici sono, inizialmente, dominati da ristretti gruppi espressi dalla borghesia capitalistica. La protesta degli esclusi, prima anarchica e poi utopistica, trova però dove non è soffocata da dittature vie nuove di aggregazione politica, sociale ed economica. Si fa strada un graduale riconoscimento delle esigenze sociali, si allarga il suffragio elettorale, lo Stato interviene a sostenere e indirizzare lo sviluppo economico. Si determina unintegrazione nuova e complessa tra azione politica e azione economica e sociale che caratterizza le moderne democrazie. Oggi è da tutti riconosciuto il contributo dato dal sindacato allevoluzione della società. Allinizio il suo intervento ha il carattere di movimento di lotta per il riconoscimento dellazione di tutela collettiva. I primi obiettivi sono salario, orario, condizioni più umane di lavoro. La sua struttura si consolida, anche per contrapporsi alle concertazioni monopolistiche: nascono le federazioni di categoria o di industria e le centrali nazionali. Non più considerata una "turbativa", la contrattazione collettiva si dimostra uno strumento assai più razionale ed efficace di qualsiasi altro strumento di mercato per regolare i molteplici aspetti del rapporto di lavoro, anche a vantaggio delle imprese. Tuttavia levoluzione storica del sindacalismo conosce una profonda diversificazione tra lesperienza anglosassone e quella europea. Nei paesi anglosassoni il sindacato resta "figlio dellindustria", mantiene le sue radici nelle imprese, esalta la contrattazione collettiva e, di fronte alle esigenze nuove di influenzare le decisioni politiche, cerca un "nuovo unionismo" che si proietti anche allesterno delle imprese o con lorientamento delle scelte politiche dei lavoratori (Usa), o attraverso un partito del lavoro (esempio precipuo lInghilterra). In Europa, anche per il ritardo e la localizzazione della rivoluzione industriale, i sindacati sono, invece, "figli" dei partiti politici o di movimenti ideologici e religiosi. Frutto evidente di questa origine sono le perduranti divisioni sindacali. Alcune tendenze (lanarco-sindacalismo, il comunismo, il socialismo massimalista) per lunghi e tormentati decenni hanno attribuito al sindacato un ruolo rivoluzionario. Oggi la storia ha archiviato lesperienza del comunismo sovietico che aveva ridotto il sindacato a istituzione del regime. Altre tendenze scelgono di operare allinterno dei sistemi democratici assecondandone levoluzione verso i propri "modelli" e lasciando al sindacato la regolazione contrattuale dei rapporti di lavoro e lapplicazione della legislazione sociale. Ma già allinterno di tali esperienze questa "ripartizione dei compiti" ha sempre rilevato limiti e tensioni, specie in rapporto ad una vera e piena autonomia del sindacato. E, questo, un passaggio delicato ed importante, perché da un lato il sindacato è venuto via via associando i lavoratori di tutti i settori (operai e impiegati pubblici e privati), dallaltro lo Stato è venuto configurandosi come Stato sociale e come motore dello sviluppo. Lazione di tutela dei sindacati di categoria è venuta, così, ampliandosi verso un ruolo di rappresentanza in tutte le sedi e momenti decisionali in cui si assicurano le condizioni di lavoro e di sicurezza sociale. Si afferma, pertanto, lesigenza di coordinamento politico e assume rilievo il ruolo delle Confederazioni per assicurare la nuova solidarietà. Oggi, poi, siamo di fronte ad un fatto nuovo, non previsto dalla rivoluzione industriale, né dalle rivoluzioni democratico-boghesi; siamo cioè, di fronte ad uno Stato largamente rappresentativo, soggetto primario dello sviluppo, rispetto al quale si è venuto affermando un fatto associativo il sindacato che pretende una rappresentanza e una gestione del lavoro da parte dei lavoratori stessi. "Non risulta, infatti, più pensabile unazione sindacale politicamente neutra, nel senso di unazione sindacale che si possa non preoccupare delle decisioni dei poteri pubblici in ordine perlomeno ai problemi delleconomia interna e internazionale, che si permetta di non avere idee e soluzioni in materia, che non ponga pari accento tanto sul suo significato rappresentativo, quanto sul suo significato rivendicativo". Sollecita questi nuovi rapporti sindacali il passaggio in atto alla società neo- industriale, di cui è simbolo il computer. Diventa preminente il settore dei servizi. Cambia ancora una volta radicalmente il lavoro delluomo, trainato da alte professionalità e si delinea lesigenza di una tutela sindacale di tipo nuovo, di conflitto-cooperazione, in altre parole fatta d'amministrazione negoziale, ma anche di ricorso alla pressione (sciopero), che viene ad occupare un proprio posto, distinto dai partiti e dalle istituzioni, dando in tal modo sostanza concreta e partecipativa al pluralismo democratico. Sul Prossimo Numero: - "Le origini del Sindacato in Italia" - "Tra contrattazione e rivoluzioni In questo numero de " La Sirena " torna la rubrica del "LO SAPEVATE CHE ?" dove ancora una volta sono andato alla ricerca di notizie che non compaiono di solito in prima pagina. La Caffeina tiene pulite le vie della bile. La caffeina sarebbe in grado di prevenire la formazione di Calcoli nelle vie che trasportano bile. E questo il risultato emerso da una vastissima ricerca condotta negli Stati Uniti da 46 mila medici. I ricercatori hanno osservato una riduzione del 40% delle probabilità di sviluppare questi depositi di sali minerali negli uomini che bevono regolarmente da 2 a 3 caffè al giorno. Leffetto benefico, però si otterrebbe solamente con il caffè normale e non con quello decaffeinato. Che cosa bisogna fare dopo un "incontro" con una medusa? Le meduse del Mediterraneo non sono pericolose, ma pizzicano. Per attenuare il fastidio, è utile applicare sulla zona colpita uno straccio imbevuto di aceto per 20-30 minuti: laceto può infatti inattivare la sostanza rilasciata dai tentacoli della medusa. "Alzheimer" 500 mila casi in Italia Il morbo di Alzheimer rappresenta la forma di demenza più diffusa (50-60 per cento di tutti i casi). In Italia affligge oltre 500 mila persone. In genere si manifesta dopo i 60 anni di età, anche se in qualche caso può iniziare addirittura prima dei 40 anni. Chi ha un familiare di primo grado (madre, padre, fratello o sorella) che ha sofferto di questo problema ha una probabilità del 50% di sviluppare la malattia entro i 90 anni. Esistono forme familiari della malattia (che si manifestano, cioè, con maggiore frequenza allinterno di alcune famiglie), dovute a mutazioni genetiche. Perché Marilyn Monroe è diventata un mito? Marilyn Monroe morì più di 30 anni fa, ma il suo mito è intramontabile. Il cortile del Manns Chinese Theatre di Los Angeles conserva le impronte delle mani e dei piedi, con lautografo di famosi attori cinematografici. Il pezzo centrale, un blocco color oro, riporta quelle di Marilyn. Ogni giorno molte ragazze, che non hanno mai visto un film con la Monroe quando era viva, osservano con curiosità le impronte dei suoi piedi e cercano di confrontare le proprie mani con le sue. Registi e critici hanno molte volte cercato di spiegare lo straordinario successo di M. Monroe e il suo fascino immutabile. Il regista Cukor diceva "il suo potere derivava dagli occhi e dal modo suo di guardarti". Il poeta americano Schwartz scrisse : La si può capire soltanto da un punto di vista Il suo portamento e i suoi atteggiamenti hanno un vero candore. Indubbiamente Marilyn Monroe, nonostante il suo sex appeal, non era mai volgare. Marilyn, nata Norma Jean Baker nel 1926, interpretò soltanto 28 film e in una dozzina di questi non fu neanche la protagonista. Degli altri, molti sono diventati classici. Milioni di spettatori rivedono oggi i suoi film alla televisione ed è questa indubbiamente una delle ragioni del perdurare della sua fama. Ma, a differenza di molti film che si esauriscono se proposti troppo spesso, quelli della Monroe acquistano un numero crescente di ammiratori sedotti dal suo fascino. Qualunque sia il segreto della sua seduzione, non è certo sul punto di svanire. (A cura di Ernesto) |