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Il numero di maggio '99

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Gli articoli
Vertenza contratto
Listato a lutto
Cento numeri
La pensione complementare nelle aziende Api
Corso di formazione sul proselitismo
Jametti: i riflessi della crisi del tessile
La Fim affronta la sua ristrutturazione
Il primo bilancio della Fim Provinciale di Varese
Nuovi movimenti nella Fim Provinciale
Il silenzio è colpevole
La guerra che verrà

 

Vertenza Contratto : si stringe

Le posizioni delle parti sono ancora lontane, ma il contesto della trattativa, a partire dalla manifestazione nazionale, spinge ad una conclusione. Il nodo della riduzione d'orario e della flessibilità

A partire dall'ultima settimana di maggio la trattativa per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro sta imboccando la strada della volata finale. E' a questo punto possibile che i tempi non siano più cadenzati dalle esigenze interne al confronto, ma dal contesto più generale, ed in particolare da quello politico, che esigerebbero un accordo, almeno sul piano sostanziale, prima delle elezioni europee di metà giugno. Le insidie in agguato restano molte, a partire dalla distanza delle posizioni interne alla categoria tra sindacato e industriali, che sono ancora quelle riportate nell'ultimo numero di "Informazione Fim", ma la spinta del Governo, ormai coinvolto nella trattativa anche ai massimi livelli, potrebbe essere decisiva.

Nonostante le dichiarazioni di Fossa e di Pininfarina, la manifestazione nazionale è stata importante per dare alla vertenza la spinta di cui mancava. I metalmeccanici hanno dimostrato ancora una volta una forte capacità di mobilitazione, insieme ad una grande volontà di voler concludere il contratto. Ciò è pesato su tutte le parti coinvolte, ma in particolare sulle forze politiche e sul Governo. Accanto alla manifestazione altri due eventi hanno pesato obiettivamente in quella direzione. Il primo è l'elezione di un Capo dello stato che ha fatto della concertazione la pietra miliare del risanamento economico e morale del paese. L'unità delle forze di maggioranza e di opposizione in occasione della sua elezione non può quindimancare il suo effetto, seppur indiretto, sulla vicenda del nostro contratto, che rischia di tenere al palo gli sviluppi della concertazione stessa definiti dall'accordo di Natale. Il secondo è un fatto drammatico, l'assassinio di Massimo D'Antona. In questo caso la tensione politica conseguente al riemergere del terrorismo e la delicatezza della situazione nel paese che ne è derivata, consiglia di superare in fretta le altre tensioni sociali presenti, come appunto quelle legate al rinnovo del nostro contratto.

Per tutti questi motivi è concretamente possibile che la trattativa entri nel vivo dei problemi e vada finalmente fino in fondo. Dei quattro punti sostanziali attorno a cui è stata costruita la piattaforma, tre possono essere definiti con una certa speditezza, se c'è la volontà politica di farlo. Il primo riguarda il sistema di informazioni, su cui ormai da un paio di mesi si è vicini ad una possibile conclusione. Il secondo è quello del salario, per il quale dal Ministero del Lavoro sono filtrate indiscrezioni di nuove disponibilità da verificare in trattativa. Il terzo punto comprende i cosiddetti "punti minori", tra cui quello della malattia, che la Fim di Varese ha sempre ritenuto molto importante. A riguardo, nel corso del lungo negoziato dei mesi scorsi, non erano mai emerse difficoltà di principio ad affrontare questi punti. Le parti si erano però trovate d'accordo a farne oggetto di trattativa solo nel momento in cui si fossero superati i grossi contrasti presenti sugli altri. Resta quindi il punto degli orari e cioè: riduzione e flessibilità. E' questo l'ostacolo più importante alla definizione di un accordo, perché su questo punto sia Federmeccanica che Fim, Fiom, Uilm hanno di fatto posto problemi di principio. Federmeccanica non vuole ridurre l'orario di lavoro nemmeno di un minuto. Per il sindacato non è accettabile discutere di alcuna forma di flessibilità degli orari che non sia prima negoziata dalle Rsu. L'intesa si può trovare o elidendo i due termini del problema (niente riduzione di orario e niente flessibilità), o trovando una soluzione che a partire da quelle due rigidità configuri un compromesso, difficile, ma accettabile dalle due parti. La prima soluzione è indubbiamente la più complicata da percorrere, sia dal sindacato, che dalle imprese. Per il sindacato è difficile rinunciare ad un pezzo della sua strategia, che vede nella riduzione degli orari di lavoro uno strumento importante per conseguire, insieme ad altri, risultati sul piano occupazionale. Per le imprese è altrettanto difficile rinunciare ad uno strumento che è ormai presente in tutti i contratti dell'industria tranne che in quello dei metalmeccanici. La strada più pro-

babile, o quella che sarà comunque sperimentata per prima, è quindi la seconda. In questo caso i problemi per il sindacato sono due ed è bene che la delegazione nazionale li tenga ben presenti se, e nel momento in cui, la trattativa dovesse diventare serrata.

Il primo è quello della proporzionalità. E' cioè inaccettabile che la riduzione dell'orario di lavoro per quelle categorie di lavoratori per cui è stata richiesta (3° turno e turni a scorrimento sul sabato e la domenica) sia solo simbolica, mentre la flessibilità concessa (cioè, per essere chiari, il lavoro al sabato) sia consistente e reale. Il secondo problema riguarda la regolamentazione. Dato che la flessibilità in discussione riguarda l'introduzione degli orari plurisettimanali ed il comando sul lavoro straordinario (vedi in proposito gli ultimi tre numeri di "Informazione Fim"), è importante che eventuali concessioni in proposito siano limitate nelle quantità e ben regolamentate nelle procedure, nella normativa, nelle maggiorazioni. A queste condizioni, e con risposte soddisfacenti sugli altri punti della piattaforma, la strada potrebbe essere percorribile, perché è altrettanto vero che 180.000 metalmeccanici in piazza qualcosa hanno pur significato: la categoria giustamente non vuole rinunciare al contratto.

Sergio Moia

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Listato a lutto

E' la prima volta che "Informazione Fim" esce listato a lutto. Lo abbiamo fatto per trasmettere a tutti gli iscritti un segnale forte: l'efferato assassinio del prof. D'Antona è un fatto che ci riguarda e ci colpisce direttamente. Non è solo una forma di solidarietà e partecipazione al dolore della famiglia, è molto di più. La riemersione del terrorismo e delle Brigate Rosse, dopo un decennio di assenza dallo scenario politico italiano, è un fenomeno al tempo stesso preoccupante e non tollerabile dal movimento sindacale per almeno tre buoni motivi. Innanzitutto perché è eticamente ripugnante che la lotta politica sia condotta con l'uccisione di persone inermi. Poi perché in D'Antona si è voluta colpire la politica di concertazione che da anni vede impegnato l'insieme del movimento sindacale italiano, eliminando uno dei protagonisti e degli artefici di questa linea per parte del Governo, così come si fece con Ezio Tarantelli alla fine degli anni '80. Infine perché l'escalation degli attentati porterà inevitabilmente al rafforzamento delle misure di controllo dell'ordine pubblico. E tutti sappiamo per triste esperienza quanto questo possa condizionare negativamente l'espressione dell'iniziativa democratica nella società civile e quindi l'attività sindacale.

Per tutti questi motivi la Fim provinciale non solo esprime la sua profonda partecipazione al lutto, ma richiama tutti gli iscritti e tutti i delegati all'impegno fondamentale di condannare ed isolare queste forme di violenza politica in ogni luogo di lavoro. In queste circostanze l'indifferenza sarebbe letale per il movimento sindacale e per la vita democratica nel nostro paese.

Segreteria Provinciale Fim Cisl Varese

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Cento Numeri

Con questo numero "Informazione Fim" è arrivato a 100. Tanti sono i numeri usciti dalla felice decisione presa dalla Segreteria t.le della Fim di Varese, nel lontano 1989, di trasformare in pubblicazione mensile e di spedire con abbonamento postale il periodico della Fim che fino allora era uscito solo saltuariamente e diffuso solo in modo militante. Da allora "Informazione Fim" ha accompagnato ed ha integrato in modo organico la nostra attività sindacale, prima territoriale e poi provinciale, con una media di 9 o 10 numeri all'anno. Qualche verifica fatta tra i delegati e gli iscritti nel corso di questi dieci anni ha sempre dato riscontri molto incoraggianti: in queste occasioni lo strumento è stato giudicato molto positivamente. Riceverlo è ormai giustamente considerato un diritto dai delegati e da tutti gli iscritti delle piccole fabbriche, quelli che ne sono i destinatari secondo una formula definita dal Direttivo della Fim.

La redazione e la Fim provinciale hanno tutte le intenzioni di assicurare questo "diritto" anche per gli anni futuri, ma le cose possono diventare meno semplici. La finanziaria del 1999 ha infatti introdotto una misura legislativa per il risanamento dei conti delle Poste che, se attuata, eliminerebbe tutte le facilitazioni tariffarie per pubblicazioni come la nostra, costringendoci a riempire il "giornalino" di pubblicità oppure a ridimensionarne decisamente la diffusione per far fronte ai costi. Ci auguriamo che questa misura venga sospesa ed in questa direzione stiamo operando con altre associazioni che hanno il nostro stesso problema. Tuttavia potrebbe essere necessaria una mobilitazione più vasta, tramite forme che andranno appositamente studiate. Ci auguriamo che se ciò si dovesse rendere necessario non mancherà l'adesione di tutti i nostri lettori.

La redazione di "Informazione Fim"

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La pensione complementare nelle aziende API

In questi giorni è partita la raccolta delle adesioni a Fondapi, tutti noi siamo impegnati nelle assemblee di informazione e raccolta delle adesioni, ma anche a capire sempre più nel dettaglio il funzionamento di questo utile strumento, soprattutto per i più giovani.

Certo che l'aver fatto la campagna per Cometa nel corso del 1998 aiuta molto anche se qualche differenza c'è. Ad esempio Fondapi è un fondo intercategoriale (mette insieme cinque categorie che applicano il contratto di lavoro stipulato con CONFAPI).

Il 10/05/99 si è tenuto a villa Ponti un seminario su Fondapi, che ha visto la presenza di datori di lavoro, consulenti del lavoro, delegati e sindacalisti.

Il seminario ha deluso un po', perché tutti si aspettavano un taglio più tecnico. Comunque il dibattito c'è stato, in alcuni momenti anche animato, evidenziando alcune problematiche ancora da risolvere, tra tutte la forte carenza di materiale sia di propaganda che di adesione.

A tal proposito i componenti del consiglio di amministrazione provvisorio hanno garantito che questa lacuna verrà coperta, con la spedizione di tutto il materiale attualmente in stampa.

Comunque la macchina organizzativa è partita, in molte aziende le assemblee sono già state fatte e nelle altre si faranno.

Tutti i lavoratori interessati sia per chiarimenti personali o per un eventuale assemblea nella propria azienda (anche se non ci sono iscritti al sindacato) possono rivolgersi agli operatori della FIM o ai delegati della FIM.

Giuseppe Marasco

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Istituto Aloisianum di Gallarate 12 Maggio 1999

Corso di formazione sul proselitismo

Proselitismo e tesseramento, questi gli importanti e delicati argomenti trattati mercoledì' 12 Maggio u.s. presso l'istituto Aloisianum di Gallarate durante una giornata di approfondimento del problema organizzato dalla Fim-Cisl di Varese.

Se nel corso base si sono affrontati gli aspetti per cosi' dire politici del fare proselitismo, con questo primo incontro, al quale hanno preso parte ben ventidue delegati della provincia, si è tentato di "avvicinare" il problema, riconoscerlo ed analizzarlo in modo da capirne le motivazioni e le difficoltà, e ricercare le eventuali possibili strade da percorrere, affinché ogni delegato si dedichi più coscientemente e con più convinzione a questa basilare attività, che per un'associazione come la Fim-Cisl è l'unica fonte di sostentamento economico.

Questo arduo compito e' stato affidato al Dott. Roberto Mazzini , esperto in problematiche sociali e per questo abituato a lavorare in scuole, A.S.L. e Comuni, alla sua prima esperienza in ambiente sindacale, cosa che, come lui stesso ha tenuto a precisare, lo ha motivato ed affascinato.

Questa sua estraneità al mondo del sindacato e' stata anche la garanzia per ciascuno dei partecipanti che l'incontro non era imperniato su un indottrinamento puro e semplice, bensì' su una reale, proficua e seria volontà di affrontare e capire l'argomento. E di questo alla Fim va dato atto.

Al dottor Mazzini si sono affiancati Mario Ballante, Stefano Bellaria ed Elisabetta Casanova , nella Fim responsabili della formazione.

Con un metodo molto razionale, basato anche su rappresentazioni psico-drammatiche, il dottor Mazzini ha man mano cercato di condurre ciascun delegato di fronte al problema del tesseramento, di capire se e come questo problema era sentito da ognuno dei presenti e di tentare di dare delle risposte pratiche e delle motivazioni possibili.

L'argomento, lo confessiamo, non è dei più' semplici, non va perso di vista, ma riproposto costantemente.

L'esperienza di questa giornata d'approfondimento è bene che sia allargata a quanti più possibili delegati, affinché si tenga viva in ciascuno la convinzione dell'importanza dell'attività del tesseramento.

Francesco Pintaudi

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JAMETTI di Somma Lombardo

I riflessi della crisi del tessile

Quando le bufere delle crisi di mercato soffiano, non sempre la flessibilità e la capacità di adattamento delle piccole imprese sono sufficienti per reagire positivamente.

E' il caso della Jametti che attraversa un periodo di calo congiunturale di ordinativi, ma allo stato attuale non è ancora certo che sbocchi si possono prevedere per la seconda parte dell'anno.

Stando alle dichiarazioni aziendali, la concorrenza dei tedeschi si è fatta più agguerrita, probabilmente con la crisi del tessile anche le cosiddette "produzioni di nicchia " cominciano ad essere più appetibili anche per produttori "forti". Inoltre i lotti di ordinativi sono sempre più bassi, non consentendo programmazione e razionalizzazione della produzione.

Nel frattempo è stata chiesta la Cassa Integrazione Ordinaria per un periodo di 4 mesi e viene utilizzata in modo articolato, in particolare nel settore fonderia che è quello più scarico.

Il prossimo mese di giugno è momento di fiere ed esposizioni, ma non sempre questo ha significato una ripresa di mercato. I prossimi mesi saranno dunque decisivi per capire quali sono le evoluzioni possibili a partire dalla attuale situazione di equilibrio precario, e non è detto che il Contratto Nazionale attualmente in discussione e in possibile chiusura, possa comprendere strumenti di gestione anche di queste problematiche.

E' necessario mantenere alto il livello di attenzione per affrontare al meglio la tutela dei lavoratori, anche perchè l'organico è ai minimi storici, sotto i quali sono difficili operazioni che non mettano in discussione seriamente l'attuale strutturazione aziendale.

Mario Ballante

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Formazione per gli operatori sindacali

La Fim affronta così la sua "ristrutturazione"

Siamo in un mondo in cui tutto cambia ed anche il lavoro sindacale ne deve tenere conto. Lo strumento fondamentale di questo lavoro sono gli operatori a tempo pieno, a cui si chiede un aggiornamento continuo della propria professionalità per garantire, dentro un contesto aziendale in progressiva evoluzione, un livello di tutela per gli iscritti ed i lavoratori sempre adeguato alla situazione.

Per questo motivo la Fim Nazionale ha organizzato il "Progetto Operativo Multiregionale"(POM), utilizzando, come molte aziende in ristrutturazione, i programmi per la riconversione e la riqualificazione degli occupati al Centro-Nord previsti dai Fondi Strutturali dell'Unione Europea.

I corsi coinvolgeranno tutti gli operatori Fim sia politici che tecnici, prevedono tre moduli di 40 ore (di cui uno all'estero) ed in Lombardia partiranno con l'organizzazione delle prime due giornate nei giorni del 26 e 27 maggio.

Mentre i moduli successivi sono organizzati con modalità tali da coinvolgere gli operatori a rotazione, per non sguarnire le sedi sindacali, queste prime due giornate coinvolgeranno contemporaneamente tutti e cento gli operatori della Lombardia.

In questi due giorni la Fim Provinciale garantisce pertanto l'apertura solamente della sede di Varese.

Anche per tutti i nostri iscritti vale il cartello: "Scusate il disagio, ma stiamo lavorando per Voi"

Sergio Moia

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Il primo bilancio della Fim Provinciale di Varese

"Si chiude bene, almeno dal punto di vista economico, l'esperienza della Fim comprensoriale di Varese". Con questo giudizio iniziava l'articolo sul bilancio della Fim dello scorso anno. Quest'anno non possiamo dire altrettanto per il primo bilancio della Fim Provinciale. Le cause sono molteplici, sia dal lato delle entrate che da quello delle uscite. Cercheremo di indicarne qui di seguito quelle prevalenti.

Dal lato delle entrate, nonostante un andamento positivo del tesseramento, è venuto meno l'effetto di alcune entrate straordinarie, che avevano caratterizzato l'esercizio del 1997, come si può constatare dalla diversa incidenza percentuale della voce "Altre entrate" sul totale delle entrate.

Dal lato delle uscite le voci che presentano incrementi di costo rispetto all'ultimo bilancio della Fim territoriale di Varese sono rispettivamente il costo del personale, il finanziamento alle strutture decentrate, le sopravvenienze passive insieme agli oneri fiscali.

Nel primo caso, costo del personale, l'incremento è dovuto alle modalità di unificazione della provincia, che ha visto la somma del personale presente nelle due strutture e la permanenza in Fim, oltre i termini convenuti, di personale destinato alla struttura Cisl. In questo caso l'uscita di Anna Trovò a settembre '98 e quella attuale di Emilio Lonati consentono una razionalizzazione degli organici che avrà effetti di risparmio nel 1999 e più ancora nel 2000.

Nel caso delle strutture decentrate, il forte incremento dell'incidenza percentuale del loro costo si deve innanzitutto all'adozione di criteri contabili differenti. Spese che nell'organizzazione comprensoriale erano tutte addebitate alle "spese generali", dal 1998 sono state in parte spostate sulle strutture decentrate. Lo sforamento dipende inoltre dal costo della struttura di Busto A. che, anche nel bilancio della provincia, continua ad incidere come sede centrale di territorio (T.Olona).

Nel terzo caso l'incidenza negativa è dovuta a sopravvenienze passive legate alla cancellazione di crediti inesigibili presenti nel patrimoniale del comprensorio del T.Olona e soprattutto all'introduzione dell'Irap, un prelievo fiscale che nelle aziende sostituisce altre forme di prelievo, mentre per il sindacato rappresenta un aggravio netto di imposta. Quest'ultimo inoltre è un problema strutturale che si ripresenterà nei prossimi anni.

Il risultato è pertanto un disavanzo di 38 milioni circa che la Fim provinciale è chiamata ad annullare negli esercizi del 1999 e del 2000. Abbiamo già detto della correzione ai costi del personale.

Accanto ad un intervento sui costi si rende però necessario un aumento delle entrate, attraverso un deciso incremento del tesseramento. Come già abbiamo riferito nella rubrica "gli orologi del tesseramento" nel numero scorso di "Informazione Fim", per la Fim provinciale è necessario contare su una base di 4.000 associati. E' questo un obiettivo da perseguire a breve e ci sono tutte le potenzialità per raggiungerlo. Serve però una mobilitazione dell'insieme dei delegati della Fim, accanto a quella degli operatori, che è sempre stata molto generosa in tutti questi ultimi anni. E' quanto chiediamo al nostro quadro attivo, per completare la quadratura del bilancio, insieme alla riduzione dei costi su cui la struttura e gli organismi dirigenti della Fim già hanno iniziato a lavorare.

Sergio Moia

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Nuovi movimenti nella Fim provinciale.

Dopo la Fim regionale è venuto il turno di quella nazionale. Alla metà dello scorso anno la Fim della Lombardia ha chiamato Anna Trovò, allora Segretaria della Fim provinciale di Varese e responsabile della zona sindacale di Saronno, alla carica di Segretaria regionale della Fim. Oggi la Segreteria nazionale chiama Emilio Lonati, Segretario Generale t.le del T.Olona, Segretario della Fim provinciale, responsabile della zona di Busto e operatore nazionale del Gruppo Agusta, a ricoprire l'incarico di operatore nazionale del Gruppo Finmeccanica, con sede di lavoro a Roma.

Indubbiamente la Fim di Varese è orgogliosa di essere chiamata periodicamente a contribuire agli organigrammi delle strutture superiori: è indirettamente una verifica delle qualità professionali del proprio gruppo dirigente. Tuttavia ciò comporta una ridefinizione degli incarichi e degli organigrammi interni non sempre semplice.

Il problema dell'uscita di Emilio Lonati, prevista formalmente a partire dal 1 luglio, è stato quindi al centro di una recente riunione del Comitato Esecutivo provinciale, che ha deciso di ridistribuire gli incarichi nel modo seguente.

Gli stabilimenti Agusta passeranno ad interim sotto la responsabilità del Coordinatore Responsabile della Fim provinciale. Responsabile della zona di Busto A. sarà nominato Mario Ballante, attualmente vice-responsabile di quella di Gallarate. Ballante manterrà però una responsabilità operativa su un gruppo di aziende della Zona di Gallarate fino ad oggi di sua competenza.

Le zone di Gallarate e Busto A. saranno coadiuvate da un collaboratore nella forma del volontariato. Si tratta di Camillo Lago, attuale operatore Cisl della zona di Gallarate che ritorna, dopo un'assenza di qualche anno, alla "sua" categoria. Sull'asse Saronno-Gallarate si sperimenterà una seconda collaborazione con Alba D'Ottavio, attualmente in Cig dalla ditta Olmo di Caronno Pertusella. La sperimentazione sarà effettuata nei mesi di giugno e luglio, dopo di che si deciderà sul futuro. Alba inoltre sarà il riferimento di tutta la Fim provinciale sul lavoro atipico (collaborazioni coordinate e occasionali, lavoro interinale, etc.)

Evitando di sostituire Lonati con una nuova assunzione l'Esecutivo ha inoltre attivato un piano di riduzione dei costi per contribuire a raggiungere il pareggio di bilancio della Fim provinciale non oltre il prossimo anno.

Il problema più delicato della rappresetanza politica, e quindi della Segreteria, sarà affrontato dal Comitato Esecutivo provinciale, e dal Direttivo del T.Olona, in una nuova convocazione nel corso del mese di giugno.

Sergio Moia

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Kosovo

Il silenzio è colpevole

Ci sono momenti in cui, avvertita la gravità della situazione, il silenzio diventa colpevole; e oggi, a più di due mesi dall'inizio della guerra nei Balcani, noi sentiamo il dovere di gridare il profondo sentimento di angoscia e di dolore che ci unisce a tutte le vittime innocenti di questa tragedia.

Agli Albanesi del Kosovo, donne, vecchi, bambini, cui il regime di Milosevic, da dieci anni, non ha risparmiato alcuna violenza fisica e psicologica, e che oggi si vedono costretti ad abbandonare tra indicibili sofferenze la loro terra per fuggire dalla mostruosità della pulizia etnica e della guerra.

Ai serbi e Jugoslavi, cui la Nato ha imposto di pagare il prezzo dei crimini e delle continue violazioni dei diritti umani perpetrati dal proprio governo, e che oggi si trovano a subire il dramma dei bombardamenti, senza luce, senza gas, con le fabbriche distrutte e gli ospedali prossimi al tracollo.

Negli occhi, nelle lacrime, nei volti scavati delle vittime di questo "conflitto umanitario", non si legge che dolore, disperazione, paura e segni delle morte che li sta distruggendo.

E non sono soldati, ma civili, gente come noi, che ora ha solo una domanda: quando finirà questa tragedia?

A questa domanda noi abbiamo il dovere morale e politico di rispondere; devono essere instancabilmente attivate ed appoggiate tutte quelle iniziative diplomatiche e quegli spiragli di negoziato che permettano di far cessare i bombardamenti, i massacri e l'uso delle armi da parte di tutti.

In tal senso, il sindacato, i lavoratori dovrebbero osare di più, dichiarando con determinazione la propria volontà di pace.

"Fermiamoci per fermare la guerra": questa potrebbe essere l'idea forza di una iniziativa di mobilitazione che il sindacato confederale non può più esimersi dal proclamare.

Nelle scorse settimane – attraverso Internet – abbiamo ricevuto da Belgrado una lettera disperata: a scriverla, Branislav Canak, Presidente di Nezavisnost, il sindacato libero serbo; si tratta di un sindacato democratico, che in questi anni ha tenacemente combattuto contro i soprusi di Milosevic.

Oltre a denunciare l'assassinio di un sindacalista kosovaro – e dei membri della sua famiglia – da parte di forze serbe, la lettera evidenzia la colpevole latitanza della Comunità Internazionale – negli anni scorsi – di fronte alle sopraffazioni e alla prepotenza di regime di Milosevic.

Se questa fosse intervenuta prima, con adeguati strumenti di isolamento internazionale, - si afferma nella lettera – si sarebbe potuta prevenire la crisi Jugoslava, evitando di dover fare ricorso oggi ai bombardamenti, che tanta sofferenza e tanto sangue stanno seminando anche nelle popolazioni civili.

La lettera fa infine appello ai lavoratori e ai sindacati europei perché si attivino al fine di fare cessare il conflitto , ridando spazio alla ragione e al negoziato, unica via per trovare soluzione al dramma del Kosovo.

E' anche per queste ragioni che dobbiamo dire basta alla guerra e ai bombardamenti. Non certo per cedere alle brutalità di Milosevic, o per abbandonare i kosovari al loro destino come hanno fatto per dieci anni tutti i governi, ignorando le domande di aiuto che venivano da quella terra.

Dobbiamo denunciare l'assurda pretesa di chi intende continuare questa guerra a tappeto, ad oltranza fino alla vittoria.

La vittoria di chi?

Deve essere invece almeno promossa una tregua nei bombardamenti.

Una tregua per mettere fine alle sofferenze di tanta gente. Una tregua per riaprire il negoziato, per consentire alle Nazioni Unite di riprendere il controllo della situazione, per fermare "i signori della guerra" di tutte le parti, per ridare forza e speranza alla politica. Per far tornare il sorriso sui volti –che troppe lacrime hanno conosciuto – di milioni di innocenti persone.

Emilio Lonati

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La guerra che verrà

Non è la prima. Prima

ci sono altre guerre.

Alla fine dell'ultima

c'erano vincitori e vinti.

Fra i vinti la povera gente

faceva la fame. Fra i vincitori

faceva la fame la povera gente

ugualmente.

(Bertold Brecht)

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