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Il numero di novembre '05

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Gli articoli

Ccnl: avanti a piccoli passi

Un dopo ferie difficile per le famiglie varesine

Hoonved: si consolidano le relazioni sindacali

Formazione: ad un anno dall'inizio dell'attività

"Fim for Africa"
Terremoto in Pakistan
Dal caso Bnl alla finanziaria 2006 (Inserto Sirena)
Giovani e  mercato del lavoro (Inserto Sirena)
Precarietà (Inserto Sirena)
Multiperiodalità (Inserto Sirena)
Cos’è la globalizzazione (Inserto Sirena)
Jerba...camposcuola 2005 (Inserto Sirena)
Gruppo giovani Agusta (Inserto Sirena)
Manifetazione del 29 settembre (Inserto Sirena)
Poesia (Inserto Sirena)

 

Contratto Nazionale

Avanti a piccoli passi

Qualche cosa incomincia a muoversi. Da quando lo scorso 24 febbraio è partito il negoziato per il rinnovo del contratto nazionale la trattativa è rimasta bloccata fino alla fine di settembre ma, dopo l'incontro del 4 e in particolare dopo quello del 26, sembra incominciare a prevalere il buon senso. La via indicata dalla Fim nel luglio scorso, che tante polemiche aveva suscitato, cioè di affrontare nella trattativa anche tutti i temi urgenti in materia di mercato del lavoro, formazione professionale e professionalità, sembra incominciare a dare primi risultati seppur ancora insufficienti per poter dire che le cose si mettono bene.

Le materie del mercato del lavoro sono sul tavolo, le imprese hanno esposto le loro richieste in tema di flessibilità di orario e le problematiche inerenti la competitività delle imprese, illustrando alcune richieste in materia di orario di lavoro. Su richiesta dei sindacati, Federmeccanica ha ricapitolato più in dettaglio i temi del negoziato e, in particolare, le richieste delle imprese in tema di flessibilità: maggiori possibilità nell'utilizzo dei sabati straordinari attraverso la volontarietà ed esigibilità più certa degli orari plurisettimanali e monetizzazione di una parte dei 7 permessi annui di 8 ore previsti dal contratto nazionale in forma di riposi collettivi.

Sul salario incomincia ad esserci uno ulteriore spazio di crescita seppur sempre nel rispetto delle regole previste dall'accordo del 23 luglio. E' possibile anche un superamento di tale perimetro a fronte di contropartite sul tavolo del mercato del lavoro e delle flessibilità. Federmeccanica ha infatti fatto delle prime aperture sulla seconda cifra di aumento salariale (25 euro) rivendicata dai sindacati a titolo di mancata contrattazione aziendale.

Sull'apprendistato Fim,Fiom,Uilm hanno precisato la necessità di definire le modalità della formazione, gli

impegni alla conferma di una quota significativa degli apprendisti, la durata in relazione agli sbocchi professionali dei lavoratori e al loro titolo di studio.

Sui contratti cosiddetti "atipici" il sindacato ha chiesto un tetto nella loro applicazione sul totale degli occupati nell'unità produttiva e procedure per la conferma a tempo indeterminato di questi lavoratori.

Passi in avanti dunque anche se nel merito la trattativa è ancora estremamente complicata.

Anche sugli altri tavoli (Confapi, Cooperative) le cose non vanno meglio anzi, la situazione sembra di attesa per vedere come finisce con Federmeccanica e comportarsi di conseguenza.

Sembra essere condivisa la necessità di provare ad arrivare ad una conclusione entro fine anno e infatti la scaletta degli incontri si infittisce. E' ancora peraltro forte la componente di Federmeccanica che preferirebbe altre soluzioni. Diventa pertanto necessario aumentare il livello di iniziative. Fim, Fiom e Uilm hanno proclamato altre 6 ore di sciopero ed è importante riuscire a renderle il più incisive possibili.

Così come è importante che si apra un forte dibattito tra i lavoratori che punti a far crescere la voglia e l'importanza di arrivare in tempi rapidi al rinnovo di un buon contratto. Va in questa direzione l'assemblea nazionale dei delegati che si terrà l'11 novembre al Palalido di Milano che oltre a valutare lo stato del negoziato e definire le nuove iniziative di lotta, punta ad attirare l'attenzione dell'opinione pubblica con il coinvolgimento dei mezzi di comunicazione che sembrano avere dimenticato le vicende dei metalmeccanici .

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Un dopo ferie difficile per le famiglie varesine

Il quadro per le famiglie della Provincia di Varese resta preoccupante anche per il dopo ferie. Nonostante l'Istat evidenzi che le retribuzioni in Italia corrono di più rispetto all'inflazione di circa 2 punti. Ciò nonostante, i consumi anche a Varese non ripartono, il risparmio si riduce e ciò che aumenta sono sempre più le famiglie che ricorrono al prestito anche per l'acquisto dei libri di testo.

La corsa del petrolio porta un nuovo salasso nel potere d'acquisto delle nostre famiglie, che Adiconsum (l'associazione dei consumatori della Cisl) stima in circa 700-800 euro su base annua, ma con differenze considerevoli tra le famiglie con uno o due redditi o quelle la cui casa è di proprietà o in affitto. La spesa più considerevole riguarda certamente i settori legati al petrolio: auto, riscaldamento, elettricità; ed è in particolare su questi che la nostra Associazione aspetta dal Governo risposte concrete.

Al Governo e alle imprese Adiconsum Nazionale sollecita cinque provvedimenti che possono contenere gli aumenti o anche realizzare riduzioni come nel caso delle tariffe RC Auto. In particolare:

- sulla energia elettrica si chiede all'Enel l'estensione alle famiglie della tariffa scontata unica per consumi notturni e week-end (oggi sono una in alternativa all'altra); al Governo la sospensione dell'aumento previsto per tariffe elettriche, con una riduzione strutturale dei cosiddetti oneri impropri (che pesano sulle tariffe per circa il 15%);

- sul caro benzina si chiede più concorrenza con la diffusione dei distributori presso i supermercati, la riduzione delle accise di almeno 5 centesimi, il potenziamento della rete GPL e metano;

- sulle assicurazioni si chiede al governo l'apertura di un tavolo per definire criteri applicativi dell'indennizzo diretto, che consente una riduzione delle tariffe del 10-15%;

- sui medicinali si chiede la riduzione dei costi attraverso l'incentivazione dell'uso dei medicinali equivalenti (vincoli ai medici sulle prescrizioni e più informazioni ai consumatori); per i medicinali di automedicazione (SOP) e da banco (OTC) si chiede più concorrenza per ridurre i prezzi;

- sulle banche si chiede al sistema bancario di astenersi da ogni aumento nei prossimi 2 anni (negli ultimi 5 anni spese e commissioni sono già cresciute del 40%).

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Rinnovato il premio di risultato alla Hoonved di Venegono

Si consolidano le relazioni sindacali partecipative

La Hoonved, nota azienda produttrice di lavastoviglie industriali, dopo un periodo di forte ristrutturazione con cambiamento di proprietà avvenuto ormai da quasi 10 anni, vive un periodo di relativa crescita, nonostante una concorrenza agguerrita e un forte aumento dei costi delle materie prime (acciaio inox). Sembrano quindi ormai alle spalle i problemi degli anni '90, quando si ridussero pesantemente gli organici e si rischiò il trasferimento dell'azienda in altra sede. La gestione della nuova proprietà (il gruppo internazionale ALI) ha lasciato una forte autonomiaal gruppo dirigente locale che, grazie ha una decisa attenzione ai problemi organizzativi, produttivi e commerciali ha consentito di produrre buoni risultati. Fondamentale anche il coinvolgimento e il positivo confronto con le RSU nelle scelte aziendali con ricadute sui lavoratori. In questa situazione si è aperto prima delle ferie estive e chiuso successivamente, il confronto per il rinnovo e la rivalutazione del premio di risultato.

Dopo un avvio con qualche difficoltà, l'intesa con il management ha trovato il consenso delle parti fondato sulla scommessa di un futuro che potrà continuare sulle tracce percorse negli ultimi anni.

Sono stati confermati quindi gli indicatori legati a qualità, produttività e fatturato, aggiornando solo i valori di quest'ultimo alle performance attuali. E' stato inoltre mantenuto il legame alla presenza, che comunque garantisce il 100% del premio fino a 15 giorni di assenza annua escludendo permessi autorizzati, malattie lunghe, infortuni e ricoveri ospedalieri. I lavoratori somministrati avranno il riconoscimento del premio nel caso di trasformazione del rapporto di lavoro in assunzione a tempo indeterminato. L'ambizione quindi è di perseguire, come nei quattro anni precedenti, il massimo dei risultati indicati a fronte dei quali i lavoratori riceveranno un premio che crescerà nel quadriennio da 875 a 1175 euro.

I risultati degli ultimi anni inducono ottimismo, ma sono previsti incontri di verifica e di confronto tra Rappresentanza Sindacale Aziendale e la Direzione sui provvedimenti da adottare, nel caso si rendessero necessarie "correzioni di rotta". L'accordo è stato valutato positivamente dai lavoratori perchè rispondente alle aspettative che hanno quindi conferito il mandato alla delegazione sindacale di trattare la conclusione del premio.

Ballante Mario

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La Formazione Continua

Ad un anno dall'inizio dell'attività

Il 27 ottobre del 2004, Cgil, Cisl e Uil hanno siglato un accordo con l'Univa per l'attivazione dei corsi di formazione continua finanziati tramite il primo bando di Fondimpresa.

Per il sindacato e per la Cisl in particolare, si è aperto un nuovo capitolo nelle relazioni sindacali con l'introduzione di nuove modalità di difesa dell'occupazione e di sostegno dello sviluppo professionale dei lavoratori attraverso la formazione professionale continua.

Un'occasione importante per le RSU ed il sindacato di non essere più solo controllore di iniziative e attività organizzate da altri, ma diventare parte attiva nella promozione delle attività formative.

Attraverso Fondimpresa (fondo paritetico interprofessionale nazionale per la formazione continua riconosciuto con decreto ministeriale del 28 novembre 2002 e costituita da Confindustria e CGIL, CISL, UIL), si cerca di rendere semplice ed accessibile alle aziende (anche quelle di piccole dimensioni) e ai lavoratori, l'utilizzo della formazione, leva indispensabile per favorire l'innovazione e lo sviluppo.

Lunedì 14 novembre 2005 si terrà un convegno al Centro Congressi di Villa Ponti e promosso da Cgil, Cisl, Uil e Univa a cui possono partecipare i responsabili alla formazione delle RSU, con l'obiettivo di fare una prima valutazione sul lavoro svolto nel 2005.

Nel prossimo numero di Informazione riporteremo gli atti del Convegno.

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Festa a sostegno di"Fim for Africa"

Un progetto della Fim a sostegno del sindacato in Mozambico e prevenire la diffusione dell'AIDS.

Continua la campagna "Fim-CisI for Africa", promosso insieme all'Iscos e alla Cnm con lo scopo di sostenere il sindacato metalmeccanico del Mozambico, Sintime nelle azioni di sensibilizzazione e formazione dei lavoratori nelle fabbriche sul contagio del virus HIV.

L'obiettivo è prevenire sia la diffusione dell'AIDS, sia affermare il diritto alla cura e la non discriminazione delle persone sieropositive nei luoghi di lavoro e nella società (vedi Informazione Fim n° 149).

Venerdì 18 novembre con inizio alle 20,30 presso il BOGOLAN di Varese (Gasbeno) in Via Milazzo si terrà una festa con la partecipazione di Moreno Dapit, autore e compositore del CD "Oltre il tramonto" prodotto appositamente per sostenere la campagna di raccolta fondi e che canterà dal vivo le canzoni.

Siete tutti invitati

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Terremoto in Pakistan

La strage dei bambini

L'Iscos e la Cisl lanciano un'azione umanitaria

Decine di migliaia di vittime, villaggi cancellati dalla faccia della Terra, moltissimi bambini uccisi, un'intera generazione sotto le macerie. Dopo l'emergenza umanitaria negli Stati Uniti, Guatemala e Nicaragua, a causa del passaggio di devastanti uragani, sono le popolazioni asiatiche ad aver bisogno dell'aiuto internazionale. Solo in Pakistan, sotto le macerie, è rimasta sepolta un'intera generazione che, nell'ora delle scosse sismiche, si trovava a scuola.

Il mondo si è mobilitato per aiutare i paesi asiatici ad affrontare l'emergenza. Dall'Italia sono partiti gli aiuti per costruire campi di accoglienza: tende, coperte, generatori, brandine, medicinali. Ma il lavoro è solo all'inizio.

L'Iscos si è subito attivato. All'Istituto di cooperazione internazionale della Cisl, il ministero degli Esteri italiano ha affidato la distribuzione dei beni di primo soccorso a Mansera. Territorio che l'Iscos conosce bene perché, oltre a diversi interventi, in tutto il paese (a favore dei rifugiati afghani e le azioni contro il lavoro forzato e lo sfruttamento del lavoro minorile, dal 2001), gestisce un Centro di salute che sarà trasformato in centro d'accoglienza.

Servono aiuti e sostegno economico. Per questo Iscos e Cisl hanno avviato una campagna di aiuti.

Chi volesse dare un contributo può farlo utilizzando i seguenti riferimenti.

* Banca Intesa (conto corrente intestato:

Iscos terremoto Pakistan) - c.c. n.048888250914 (Abi 03069 - Cab 05060 - Cin N - Iban IT85N0306905060048888250914).

* Poste Italiane: ccp Iscos 68901008 (Abi 07601 - Cab 03200 - Cin K - Causale: Terremoto Pakistan)

* Oppure contattare l'Iscos allo 06.44341280 e via email: iscos@cisl.it.

ISCOS è una Ong (organizzazione non governativa) ufficialmente riconosciuta, ai sensi della Legge 26.02.1987 n. 49 e una Onlus (organizzazione non lucrativa di utilità sociale) ai sensi del D.Lgs. 4.12.1997 n. 460, di conseguenza al regime delle donazioni si rendono applicabili, in via alternativa, entrambe le normative. Si consiglia pertanto di verificare la più favorevole in base al proprio reddito.

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Dal caso Bnl alla finanziaria 2006

20 miliardi di Euro per la manovra finanziari. Chi li paga e chi ne gode.

Di Angelo Re

Durante gli ultimi giorni di vacanza di quest’estate i media si sono preoccupati di tenere il cittadino italiano ben informato sugli eventi legati alla vicenda Fazio. E’ stata quasi una fiction che ci ha accompagnato fino a pochi giorni fa. Credo però che sia stata dedicata molta, forse troppa attenzione ai risvolti politici e agli aspetti scandalistici della vicenda, e che sia stato dato scarso rilievo ai contenuti finanziari di quella vicenda.

Ritengo che i guadagni realizzati per esempio nella scalata di Unipol alla BNL siano quantomeno degni di nota.

Luciano Gallino su "la repubblica" del 23 agosto ha scritto che le sette società che hanno rastrellato le azioni BNL presenti sul mercato nell’attimo in cui hanno venduto a Unipol hanno guadagnato 1,2 miliardi di Euro. 1,2 miliardi di Euro! E’ senza dubbio una cifra sensazionale, ma la cosa ancor più sensazionale e oserei dire anche più irritante, è che su questi 1,2 miliardi di Euro le sette società pagheranno al fisco una tassa pari allo...1,7%, e la pagheranno solo perché alcune di queste società hanno le mani sporche nei paradisi fiscali, altrimenti l’intero guadagno sarebbe stato esentasse!

Sembra incredibile ma tutto questo è possibile perché in Italia esiste una norma che si chiama PEX (partecipation exemption). Essa prevede che siano totalmente esentate da ogni tassa le rendite finanziarie derivanti da cessioni di azioni possedute da imprese a titolo di partecipazione in altre società. Vale a dire che se una società possiede tante azioni di un’altra società tali da permettergli una partecipazione rilevante nell’attività di questa seconda allora quando dovesse decidere di vendere il mallopone non paga tasse, invece se il piccolo risparmiatore vende una azione, siccome ne ha sicuramente troppo poche, allora paga le tasse! Un bel criterio di equità sociale.

Tutto questo è un buon prologo ai contenuti della manovra finanziari che il governo varerà. Una manovra che dopo tanto dire sulla tassazione delle rendite finanziare finalmente rimetterà un po’ di equilibrio tra chi paga sempre e chi non paga mai! Magari..., ancora una volta le speranze sono state mal riposte (per chi ancora ha creduto alle lusinghe e alle promesse di chi si è dimostrato inaffidabile armai da tempo) e a quanto pare i Ricucci del caso potranno continuare a dormire sonni tranquilli.

Nel merito: siamo in un contesto economico e sociale in cui ci sono molte esigenze da affrontare, crisi industriale, perdita potere di acquisto dei cittadini, debito pubblico in crescita, ecc., solo per citarne alcuni in esempio, ma siamo anche in un momento in cui soldi ce ne sono pochi. Il Prodotto Interno Lordo oscilla intorno allo 0% (stagnazione economica) e la propaganda politica che fa leva fortemente sulla riduzione delle tasse impedisce maggior prelievo fiscale, magari con un miglior criterio di equità sociale. Quindi non ci sono entrate aggiuntive e bisogna usare quei pochi soldi che ci sono. Se ci fossero! Gia perché a quanto pare i conti dicono che non solo abbiamo un decennale debito pubblico da pagare, ma dicono anche che negli ultimi anni i bilanci dello stato hanno chiuso in perdita. Quindi è necessario recuperare soldi per la manovra finanziaria, ma dove? Si potrebbero tassare le rendite finanziarie che come si è visto in Italia godono quasi di un regime da paradiso fiscale! Invece No! Si taglia!!! Si taglia ancora sulle risorse agli enti locali e sulla spesa sanitaria. Ora se sul primo taglio è palese che questo si tradurrà immediatamente in minor servizi per il cittadino e in maggiori tasse locali, come l’ICI per esempio, sul secondo taglio bisogna fare qualche precisazione. Il governo non parla di taglio della spesa sanitaria ma di incremento, cioè sostiene che vi sarà un’erogazione aggiuntiva del 3%. Si giustifica il termine di riduzione e non di taglio perché ciò che viene ridotto è l’incremento previsto e non la spesa complessiva. E a onor del vero fin qui non ci piove, infatti l’incremento previsto nella programmazione finanziaria di quest’estate era del 5%. Quel che è meno evidente, e che giustifica il termine taglio, è che di quel 5% che era stato previsto più del 2% è già stato speso per il rinnovo di alcuni contratti che come ben sappiamo concordano gli aumenti e gli scaglionano nel tempo sulla base dell’inflazione prevista per il futuro. Ne deriva che se il 5% diventa il 3% e il 2% è già stato speso, allora rimane un incremento effettivo dello 1% che non copre nemmeno l’inflazione. Cioè non basta a mantenere lo status quo e le strutture sanitarie dovranno erogare meno servizio. Però sarei fazioso se dimenticassi l’onorevole obiettivo di ridurre le fila di attesa, argomento tanto sbandierato dall’attuale ministro della sanità ad elogio della manovra; la finanziaria infatti mette a disposizione a tale scopo diversi milioni di Euro, questi però sono vincolati ad una preventiva riduzione delle fila di attesa. E’ come un cane che insegue la sua coda! I soldi che servono a ridurre le code verranno dati solo e quando le code si saranno già ridotte. Buoni intenti utilizzati a fini propagandistici, a costo zero e ovviamente a risultati zero.

Infine l’ultimo criterio per recuperare soldi è la vendita di ulteriori immobili di proprietà dello stato.

Su questa misura si è già detto molto anche in passato poiché questo sistema di recupero del capitale è già stato usato in passato durante tutta la legislatura. Gli immobili venduti fanno recuperare capitale immediatamente ma aggravano i conti pubblici per il futuro perché il continuo uso di quegli immobili da parte dello stato è vincolato al pagamento delle rate di affitto. Ma quest’anno vi è un’altra bella novità su questo capitolo: negli ultimi quattro anni il governo Berlusconi ha effettuato vendite di patrimonio dello stato per circa 20 miliardi di Euro. Di questi venti ne mancano all’appello ben sette! Significa che alcuni immobili di tutti i cittadini italiani sono stati venduti a privati che non hanno ancora pagato! Resta il lecito dubbio di come farà questo governo a recuperare altri quattro miliardi di Euro se non riesce nemmeno a recuperare i soldi su immobili già venduti.

Se questo è il modo in cui si recuperano le risorse lascio immaginare il modo in cui verranno spesi!

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I GIOVANI NEL NUOVO MERCATO DEL LAVORO

Riflessioni utili per la salvaguardia delle menti ancora vispe!

Di Alessio Orto lavoratore iscritto dell’ Agusta di Vergiate

Dovendo scrivere un articolo sulla confusione che i giovani affrontano entrando nel mondo del lavoro, qualcuno ha pensato che la persona più indicata sarei stato io: 24 anni, operaio metalmeccanico, diplomato nel 2000 per il rutto della cuffia e da poco entrato nel gruppo giovani della Fim Cisl di Varese.

In effetti ricordo bene quando 5 anni fa cercavo il mio primo posto di lavoro inneggiando ai miei genitori il mio desiderio di indipendenza;

Vestiti, macchina, ricariche per il cellulare, uscite con gli amici e con le amiche e perché no, anche offrire di tanto in tanto una cena alla mia "tipa".

Non vedevo altro che un lavoro per realizzare tutto questo! Ed è cosi che ho conosciuto la realtà delle Agenzie per il Lavoro Temporaneo.

Mentre i miei genitori a casa dicevano : "aiutati che Dio ti aiuta" , il lavoro non cadeva dal cielo ma sul mio telefono cellulare piovevano telefonate per fare colloqui.

Adesso la realtà non è più quella perché si sono moltiplicate come prezzemolo le denominazioni che indicano che il lavoro è sempre più precario. Con l’attuazione della legge 30 esistono molte forme di contratto atipico in più e diventa sempre più difficile impedire alle aziende di utilizzare queste forme di contratto più per il ricatto che ne è implicito che per una effettiva esigenza di flessibilità.

Davanti ad una realtà in cui fanno di noi ciò che vogliono comprando anche la nostra "dignità", questo mondo assomiglia sempre di più ad un grande mercato in cui si contrattano anche i nostri diritti. E’ importantissimo quindi, conoscerli a pieno altrimenti non riusciremo neanche a difenderli.

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Indagine Eurispes

La precarietà è spesso "cronica"

Ricerca Internet

Il lavoro flessibile, nella maggior parte dei casi precario e poco protetto, è ormai un ingrediente strutturale della vita professionale di molti italiani; non solo giovani, ma anche nell'età matura (tra i 33 e i 39 anni). E' quanto emerge dalla prima anticipazione di un’indagine realizzata dall’Eurispes e condotta, nel periodo 25 novembre 2004-5 gennaio 2005, su un campione rappresentativo di 446 lavoratori atipici di età compresa tra i 18 e i 39 anni. L'indagine è contenuta all’interno del Rapporto Italia 2005, che l’Eurispes presenterà il prossimo 28 gennaio.

Il 61,7% degli uomini e il 62,8% delle donne tra i lavoratori intervistati dall'istituto affermano di aver sempre lavorato con contratti atipici. Condizione che riguarda non solo la maggior parte (il 57,3%) dei lavoratori più giovani (tra i 18 e i 25 anni), ma anche e soprattutto i lavoratori che hanno ormai raggiunto la piena maturità anagrafica: il 66,9% di quanti hanno un’età compresa tra i 26 e i 32 anni ed il 67,8% di quanti hanno tra i 33 e i 39 anni, per i quali - rilevano i ricercatori dell'Eurispes - l’atipicità ha assunto un carattere permanente. Lo status di lavoratore atipico, inoltre, caratterizza anche la maggior parte del segmento più qualificato dell’offerta di lavoro: il 55,9% degli intervistati in possesso di master o specializzazione post-laurea e l’83,2% dei laureati. La stragrande maggioranza del campione (l’89,7%) è celibe o nubile; appena il 6,5% è sposato, l’1,3% convive ed il 2,5% è divorziato o separato. Estremamente contenuta, tra i lavoratori atipici intervistati, la genitorialità: appena il 6,5% ha uno (3,4%) o più figli (3,1%). Per la maggior parte degli intervistati, il lavoro flessibile non rappresenta, in definitiva, un’opportunità di primo inserimento lavorativo.

"Negli ultimi anni – dichiara Gian Maria Fara, presidente dell’Eurispes – la nostra classe dirigente politica e imprenditoriale ha puntato solo ed esclusivamente sulla flessibilità e sulla riduzione del costo del lavoro come fattori chiave per garantire una maggiore competitività all’impresa italiana, disinvestendo nella ricerca e nell’innovazione tecnologica, ovvero in quelli che, nei sistemi economici avanzati, dovrebbero rappresentare il vero motore dello sviluppo e della crescita. La flessibilità purtroppo – prosegue Fara – in Italia è stata interpretata soltanto come possibilità per l’imprenditore di modificare in qualsiasi momento le condizioni del rapporto di lavoro (e quindi anche le modalità di cessazione del rapporto di lavoro) con il proprio dipendente e non come strumento in grado di rendere flessibile l’organizzazione stessa del lavoro.

Si è trattato – conclude il presidente dell’Eurispes – di un tipo di approccio fallimentare e i risultati, dopo l’edificazione di un modello normativo tutto sommato coerente nei suoi princìpi ispiratori e nei suoi istituti giuridici, sono sotto gli occhi di tutti, viste le performance negative del nostro sistema economico negli ultimi 4 anni".

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LA MULTIPERIODALITA’

Di Rodrigo Grana lavoratore iscritto dell’Agusta di Vergiate

Il mondo del lavoro è in continua evoluzione e questo comporta una serie di regole che cambiano di pari passo.

La legge Biagi ci aveva mostrato l’inizio di un cambiamento nel mondo del lavoro che riguardava i nuovi lavoratori, la maggior parte giovani e senza esperienze lavorative precedenti, che si sono trovati e si trovano in un mondo del lavoro che si flessibilizza ogni giorno di piu’.

Per un giovane neodiplomato è sempre piu’ faticoso raggiungere l’obbiettivo di ottenere un contrattto a tempo indeterminato e quindi un lavoro fisso.

Da qualche anno il mercato lavorativo è diventato sempre piu’ interinale, co.co.co, part-time o in cooperativa;contratti di lavoro che i nostri genitori non si sarebbero mai immaginati potessero esistere.

Con la nuova legge 30 che regolarizza contratti atipici si potrebbe creare una nuova foma di flessibilità sotto il nome di mutiperiodalità.

Il regime multiperiodale è semplicemente un periodo di lavoro prestabilito tra datore di lavoro e lavoratore dove questo ultimo è tenuto a superare le consuete otto ore giornaliere e avrà diritto a godere di un riposo compensativo per tutte le ore lavorate nel periodo stabilito.

In questo modo si dovrà lavorare più di otto ore al giorno, magari in giornate come il sabato o la domenica in continua successione per dopo recuperare i riposi non goduti.

QUALCHE OSSERVAZIONE

  • Gli incidenti sul lavoro avvengono dopo l’ottava ora, per la stanchezza fisica e psichica.
  • Gli straordinari scompariranno, perché adesso dopo il lavoro ordinario, sarà sempre lavoro ordinario!
  • Ci costringeranno a lavorare quando l’azienda ha un pieno carico di lavoro e ci daranno il riposo quando gli farà comodo,come se fossimo delle macchine e non delle persone con una famiglia che ci aspetta alla sera o magari un impegno, uno sport...insomma una vita!

Le assunzioni di conseguenza caleranno perché verrà meno il bisogno di altra manodopera in quanto chi ora lavora per uno lavorerà poi per due.

Spero di aver dato un’idea generale a cosa andremo incontro e quanto è importante essere uniti attorno al nostro sindacato perché è l’unica forma per difendere il nostro futuro.

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Tutti ne parlano ma cos’è?

La globalizzazione

Con il termine globalizzazione si intende un complesso fenomeno economico per cui tutto il mondo è, potrebbe, dovrebbe essere un unico mercato entro il quale si scambiano merci-intese come beni finanziari, beni reali e servizi, secondo il meccanismo della domanda-offerta.

Dalla fine del 1400, in concomitanza con la scoperta dell’America, si verifica, inoltre, per certi aspetti, il primo episodio di globalizzazione riconducibile al capitalismo commerciale-manifatturiero e quindi al commercio detto triangolare. E’ chiamato triangolare per i tre scali che le navi dovevano compiere e che assomigliano ai vertici di un triangolo. Le navi partivano dall’ Inghilterra vuote, arrivavano in Africa e, dopo essersi riempite di schiavi neri, andavano in America, qui i sopravvissuti erano venduti come schiavi nelle encomiendas e le navi erano caricate di materie prime con meta Inghilterra dove sarebbero state lavorate.

La globalizzazzione, che con le sue imprese multinazionali può essere vista come una internazionalizzazione del capitalismo richiede, e a sua volta suscita, una crescente omologazione a livello mondiale della domanda di beni reali, una standardizzazione dei comportamenti antropologico- culturali, una crisi dello stato- nazione e della sua sovranità. Essa necessita di una integrazione a livello mondiale delle attività e degli obbiettivi d’impresa che devono rispondere a richieste sempre più globali ma anche soddisfare eventuali esigenze particolari degli acquirenti.

La globalizzazione che implica la delocalizzazione del lavoro, per cui esso viene richiesto e trasportato da un luogo all’altro del pianeta a seconda della convenienza, non sarebbe attuabile senza la presenza di comunicazioni veloci (Internet). Non è infatti pensabile una globalizzazione di capitali, tecnologie, mercati senza un’infomazione simultaneae senza la possibilità di comprare e vendere in tempo reale. Questo non significa che la globalizzazione sia però omogeneità, o meglio, se per omogeneità si intende la riconduzione e comparazione a uno standard, quello occidentale e tecnologico, di tutto l’orbe, questo è vero; se per globalizzazione si intende invece una messa a disposizione di eguali opportunità per tutte le parti del mondo, ciò risulta del tutto discutibile: esistono anche dentro la globalizzazione (e a causa della globalizzazione) zone forti e zone deboli.

Quanto ai rapporti di forza dei vari paesi occorre dire che essi tendono a collocarsi sempre più su livelli diversi da quelli propriamente politici, trattandosi di ambiti addirittura metaeconomici.

Non conta cioè l’economia dei vari paesi o settori internazionali ma contano i possessori dei mega capitali mondiali che, trasportabili in tempo simultaneo da un mercato all’altro, dirigono in tempo quasi reale le sorti del mondo. L’unificazione del pianeta secondo l’ottica tendenziale di un mercato unico non elimina (molti tra cui il sottoscritto, ritengono anzi che favorisca) le disparità fra le zone di esso o quelle nell’ambito delle singole realtà. 

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JERBA...CAMPOSCUOLA 2005

Impressioni sul camposcuola Cisl 2005 di Jerba come descrizione di una nuova esperienza.

Di Liliana Lobina RSU Gei di Saronno.

Eravamo circa 350 persone con i nostri zainetti in Tunisia, luogo pieno di sole, sabbia, natura e turismo. Nonostante questo l’apparenza ingannava in quanto la bellezza del posto non andava di pari passo con la vivibilità.

Infatti, per esempio, c’erano delle difficoltà a trovare un po’ di acqua potabile. Noi però non eravamo li per fare i turisti, ma per partecipare al camposcuola. Il nostro era un impegno sindacale e quindi non ci siamo scoraggiati per i piccoli inconvenienti del paese.

Così grazie alla CISL e ai coordinatori dello Staff di formazione abbiamo potuto confrontarci con realtà diverse dalle nostre. Lo abbiamo fatto studiando, discutendo e addirittura simulando situazioni reali che avvengono in diverse parti del mondo lontani dai nostri stili e i nostri canoni di vita.

I temi trattati sono stati: "globalizzazione e delocalizzazione".

Questi due argomenti sono stati l’oggetto di discussioni e studi in cui non sono mancate le difficoltà legate all’interpretazione e alla definizione.

Il risultato comune a tutti è stato quello di non vedere la negatività di un qualsiasi operato, bensì quello di distinguere le reali difficoltà che esistono, per esempio quelle realtà nelle quali deve essere salvaguardata la dignità dell’individuo. Il nostro lavoro è quello di divulgare e sensibilizzare rispetto all’importanza dell’uomo e del lavoratore rispetto a quella del mercato, nelle società e nel mondo.

Ringrazio la Fim di Varese per avermi dato questa opportunità.

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Venerdì 8 luglio si è realizzata la prima iniziativa del progetto "conosciamo il nostro territorio". E’ il progetto con il quale la Fim Giovani di Varese intende far conoscere ai propri delegati e attivisti le realtà industriali che caratterizzano il territorio in cui viviamo e in cui lavoriamo. L’Agusta di Vergiate è stata l’azienda che ci ha ospitato e grazie alla preziosissima collaborazione della RSU FIM presente in azienda è stato possibile rendere la visita davvero istruttiva. Infatti la visita è stata correlata da momenti didattici importanti in cui i giovani del gruppo hanno potuto conoscere non solo la struttura dell’azienda, ma anche e soprattutto l’organizzazione dell’attività sindacale che si svolge all’interno della stessa.

L’esperienza è stata davvero qualificante e per questo tutto il gruppo giovani ringrazia la RSU Agusta per l’eccezionale ospitalità riservataci.

CON IL GRUPPO GIOVANI ALL’AGUSTA DI VERGIATE

Di Alessandra Piazzi RSU Lascor

Carissimi lettori affezionati all’inserto dei giovani della Fim di Varese, vorrei rendervi partecipi della mia emozione nel aver avuto la possibilità di visitare un’azienda come l’Agusta di Vergiate.

Devo dire che vedere da vicino come viene costruito un elicottero, tutta l’attrezzatura necessaria e soprattutto tutta l’attenzione che i lavoratori devono mettere nel loro lavoro mi ha fatto rendere conto di quanto non sia un lavoro semplice. E’ stato molto emozionante anche vedere gli elicotteri militari anche se per ovvi motivi di sicurezza non ci hanno permesso di avvicinarci molto.

Ma la cosa ancor più bella per me è stata la possibilità di aver condiviso questa esperienza con un gruppo di ragazze e di ragazzi della Fim.

La giornata infine si è conclusa con una grigliata in compagnia che è servita a farci conoscere meglio e a stringere un rapporto di amicizia.

Vi posso dire che per me è stata una bellissima esperienza e spero davvero che possa continuare e chi lo sa, magari potreste venire anche voi a condividere la prossima insieme a me. Saluti da Alessandra.

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Sulla manifetazione del 29 settembre

Di Massimo Chierichetti (RSU Fadis di Solbiate Arno)

Colmi di speranza e pieni di incertezza il 29 settembre 2005, a Milano, Fim Fiom e Uilm hanno dato vita a una delle manifestazioni regionali con lo scopo di sollecitare le controparti alla firma del CCNL.

Esperienza costruttiva e positiva anche se con qualche piccolo contrattempo. La lunghezza del corteo è stata tale da aver impedito alla coda dello stesso di giungere in piazza del Duomo prima del discorso del Segretario Generale Giorgio Caprioli. Così non tutti Hanno avuto la possibilità di ascoltarlo e apprezzarlo.

Sui giornali e alla televisione i dati riguardanti la partecipazione, come al solito, non sono stati gli stessi, e questa diversità è dipesa dalla fonte di informazione. A mio modesto parere, visto che io c’ero, saremo stati almeno 25000.

Credo che la partecipazione avrebbe potuto essere ancora più alta visto il numero dei lavoratori metalmeccanici presenti nella nostra regione.

Sento spesso colleghi e amici lamentarsi per l’esiguità degli stipendi e del nostro limitato potere di acquisto. A tutto ciò però fa da contraltare la poca partecipazione agli eventi di democratica protesta quali scioperi, manifestazioni, etc.; e perfino a momenti di partecipazione democratica istituzionale come le elezioni e i referendum.

Come al solito, in Italia, persiste la cultura dello "scarica barile" dove ci si lamenta ma si demanda sempre ad altri il compito di agire e di risolvere i problemi. Sarebbe opportuno che ogni uno si prendesse le proprie responsabilità è agisca in coerenza con le proprie idee. Non ci si può lamentare e poi non far nulla per cambiare le cose, e aspettare che qualcun’altro ci pensi per noi, (magari salvandoci anche la possibilità di criticarlo perchè si poteva fare meglio).

Credo sia opportuno ricordarsi che nella vita ognuno ha ciò che si merita!

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Ai miei tempi

Di Sabrina D’andrea rsu Finnord di Jerago

Ai miei tempi,

ai miei tempi sì che si lavorava

ore e ore nei campi

altro che voi giovani!

Ai miei tempi,

ai miei tempi mi ricordo

le prime fabbriche

altro che voi giovani!

Ai miei tempi

ai miei tempi si, che lottavamo

e riempivamo le piazze

Altro che voi giovani!

Ai miei tempi

facevamo la guerra, pativamo la fame

avevamo i doveri, la famiglia.

Mica come adesso

La macchina sportiva, lo stereo a manetta

sempre in giro, o a casa ma davanti al computer

con l’ultima novità della Play Station…..

Ai miei tempi!!!

Mica come adesso!!!

Sempre le stesse parole

nella bocca della gente.

Lo ammetto: non aro i campi!

Ma la fabbrica,

la fabbrica sì che la conosco,

la vivo, la sento nell’aria che respiro.

Di guerra voi n’avevate una sola

Adesso per contarle tutte

non ci bastano le dita delle mani.

La fame però, per vanità,

la soffriamo ancora.

Conosciamo i doveri e la famiglia

ma viviamo a modo nostro

perché siamo giovani.

Sempre pronti ad ascoltare

chi ha vissuto, per imparare

ma anche per insegnare

le riempiamo le piazze

perché siamo giovani!

I giovani del sindacato.

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