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Il numero di giugno '99

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Gli articoli
Contratto, il voto agli iscritti
Nota per le aziende Confapi

 

Contratto, il voto agli iscritti

Lo scorso 9 giugno la tenacia e la determinazione con cui i metalmeccanici hanno perseguito il rinnovo del contratto di lavoro è stata premiata. Di fronte ad una proposta ultimativa del Ministro del Lavoro, anche la Federmeccanica, alle 22,30 ha accettato l'ipotesi di accordo.

Come hanno ripetuto più volte in questi giorni stampa e televisione – forse anche per riscattare i lunghi silenzi sulla nostra vertenza che ci hanno accompagnato dall'autunno dello scorso anno - ci sono voluti 8 mesi di trattativa, 36 ore di sciopero e 12 giorni di negoziato ad oltranza per poter ottenere quel risultato.

Molti hanno parlato di "riti sindacali duri a morire", qualcuno lo ha fatto anche dalle colonne del quotidiano locale. Altri personaggi, illustri e sempre della nostra provincia, hanno accusato qualcuno dentro il sindacato di essersi messo di traverso per impedire il rinnovo.

A trattativa chiusa, valutando i commenti che ne sono seguiti, ci sembra che le maggiori delusioni su questa conclusione vengano invece dal fronte degli imprenditori che, dalle colonne del Sole 24 Ore, si è espresso in molti casi, dai siderurgici, ai meridionali, ai bresciani con accenti del tutto critici.

Da questi e da altri settori del mondo padronale sono stati azionati i veri freni contro una chiusura rapida della vertenza.

In effetti Federmeccanica ha utilizzato il rinnovo del nostro contratto prima per condizionare al ribasso la trattativa che portò al Patto di Natale ed alla riconferma dei due livelli di contrattazione, poi per sterilizzare il ruolo contrattuale delle Rsu, infine per dare uno stop definitivo alla strategia della riduzione dell'orario di lavoro e del controllo sugli orari di fatto.

Su questi obiettivi si è dispiegata la resistenza della nostra controparte, politica prima ancora che di merito, e ciò chiarisce a sufficienza sia le difficoltà che i tempi di questo rinnovo. In sostanza Federmeccanica pensava che non bastassero le numerose richieste normative presenti in piattaforma a scaldare i cuori dei metalmeccanici, a fronte di una richiesta salariale modesta e che quindi bastasse qualche mese di sbarramento a far capitolare il sindacato. I conti sono stati chiaramente sbagliati. I metalmeccanici italiani hanno dimostrato una forte affezione al contratto nazionale ed una determinazione sufficiente a sostenerlo, anche di fronte alla necessità di numerose ore di sciopero per una richiesta salariale che non superava le 87.000 lire medie. Hanno dimostrato anche una forte maturità ed una piena consapevolezza dello scontro, imponendo nei fatti, tramite l'assemblea dei delegati di Bologna, i tempi della manifestazione nazionale e, con essi, quelli della chiusura della vertenza. Già allora infatti era sufficientemente chiaro che i nodi politici non si sarebbero superati senza l'intervento del Governo e che questo intervento non ci sarebbe stato senza una pressione sufficiente della piazza.

I fatti hanno dato ragione, il parto c'è stato e, anche per il travaglio che lo ha preparato, si è rivelato un evento importante, non solo per l'ampiezza della materia che tocca, ma soprattutto perché riconferma un forte ruolo normativo al contratto nazionale.

A chi sosteneva -Federmeccanica in testa- che senza un forte contenuto salariale la funzione del contratto nazionale si sarebbe esaurita, hanno risposto i fatti. La regolazione normativa del CCNL è fondamentale per i lavoratori, può essere oggetto di riforme, ma da questa acquisizione non è possibile arretrare.

Forse è questo il risultato più importante della vertenza, aver difeso e riaffermato il ruolo partecipativo del sindacato, fuori e dentro le fabbriche, che non può esistere senza una forte legittimazione contrattuale. Ma importanti sono anche i risultati concreti conseguiti, seppur frutto di mediazioni in cui qualcosa è stato anche necessario concedere.

Senza entrare nel merito di tutti i punti, che sono invece l'oggetto specifico delle assemblee e della stampa unitaria, mi limito a chiarire i risultati più importanti.

Innanzitutto gli iscritti ed i lavoratori potranno constatare che a differenza del passato tutti i punti della piattaforma, anche quelli cosiddetti "minori", hanno avuto una risposta. E' una cosa importante sia perché tiene conto con serietà e concretezza della molteplicità di interessi legittimi rappresentati nella piattaforma, sia perché dimostra ai lavoratori la validità di questo strumento contrattuale come momento di regolazione e anche di innovazione delle regole del rapporto di lavoro. E' infine la prova più tangibile dell'unità della delegazione sindacale, nonostante le provocazioni dell'ultima ora venute dalla controparte.

In secondo luogo la richiesta salariale ha effettivamente ottenuto il recupero del potere d'acquisto. E' insignificante lo scarto tra la richiesta e l'aumento concesso. E' inoltre significativo che siano state le parti sociali, senza l'aiuto determinante del Ministro, ad arrivare a questa intesa. Almeno sul salario le regole del Patto di Natale hanno dimostrato di funzionare bene. E' poi importante aver rispettato tutti gli altri punti della richiesta, dalla rivalutazione degli scatti aggiuntiva all'aumento salariale, all'adeguamento del contributo della previdenza integrativa, al reinserimento della 13ma nel calcolo del Tfr, dimostrando nei fatti che questi due ultimi istituti possono tranquillamente convivere.

Infine è stato innovato dopo 15 anni di inutili tentativi il famoso art.5 del contratto, quello sugli orari di lavoro. Gli obiettivi in proposito contenuti nella piattaforma erano tre:

- avvicinare gli orari di fatto a quelli contrattuali, rendendo esigibile la fruizione delle 104 ore -Rol più ex-festività- e contenendo l'uso del lavoro straordinario;

- scambiare una maggior flessibilità da concedere alle aziende con una maggior libertà nel rapporto di lavoro, ottenuta con l'introduzione della banca delle ore e con la facilitazione al part-time e alle aspettative non retribuite;

- ridurre il tempo di lavoro nel caso dei turni disagiati ed ottenere il pieno godimento delle Rol per tutti i turnisti, conseguendo l'ormai quindicinale obiettivo della smonetizzazione delle "20 ore".

Gli obiettivi sono stati in buona parte ottenuti, anche se la riduzione di orario per i turni disagiati è modesta (ma c'è nonostante la posizione di rifiuto pregiudiziale da parte di Federmeccanica) ed inoltre viene introdotto l'orario plurisettimanale e viene aumentato il massimale annuo degli straordinari.

In particolare questi ultimi due punti rappresentano, nel primo caso un punto delicato nel rapporto con i lavoratori e nel secondo una possibile contraddizione in rapporto agli enunciati della piattaforma. Tuttavia nessuno dei due è in contrasto con la strategia della piattaforma stessa.

Gli orari plurisettimanali, limitati comunque alla stagionalità e legati al confronto con le Rsu, possono recuperare una parte delle flessibilità attualmente gestite dall'azienda con l'uso dello straordinario e dei rapporti a tempo determinato. Si creano pertanto spazi ad incrementi di occupazione stabile a parità di lavoro, cioè a quello che è stato l'obiettivo ultimo della strategia sugli orari presente in piattaforma.

La limitazione al lavoro straordinario è stata in realtà già ottenuta, nel corso della nostra vertenza, grazie ad una legge votata alla fine dello scorso anno. I massimali di legge introdotti sono di 250 ore annue, più alti di quelli presenti attualmente nel nostro contratto, ma decisamente più bassi di quelli legali precedenti, in base ai quali era possibile lavorare fino a 48 ore tutte le settimane, senza alcuna informazione preventiva all'Ispettorato del Lavoro (c.a. 380 ore di straordinario all'anno), e fino a 60 ore alla settimana con l'informazione preventiva. L'incremento di straordinario concesso in trattativa equipara i limiti di contratto a quelli di legge nel caso delle aziende sotto i 200 dipendenti, dove cioè il problema dello straordinario è più sentito. E' una concessione sotto il profilo del principio, ma non lo è nella sostanza. Il Ministero del Lavoro ha infatti deciso la sanzionabilità dello straordinario solo quando supera i limiti legali, sotto questo limite il contratto regola solo il potere di comando delle aziende. Per esperienza sappiamo che nella generalità dei casi lo straordinario è consensuale, cosa per cui nella pratica serve a molto poco un limite contrattuale inferiore a quello di legge.

Infine i meccanismi di consultazione.

Anche su questo Fim Fiom e Uilm riescono a tenere fede alla piattaforma: approvazione del mandato a concludere da parte dei soli iscritti, referendum di approvazione dell'ipotesi di accordo formale da parte di tutti i lavoratori.

Pur lasciando la ratifica dell'accordo a tutti i lavoratori, il sindacato unitariamente ha ritenuto opportuno riconoscere un diritto democratico in più ai propri iscritti. E' una posizione che la Fim persegue da anni e che quindi saluta molto positivamente. Il sindacato nelle sue contrattazioni infatti rappresenta tutti i lavoratori, ma esiste in quanto associazione di iscritti e quindi innanzitutto a questi deve chiedere orientamento e rispondere della propria azione. Sarà anzi necessario nelle prossime occasioni proseguire ulteriormente su questa strada e individuare un ruolo specifico degli iscritti anche nella definizione delle piattaforme.

Oggi invece si potrebbe porre un problema di altra natura, legato all'opportunità del referendum finale. Se infatti non esistono contraddizioni tra un voto di mandato ed uno successivo di ratifica, in questa occasione, per le modalità ed i frangenti in cui si è conclusa la trattativa, il voto di mandato avviene su un testo che rappresenta sostanzialmente l'ipotesi di accordo finale. Ci si potrebbe chiedere in questo contesto che senso avrebbe votare due volte la stessa cosa.

Saranno comunque i consigli generali di Fim Fiom Uilm, nella loro riunione unitaria del 28 giugno a valutare, se sarà il caso, questo problema. Ora lo spazio è tutto per gli iscritti e da loro verranno le valutazioni determinanti per la chiusura di questa vertenza.

Sergio Moia

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Fim-Cisl Fiom-Cgil Uilm-Uil  Segreterie Nazionali

Nota per le aziende Confapi

Il giorno 9 giugno 1999, il sottosegretario al Lavoro, Sen. Luigi Viviani, ha illustrato, a nome del ministro del Lavoro, Antonio Bassolino, la proposta per il rinnovo dei contratti del settore matalmeccanico anche ai rappresentanti di Unionmeccanica-Confapi oltre che di Fim, Fiom e Uilm.

Le parti hanno:

apprezzato il ruolo sin qui svolto dal Ministro del Lavoro;

-recepito la proposta, che è identica a quella formulata per la conclusione del contratto Federmeccanica;

convenuto di procedere ad un confronto per inserire tale proposta nel contesto delle trattative per il rinnovo del contratto Unionmeccanica, che ha normative con caratteristiche specifiche. Le parti hanno perciò deciso di riprendere il negoziato, in sede sindacale, a partire dal prossimo 23 giugno alle ore 14,30 e per tutto il successivo 24 giugno, presso la sede della Confapi.

Le delegazioni Fim, Fiom e Uilm al tavolo Unionmeccanica sono convocate alle ore 9,30 del 23 giugno presso la sede nazionale di Corso Trieste n. 36 a Roma.

Le segreterie nazionali di Fim, Fiom e Uilm, confermando alle strutture territoriali lo svolgimento degli attivi dei delegati e dei Direttivi territoriali sulla proposta del Ministro del Lavoro, invitano le stesse strutture a procedere con le assemblee degli iscritti e dei lavoratori del comparto Unionmeccanica-Confapi alla luce dei risultati degli incontri sopraindicati e del cui esito saranno tempestivamente informate.

Le Segreterie nazionali Fim Fiom Uilm

Roma, 14.6.99

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