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Le vertenze del settore tessile per l’assegnazione del macchinario caratterizzarono il biennio ‘48-’49. A seguito della forte concorrenza estera nel settore e all’invecchiamento degli impianti dovuto a decenni di politica autarchica sotto il regime fascista, gli imprenditori puntarono ad abbassare i costi di produzione mediante l’intensificazione dello sfruttamento del lavoro. In pratica imponevano ad ogni lavoratore un carico

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di tre o quattro telai in luogo dei due tradizionali con il duplice effetto di licenziare una parte del personale e di aumentare il carico di lavoro per quello restante. Poiché secondo gli imprenditori la lettera del contratto consentiva loro la piena discrezionalità della scelta del numero di telai da assegnare al singolo lavoratore, non erano disponibili ad ulteriori accordi aziendali, neanche con il nuovo sindacato democratico che pur offriva un atteggiamento privo di pregiudiziali politiche ad affrontare il problema.

Ciò portò a durissimi scontri aziendali in tutta la provincia, con scioperi, occupazioni e in alcuni casi scontri con le forze dell’ordine anche su iniziativa dell’Unione provinciale, come nei casi della Fasa, Randi, Atec, Taglioretti e Castiglioni nel Bustese, della Zamaroni nel Luinese, del Calzificio Pertusella di Saronno.

Così P.Valsecchi, Segretario nazionale della Federtessili, sintetizzava in una memoria al Ministro del Lavoro lo svolgimento di queste vertenze: "Le vertenze insorgono tutte in questi termini: l’industriale x preavvisa le lavoratrici dipendenti che, con inizio dal giorno y, dovranno accettare un aumento di macchinario (in genere il doppio). Le lavoratrici insistono perché la ditta prenda contatto col sindacato per l’esame della richiesta.

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La ditta rifiuta un qualsiasi esame e se le operaie non accettano il disposto aumento, attua la serrata (chiusura di fabbrica, ritiro cartellino, asportazione delle navette, taglio energia elettrica). I sindacati chiedono di prendere contatti con la ditta ma la ditta rifiuta. I sindacati avvicinano l’Associazione degli Industriali la quale dichiara di accettare la discussione a condizione che le operaie rientrino al lavoro su macchinario maggiorato creando così lo stato di fatto. Se i sindacati insistono perché la discussione avvenga con il macchinario che rispetti lo statu quo ante, l’associazione rifiuta e la serrata continua fino all’esaurimento della resistenza economica delle lavoratrici".


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