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Il numero di marzo '99

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Gli articoli
CCNL: trattativa di nuovo interrotta
Operativo il sito web della Fim di Varese
L’ospedale di Tradate non "copre" l’infortunio
Cagiva: rinnovata la Rsu
Assemblee organizzative Fim e Cisl
Whirlpool: un licenziamento emblematico
La riformadegli affitti
Convention 99: l’organizzazione Fim in provincia
Balcani: contro il genocidio per costruire la pace
Assegni Familiari: decorrenza e cessazione del diritto
Carta servizi Cisl, una carta di credito per gli iscritti

 

Rinnovo del Contratto

Trattativa di nuovo interrotta

Federmeccanica accusa il sindacato, ma le rigidità negoziali sono soprattutto in casa sua – Altre 6 ore di sciopero entro il 13 aprile, quando si terrà a Bologna un'assemblea nazionale dei delegati – Non è stata fissata la data di un nuovo incontro.

La scorsa settimana Federmeccanica e sindacati metalmeccanici si sono scambiati reciprocamente l'accusa di aver interrotto il negoziato a causa delle rispettive rigidità al tavolo di trattativa, dopo aver inutilmente cercato di trovare un accordo, anche parziale, sui punti relativi alla "prima parte" ed all'orario di lavoro, negli incontri del 18 e 19 marzo. Per evitare polveroni sulle responsabilità di questo stallo negoziale, Fim, Fiom e Uilm hanno pensato bene di non limitarsi ad un comunicato sintetico sul

l'esito degli incontri, ma il 24 marzo hanno precisato in una lunga nota articolata le reciproche posizioni su ogni punto del confronto. La nota prende innanzitutto in esame il punto dei Diritti Sindacali, quello su cui la trattativa è più avanzata, dopo che Federmeccanica aveva presentato un proprio documento scritto, al quale la delegazione sindacale aveva risposto con una propria controproposta organica. Anche su questo punto si sono evidenziati profondi contrasti, legati alle resistenze che l'associazione delle aziende ha opposto alla proposta sindacale.

Ma è sull'Orario di lavoro che la trattativa, com' era possibile e probabile, si è trasformata in un dialogo tra sordi, nonostante che ciascuna delle parti avesse per il momento accantonato le iniziali posizioni di principio sul problema della riduzione. Contrasti consistenti sono infatti riemersi sul tema delle "flessibilità". E' un punto molto delicato della trattativa e vale quindi la pena di riportare in proposito il testo letterale della nota.

La Federmeccanica ha avanzato una serie di richieste sull'orario di lavoro, soprattutto basate su una sua interpretazione delle nuove normative legislative ed interconfederali e ha richiesto una modifica sostanziale dell'attuale contratto nazionale di lavoro. Il primo punto è quello relativo all'inserimento di un nuovo concetto di orario plurisettimanale. In questo caso gli imprenditori fanno riferimento all'articolo 13, comma 1, della legge 196, che recita: "L'orario di lavoro è fissato in 40 ore settimanali. I contratti collettivi nazionali possono stabilire una durata minore e riferire l'orario normale alla durata media delle prestazioni lavorative in un periodo non superiore all'anno". A parte il fatto che non esiste una prescrizione, nel caso in cui le parti decidano di andare in questa direzione occorre osservare che, oltre all'orario plurisettimanale, l'articolo fa anche riferimento alla riduzione di orario. Si introdurrebbe in questo modo nel contratto una novità sostanziale: accanto alla nozione di orario settimanale, verrebbe inserita quella di orario medio. Occorre ricordare invece, che la nostra piattaforma conferma l'attuale struttura dell'orario di lavoro prevista dal contratto. Inoltre, la plurisettimanalità dovrebbe prevedere settimane nelle quali l'orario potrebbe toccare una punta di 48 ore alla quale corrisponderebbe, per un uguale periodo, un regime settimanale di 32 ore. Il tutto si esaurirebbe, dall'inizio della procedura, nell'arco di un anno. Lo straordinario in questo caso decorrerebbe oltre le 48 e le 32 ore. Sarebbe inoltre possibile effettuare, nel regime di flessibilità, gli straordinari e la cassa integrazione che si rendono necessari. Questi regimi di orario sarebbero oggetto di una semplice comunicazione preventiva alle Rsu e, in carenza di consenso, scatterebbero automaticamente. I casi per i quali gli imprenditori prevedono il regime di flessibilità, sono: la stagionalità, l'utilizzo degli impianti ed il mercato. Questa ipotesi, che si somma alle richieste di modifica delle normative sullo straordinario di cui parleremo, destruttura completamente l'attuale normativa sugli orari di lavoro e si propone di mettere in mora le positive esperienze di contrattazione sugli orari svolta dalle Rsu nelle singole imprese, le quali hanno realizzato risultati di diminuzione individuale degli orari e di incremento dell'occupazione, accanto all'aumento dell'utilizzo degli impianti. Di fronte a questa offensiva il sindacato non si è sottratto al confronto, ed ha avanzato precise controproposte sul terreno della flessibilità. Innanzitutto si sono esaminate le casistiche e si è ritenuto possibile intervenire con una nuova norma contrattuale, anche se questo punto non è contenuto nella piattaforma, per quanto riguarda la flessibilità prevedibile e programmabile sulla base della stagionalità del prodotto e del mercato. In casi come questi la flessibilità dovrebbe essere esigibile per le imprese, ma le modalità di applicazione devono essere oggetto di un accordo a livello aziendale con le Rsu. Questa posizione è stata espressa dal sindacato al tavolo della trattativa, e dimostra l'intenzione di entrare nel merito dei problemi. Inoltre la Federmeccanica ha proposto di istituire degli orari a scorrimento per tutti coloro che lavorano sul turno normale, distinguendo tra prestazione dei lavoratori (che può svolgersi su 4, 5 o 6 giorni) e utilizzo degli impianti (che può avvenire su 5, 6 o 7 giorni). In questo modo la giornata di sabato diventerebbe un normale giorno lavorativo a scorrimento. Di conseguenza dovrebbe anche essere modificato il testo contrattuale nel quale si afferma, sempre all'articolo 5, 4° comma, che: "Nel caso di ripartizione dell'orario settimanale su 6 giorni il lavoro cessa di massima alle ore 13 del sabato, fatta eccezione in ogni caso per le attività elencate nell'allegato al presente articolo". Vale la pena di osservare che l'elenco di tali attività comprende il personale che lavora a turni. Quello che pretenderebbe la Federmeccanica è di introdurre anche per il turno normale, che coinvolge oggi circa la metà dei metalmeccanici, regimi di orario che andrebbero dai 4 giorni per 10 ore, ai 5 giorni per 8 ore, ai 6 giorni per 6 ore e 66/100. La somma farebbe sempre 40 ore ed il sabato non avrebbe nessuna maggiorazione e sarebbe sostituito da un corrispondente riposo in altro giorno della settimana. Per quanto riguarda il problema dello straordinario, la Federmeccanica ha avanzato una serie di richieste che modificano anch'esse, profondamente, l'attuale struttura contrattuale. In primo luogo gli imprenditori sostengono la tesi dell'aumento degli attuali tetti annui di straordinario, ai quali aggiungere le casistiche indicate dalla Legge 409 del 1998, che andrebbero disciplinate nel contratto di lavoro. Il sindacato dei metalmeccanici, in sintonia con quanto sostenuto dalle Confederazioni, ha avanzato una proposta che, all'interno dei tetti di straordinario esistenti, è aperta al confronto sulle eventuali casistiche da disciplinare.

Nonostante queste aperture sui temi della flessibilità e dello straordinario, la Federmeccanica ha mantenuto il suo atteggiamento di chiusura e di indisponibilità.

Per quanto riguarda le 104/112 ore di riduzioni d'orario già esistenti, la Federmeccanica si è dichiarata disponibile al loro utilizzo previo un congruo preavviso; la clausola contenuta nel contratto, che prevede: "A decorrere dal 1° gennaio 1995 i gruppi di 8 ore di riduzione di orario annuo effettivamente fruiti non saranno inferiori al numero di 6" (pag. 100 del CCNL), rappresenta già un utile riferimento normativo.

Permane invece il rifiuto a smonetizzare le 20 ore di riduzione orario dei turnisti.

Per quanto riguarda la Banca ore, Federmeccanica si è dichiarata disponibile a discutere dell'argomento, a condizione che il sindacato accetti di rivedere le normative sullo straordinario.

Inoltre gli imprenditori chiedono di inserire il concetto di orario "effettivo" nel contratto di lavoro.

Anche sugli altri due punti che sono stati oggetto di negoziato le distanze restano ampie.

Sul Salario, Federmeccanica ha per la prima volta fatto una proposta quantificata in 70.000 lire lorde mensili a regime. Tale cifra è comprensiva di tutti i costi contrattuali ed è condizionata dalle soluzioni che si troveranno sulla contrattazione aziendale.

In questa cifra – cita la nota di Fim, Fiom, Uilm - non sono previsti costi relativi all'orario di lavoro, perché la Federmeccanica non contempla nessuna concessione su questa materia. Gli altri costi della piattaforma, secondo Federmeccanica, sono: 15.200 lire per la rivalutazione degli scatti, 12.000 lire per il reinserimento della 13sima sul T.F.R., 7.000 lire per l'innalzamento della contribuzione dall'1% all'1,20% e per la rivalutazione dal 18% al 40% del T.F.R. versato a Cometa (rispettivamente 5.000 e 2.000 lire). Queste somme, andrebbero comprese nelle 70.000 lire. Se si eliminano queste richieste, dice Federmeccanica, l'intera cifra può essere inserita in paga base.

Come si vede si ignora volutamente il fatto che la rivendicazione salariale è rigorosamente calcolata sull'inflazione programmata. Inoltre la nostra piattaforma prevede la riforma degli aumenti periodici di anzianità (gli scatti), di grande valore strategico, che comporta il passaggio dalla rivalutazione percentuale della paga base ad un regime di adeguamento contrattato di volta in volta (cifra fissa).

Circa la Contrattazione Aziendale Federmeccanica ha sostenuto la necessità di rivederne le regole attraverso la richiesta di ancorare la distribuzione salariale al criterio della redditività, che diventa la chiave d'accesso al premio di risultato, rendendo il salario totalmente variabile e reversibile.

Queste modifiche – sostengono Fim, Fiom, Uilm - non sono marginali e sono la dimostrazione che Federmeccanica non intende rispettare le conclusioni del "Patto di Natale" che confermano gli assetti contrattuali esistenti.

Di fronte a questo quadro negoziale si è reso necessario per il sindacato sospendere la trattativa, chiedere al Governo una presa di posizione politica sulle compatibilità della piattaforma sindacale con il Protocollo del luglio del 1993, aprire un confronto con i lavoratori tramite le assemblee sui posti di lavoro ed aumentare la pressione sulle aziende con altre 6 ore di sciopero. Dopo queste iniziative, un'assemblea nazionale dei delegati a Bologna, fissata per il 13 aprile, definirà le posizioni della categoria sulla base delle quali continuare la vertenza.

Per provare a concluderla – sostiene Giorgio Caprioli, segretario generale della Fim, in una recente intervista - credo serva una forte convinzione di entrambe le parti di andare fino in fondo. Federmeccanica deve cercare di guardare con realismo ai problemi delle imprese, perchè tutti i problemi di competitività non possono essere risolti scaricandoli sulle spalle dei lavoratori. Dietro la posizione di Federmeccanica vedo un vuoto preoccupante di idee e di strategie, hanno affrontato il contratto con un approccio a breve termine, non tenendo conto che si tratta invece di un contratto che vale per 4 anni. Le imprese non devono poi dimenticare che il consenso sociale è una risorsa importante anche per loro e non tenerne conto può rivelarsi una mossa sbagliata. Il contratto nazionale è sempre più importante per gli aspetti normativi che contiene. Noi abbiamo cercato di riscrivere norme importanti che non possono essere considerate nell'ottica del breve periodo.

S.M.

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Internet

Operativo il sito web della Fim di Varese

www.varese.fim.it  è l'indirizzo con cui si "apre" in internet a partire dal 26 marzo scorso il sito web della Fim provinciale di Varese. Il sito dispone di sei rubriche studiate per integrare la tutela dell'iscritto anche tramite questo supporto tecnologico, per supportare l'attività del delegato sindacale e per fornire un riferimento utile a tutti i lavoratori.

Si va dalle News, alla Consulenza on line, alla rubrica sul Lavoro, ai Links, alle Tabelle salariali, ai dati sulla nostra Organizzazione. Le prime quattro rubriche sono già attive, le ultime due lo saranno a breve. In particolare, nelle News "Informazione Fim" diventa "on line": potrà essere recuperato e "scaricato" qualsiasi articolo pubblicato a partire dal mese di gennaio '99. Nella rubrica Lavoro si potranno trovare offerte di lavoro, aiuti alla ricerca del lavoro, schede normative, proposte di formazione ed altro ancora. Tra i Links si possono trovare i collegamenti più interessanti per chi si occupa di sindacato e di tutela dei lavoratori.

L'iniziativa è decollata anche grazie all'aiuto del gruppo varesino di Varesenews, una collaborazione che si consolida con l'avvio di questa iniziativa.

Per il resto¼ invitiamo ognuno dei nostri iscritti che possa accedere ad internet a visitare il nostro sito web ed a farci avere il proprio giudizio: la strada è nuova, abbiamo tanto da imparare e ci servono tanti consigli per fare meglio.

Fim Cisl Varese

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Ospedale di Tradate

In caso di infortunio¼ . evitatelo!

Se dovesse capitarvi un infortunio sul lavoro che comporti la necessità di ricovero ospedaliero, evitate di farvi portare all'ospedale di Tradate. Perchè?

A parte il rischio di essere mal curati (sono infatti parecchie le cause aperte con l'ortopedia di Tradate da lavoratori che chiedono il risarcimento per aver subito gravi danni a causa degli interventi operatori mal fatti), finirete poi per incappare in iter confusi oltre che costosi.

Con l'entrata in vigore del decentramento amministrativo e delle autonomie infatti, le Unità Sanitarie Locali (U.S.L.) sono state trasformate in Aziende Sanitarie Locali (A.S.L.) con la conseguenza che ogni presidio ospedaliero è diventato una vera e propria azienda che deve far tornare i conti di bilancio, che (seppur all'interno di direttive regionali) deve amministrarsi in autonomia, e che deve stipulare le convenzioni con gli Enti Esterni.

Tra gli Enti Esterni c'è l'Inail, con il quale l'ospedale di Tradate non ha ancora rinnovato la convenzione, così, finendo all'ospedale a causa di infortunio, si rischia di essere in balia del medico di turno, non essendo chiaro l'iter da seguire.

E' un tema su cui CGIL-CISL-Uil dovrebbero decidersi a metterci le mani seriamente per costringere la Direzione Sanitaria a giungere ad una soluzione.

In attesa di tale evento vi informiamo che:

- in caso di ricovero all'ospedale di Tradate, nel momento in cui siete dimessi, siete costretti ad andare dal vostro medico per farvi fare il certificato con i giorni di prognosi (fatelo, altrimenti rischiate di vedervi l'infortunio non pagato, oltre che il licenziamento per assenza ingiustificata);

- è probabile che il vostro medico per il rilascio del certificato vi faccia pagare;

- parte del costo per il rilascio del certificato (30%) potete farvelo rimborsare dall'Inail.

In alternativa al vostro medico, potete richiedere il certificato direttamente all'Inail. In questo caso sarà gratuito. "Unico" rischio che correrete sarà di vedervi chiudere l'infortunio prima della completa guarigione, in quanto il medico dell'Inail tenderà a far risparmiare il più possibile al proprio Ente.

In tal caso potrete comunque sempre rivolgervi al vostro medico personale che, sempre dietro pagamento del certificato, potrà riaprirvi l'infortunio.

Un bel caos???

E meno male che il decentramento doveva risolvere i problemi!

A.L.

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Cagiva Motor

Rinnovata la RSU

Fim recupera sulla Fiom ma resta la seconda organizzazione in azienda

Si sono tenute il 24 marzo le elezioni per il rinnovo della rappresentanza sindacale della Cagiva Motor di Varese.

La Cagiva, con le sue tre unità produttive di Morazzone, Schiranna e Cassinetta di Biandronno è il secondo gruppo metalmeccanico presente nell'area di Varese con 507 dipendenti.

Al voto ha partecipato solo il 52% degli aventi diritto, soprattutto per l'assenza degli impiegati, componente tradizionalmente estranea alla vita sindacale in questa azienda.

Prima organizzazione sindacale si è confermata la Fiom Cgil con 115 voti, seconda la Fim Cisl con 104. Da sottolineare la performance della Fim salita dal 35% dei consensi raccolti nelle elezioni precedenti del 1995, al 47% di quelle attuali.

In forza dei regolamenti elettorali, alla Fiom sono andati 6 delegati sindacali, alla Fim 4.

La Fim è stata penalizzata dalla mancata presenza di propri delegati, durante il mandato della precedente Rsu, nell'unità produttiva di Morazzone.

I candidati della Fim, 6 rispetto agli 11 della Fiom, hanno comunque dimostrato un alto grado di rappresentatività tra i lavoratori della fabbrica.

Lamberto Marini, il candidato più votato in assoluto è il coordinatore uscente della Fim, seguito al terzo posto da Musarra Salvatore. Nella stessa unità produttiva di Morazzone, dove la Fim non è stata presente negli anni passati, Colombo Paolo è arrivato a soli tre voti dal primo degli eletti della Fiom.

La controprova di questa rappresentatività la si è avuta nelle elezioni contestuali dei RLS, uno per unità produttiva. Nei tre stabilimenti i candidati più votati sono stati quelli presentati dalla Fim.

Sta ora alla nuova Rsu riprendere un difficile rapporto con la Direzione aziendale, dopo un anno di relazioni sindacali pressochè inesistenti. Organizzazione e ambiente di lavoro, riconoscimenti professionali, Premio di risultato sono i tre punti principali del programma della nuova rappresentanza aziendale.

Entro metà aprile partirà il calendario degli incontri con l'azienda.

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Dibattito sindacale

Fim e Cisl impegnate nelle Assemblee Organizzative

Tutto è iniziato lo scorso mese di giugno.

Nel dibattito interno alla Confederazione ci si è resi conto che l'occasione del profondo ricambio del gruppo dirigente, motivato dalla scadenza di numerosi mandati all'interno della Segreteria Confederale, era un'occasione da non perdere per una riflessione collettiva sull'adeguatezza dell'organizzazione della Cisl di fronte alle esigenze attuali del mondo del lavoro.

La riflessione parte da due considerazioni e cioè che l'organizzazione produttiva sta profondamente mutando e che insieme a questa la missione del sindacato si sta modificando.

Da una parte le tecnologie rendono simili lavori presenti in categorie diverse e rendono attuale l'unificazione di diversi sindacati industriali in un unico sindacato del settore manifatturiero. Ancora: il lavoro si sta polverizzando sul territorio, dall'affermazione della piccola impresa, alle nuove forme di lavoro a metà strada tra il lavoro autonomo e quello dipendente, come le collaborazioni coordinate e continuative, al lavoro temporaneo ¼ e tutto questo chiede nuove forme di organizzazione sul territorio.

Dall'altra parte la missione del sindacato si allarga dalla tutela del rapporto di lavoro alle nuove dimensioni della ricerca del lavoro e della fase a seguire il lavoro, dove si sviluppa la tutela della pensione integrativa.

Occorre quindi capire cosa deve cambiare nell'organizzazione del sindacato perché questa sia più adeguata ai bisogni presenti in un mondo del lavoro che si sta modificando.

Questo è il tema al centro della riflessione. Le proposte saranno dibattute per tutto il mese di aprile, ai vari livelli dell'organizzazione, fino all'assemblea nazionale della Confederazione che si terrà a Napoli nei primi giorni di maggio.

Parlando di organizzazione, al centro della discussione di porrà il problema della distribuzione delle risorse al suo interno e degli assetti di potere che da questo ne derivano. Già nei temi di discussione questo aspetto è ben presente in termini anche vivaci.

La Confederazione propone che una maggiore quantità sia lasciata alle strutture periferiche, soprattutto alle Cisl territoriali ed ai collettivi nei posti di lavoro. L'obiettivo è quello di rafforzare quelle strutture che secondo la Confederazione più sono radicate tra le figure tradizionali e nuove

dei lavoratori e che quindi meglio possono conseguire una "risindacalizzazione" del lavoro. A pagare il conto dovrebbero essere le categorie da una parte, i servizi ed il sindacato dei pensionati dall'altra.

Le categorie, nel nostro caso la Fim, condividono solo in parte questa analisi. Si associano all'obiettivo della "risindacalizzazione" e quindi della maggiore attenzione ai problemi del posto di lavoro, ma proprio per questo ritengono che occorra investire di più sulla partecipazione, una cosa che passa attraverso il sindacato di categoria e la sperimentazione nella grande e media fabbrica. E' quindi vero che più risorse vanno destinate alla periferia del sindacato, ma a pagare il conto deve essere soprattutto la Confederazione ai suoi livelli nazionale e regionale.

Il confronto, come si vede, è tutt'altro che generico e astratto. Il dibattito, a partire dal nostro livello provinciale, dovrà trovare una composizione convincente per tutti. A questo obiettivo almeno proverà a tendere il dibattito nell'organizzazione.

S. M.

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Alla Whirlpool di Cassinetta 600 assunzioni e 1 licenziamento

Agli impiegati vorrei dire …

Quest’anno l’8 marzo, festa della donna, alla Whirlpool di Cassinetta è stato festeggiato in un modo, oserei dire, singolare: in quei giorni, infatti, la direzione aziendale ha licenziato una propria dipendente.

Perché, direte voi? La vicenda è nota: la signora Piera Robustellini, un’impiegata iscritta alla Fim, per ragioni legate alla riorganizzazione del settore dove lavorava, era stata adibita a mansioni operaie. Il provvedimento aveva portato la lavoratrice in una situazione di malessere, derivata dal fatto che la sua lunga esperienza lavorativa era stata esclusivamente impiegatizia, e vedeva frustrate le sue potenzialità e capacità. Ha allora deciso di aprire una causa contro l’azienda per richiedere la sua reintegrazione in mansioni impiegatizie.

Ora, il 4 marzo scorso il pretore dava ragione alla nostra iscritta, condannando l’azienda a reintegrarla al suo posto di lavoro, o in un altro con analogo contenuto professionale.

L’azienda ha risposto in un modo a dir poco provocatorio e arrogante, sostenendo l’impossibilità di assolvere alle indicazioni del pretore, affermando che in azienda non solo non esiste più il lavoro svolto dalla Robustellini ma neanche un lavoro con analogo contenuto professionale, licenziando la lavoratrice.

Scusate, ma mi viene in mente l’episodio di Davide e Golia: è come se Golia, colpito dalla sassata, si butti addosso a Davide in un tentativo di soffocare l’evidenza della sconfitta.

Una sconfitta che voglo invece evidenziare, con una premessa d’obbligo: il ricorso, patrocinato dalla nostra organizzazione sindacale, non è motivato da un pregiudizio verso la mansione operaia, quasi che si consideri questa come un’occupazione di second’ordine! Piuttosto è a sostegno del diritto di poter esprimere le proprie capacità professionali e di poter vivere le personali e legittime aspirazioni, dopo una vita spesa in e per l’azienda. In poche parole rispetto della dignità.

Pertanto sottolineo innanzitutto come sempre più le azioni di ristrutturazione, con o senza ricorso agli ammortizzatori sociali (CIGS, mobilità e quant’altro), interessi con maggior intensità i settori indiretti e impiegatizi. La sottolineatura del "con o senza" ammortizzatori sociali deriva dal fatto che frequentemente molte aziende, e la Whirlpool in particolare, utilizzano il canale della incentivazione individuale all’esodo con i soldi, o, in alternativa punta alla disincentivazione individuale attraverso il demansionamento: la Robustellini non ha accettato questa seconda ipotesi e ha chiesto al sindacato di tutelarla, anche con il ricorso legale.

Una risposta così dura e negativa dell’azienda sottintende una censura del ricorso al sindacato, che si vuole escludere dalla gestione dei problemi degli impiegati? Indubbiamente la difficoltà del sindacato ad entrare in questo ambito è notevole.

Tuttavia penso che sia necessario operare perché la via legale sia l’estrema ratio: l’unica alternativa vera è l’investimento sulle persone, attraverso una riqualificazione mirata al mantenimento in linea delle capacità professionali delle e dei dipendenti.

La contrattazione sindacale, che pure in Whirlpool ha prodotto una notevole quantità di accordi per la gestione dell'orario, del salario e quant’altro, è l’unica via per la soluzione delle problematiche legate ai mutamenti organizzativi. Infatti, gran parte di questi cambiamenti sono preventivabili e le possibili ricadute sul personale, specie nella tradizione anglosassone, sono gestite con un’attenzione particolare e con un congruo preavviso attraverso percorsi di riqualificazione o con sostegno all’outplacement. In sostanza questo atteggiamento sarebbe dimostrazione di vero rispetto della dignità dei lavoratori.

Per fare questo tutti gli attori si devono attrezzare: l’azienda con le sue strutture e i lavoratori con i loro rappresentanti sindacali.

Su quest’ultimo particolare si apre un capitolo su cui la responsabilità dei lavoratori impiegati e del sindacato è grandissima: si devono ricercare e costruire le condizioni perché il sindacato non sia né l’ultima spiaggia per i lavoratori né lo spauracchio per le strutture aziendali.

Dobbiamo tutti lavorare perché l’espressione democratica della delega alla rappresentanza dei problemi del lavoro, che abbiamo visto così importanti, possa essere patrimonio comune di tutti i cittadini: anche degli impiegati! Gli strumenti ci sono e si chiamano RSU, sindacato, buona volontà e coscienza dei propri diritti e mezzi: sono da anni patrimonio comune e possono essere la soluzione non tanto al "mio" problema ma ai "nostri" problemi, anche a quelli della Piera Robustellini e di altri lavoratori delle nostre aziende.

Graziano Resteghini *

*Responsabile Consulta degli Impiegati della FIM CISL di Varese

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Riforma degli affitti

Una legge da gestire

La legge di riforma degli affitti è stata approvata dal Parlamento in data 09/12/98 ed è entrata in vigore dal 30/12/98. Il provvedimento prevede un doppio canale per i contratti d'affitto: prezzo libero per accordi tra proprietario e inquilino per la durata di 4 anni più anni 4, prezzo concordato secondo accordi tra sindacati inquilini, associazioni della proprietà edilizia e Comuni per la durata di 3 + 2 di eventuale proroga in caso di mancato accordo per il rinnovo del contratto. Solo in questo ultimo caso i proprietari delle case potranno ottenere sgravi fiscali del 30% e solo se l'immobile è locato in un Comune ad alta tensione abitativa in base alle Delebere CIPI del 30/05/85 e 08/04/87. Per gli inquilini con reddito fino a 21 milioni sono previsti contributi da un apposito Fondo Sociale da istituire e per gli altri sgravi fiscali dal 2000 ancora da definire. Lo sfratto si potrà ottenere solo se il contratto è registrato e sono state pagate le imposte sui redditi e sull' I.C.I.

La nuova legge sulle locazioni degli immobili ad uso abitativo non è quella di cui il Sicet si era fatto promotore tramite un "Appello per una nuova politica abitativa", raccogliendo l'adesione della Cisl, delle Acli e della Caritas.

A questo punto è però necessario gestire al meglio la legge approvata dal Parlamento e lavorare per una sua applicazione che tuteli nel miglior modo possibile i problemi della condizione abitativa dei soggetti più deboli: gli anziani, le persone sole, le famiglie mono-reddito, gli immigrati, ecc.

Negli incontri che avremo al Ministero dei Lavori Pubblici, chiederemo al Ministro Enrico Micheli di rendere più appetibile il canale contrattato con la normativa di sua emanazione prevista dalla legge; a livello locale chiederemo ai Comuni aliquote ridotte per l'ICI nel canale contrattato e cercheremo di concludere buoni accordi a tutela degli inquilini con la proprietà edilizia.

Sicet di Varese e T.Olona

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Convention `99

La Fim provinciale di Varese ...un anno dopo

Esattamente un anno fa "Informazione Fim" dava conto dei numeri della Fim provinciale di Varese presentati ai delegati dell'organizzazione nella prima edizione della Convention, la riunione annuale dei delegati sindacali della Fim in provincia di Varese. Da tre mesi era nata la nuova struttura provinciale e quei dati ne definivano la realtà, raffrontandola a quella dei comprensori di origine, Varese-Laghi e Ticino-Olona.

La Convention '99 è stata invece l'occasione di un bilancio dopo il primo anno di vita.

Nel corso del 1998 è cambiata più volte la "squadra". Ci ha lasciato Anna Trovò, promossa alla Segretria della Fim regionale. Stefano Bellaria è passato da collaboratore nella zona di Gallarate a responsabile di quella di Saronno. Mario Ballante ha lasciato a Graziano Resteghini il posto di coordinatore della Fim dell'Aermacchi per iniziare il suo lavoro di sindacalista a Gallarate.

Nonostante questi cambiamenti, seguiti ai passaggi di responsabilità che hanno segnato l'avvio della Fim provinciale, il primo anno di attività ci ha consegnato una Fim che conferma le proprie posizioni, con un leggero incremento. Gli iscritti al 31 dicembre erano infatti 3.776 contro i 3.762 del 1997. Restano pressochè identiche le percentuali di rappresentanza delle donne (dal 20,7% al 20,3%) e degli impiegati (dal 21,0% al 21,1%). Cambiano invece le posizioni delle nove strutture che compongono la Fim provinciale, le cinque zone sindacali ed i quattro grandi gruppi industriali. Crescono Gallarate, Busto e la Whirlpool, calano Saronno, Laghi e le aziende del Polo Avio. Sulle potenzialità di Busto e Gallarate già si era puntato lo scorso anno e quindi questi risultati non sono una sorpresa, ma un primo risultato dell'unificazione provinciale. In Whirlpool la Fim ha saputo sfruttare a pieno la ripresa di assunzioni di giovani, mentre la zona Laghi ha in parte pagato la riduzione degli operatori sindacali ad uno solo. Nella zona di Saronno ha avuto un'incidenza il cambio di operatore in corso d'anno, con la relativa fase di apprendistato, ma soprattutto la crisi di alcune aziende in cui la Fim era ben rappresentata. Più difficile da spiegare è l'arretramento nelle aziende del Polo, dove pur si è riavviata una ripresa, dopo anni di crisi e di difficoltà.

Dentro la categoria la Fim migliora leggermente le proprie posizioni, così come la Fiom, mentre arretra la Uilm. Questo dato mostra comunque le difficoltà della sindacalizzazione nella categoria in provincia, dove la presenza degli iscritti al sindacato confederale diminuisce di 141 unità rispetto al 1997: gli iscritti infatti passano complessivamente da 13.310 a 13.169. Nella Convention non c'è stata la possibilità di approfondire le possibili interpretazioni di questa evoluzione, ma da una ricerca presentata dal responsabile della zona di Varese, Loris Andreotti, emerge chiaramente una forte tendenza alla frantumazione produttiva della categoria, che aumenta obiettivamente le difficoltà a sindacalizzarne i lavoratori.

Resta buono il numero dei delegati: sono passati da 252 dell'98 a 247. E' aumentata in cambio la qualità, con un forte intervento di formazione sindacale, che nel corso del 1998 ha interessato quasi 50 unità e che nel 1999 ha un programma altrettanto intenso di attività. Tra i delegati si conferma l'interessante presenza degli impiegati (24% del totale) e la difficoltà di partecipazione delle donne (14,3%), che ripropone alla Fim l'esigenza di una seria riflessione per individuarne le possibili cause.

Tra molti dati confortanti è suonato però anche un campanello d'allarme. Come già si era ipotizzato lo scorso anno, la Fim provinciale di Varese è un'organizzazione che può mantenere l'attuale standard di servizi e di tutela dei propri iscritti, cercando anche di migliorarlo, solo se potrà contare su una base associativa di almeno 4.000 iscritti. Da questo punto di vista nel 1998 si è fatto tanto, ma non abbastanza. Questo difficile obiettivo nel 1999 diventa urgente. Solo l'apporto convinto dei 247 delegati sindacali della Fim potrà dare una risposta convincente e definitiva.

M.S.

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Situazione nei Balcani

Contro il genocidio per costruire la pace

Il sindacato italiano condanna fermamente le responsabilità del regime di Milosevic e appoggia tutti gli sforzi per una soluzione equa e pacifica del conflitto, che deve necessariamente passare per il riconoscimento di tutti i diritti dei popoli coinvolti.

Su questa base è in programmazione una grande manifestazione a Bari il 7 aprile.

Riportimo gli appelli lanciati in questi giorni dal sindacato confederale e dalla Fim cisl nazionale.

Comunicato unitario di CGIL-CISL-UIL del 24 marzo 1999

"Il ricorso alle armi non è mai una modalità risolutrice dei conflitti e delle tensioni etniche, in questo caso ha rappresentato una contingente necessità, soprattutto a difesa e protezione dei profughi e degli sfollati del Kosovo, per i quali nella Comunità internazionale cresce, in queste ore, la preoccupazione di ulteriori rappresaglie

L'intransigenza e l'irresponsabilità di Milosevic hanno fatto naufragare la possibilità di un accordo giusto che avrebbe garantito la pace ed il ripristino di condizioni di convivenza civile e, soprattutto, avrebbe ridato speranza al popolo albanese colpito da anni da dolorosissime persecuzioni.

Milosevic si è assunto ora una responsabilità enorme di fronte al mondo intero ed anche verso le popolazioni della Federazione jugoslava.

Il movimento sindacale chiede che cessi l'uso delle armi e che la diplomazia riprenda immediatamente a tessere la trama del negoziato. Ora i governi di tutta l'Europa devono rilanciare un'iniziativa di pace; contemporaneamente è necessario un intervento del Segretario Generale dell'ONU e che il Governo italiano continui ad adoperarsi per promuovere e garantire ogni possibile iniziativa umanitaria".

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Comunicato della Fim Cis l nazionale:

Fermiamo subito la guerra, fermiamo i bombardamenti fermiamo l'esodo e i massacri in Kosovo.

La FIM-CISL aderisce alla manifestazione nazionale del 3 aprile a Roma, indetta da un vasto cartello di associazioni che in questi anni di guerra nei Balcani hanno lavorato per la pace e la convivenza tra le diverse etnie, portando aiuto concreto alle vittime della guerra.

E' indispensabile fermare la guerra, non vogliamo vincitori e vinti.

Bisogna ripristinare il diritto e i diritti umani oggi violati da tutti.

E' necessario che le Nazioni Unite riprendano un ruolo forte nella soluzione dei conflitti. E' necessario che il nostro governo attui ogni possibile misura per riaprire il dialogo, trovare una soluzione equa al dramma del Kosovo che possa stabilizzare la situazione nei Balcani, e che programmi una politica di accoglienza dei profughi.

La guerra provoca sofferenze, distruzioni e odio tra le popolazioni.

Il movimento sindacale da sempre per una soluzione non violenta dei conflitti e per la pace non può essere passivo o indifferente di fronte a tale tragedia.

Per questo partecipiamo ed invitiamo le lavoratrici e i lavoratori a partecipare alla Manifestazione Nazionale del 3 aprile a Roma e a mobilitarsi permanentemente nei propri luoghi perché cessino la guerra e l'esodo e il massacro in Kosovo.

La Fim Cisl nazionale

Roma, 29 marzo 1999

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Assegni Famigliari

Decorrenza e cessazione del diritto

Gli assegni familiari sono dovuti agli aventi diritto per periodi di attività lavorativa retribuita, prestata alle dipendenze altrui nel territorio della Repubblica, ivi compresi il periodo di prova ed il periodo di preavviso (se il preavviso non viene lavorato gli assegni sono egualmente corrisposti dal datore di lavoro per un periodo massimo di tre mesi e direttamente dall'Inps per i periodi eventualmente eccedenti; gli assegni familiari non spettano se l'indennità di mancato preavviso viene corrisposta a norma dell'art. 2118, u.c., cod.civ. per il decesso del lavoratore).

Il diritto alla percezione dell'assegno decorre dal primo giorno del periodo di paga in corso alla data in cui si verificano le condizioni prescritte e cessa alla fine del periodo di paga in corso alla data in cui le condizioni stesse vengono a mancare.

Ove la situazione iniziale si modifichi durante lo svolgimento del rapporto, il diritto decorre dall'inizio del periodo di paga in corso alla data in cui il presupposto si è verificato (es. nascita di un figlio) e cessa con la fine del periodo di paga in cui il presupposto è venuto a mancare (es. superamento del limite di età per il figlio).

Se al lavoratore spettano gli assegni giornalieri il diritto decorre e cessa con il giorno in cui si verifica l'evento che modifica la situazione preesistente.

Periodo di assenza dal lavoro

Per i lavoratori che abbiano conseguito il requisito minimo di una settimana di lavoro (anche presso più datori di lavoro), gli assegni devono essere corrisposti anche durante le assenze per :

- ferie;

- aspettativa per chiamata a funzioni pubbliche elettive o cariche sindacali, e permessi retribuiti per i dirigenti delle rappresentanze sindacali aziendali ed i lavoratori eletti a cariche pubbliche;

- giornate festive e festività soppresse, per le quali venga corrisposta la retribuzione in assenza di prestazione lavorativa; - intervento della Cig;

- congedo matrimoniale.

Per le seguenti fattispecie di assenza valgono invece particolari modalità:

- sospensione cautelare dal lavoro: è ammessa la corresponsione degli assegni ove il lavoratore continui a percepire , in tutto o in parte, la retribuzione;

- infortunio sul lavoro o malattia professionale: gli assegni sono dovuti per il periodo di inabilità, ivi compresa la "carenza" per un massimo di 3 mesi . Per le persone non soggette alle norme sull'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, l'infortunio è considerato alla stregua della malattia;

- malattia: gli assegni sono dovuti per tutto il periodo in cui viene corrisposta, per legge o per contratto, l'indennità di malattia o (in tutto o in parte) la retribuzione da parte del datore di lavoro. Gli assegni sono dovuti anche per il periodo di "carenza". Qualora la malattia divenga causa di interruzione del rapporto di lavoro gli assegni sono corrisposti per la durata della malattia fino ad un massimo di 3 mesi;

- malattia tubercolare: se si tratta di lavoratori assistiti in regime assicurativo gli assegni sono corrisposti direttamente dall' Inps per tutto il periodo nel quale viene erogata, in tutto o in parte, la retribuzione o l'indennità giornaliera, fino ad un massimo di 3 mesi;

- gravidanza e puerperio: gli assegni sono corrisposti per tutto il periodo di astensione dal lavoro obbligatoria e facoltativa e per le assenze dal lavoro durante le malattie del bambino di età inferiore a 3 anni; gli assegni sono corrisposti anche per le assenze spettanti a norma degli art. 6 e 7 della Legge 9 dicembre 1977, n. 903, alle lavoratrici che hanno adottato bambini o che hanno ottenuto in affidamento preadottivo ed al padre lavoratore;

Sciopero: gli assegni sono corrisposti se viene raggiunto il limite minimo di prestazione stabilito.

Se il lavoratore cumula assenze a titoli diversi avrà diritto agli assegni familiari per la durata massima prevista per le singole fattispecie.

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Gratuita per tutti gli iscritti alla Fim

Carta servizi Cisl.

Un tesserino utile e gratuito per gli iscritti alla Fim

E' un tesserino delle dimensioni di una qualsiasi carta di credito o bancomat.

In una delle due facciate è inserito un microchip in grado di contenere notizie utili riguardanti l'iscritto dai dati anagrafici, all'iscrizione al sindacato, dal reddito ad alcune notizie sulla salute ecc.

Scopo della carta è di avere a portata di mano, in un unico tesserino, notizie utili riguardanti dati provenienti da diversi uffici o enti. Evitare, per esempio, di portare con sè lo stato di famiglia e la dichiarazione dei redditi per fare una normale domanda di assegni familiari in quanto dati contenuti nella Carta servizi. Questi dati potranno in futuro essere stampati in tutte le sedi sindacali e uffici pubblici evitando perdite di tempo e trasporto di carte.

La seconda facciata, grazie ad un accordo con la società Ducato, funziona come una normale carta di credito anche per chi non ha un conto in banca. Infatti la carta offre una disponibilità di anticipo fino a lire 3 milioni ed il rimborso avviene con versamenti rateali mensili tramite bollettino postale o tramite RID bancario, a partire da un minimo di lire 100.000 mensili. Coloro che sono interessati alla Carta Servizi Cisl possono chiedere informazioni alle RSU della FIM-CISL oppure agli operatori sindacali della FIM.

Carta dei servizi

Quali dati si possono inserire

La Fim è in grado di inserirvi

dati anagrafici

dati del tesseramento

Il Caaf della cisl può inserire

dichiarazione del mod. 730 o 740

dichiarazione Ici

L'Inas

propria posizione contributiva

pratiche fatte presso il patronato

Successivamente si potranno inserire previo accordo:

con i comuni (autocertificazione)

stato di famiglia

certificato di nascita

certificato di cittadinanza

certificato di residenza

con le strutture sanitarie

gruppo sanguigno

allergie

libretto sanitario

Carta di credito

E' una carta che funziona sul circuito Mastercard Eurocard anche senza avere un conto in banca per:

a) acquisti in tutti i negozi che espongono il marchio MasterCard

b) prelievi al Bancomat

c) pagamento pedaggi autostradali

La MasterCard viene emessa con un credito di lire 3.000.000 ed il rimborso avviene con rate mensili a partire da un minimo di lire 100.000 concordandolo con la Ducato (società che gestisce la Card).

Condizioni e costi:

Quota di adesione: nessuna

Quota annuale: nessuna

Tasso annuo nominale 15%

Tasso effettivo globale 16,08

Per anticipo contante 5.000

Estratto conto trimestrale 2.000

Bollo su estratto 2.500

Operazioni in valuta gratuite

Gli estratti conto vengono spediti solo nel caso di utilizzo della carta e per il periodo in cui c'è un debito. Quindi se l'iscritto non utilizza la carta di credito non ha nessuna spesa e può utilizzare gratuitamente la carta dei servizi.

Nel caso di utilizzo della carta, dalla data di effettuazione della operazione di spesa o prelievo di contante a quella del saldo mensile, viene addebitato un interesse giornaliero sulla base di un tasso mensile dell'1,25%.

La convenienza della carta di credito, con questa formula contrattuale, è quindi legata ad un suo uso episodico e non sistematico nei pagamenti, come del resto già avviene per la maggioranza delle famiglie titolari di carte di credito.

La Card è gratuita per gli iscritti Cisl. Nel caso di disdetta al sindacato viene applicato un canone di lire 60.000.

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