Fim Cisl Varese

Mozione conclusiva del 6° congresso provinciale

 

 

Il 6° congresso della Fim Cisl di Varese approva la relazione introduttiva della segreteria con gli arricchimenti intervenuti durante il dibattito. In particolare il congresso sottolinea alcuni punti importanti:

 

Internazionale

Il congresso condivide la necessità di aprire lo spazio dell’iniziativa sindacale dai confini nazionali a quelli internazionali.

Con la globalizzazione infatti è senz’altro cresciuto il benessere in molti paesi, ma anche le aree di emarginazione e marginalizzazione di interi popoli. L’80% della popolazione mondiale continua a disporre solamente del 20% delle risorse e questa resta una realtà inaccettabile per qualsiasi movimento democratico.

Le conseguenze di questa distribuzione della ricchezza sono sempre la fame, l’analfabetismo, le malattie, la mancanza dei diritti civili e politici, il mancato rispetto dell’ambiente. Inoltre crescono le tensioni sociali e politiche e minacciano nuove crisi anche vicine ai nostri confini.

Il congresso ritiene necessario rafforzare il potere di controllo e di regolazione dei rapporti internazionali e delle crisi esercitato dalle Nazioni Uniti e dagli altri organismi democratici internazionali così come ritiene importante individuare nuovi strumenti internazionali capaci di ridistribuire le risorse economiche, scientifiche e tecniche per contribuire al superamento dei limiti attuali.

In questo quadro vanno rivisti i compiti dei CAE, della FEM e della CES, allargando il loro potere nei confronti delle multinazionali in particolare rispetto alle problematiche ambientali, dei diritti democratici, dei minimi contrattuali e del diritto di associazione.

Fondamentale, in questo quadro, è l’azione non solo rivendicativa ma anche culturale che il sindacato può e deve fare per estendere i concetti di solidarietà nei confronti dei più deboli e per diffondere nel nostro paese una cultura dell’accoglienza.

A questo proposito le iniziative della Fim come quella contro il lavoro minorile a Belém sono un fatto concreto di solidarietà ed una opportunità di riflessione.

 

La rappresentanza

Giustamente le tesi della Fim individuano tre aree di rappresentanza dove esistono problemi di disuguaglianza che sono le piccole fabbriche, le forme di lavoro temporaneo, le professionalità.

La scelta della concertazione, positiva perché ha fortemente ridimensionato inflazione e deficit del debito pubblico e ha permesso all’Italia di entrare in Europa, ha però sacrificato, per la sua realizzazione, questi aspetti.

Il diritto alla contrattazione di secondo livello per le piccole aziende è solo teorico. Nel nostro territorio solo il 34% delle aziende con un numero superiore ai 15 dipendenti ne ha beneficiato. Questa percentuale scende al 24% se si considera l’insieme della categoria. Questo vuol dire che la maggioranza dei lavoratori della nostra categoria beneficia solo dei risultati raggiunti nel CCNL.

La seconda area riguarda il lavoro temporaneo. Nato per gestire le flessibilità e diventare una modalità d’ingresso al lavoro, si sta caratterizzando anche come forma anomala di rapporto di lavoro. L’utilizzo distorto di questo strumento produce fenomeni di precarietà con conseguenze negative nei rapporti sociali e familiari. La trattativa interconfederale aperta su questo argomento mostra due grossi limiti, uno di informazione e discussione dentro la Cisl e l’altro di contenuti. Riteniamo necessario riprendere il confronto sui contratti a termine prima dentro l’organizzazione e poi con le controparti. In particolare riteniamo che un eventuale accordo debba prevedere un periodo massimo di assunzione a termine per un lavoratore presso la medesima azienda, a prescindere dal numero e dalla durata dei singoli contratti. Pensiamo inoltre che la percentuale di lavoratori assunti contemporaneamente all’interno della stessa azienda, debba rimanere sotto una soglia minima e possa essere oggetto di deroghe tramite accordi aziendali.

La Fim ha investito negli ultimi anni rispetto all’area rappresentata dagli impiegati anche con la costituzione della Consulta. Questo strumento si è rivelato idoneo per meglio rappresentarli, insieme alla presenza nelle RSU, come dimostrano le iniziative fatte nel nostro territorio. Da queste esperienze si evidenziano le differenze tra i problemi della qualifica e quelli della specificità professionale. Per meglio affrontare questi ultimi è positiva da parte della Fim l’introduzione di altre forme associative specifiche, capaci di allargare l’aggregazione e la partecipazione di lavoratori di alta professionalità fino ad oggi in buona parte refrattari all’esperienza della solidarietà sindacale.

 

La contrattazione

Il congresso giudica positivamente il documento politico che impegna le organizzazioni Fim, Fiom e Uilm a presentare nel prossimo contratto due esigenze emerse in questi anni:

  • la necessità di generalizzare il 2° livello di contrattazione, introducendo forme di contrattazione territoriale.
  • La riforma del sistema di inquadramento professionale, che deve prevedere rimandi alla contrattazione aziendale per meglio rispondere all’organizzazione presente nei luoghi di lavoro e per essere in modo diffuso soggetti contrattuali della redistribuzione del salario professionale.

Per fare ciò occorre ridefinire i ruoli della contrattazione, assegnando al contratto nazionale il compito di difesa dei salari minimi e delle normative quadro valevoli per tutti i lavoratori.

I compiti della contrattazione decentrata vanno invece ampliati, comprendendo i temi della professionalità, delle flessibilità degli orari, della distribuzione del salario legato alla produttività, anche in forme nuove che vadano oltre il Premio di risultato.

Va infine introdotto il livello territoriale per le piccole aziende, prevedendo oltre ai compiti di recupero del salario altri temi, quali il mercato del lavoro, la formazione, i diritti sindacali gestibili attraverso Enti Bilaterali.

 

I confini territoriali.

La Fim riconferma la scelta fatta nell’ultimo congresso sulla necessità di rivedere i confini statutari del territorio, per ritornare alla provincia. Lo fa oggi con la consapevolezza di una struttura che ormai da tre anni opera in termini organizzativi e politici come organizzazione provinciale, utilizzando la possibilità offerta dallo statuto confederale nazionale appositamente modificato nell’ultimo congresso. La Fim ritiene che questa scelta debba essere realizzata anche dalle Cisl di Varese e del Ticino Olona per almeno tre buone ragioni:

  • l’assunzione di un assetto più funzionale alla concertazione ed alla contrattazione territoriale,
  • la gestione migliore dei rapporti con le altre associazioni territoriali, sia sindacali che imprenditoriali,
  • il rafforzamento e la razionalizzazione della struttura organizzativa interna.

La Fim auspica che il confronto già aperto in sede regionale, riprenda tempestivamente dopo il congresso della Cisl per concludersi in tempi ravvicinati, coinvolgendo tutte le strutture interessate.

 

I servizi

La Fim ritiene importante la scelta di avvicinare il più possibile i servizi all’utente, soprattutto quando questo è un iscritto della nostra organizzazione. Nel nostro territorio abbiamo contribuito e continuiamo a contribuire a questa scelta con uomini e risorse, ritenendola necessaria anche ai fini del proselitismo. Questo sforzo deve essere riconosciuto, superando le resistenze delle Cisl locali ad accettarne le conseguenze, ossia il supporto anche finanziario dei collettivi di fabbrica, la struttura che sola consente una gestione del servizio capace insieme di garantire la soddisfazione dell’iscritto e del lavoratore ed il rafforzamento organizzativo del sindacato. La Fim pertanto condivide e sostiene la posizione espressa dai temi confederali della Cisl secondo cui le categorie devono essere corresponsabilizzate nei servizi, partecipando dei risultati così prodotti per finanziare progetti operativi di proselitismo nel territorio.

 

Gallarate, 6 aprile 2001