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Giorgio Caprioli eletto Segretario Generale Dalla Fim Lombarda al vertice dell'organizzazione. Entro l'anno rinnovo totale della segreteria nazionale Giorgio Caprioli (nella foto) è il nuovo segretario generale dei metalmeccanici della Cisl. Lo ha eletto il Consiglio generale nazionale della Fim tenutosi a Roma l'8 febbraio 1999, dopo che il segretario generale uscente, Pier Paolo Baretta, ha presentato le proprie dimissioni. L'avvicendamento al vertice dell'organizzazione è stato anticipato rispetto ai tempi statutari. Baretta, infatti, eletto nello scorso mese di dicembre nella segreteria confederale della Cisl, ha lasciato il massimo incarico presso la Fim dopo neanche due anni di permanenza. L'elezione ha dimostrasto la grande rappresentatività del nuovo segretario. Giorgio Caprioli ha riportato 122 voti su 128 presenti e altrettanti votanti. I voti validi sono risultati 124, le schede bianche 4 e nulle nessuna. Con l'elezione di Caprioli è partito un rinnovamento generazionale all'interno della Segreteria Nazionale che si completerà entro l'anno. Il rinnovamento è destinato a supportare una riforma del ruolo e dei compiti della Segreteria stessa, deciso all'ultimo congresso e oggetto di ulteriore approfondimento nell'assemblea organizzativa che la Fim affronterà la prossima primavera. Nel Consiglio generale di febbraio tutti i segretari nazionali uscenti (Franco Aloia, Salvatore Biondo, Ambrogio Brenna, Pinuccia Cazzaniga) sono stati provvisoriamente riconfermati. A loro se ne sono affiancati tre nuovi: Giuseppe Farina e Cosmano Spagnolo, entrambi già nell'apparato nazionale, ed Antonio Zorzi, segretario generale della Fim del Veneto. L'obiettivo posto dal Consiglio è stato quello di arrivare nell'arco di un anno ad un completo rinnovamento, prevedendo l'uscita, in due tempi successivi, dei segretari già presenti nella precedente segreteria ed il contestuale inserimento di uno o due nuovi segretari. Continua la guerra di posizione Segreterie provinciali di Fim Fiom Uilm chiedono a tutti i lavoratori metalmeccanici della provincia di fermarsi nel pomeriggio di venerdì 5 marzo e di continuare con compattezza lo sciopero degli straordinari. Altre 6 ore di sciopero saranno decise dalle zone sindacali Un nuovo incontro realizzato, un altro programmato e dieci ore di sciopero dichiarate. E' il bilancio dell'ultima settimana di febbraio sul fronte del contratto. Il confronto e lo scontro con Federmeccanica, dopo 130 giorni di apertura del negoziato, si è ormai trasformato in guerra di posizione. Da più parti si parla di stallo. Si tratta di capire se questo "stallo" è effettivo o solo apparente. Per farlo è utile tornare all'impostazione della piattaforma. Nel documento presentato alla controparte il 20 ottobre scorso, sono contenute richieste di due ordini. Da una parte ci sono delle richieste che potremmo definire "acquisitive", in particolare la riduzione degli orari di lavoro per alcune tipologie di turnisti e la richiesta salariale, che nel complesso recupera oltre al potere d'acquisto anche un pezzo di produttività. Dall'altra parte ci sono altre richieste, che invece potremmo definire di tipo "regolativo", intendendo con questo termine un rinnovamento della normativa del contratto che sia più confacente a rappresentare l'organizzazione del lavoro in azienda, che è profondamente cambiata in questi ultimi anni. E' questa la parte che comprende i diritti di informazione e di partecipazione, i temi dell'inquadramento e della formazione professionale, la questione della malattia, ma soprattutto i problemi legati alla riorganizzazione degli orari di lavoro e cioè il controllo degli straordinari, la revisione del part time, il godimento effettivo delle 104 ore di ex festività e Rol, la banca delle ore e l'orario annuo. Dopo la presentazione e gli approfondimenti relativi alla piattaforma, che hanno occupato i primi incontri con la Federmeccanica e le altre controparti, il negoziato era entrato per più di un mese in uno stallo effettivo. Ciò aveva portato a sfiorare la rottura nel mese di gennaio, alla ripresa della trattativa dopo la pausa natalizia. La rottura non si è consumata perché Federmeccanica, in "zona cesarini", ha mutato la propria tattica negoziale, passando da un generico rifiuto d'insieme dell'impostazione sindacale ad una posizione più selettiva: mantenimento delle pregiudiziali negative sui punti "acquisitivi", ufficialmente per motivi di costo, ma nei fatti sulla riduzione d'orario anche di principio, apertura al negoziato sui punti "regolativi". Ciò ha consentito di non spezzare il filo rosso della trattativa, ma l'ha messa tutta in salita. E' infatti difficile trattare avendo sul tavolo pregiudiziali di fatto di quella portata, ma è altrettanto rischioso affossare una trattativa a fronte di disponibilità negoziali dichiarate. Da qui la scelta delle ultime settimane: esplorare fino in fondo le possibilità di accordo dove è possibile trattare, ma al tempo stesso esercitare una pressione con le lotte sulla controparte su quei punti dove la disponibilità è minore, per arrivare ad una trattativa seria su tutti i punti. Questa impostazione sconta la possibilità che alla fine si possa trovare l'accordo solo davanti al Ministro del Lavoro, o comunque attraverso un atto del Governo, che imponga una soluzione alle parti sui punti più controversi. E' chiaro che è bene arrivare a quel momento avendo chiuso tutti i punti su cui è possibile trovare un'intesa, per evitare che un lodo finale del Governo, che non potrà tenere conto della complessità della piattaforma, riduca l'accordo ad un paio di punti, lasciando gran parte della normativa così come è oggi e rinviando in fabbrica tutti i problemi connessi. Ciò non va bene né al sindacato, né agli imprenditori. Al sindacato, perché significherebbe rinunciare a nuovi strumenti di controllo, necessari alla tutela dei lavoratori occupati e a creare nuove condizioni di occupazione in azienda; agli imprenditori, perchè vogliono ottenere qualche risultato in tema di flessibilità, dopo che a tanta propaganda ideologica in materia è seguita nei fatti solo "aria fritta". Anche in quest'ambito però trovare delle intese non è semplice, perché, come è facile constatare, gli interessi in gioco sono in buona parte divergenti e danno quindi la possibilità ai cosiddetti "falchi" presenti in tutte e due le delegazioni di irrigidirsi tutte le volte che viene toccato un tema "sensibile" per una parte o per l'altra. In questa situazione un'adesione compatta agli scioperi aiuta indubbiamente a spostare a nostro favore i termini delle possibili soluzioni e quindi a lasciare i maggiori problemi all'interno delle nostre controparti. Ma questo non basta. I tempi sono un fattore altrettanto importante. Imporre una trattativa serrata è ormai una condizione necessaria perché il gioco possa riuscire. Diversamente prenderà corpo lo scetticismo sulla trattativa stessa e con questo una conclusione positiva sarà molto più difficile. Chiudendo la cronaca dell'ultimo incontro su "Conquiste del Lavoro", il quotidiano della Cisl, Daniela de Sanctis scriveva: "le parti non si lasciano né si prendono. Non compiono grandi svolte ma non rompono. Forse c'è chi aspetta che altri si prendano la responsabilità di decidere". A tutta la delegazione, ma soprattutto alla Fim spetta l'onere di evitarlo. Sergio Moia
Adeguamento legislativo alle norme dell'Unione Europea Donne e lavoro notturno Nuova regolamentazione del lavoro notturno per le donne ma anche per l'insieme dei lavoratori. Lo scorso 27 dicembre il Parlamento italiano ha approvato definitivamente la riforma della legge 903 del 1997 che proibiva il lavoro dalle ore 24.00 alle 6.00 alle lavoratrici. Ciò infatti costituiva per la normativa europea una discriminazione nei confronti del personale femminile. La nuova legge prevede a questo riguardo piena parità tra uomini e donne, introducendo delle eccezioni che riguardano ambo i sessi. In particolare la legge all'art.5 stabilisce che "è vietato adibire le donne al lavoro, dalle ore 24 alle ore 6, dall'accertamento dello stato di gravidanza fino al compimento di un anno di età del bambino." Inoltre, nello stesso articolo stabilisce che il lavoro notturno non deve essere obbligatoriamente prestato nei seguenti tre casi: a) dalla lavoratrice madre di un figlio di età inferiore a tre anni o alternativamente dal padre convivente con la stessa; b) dalla lavoratrice o dal lavoratore che sia l'unico genitore affidatario di un figlio convivente di età inferiore a dodici anni; c) dalla lavoratrice o dal lavoratore che abbia a proprio carico un soggetto disabile ai sensi della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e successive modificazioni." L'articolo di legge in questione affida infine delle deleghe al Governo perché nei prossimi mesi legiferi su alcuni altri punti importanti, soprattutto dal punto di vista sindacale. In particolare viene richiesto al Governo di regolamentare l'obbligo di consultazione preventiva del sindacato e dei lavoratori interessati nel caso di introduzione del lavoro notturno e il rinvio alla contrattazione collettiva delle eventuali riduzioni di lavoro e/o maggiorazioni retributive conseguenti, dell'obbligo di adibire al lavoro notturno prioritariamente i lavoratori che ne fanno richiesta e dell'eventuale introduzione di ulteriori limitazioni al lavoro notturno. L'introduzione di questa nuova normativa è stata preparata da un accordo tra sindacato e Confindustria conseguito nel novembre 1997, che ha impedito la creazione di un vuoto normativo quando la norma europea ha messo in mora la legge italiana precedente. Il vuoto normativo avrebbe permesso alle aziende di avere il lavoro notturno completamente liberato da qualsiasi vincolo. La nuova legge va quindi salutata con favore perché, in coerenza con la norma comunitaria, introduce una nuova regolamentazione del lavoro notturno a tutela di tutti i lavoratori. Inoltre il completamento del testo di legge, con l'attuazione delle deleghe governative, conferirà nuovi poteri alla contrattazione collettiva, e quindi al sindacato, per migliorare ulteriormente la normativa introdotta dalla legge. E' quindi auspicabile una rapida traduzione legislativa delle deleghe conferite al Governo per l'apertura di un dibattito conseguente all'interno del sindacato sull'uso dei poteri che quelle deleghe trasferiranno alle parti sociali. Giorgio Caprioli Nasce a Bergamo il 15 aprile 1952. Si laurea in Scienze Politiche presso l'Università Statale di Milano. La sua attività nel sindacato ha inizio nel 1978, quando entra alla Cisl di Bergamo in qualità di operatore alla formazione. Nel 1982 assume lo stesso incarico presso la Fim regionale della Lombardia, avviando così la propria carriera sindacale nella categoria dei metalmeccanici della Cisl. E' responsabile della formazione fino al 1988, quando entra nella segreteria regionale Fim in qualità di coordinatore dell'Ufficio sindacale e del gruppo siderurgico Falck. Nel 1992 viene eletto nella segreteria nazionale della Fim, dove assume l'incarico della siderurgia per essere poi segretario organizzativo e, infine, responsabile delle Politiche contrattuali.Dall'ottobre scorso, dopo aver partecipato alla elaborazione della piattaforma, segue la vertenza con Federmeccanica per il rinnovo del contratto nazionale della categoria accanto all'ex segretario generale della Fim, Pier Paolo Baretta. E' autore di pubblicazioni per la formazione sindacale (Analisi dei bilanci aziendali, L'impresa come sistema, Strategie d'impresa, Analisi del lavoro) edite dalla casa editrice "Edizioni Lavoro" della Cisl. Coniugato con un figlio, dedica il tempo libero alla lettura, all'escursionismo e alla pesca sportiva. Significativa la prima iniziativa pubblica seguita alla sua elezione a segretario generale della Fim: la partecipazione all'attivo unitario dei delegati Fim-Fiom-Uilm di Varese.
Cassa Integrazione e Mobilità Aggiornamento delle indennità I lavoratori in cassa integrazione o in mobilità possono contare nel 1999 su qualche migliaio di lire in più al mese rispetto all'indennità dello scorso anno. Secondo la normativa vigente, l'ammontare dell'indennità viene calcolato in misura pari all'80 per cento della retribuzione. Ma non può comunque superare un certo "tetto", che viene aggiornato ogni anno sulla base dell'indice ISTAT che misura l'inflazione. L'assegno corrisposto dall'INPS o anticipato direttamente dall'azienda (a seconda dei casi), che nel 1998 era pari a un massimo di 1.403.503 lire, dal primo gennaio di quest'anno è salito a 1.423.713 lire. Coloro che all'atto della collocazione in Cig percepivano uno stipendio lordo superiore a 3.080.098, (calcolato dividendo la retribuzione annua per 12 mensilità) hanno invece diritto ad un assegno più elevato: 1.711.166 lire. Si tratta in entrambi i casi di indennità lorde, sulle quali la contribuzione previdenziale pesa nella misura del 5,54 per cento (la stessa aliquota che pagano gli apprendisti). Le somme che arriveranno ai lavoratori in cassa integrazione o in mobilità, depurate dai contributi, sono quindi di 1.344.839 per chi aveva uno stipendio inferiore a 3.080.098 lire e di 1.616.367 per chi guadagnava di più. A questi importi andrà applicato il prelievo Irpef, che varierà in funzione del reddito complessivo del lavoratore interessato. I lavoratori in mobilità da più d i un anno percepiranno l'80% dell'indennità di Cig e cioè 1.138.970 lire o 1.368.932 lire a seconda dei due casi visti sopra. G.B. "Cometa" apre ai lavoratori del settore orafo-argentiero Adesioni possibili a partire dal mese di marzo 1999 Il 1° febbraio 1999 tra Fim, Fiom, Uilm e Federorafi/Federargentieri si è raggiunto un accordo per l'adesione dei lavoratori e, di conseguenza, delle imprese del settore al fondo Cometa. Le caratteristiche contrattuali della contribuzione per i lavoratori delle imprese che applicano il Ccnl per le imprese orafe e argentiere industriali sono identiche a quelle già previste per i Ccnl metalmeccanici (contribuzione a carico dell'impresa e del lavoratore pari all'1% della retribuzione contrattuale e devoluzione al Fondo pensioni del 18% del TFR maturando nell'anno e così via vedi anche i n° 82,83,84,85,86,90 di "Informazione Fim"). Fim, Fiom, Uilm e Federorafi/Federargentieri hanno già ottenuto dal Consiglio di amministrazione di Cometa, ai sensi dello Statuto di detto Fondo, la deliberazione favorevole per l'adesione dei lavoratori e quindi delle aziende del settore. La campagna di adesione parte quindi dai prossimi giorni. I lavoratori che aderiranno entro il 31 marzo 1999 potranno godere di un benefit, perché nel loro caso la contribuzione, fatte salve alcune verifiche di natura fiscale, decorrerà dal gennaio 1999. Per coloro che aderiranno successivamente a tale data invece la contribuzione decorrerà secondo le regole del Fondo Cometa e cioè dal 1 luglio per chi aderisce entro maggio e dal 1 gennaio, per chi aderisce entro novembre. Pertanto è preciso interesse dei lavoratori e delle lavoratrici aderire da subito al fondo Cometa. Studenti al lavoro durante le vacanze: è tutto oro quello che luccica? Univa e Cgil-Cisl-Uil hanno siglato ,lo scorso 26 gennaio, un accordo mirato allinserimento in azienda degli studenti frequentanti gli ultimi due anni delle scuole superiori o lUniversità. La durata di tale inserimento è contenuta in un massimo di quattro mesi lanno, ed è concentrata nel periodo intercorrente tra linizio del mese di giugno e la fine del mese di settembre o tra linizio del mese di dicembre e la fine del mese di gennaio dellanno successivo. Per gli studenti universitari il periodo può essere elevato a sei mesi nel corso dellintero anno solare. Le ricadute positive, ipotizzate nel testo dellaccordo, sarebbero molteplici:
Fin qui nulla da eccepire, almeno nelle intenzioni: gli obiettivi dichiarati non possono che essere condivisibili. Una serie di problemi "vengono però a galla" dopo una lettura più attenta del testo:
Riteniamo siano altre le strade da seguire per favorire linserimento degli studenti nel mondo del lavoro: liniziativa "Imparo la fabbrica", illustrata nello scorso numero di Informazione Fim ne è un concreto esempio. Stefano Bellaria |