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Il numero di febbraio '99

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Gli articoli
Caprioli Segretario eletto Segratario generale
Foto
Continua la guerra di posizione
I tedeschi firmano il contratto
Quando una fabbrica è in crescita
Donne e lavoro notturno
Giorgio Caprioli
A proposito di …. pensioni
Aggiornamento delle indennità
"Cometa" apre ai lavoratori del settore orafo-argentiero
Studenti al lavoro durante le vacanze: è tutto oro quello che luccica?

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Giorgio Caprioli eletto Segretario  Generale

Dalla Fim Lombarda al vertice dell'organizzazione. Entro l'anno rinnovo totale della segreteria nazionale

Giorgio Caprioli (nella foto) è il nuovo segretario generale dei metalmeccanici della Cisl. Lo ha eletto il Consiglio generale nazionale della Fim tenutosi a Roma l'8 febbraio 1999, dopo che il segretario generale uscente, Pier Paolo Baretta, ha presentato le proprie dimissioni.

L'avvicendamento al vertice dell'organizzazione è stato anticipato rispetto ai tempi statutari. Baretta, infatti, eletto nello scorso mese di dicembre nella segreteria confederale della Cisl, ha lasciato il massimo incarico presso la Fim dopo neanche due anni di permanenza.

L'elezione ha dimostrasto la grande rappresentatività del nuovo segretario.

Giorgio Caprioli ha riportato 122 voti su 128 presenti e altrettanti votanti. I voti validi sono risultati 124, le schede bianche 4 e nulle nessuna. Con l'elezione di Caprioli è partito un rinnovamento generazionale all'interno della Segreteria Nazionale che si completerà entro l'anno. Il rinnovamento è destinato a supportare una riforma del ruolo e dei compiti della Segreteria stessa, deciso all'ultimo congresso e oggetto di ulteriore approfondimento nell'assemblea organizzativa che la Fim affronterà la prossima primavera.

Nel Consiglio generale di febbraio tutti i segretari nazionali uscenti (Franco Aloia, Salvatore Biondo, Ambrogio Brenna, Pinuccia Cazzaniga) sono stati provvisoriamente riconfermati. A loro se ne sono affiancati tre nuovi: Giuseppe Farina e Cosmano Spagnolo, entrambi già nell'apparato nazionale, ed Antonio Zorzi, segretario generale della Fim del Veneto. L'obiettivo posto dal Consiglio è stato quello di arrivare nell'arco di un anno ad un completo rinnovamento, prevedendo l'uscita, in due tempi successivi, dei segretari già presenti nella precedente segreteria ed il contestuale inserimento di uno o due nuovi segretari.

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Continua la guerra di posizione

Segreterie provinciali di Fim Fiom Uilm chiedono a tutti i lavoratori metalmeccanici della provincia di fermarsi nel pomeriggio di venerdì 5 marzo e di continuare con compattezza lo sciopero degli straordinari. Altre 6 ore di sciopero saranno decise dalle zone sindacali

Un nuovo incontro realizzato, un altro programmato e dieci ore di sciopero dichiarate. E' il bilancio dell'ultima settimana di febbraio sul fronte del contratto. Il confronto e lo scontro con Federmeccanica, dopo 130 giorni di apertura del negoziato, si è ormai trasformato in guerra di posizione. Da più parti si parla di stallo. Si tratta di capire se questo "stallo" è effettivo o solo apparente. Per farlo è utile tornare all'impostazione della piattaforma.

Nel documento presentato alla controparte il 20 ottobre scorso, sono contenute richieste di due ordini.

Da una parte ci sono delle richieste che potremmo definire "acquisitive", in particolare la riduzione degli orari di lavoro per alcune tipologie di turnisti e la richiesta salariale, che nel complesso recupera oltre al potere d'acquisto anche un pezzo di produttività. Dall'altra parte ci sono altre richieste, che invece potremmo definire di tipo "regolativo", intendendo con questo termine un rinnovamento della normativa del contratto che sia più confacente a rappresentare l'organizzazione del lavoro in azienda, che è profondamente cambiata in questi ultimi anni. E' questa la parte che comprende i diritti di informazione e di partecipazione, i temi dell'inquadramento e della formazione professionale, la questione della malattia, ma soprattutto i problemi legati alla riorganizzazione degli orari di lavoro e cioè il controllo degli straordinari, la revisione del part time, il godimento effettivo delle 104 ore di ex festività e Rol, la banca delle ore e l'orario annuo.

Dopo la presentazione e gli approfondimenti relativi alla piattaforma, che hanno occupato i primi incontri con la Federmeccanica e le altre controparti, il negoziato era entrato per più di un mese in uno stallo effettivo. Ciò aveva portato a sfiorare la rottura nel mese di gennaio, alla ripresa della

trattativa dopo la pausa natalizia. La rottura non si è consumata perché Federmeccanica, in "zona cesarini", ha mutato la propria tattica negoziale, passando da un generico rifiuto d'insieme dell'impostazione sindacale ad una posizione più selettiva: mantenimento delle pregiudiziali negative sui punti "acquisitivi", ufficialmente per motivi di costo, ma nei fatti sulla riduzione d'orario anche di principio, apertura al negoziato sui punti "regolativi".

Ciò ha consentito di non spezzare il filo rosso della trattativa, ma l'ha messa tutta in salita. E' infatti difficile trattare avendo sul tavolo pregiudiziali di fatto di quella portata, ma è altrettanto rischioso affossare una trattativa a fronte di disponibilità negoziali dichiarate. Da qui la scelta delle ultime settimane: esplorare fino in fondo le possibilità di accordo dove è possibile trattare, ma al tempo stesso esercitare una pressione con le lotte sulla controparte su quei punti dove la disponibilità è minore, per arrivare ad una trattativa seria su tutti i punti. Questa impostazione sconta la possibilità che alla fine si possa trovare l'accordo solo davanti al Ministro del Lavoro, o comunque attraverso un atto del Governo, che imponga una soluzione alle parti sui punti più controversi. E' chiaro che è bene arrivare a quel momento avendo chiuso tutti i punti su cui è possibile trovare un'intesa, per evitare che un lodo finale del Governo, che non potrà tenere conto della complessità della piattaforma, riduca l'accordo ad un paio di punti, lasciando gran parte della normativa così come è oggi e rinviando in fabbrica tutti i problemi connessi. Ciò non va bene né al sindacato, né agli imprenditori. Al sindacato, perché significherebbe rinunciare a nuovi strumenti di controllo, necessari alla tutela dei lavoratori occupati e a creare nuove condizioni di occupazione in azienda; agli imprenditori, perchè vogliono ottenere qualche risultato in tema di flessibilità, dopo che a tanta propaganda ideologica in materia è seguita nei fatti solo "aria fritta". Anche in quest'ambito però trovare delle intese non è semplice, perché, come è facile constatare, gli interessi in gioco sono in buona parte divergenti e danno quindi la possibilità ai cosiddetti "falchi" presenti in tutte e due le delegazioni di irrigidirsi tutte le volte che viene toccato un tema "sensibile" per una parte o per l'altra. In questa situazione un'adesione compatta agli scioperi aiuta indubbiamente a spostare a nostro favore i termini delle possibili soluzioni e quindi a lasciare i maggiori problemi all'interno delle nostre controparti.

Ma questo non basta. I tempi sono un fattore altrettanto importante. Imporre una trattativa serrata è ormai una condizione necessaria perché il gioco possa riuscire. Diversamente prenderà corpo lo scetticismo sulla trattativa stessa e con questo una conclusione positiva sarà molto più difficile.

Chiudendo la cronaca dell'ultimo incontro su "Conquiste del Lavoro", il quotidiano della Cisl, Daniela de Sanctis scriveva: "le parti non si lasciano né si prendono. Non compiono grandi svolte ma non rompono. Forse c'è chi aspetta che altri si prendano la responsabilità di decidere". A tutta la delegazione, ma soprattutto alla Fim spetta l'onere di evitarlo.

Sergio Moia

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IG Metall
 
I tedeschi firmano il contratto
 
Costo del lavoro: più 3,6% in un anno. Federmeccanica faccia i suoi conti.
Il 28 febbraio scorso è stato raggiunto l'accordo per il rinnovo del contratto collettivo sul salario dei metalmeccanici tedeschi. Come è nella tradizione delle relazioni sindacali in Germania il contratto riguarda una sola regione (Lander) della Germania, il Baden-Wurttenberg, ma sarà esteso con successivi accordi alle altre regioni fino a diventare di fatto un contratto nazionale.
L'accordo è stato siglato dall'organizzazione sindacale tedesca del settore metalmeccanico IG Metall e dall'associazione dei datori di lavoro Gesamtmetall, grazie anche alla mediazione politica di ambienti governativi.
L'accordo prevede:
- un aumento del 3,2% sul salario individuale lordo
- un versamento pari all'1% della retribuzione mensile lorda solo per 1999 (l'1% non rientra nei minimi tariffari per l'anno successivo e va pertanto considerata una erogazione "una tantum")
- 350 marchi come perdita di salario per il mese di gennaio e febbraio 1999.
Complessivamente quindi l'aumento salariale e' del 4,2% (3,6% su base annua). L'accordo dura 14 mesi anziche' i soliti 12: e' in vigore a partire dal 1.1.1999 e scade il 29.2.2000.
Il Baden-Wurttenberg è una regione altamente industrializzata con circa 800.000 lavoratori metalmeccanici, di cui 500.000 iscritti all'IG Metall.
Complessivamente in Germania i lavoratori metalmeccanici sono circa 5.000.000 e di questi 3.000.000 sono iscritti a IG Metall (di cui 300.000 pensionati).
L'accordo raggiunto dai metalmeccanici tedeschi isola ancor più le posizioni di Federmeccanica in Italia. Se è vero infatti che gli industriali metalmeccanici italiani dichiarano di non accettare la piattaforma del sindacato per motivi di costo e non di principio, l'accordo fatto in Germania, molto più oneroso di quello possibile in Italia, dovrebbe portare a valutazioni più concilianti. Senz'altro infatti non peggiorerà la competitività con quell'area economica, che non è poco se solo si pensa al settore automobilistico. Se invece i costi sono la maschera di pulcinella, allora è utile anche in Italia un'adeguata "mediazione politica di ambienti governativi".
 
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400 assunzioni a t.d. alla Whirlpool
 
Quando una fabbrica e' in crescita...

 

Sembra un paradosso, ma quando una fabbrica non ha problemi occupazionali, preoccupa.
Se poi la fabbrica e' in crescita e si trascina occupazione aggiuntiva ( seppure a termine) la situazione si fa seria: questo e' il caso della Whirlpool di Cassinetta.
Stiamo ai fatti.
Nel 1998 Whirlpool decide di chiudere lo stabilimento di Calw in Germania e di concentrare (provvisoriamente) in Italia tutta la produzione di frigoriferi per l' Europa. La lotta dei lavoratori di Calw e' stata esemplare: mesi di iniziative dentro e fuori la fabbrica, solidarieta' da parte della popolazione, perfino una iniziativa europea a Comerio il 27 luglio 1998. Ma questo non ha fatto cambiare idea al Management Whirlpool: Calw era troppo costoso e quindi non piu' conveniente produrre in Germania.
Il beneficio di tale scelta, al di la' della solidarieta', cade sugli stabilimenti di Trento e di Cassinetta: sono quasi 300.000 prodotti all'anno che si vanno ad aggiungere ai 2 milioni che gia' si producono nei due stabilimenti e ad un mercato in lieve crescita.
"Questi prodotti sono solo di passaggio" insistono i Dirigenti della Whirlpool " perche' il nostro obiettivo e' di costruire un nuovo stabilimento in Est Europa entro i prossimi 2/3 anni".
Per il sindacato in Cassinetta e' l'occasione che aspettava da anni: rilanciare la fabbrica frigoriferi dando fiducia alla capacita' di innovazione e aumentare la competitivita' sfruttando l'economia di scala. Pur sapendo che la scelta di portare 150.000 prodotti in piu' a Cassinetta e' un fatto provvisorio, come Fim abbiamo accettato la sfida e quindi...
I volumi aggiuntivi hanno portato investimenti per oltre 40 miliardi in due anni e l' inserimento di oltre 400 persone (a termine) in poco piu' di 3 mesi (su un organico di 2.800 persone).
E non siamo ancora nell'alta stagionalita'!
Occasione ghiotta per chiunque abbia a cuore le vicende sindacali: all'interno di questi inserimenti ci sono state 70 assunzioni a tempo indeterminato.
Ma l'occasione vera il sindacato se la gioca nei prossimi mesi: una parte dei volumi in crescita possono rimanere in maniera strutturale in Cassinetta, se si affronta il problema degli orari.
In questi anni sono stati molti i segnali lanciati dal sindacato alla Whirlpool, in particolare sul rapporto tra volumi in crescita, riduzione dei costi e orari di lavoro.
Oggi abbiamo l'occasione per affrontare queste problematiche in maniera strutturale e non piu' a macchia di leopardo: l'operazione e' complicata perche' rimette in discussione alcune certezze nel sindacato (come ad esempio l'orario di lavoro e le pause) ma nello stesso momento permette di affrontare una crescita dei volumi (e dell'occupazione).
Il 1999 e' un anno maledettamente complicato per il sindacato in Whirlpool, questo perche' deve affrontare i problemi in una fabbrica in crescita, mentre sembra che le nostre potenzialita' emergano solo quando abbiamo problemi produttivi ed occupazionali.
Proviamo a smentire questo luogo comune!
 
Rinaldo Franzetti
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Adeguamento legislativo alle norme dell'Unione Europea

Donne e lavoro notturno

Nuova regolamentazione del lavoro notturno per le donne ma anche per l'insieme dei lavoratori.

Lo scorso 27 dicembre il Parlamento italiano ha approvato definitivamente la riforma della legge 903 del 1997 che proibiva il lavoro dalle ore 24.00 alle 6.00 alle lavoratrici. Ciò infatti costituiva per la normativa europea una discriminazione nei confronti del personale femminile. La nuova legge prevede a questo riguardo piena parità tra uomini e donne, introducendo delle eccezioni che riguardano ambo i sessi.

In particolare la legge all'art.5 stabilisce che "è vietato adibire le donne al lavoro, dalle ore 24 alle ore 6, dall'accertamento dello stato di gravidanza fino al compimento di un anno di età del bambino."

Inoltre, nello stesso articolo stabilisce che il lavoro notturno non deve essere obbligatoriamente prestato nei seguenti tre casi:

 a) dalla lavoratrice madre di un figlio di età inferiore a tre anni o alternativamente dal padre convivente con la stessa;

b) dalla lavoratrice o dal lavoratore che sia l'unico genitore affidatario di un figlio convivente di età inferiore a dodici anni;

c) dalla lavoratrice o dal lavoratore che abbia a proprio carico un soggetto disabile ai sensi della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e successive modificazioni."

L'articolo di legge in questione affida infine delle deleghe al Governo perché nei prossimi mesi legiferi su alcuni altri punti importanti, soprattutto dal punto di vista sindacale.

In particolare viene richiesto al Governo di regolamentare l'obbligo di consultazione preventiva del sindacato e dei lavoratori interessati nel caso di introduzione del lavoro notturno e il rinvio alla contrattazione collettiva delle eventuali riduzioni di lavoro e/o maggiorazioni retributive conseguenti, dell'obbligo di adibire al lavoro notturno prioritariamente i lavoratori che ne fanno richiesta e dell'eventuale introduzione di ulteriori limitazioni al lavoro notturno.

L'introduzione di questa nuova normativa è stata preparata da un accordo tra sindacato e Confindustria conseguito nel novembre 1997, che ha impedito la creazione di un vuoto normativo quando la norma europea ha messo in mora la legge italiana precedente. Il vuoto normativo avrebbe permesso alle aziende di avere il lavoro notturno completamente liberato da qualsiasi vincolo. La nuova legge va quindi salutata con favore perché, in coerenza con la norma comunitaria, introduce una nuova regolamentazione del lavoro notturno a tutela di tutti i lavoratori. Inoltre il completamento del testo di legge, con l'attuazione delle deleghe governative, conferirà nuovi poteri alla contrattazione collettiva, e quindi al sindacato, per migliorare ulteriormente la normativa introdotta dalla legge.

E' quindi auspicabile una rapida traduzione legislativa delle deleghe conferite al Governo per l'apertura di un dibattito conseguente all'interno del sindacato sull'uso dei poteri che quelle deleghe trasferiranno alle parti sociali.

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Giorgio Caprioli

Nasce a Bergamo il 15 aprile 1952. Si laurea in Scienze Politiche presso l'Università Statale di Milano.

La sua attività nel sindacato ha inizio nel 1978, quando entra alla Cisl di Bergamo in qualità di operatore alla formazione.

Nel 1982 assume lo stesso incarico presso la Fim regionale della Lombardia, avviando così la propria carriera sindacale nella categoria dei metalmeccanici della Cisl.

E' responsabile della formazione fino al 1988, quando entra nella segreteria regionale Fim in qualità di coordinatore dell'Ufficio sindacale e del gruppo siderurgico Falck.

Nel 1992 viene eletto nella segreteria nazionale della Fim, dove assume l'incarico della siderurgia per essere poi segretario organizzativo e, infine, responsabile delle Politiche contrattuali.Dall'ottobre scorso, dopo aver partecipato alla elaborazione della piattaforma, segue la vertenza con Federmeccanica per il rinnovo del contratto nazionale della categoria accanto all'ex segretario generale della Fim, Pier Paolo Baretta. E' autore di pubblicazioni per la formazione sindacale (Analisi dei bilanci aziendali, L'impresa come sistema, Strategie d'impresa, Analisi del lavoro) edite dalla casa editrice "Edizioni Lavoro" della Cisl.

Coniugato con un figlio, dedica il tempo libero alla lettura, all'escursionismo e alla pesca sportiva.

Significativa la prima iniziativa pubblica seguita alla sua elezione a segretario generale della Fim: la partecipazione all'attivo unitario dei delegati Fim-Fiom-Uilm di Varese.

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A proposito di¼ PENSIONI

 

Continua sulla stampa l'allarmismo sui conti della gestione INPS. Un documento dell'Istituto di Previdenza dimostra che ad oggi ciò è del tutto ingiustificato
Dopo l'allarmismo delle scorse settimane su un'ipotizzata esplosione del numero delle pensioni di anzianità nel mese di gennaio '99, l'Inps ha ritenuto opportuno tornare sull'argomento tramite un comunicato che dimostra con ampia documentazione l'infondatezza della campagna di stampa che è stata orchestrata.
"Informazione Fim" ha ritenuto utile riportare una sintesi del documento con la consapevolezza che è sempre bene conoscere a fondo ciò di cui si discute, prima di esprimere in proposito giudizi di merito.
Il comunicato è stato emesso dalla Direzione Centrale Organizzazione. Pianificazione e Controllo di Gestione dell'INPS ha inteso portare elementi di chiarimento sul numero delle pensioni liquidate negli anni 1995-1998 e sulle previsioni per il 1999.
 
Pensioni di vecchiaia e di anzianità
Negli ultimi quattro anni (1995-1998) l'INPS ha liquidato nel complesso 2.520.000 pensioni, di cui 720.000 per vecchiaia, 790.000 per anzianità e 1.010.000 per le altre categorie.
Occorre sottolineare che le riforme Amato, Dini e Prodi, per quanto riguarda le pensioni di vecchiaia, hanno elevato di 5 anni l'età pensionabile a partire dal 1994, portandola da 60 a 65 anni per gli uomini e da 55 a 60 per le donne entro l'anno 2000. Nel 1999 l'età è di 64 anni per gli uomini e di 59 per le donne.
Ciò ha ritardato l'accesso al pensionamento di 650.000 lavoratori che, in base ai precedenti limiti di età, avrebbero acquistato nel frattempo il diritto alla pensione.
Per le pensioni di anzianità sono stati introdotti per la prima volta limiti di età, che per i lavoratori dipendenti sono saliti dai 52 anni del 1996 ai 55 dell'anno in corso, per giungere ai 57 nel 2000, mentre per i lavoratori autonomi sono stati fissati a 57 anni.
L'andamento oscillante delle pensioni di anzianità nei singoli anni, come traspare dalla tabella, è influenzato dalle "finestre" stabilite dalle leggi.
Anno
Tutte le pensioni
Vecchiaia
Anzianità
1995
620.261
221.410
156.671
1996
693.015
174.242
254.384
1997
656.216
156.814
241.157
1998
551.051
167.830
137.714
I risparmi
Le citate modifiche, insieme al raffreddamento della scala mobile per le pensioni superiori al trattamento minimo, hanno prodotto per l'INPS, dal 1993 al 1998, risparmi valutabili in circa 90.000 miliardi.
Casellario dei pensionati
La costituzione del casellario centrale dei pensionati consentirà di unificare i mandati di pagamento delle pensioni, passando da una gestione di 21 milioni di pensioni ad una gestione di 16 milioni di pensionati. Il casellario infatti consente di unificare in un'unica "casella" tutte le pensioni di cui un pensionato dovesse essere titolare, semplificando il sistema e rendendo un migliore servizio al cittadino.
Il casellario ha permesso di conoscere tutti i redditi pensionistici di ogni soggetto, al fine della corretta attribuzione delle prestazioni legate al reddito (integrazione al minimo, assegni e pensioni sociali, ecc.) .
Ha consentito inoltre di unificare ai fini fiscali le pensioni pagate da enti diversi e di operare la completa trattenuta alla fonte evitando ai pensionati – senza altri redditi oltre quelli delle pensioni – di presentare la dichiarazione annuale dei redditi e di pagare i conguagli Irpef nell'anno successivo.
In tal modo si è passati da un prelievo fiscale sulle pensioni ad un prelievo sul titolare di trattamenti pensionistici.
Dal punto di vista fiscale i risultati di questa operazione sono indicati nella tabella alla pagina successiva, nella quale è riportato l' andamento al lordo e al netto della spesa pensionistica, escluse le pensioni agli invalidi civili, che sono state prese in carico dall'INPS solo dal mese di novembre dello scorso anno. I dati evidenziano che il prelievo fiscale alla fonte si è incrementato di tre punti, passando dal 9,2% del 1995, al 12,3% del 1999. Nello stesso periodo lo stato ha finanziato l'INPS, essenzialmente per le spese assistenziali, con un apporto medio annuo di 80 mila miliardi. Parallelamente l'Irpef trattenuta dall'INPS sulle pensioni è passata da 16 mila miliardi nel 1995 a oltre 26 mila miliardi nel 1999. Va tenuto presente che in Italia le pensioni entrano interamente nella base imponibile dell'Irpef (usufruendo delle detrazioni proprie del lavoro dipendente), mentre in altri Paesi Europei (ed anche negli USA) le pensioni entrano solo parzialmente, o non entrano affatto, nella base imponibile fiscale e quindi anche ai fini statistici vengono calcolate in termini di valore netto e non lordo, come avvine invece nel nosto paese.
 
Anno
Spesa lorda
(miliardi)
Trattenute IRPEF (miliardi)
Spesa
(miliardi)
Incidenza IRPEF
1995
173.920
15.979
157.941
9,2%
1996
186.245
19.053
167.192
10,2%
1997
202.490
21.960
180.530
10,8%
1998
202.628
25.429
177.199
12,5%
1999*
216.666
26.642
190.024
12,%
* Dato stimato
 
Dalla tabella si evidenzia che la spesa pensionistica netta nell'anno 1998 si è ridotta per effetto del completo funzionamento del casellario dei pensionati e della mensilizzazione del pagamento delle pensioni a partire dal primo luglio 1998, che ha comportato una contrazione una tantum della spesa di 6 mila miliardi.
Il 1998 è quindi poco rappresentativo per verificare l'andamento della spesa futura.
Le pensioni per l'anno in corso
Per le considerazioni sopra indicate le previsioni di spesa 1999 vanno messe a confronto con i dati del 1997.
La spesa pensionistica prevista per il 1999 presenta un incremento rispetto a quella del 1997 del 7% in termini lordi e del 5,3% al netto dell'IRPEF trattenuta. Con riferimento agli stessi anni la crescita del PIL nominale è stimabile al 7,3%.
La crescita della spesa pensionistica è quindi inferiore, rispettando le previsioni della legge di riforma del 1995.
In relazione alle notizie di stampa apparse in questi giorni l'INPS comunica che nel mese di gennaio 1999 sono state presentate 30.251 domande di pensione di anzianità, così suddivise:
Lavoratori Dipendenti 15.926.
 
Lavoratori Autonomi (Coltivatori Diretti, Mezzadri e Coloni Artigiani, Commercianti) 13.211.
Fondi Speciali ( Telefonici, Elettrici, ecc.) 1.114.
L'INPS chiarisce che tutto l' insieme delle domande presentate nel mese di gennaio ( pensioni di vecchiaia, invalidità, superstiti e anzianità ) è di circa 80.000.
Forse questo è il dato che, equivocando, è stato riferito alla stampa alle sole pensioni di anzianità.
L'INPS ricorda inoltre che le finestre di uscita per i pensionamenti di anzianità nel corso dell'anno 1999 sono le seguenti:
Lavoratori Dipendenti: 1° gennaio, 1° luglio e 1° ottobre
Lavoratori Autonomi: 1° febbraio, 1° maggio, 1° agosto e 1° novembre.  
 
G.B.
 
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Cassa Integrazione e Mobilità

Aggiornamento delle indennità

I lavoratori in cassa integrazione o in mobilità possono contare nel 1999 su qualche migliaio di lire in più al mese rispetto all'indennità dello scorso anno.

Secondo la normativa vigente, l'ammontare dell'indennità viene calcolato in misura pari all'80 per cento della retribuzione. Ma non può comunque superare un certo "tetto", che viene aggiornato ogni anno sulla base dell'indice ISTAT che misura l'inflazione.

L'assegno corrisposto dall'INPS o anticipato direttamente dall'azienda (a seconda dei casi), che nel 1998 era pari a un massimo di 1.403.503 lire, dal primo gennaio di quest'anno è salito a 1.423.713 lire.

Coloro che all'atto della collocazione in Cig percepivano uno stipendio lordo superiore a 3.080.098, (calcolato dividendo la retribuzione annua per 12 mensilità) hanno invece diritto ad un assegno più elevato: 1.711.166 lire.

Si tratta in entrambi i casi di indennità lorde, sulle quali la contribuzione previdenziale pesa nella misura del 5,54 per cento (la stessa aliquota che pagano gli apprendisti). Le somme che arriveranno ai lavoratori in cassa integrazione o in mobilità, depurate dai contributi, sono quindi di 1.344.839 per chi aveva uno stipendio inferiore a 3.080.098 lire e di 1.616.367 per chi guadagnava di più. A questi importi andrà applicato il prelievo Irpef, che varierà in funzione del reddito complessivo del lavoratore interessato. I lavoratori in mobilità da più d i un anno percepiranno l'80% dell'indennità di Cig e cioè 1.138.970 lire o 1.368.932 lire a seconda dei due casi visti sopra.

G.B.

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Previdenza integrativa

"Cometa" apre ai lavoratori del settore orafo-argentiero

Adesioni possibili a partire dal mese di marzo 1999

Il 1° febbraio 1999 tra Fim, Fiom, Uilm e Federorafi/Federargentieri si è raggiunto un accordo per l'adesione dei lavoratori e, di conseguenza, delle imprese del settore al fondo Cometa.

Le caratteristiche contrattuali della contribuzione per i lavoratori delle imprese che applicano il Ccnl per le imprese orafe e argentiere industriali sono identiche a quelle già previste per i Ccnl metalmeccanici (contribuzione a carico dell'impresa e del lavoratore pari all'1% della retribuzione contrattuale e devoluzione al Fondo pensioni del 18% del TFR maturando nell'anno e così via – vedi anche i n° 82,83,84,85,86,90 di "Informazione Fim").

Fim, Fiom, Uilm e Federorafi/Federargentieri hanno già ottenuto dal Consiglio di amministrazione di Cometa, ai sensi dello Statuto di detto Fondo, la deliberazione favorevole per l'adesione dei lavoratori e quindi delle aziende del settore.

La campagna di adesione parte quindi dai prossimi giorni.

I lavoratori che aderiranno entro il 31 marzo 1999 potranno godere di un benefit, perché nel loro caso la contribuzione, fatte salve alcune verifiche di natura fiscale, decorrerà dal gennaio 1999. Per coloro che aderiranno successivamente a tale data invece la contribuzione decorrerà secondo le regole del Fondo Cometa e cioè dal 1 luglio per chi aderisce entro maggio e dal 1 gennaio, per chi aderisce entro novembre. Pertanto è preciso interesse dei lavoratori e delle lavoratrici aderire da subito al fondo Cometa.

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Studenti al lavoro durante le vacanze: è tutto oro quello che luccica?

Univa e Cgil-Cisl-Uil hanno siglato ,lo scorso 26 gennaio, un accordo mirato all’inserimento in azienda degli studenti frequentanti gli ultimi due anni delle scuole superiori o l’Università.

La durata di tale inserimento è contenuta in un massimo di quattro mesi l’anno, ed è concentrata nel periodo intercorrente tra l’inizio del mese di giugno e la fine del mese di settembre o tra l’inizio del mese di dicembre e la fine del mese di gennaio dell’anno successivo.

Per gli studenti universitari il periodo può essere elevato a sei mesi nel corso dell’intero anno solare.

Le ricadute positive, ipotizzate nel testo dell’accordo, sarebbero molteplici:

  • La possibilità per le imprese di ridurre, mediante l’utilizzo della manodopera studentesca, il periodo di chiusura delle fabbriche per ferie collettive, prolungando le giornate effettivamente lavorate durante l’anno.

  • La possibilità per gli studenti di ricavare benefici di natura finanziaria (maggior indipendenza economica) e di natura esperienziale (l’ingresso graduale nel mondo del lavoro).

  • L’ incontro di due mondi, scuola e lavoro, da tempo in difetto di comunicazione.

Fin qui nulla da eccepire, almeno nelle intenzioni: gli obiettivi dichiarati non possono che essere condivisibili.

Una serie di problemi "vengono però a galla" dopo una lettura più attenta del testo:

  • Le aziende avranno la possibilità di assumere gli studenti raddoppiando la percentuale massima prevista per i contratti di lavoro a tempo determinato ( 10% della forza lavoro ). Viene il legittimo dubbio che alle aziende più che l’aspetto sociale dell’accordo, interessi questa possibilità sostanziale …..

  • Il rapporto è tra singolo studente ed azienda. Non esiste, infatti, un diretto coinvolgimento delle istituzioni scolastiche, mirato alla definizione di un percorso formativo comprendente esperienze lavorative. In questo modo potrebbe addirittura crearsi il rischio di un'incentivazione all’abbandono scolastico.

Riteniamo siano altre le strade da seguire per favorire l’inserimento degli studenti nel mondo del lavoro: l’iniziativa "Imparo la fabbrica", illustrata nello scorso numero di Informazione Fim ne è un concreto esempio.

Stefano Bellaria

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